liquidita
liquidità Nel linguaggio finanziario, termine che assume diversi significati. Nell’accezione più restrittiva, è sinonimo di moneta, intesa come base monetaria (➔), ovvero circolante più riserve bancarie (➔ riserva bancaria), esse stesse convertibili immediatamente in un pari ammontare di circolante (➔). In un’accezione più ampia, indica l’insieme di strumenti finanziari, come i depositi bancari a vista, che possono essere convertiti a richiesta immediatamente in circolante, in un rapporto di cambio prefissato. Si parla, inoltre, di grado di l. di un qualsiasi strumento d’investimento, finanziario e non, in relazione alla facilità, al tempo richiesto e alla riduzione di prezzo da accettare rispetto al valore iniziale, per perfezionare la vendita in cambio di moneta.
Carenze di l. compromettono l’operatività delle banche. Si parla quindi di rischio di l., inteso come il rischio che una certa transazione sia regolata in un imprecisato momento futuro, piuttosto che alla data prevista, e per un corrispettivo monetario diverso da quello prefissato contrattualmente. All’origine del rischio c’è l’incentivo a minimizzare le attività più liquide, con i rendimenti più bassi, fino alla soglia minima di zero per il circolante, perché emesse da soggetti con un rischio di credito basso o pressoché nullo. L’accordo di Basilea III (➔ Basilea, accordi di) stabilisce alcuni requisiti nella struttura dei bilanci bancari per il rischio di liquidità. Si distingue tra rischio di l. per la ridotta capacità di raccolta di fondi, raccolta che può farsi sia vendendo attività sia prendendo a prestito (funding liquidity), e rischio relativo alle condizioni, nei tempi o nei prezzi che si possono spuntare, per perfezionare la vendita di attività in portafoglio (market liquidity).
Nella l. ufficiale o pubblica possono essere inclusi, oltre alla base monetaria nella valuta nazionale (perché creata su iniziativa delle banche centrali, facendo prestito alle banche commerciali o con operazioni di acquisto di mercato aperto, temporanee o definitive) anche i prestiti nella valuta estera, che una banca centrale può ottenere nell’ambito di accordi con un’altra (per es., la BCE che scambia con la FED euro con dollari). Le crisi finanziarie (➔ crisi finanziaria; stabilità finanziaria) di norma hanno all’origine carenze di l., intesa come quantità e come grado di l.: se non vi si pone rimedio tempestivamente, la condizione di illiquidità (➔) tende a trasformarsi, protraendosi nel tempo, in sfiducia del mercato su un suo superamento, compromettendo anche la solvibilità. Le banche centrali agiscono da prestatori di ultima istanza (➔ prestatore di ultima istanza), concedendo l. tempestivamente e in quantità sufficiente, prima di tutto, ma non esclusivamente, alle banche che ne siano carenti, pur essendo solvibili. Il mancato intervento può provocare spirali di l., poiché vendite massicce e generalizzate di titoli da parte degli operatori privati per raccogliere l. provocano cadute dei prezzi che pregiudicano l’obiettivo stesso delle vendite, forzando un ulteriore smobilizzo di titoli.
Un indicatore sul grado di market liquidity è il differenziale denaro-lettera (o ask spread, ➔ denaro-lettera, forbice), ovvero la differenza tra il prezzo che si è disposti a pagare per acquistare e quello che si richiede per vendere. Quanto più è ampio, meno il titolo è liquido; è nullo nel caso di depositi bancari.