LISBONA
(fenicio-iberico Olisipo; lat. Felicitas Iulia; portoghese Lisboa; al-Ushbūna, Olissibona, Lisabona, Lyzbona nei docc. medievali)
Capitale del Portogallo e capoluogo dell'omonimo distretto, situata sulla sponda destra dell'estuario del Tago, di fronte al mar de Paja.Occupata a partire dal Paleolitico inferiore, la penisola di L. presentava, agli inizi dell'età del Ferro, una rilevante concentrazione di villaggi, che mostrano una chiara influenza fenicia (Arruda, 1994).Secondo quanto riferisce Strabone (Geographia, III, 3, 1), Decimo Giunio Bruto, console della Hispania Ulterior, occupò Olisipo nel 138 a.C., durante le campagne militari intraprese contro i Lusitani, e la fortificò affinché servisse come base per approvvigionare il suo esercito. Nell'area della collina dove sorge attualmente il castello di São Jorge è stata rinvenuta un'iscrizione dedicata a Mercurio Chortalis, che potrebbe dimostrare l'esistenza di una guarnigione romana permanente nella città (Lambrino, 1952).Olisipo ricevette il nome di Felicitas Iulia (Plinio, Nat. Hist., 4, 117) e, prima del 27 a.C., fu elevata al rango di municipium civium Romanorum, mentre i suoi cittadini vennero riuniti nella tribù Galeria (Castillo, 1988; de Alarcão, 1994). Dopo l'integrazione nella provincia Lusitania, si ignora se la sede del conventus, localizzata in principio a Scallabis (od. Santarém), fosse poi trasferita a Lisbona. La fioritura urbana della città coincise con l'epoca di Augusto (de Alarcão, 1994); non esistono allo stato attuale vestigia archeologiche o epigrafiche che confermino la costruzione di una cinta muraria augustea (Vieira da Silva, 1944), tuttavia l'abitato si estendeva dal castello fino alla Rua dos Bacalhoeiros e dalla Rua Augusta fino allo Chafariz d'El Rei; le necropoli erano situate fuori di quest'area. Del passato romano di L. si devono segnalare, tra le altre testimonianze: le rovine di un teatro situato nella Rua de São Mamede, a Caldas, che fu dedicato a Nerone nel 57 da C. Heius Priumus Cato (Hauschild, 1990); le terme dei Cassii, ricostruite nel 336 (Vieira da Silva, 1944); le terme degli Augusti (de Alarcão, 1994); infine numerose iscrizioni (Mantas, 1994) che attestano che il culto imperiale fu introdotto già durante il regno di Tiberio (Etienne, 1958). L. fu un importante centro viario, da dove partivano quattro strade, dirette a Bracara Augusta (od. Braga), Emerita Augusta (od. Mérida) e Pax Iulia (od. Beja; Itinerarium Antonini, 416, 4; 418, 7; 419, 7; 420).Non esistono fonti storiche attendibili sugli inizi dell'evangelizzazione di L., sebbene si sia tentato di attribuire un'origine apostolica alla sua diocesi (Rodrigo da Cunha, 1642); del primo vescovo, Potamio (m. nel 360), si conservano alcuni scritti (Moreira, 1969). Secondo quanto riferisce il Chronicon di Idazio (m. nel 470 ca.), vescovo di Aquae Flaviae (od. Chaves), il re svevo Remismondo occupò L. nel 469 (De Sousa Soares, 1957). L'assenza della diocesi lisbonense nel Parochiale Suevum (Divisio Theodomiri, Conc. Lucense 569) sembra dimostrare che la città a quel tempo si trovava già sotto il dominio dei Visigoti (David, 1947). Il secondo vescovo di cui si ha notizia fu Paolo, che partecipò al terzo concilio di Toledo nel 589, e l'ultimo noto per l'epoca paleocristiana risulta Landerico, nel 693.In relazione all'arte paleocristiana si sono conservati dei pezzi attinenti alla c.d. scuola di L. (Real, in corso di stampa), che appartengono a gruppi distinti per stile e per iconografia; tra essi emergono due frammenti di pilastro, provenienti da Chelas e dalla Casa dos Bicos, che rappresentano grifi inscritti in fasce concatenate a formare medaglioni (Mus. Arqueológico; Real, in corso di stampa).Nel 714 L. fu conquistata dai musulmani, che, dopo il saccheggio della città a opera di Ordoño III (m. nel 955), re di León e di Galizia, costruirono sulla cima del monte del castello l'Alcáçova, recinto fortificato, all'interno del quale erano alloggiati gli alti funzionari e i militari, mentre nella zona sulla riva del Tago fiorì la città bassa (Baixa), quartiere di pescatori, artigiani e commercianti. I due nuclei erano uniti da una cinta muraria di km. 2, detta Cerca Moura (Vieira da Silva, 1939), nella quale si aprivano la porta di Ferro e quella della Alfofa, che collegavano la Medina con il sobborgo occidentale della Baixa. Verso E la porta del Sol comunicava con l'almocavar musulmano, che si estendeva lungo i pendii vicini di São Vicente, e, più a E, una torre albarrana (tipo di torre situata fuori del recinto murario, talvolta addossata alle mura, di dimensioni maggiori delle altre) proteggeva la porta della Alfama (Torres, 1994).La cittadella includeva, nel suo angolo nordoccidentale, il castello dei Mouros, o Castelejo, dal recinto quadrangolare circondato da imponenti mura e da dieci torri a pianta quadrata, alcune delle quali conservano ancora la denominazione antica: la torre di Ulisses, a difesa dell'ingresso principale della fortezza; la torre dello Haver, o del Tesoro, collegata con le piazze d'armi interne; la torre dell'Observatorio e la torre di São Lorenzo, opera musulmana, successivamente inserita nella Cerca Nova, detta Fernandina (Vieira da Silva, 19372). Si ignora tuttora il numero esatto delle porte originarie che si aprivano nelle cinte murarie dell'Alcáçova e del castello dei Mouros; della prima si conservano soltanto la porta di São Jorge, la porta di Moniz e la porta del Norte. La Alcáçova e le altre dipendenze militari saracene furono trasformate da re Dionigi (1279-1325) in palazzi regi, finché Emanuele I (1495-1521) trasferì la corte al palazzo della Ribeira.Uno dei cimiteri cristiano-mozarabici della città doveva essere situato nei pressi della porta della Alfofa (Da Fonseca, 1994). I bassorilievi scoperti nella zona della cattedrale (Mus. della cattedrale) potrebbero risalire al sec. 10° (Real, in corso di stampa), anche se sono stati catalogati come pezzi visigoti (Salvado, Da Veiga Ferreira, 1984; Torres, 1994). Il frammento, per es., posto nel primo contrafforte esterno nord della cattedrale, decorato con un motivo di colonne raccordate da archi a ferro di cavallo contenenti conchiglie e una serie di animali negli intercolumni, si avvicina più all'usuale repertorio iconografico degli avori cordovani che non all'arte della penisola iberica dei secc. 6°-7° (Real, in corso di stampa).Nel 1147 il re Alfonso I Henriques, detto il Conquistatore (1142-1185), fondatore della monarchia portoghese, indipendente dal León, conquistò definitivamente L. con l'aiuto di crociati stranieri. Nel De expugnatione Lyzbonensi, opera probabilmente del chierico Ranulfo di Granville, il crociato Osberno, che accompagnò i vincitori durante le operazioni dell'assedio e della conquista della città, fornisce un'interessante descrizione di L. e informa che gran parte della popolazione mozarabica fu deportata a Coimbra, dopo l'assassinio del suo vescovo per mano dei crociati (Pradalie, 1975). Nel 1170 il sovrano concesse l'autonomia amministrativa ai mouros forros, che diedero origine al famoso quartiere chiamato Mouraria (Documentos medievais portugueses, 1958-1961).La diocesi di L. venne ripristinata e il suo primo vescovo fu l'inglese Gilberto di Hastings, al quale si attribuisce l'inizio dei lavori della cattedrale di Santa María, la creazione delle parrocchie e l'organizzazione del Capitolo. La nuova diocesi, che si estendeva dal castello di Alcácer do Sal fino a quello di Leiria e dal mare fino a Évora, era suffraganea di Braga; i suoi confini furono ridotti nel 1166, quando venne ristabilita la diocesi di Évora e creato il priorato di Leiria. Il 2 luglio 1199 fu incorporata, con bolla di papa Innocenzo III (1198-1216), alla sede metropolitana di Santiago de Compostela. Nel 1393 il re Giovanni I, detto il Grande (1385-1433), ottenne l'elevazione di L. a sede metropolitana, alla quale vennero assegnate come suffraganee le diocesi portoghesi di Évora, Guarda, Lamego e Silves. Le dieci parrocchie della fine del Duecento nel secolo successivo erano diventate ventitré, sette delle quali situate all'interno dell'antica Cerca Moura: Santa María da Sé, Santa Cruz do Castelo, São Bartolomeu, São Martinho, São Jorge, São João da Praça e São Tiago. In questo periodo si moltiplicarono le fondazioni religiose: São Vicente de Fora, dei Canonici regolari di s. Agostino, fondata da re Alfonso I Henriques, Trindade (1218), São Domingos (1242-1259), Santo Eloi (1286), São Francisco (1217), Nossa Senhora da Graça (metà sec. 13°), la chiesa del Carmo (1389; Da Fonseca, 1994).L'origine del São Vicente de Fora, che nelle forme attuali risale alla fine del sec. 16°, è connessa ai successi che avevano condotto alla conquista di L. nel 1147. Secondo il De expugnatione Lyzbonensi, gli assedianti avrebbero creato due cimiteri e, presso ognuno di essi, edificato una chiesa; quello degli Inglesi e dei Normanni si trovava dove più tardi sorse la parrocchia dei Martires, mentre quello dei Fiamminghi e dei Coloniensi fu insediato a E, sul promontorio che assunse il nome di Vincenzo, patrono della città (Rodrigues Ferreira, 1995; Real, 1995). La costruzione delle due chiese si dovette ai Francesi. Nel demolire la chiesa romanica di São Vicente si rinvenne, sotto l'altare maggiore, la pietra di fondazione della costruzione primitiva, del sec. 12°, che doveva presentare tre navate e uguale numero di campate, coperte probabilmente a volte, e una torre-nartece di facciata da porre in relazione con le chiese di Santa Cruz a Coimbra e di São Salvador de Banho (Real, 1983; 1995).Alfonso III (1248-1279) trasferì definitivamente la capitale del regno portoghese a L. nel 1255-1256. Durante il regno di Dionigi si realizzarono numerose opere a beneficio della città, che si stava estendendo verso N (Rossio), verso E (campos de Santa Clara), verso O (el Carmo, Trindade), sottraendo a poco a poco terreno alla riva del Tago. Tra queste opere emerge la costruzione del palazzo reale della Alcáçova, nel castello, e di una cinta muraria per difendere la zona della Baixa (Da Fonseca, 1994). Al 1290 risale la fondazione dell'Università, detta Escolas Gerais, che nel 1308 venne però trasferita a Coimbra.La crescita demografica di L. nel sec. 14°, nonostante la crisi prodotta dalla peste nera e dalle guerre con la Castiglia, determinò nel 1373-1375 la costruzione di un'altra cinta muraria, la Cerca Fernandina, annessa alla cittadella nel suo lato settentrionale (Vieira da Silva, 1948).La cattedrale di L. subì una serie ripetuta di danni causati dai terremoti durante il sec. 14° e poi ancora nel 1755 - quest'ultimo associato a un terribile incendio che distrusse gran parte dell'archivio della città -, che determinarono numerose ricostruzioni, restauri (Fuschini, 1904; De Castilho, 19362) e successive alterazioni che ne rendono complesso lo studio. L'unica fonte storica contemporanea sull'origine della cattedrale è costituita anche in questo caso dal De expugnatione Lyzbonensi, dove si riferisce che nel luogo dove si ergeva una moschea a cinque navate re Alfonso I Henriques ordinò di erigere una chiesa cristiana. Dal punto di vista archeologico recenti scavi sembrano confermare l'ipotesi della localizzazione della moschea nell'area del chiostro attuale, dato che sono emerse strutture abitative di epoca califfale, come anche resti di un ampio muro e di una fontana, apparentemente più tardi, che potrebbero essere in relazione con la costruzione precedente (De Matos, 1994). La chiesa episcopale potrebbe invece essere stata dedicata a Santa María de Alcami durante la dominazione araba (Real, in corso di stampa).Dal punto di vista architettonico la cattedrale di L. è stata considerata come edificio di transizione tra la concezione romanica dell'architettura - così come si presenta nella Sé Velha di Coimbra, per il suo aspetto fortificato, con scarso numero di luci nel corpo longitudinale - e le nuove linee strutturali dello stile gotico, che compaiono nel deambulatorio, nella cappella di São Bartolomé e nel chiostro, più prossime alle soluzioni architettoniche della cattedrale di Évora, eretta durante il regno di Alfonso III (Tavares Chico, 1981). L'edificio, che mostra influenze dell'architettura della Linguadoca e di quella normanna, è caratterizzato da un impianto a tre navate, con sei campate ciascuna, transetto sporgente, con campata d'incrocio sormontata da un tiburio, triforio e coro con deambulatorio gotico. La facciata occidentale presenta un corpo centrale fiancheggiato da due torri fortificate a sezione quadrata, con contrafforti; il nartece, rettangolare e con volta a tutto sesto, è originale, così come il suo portale, con quattro archivolti modanati, realizzato in età tardoromanica; il rosone è ricostruito con alcuni frammenti autentici trovati nel triforio (Graf, Mattoso, Real, 1987). Il portale settentrionale, romanico, si differenzia da quello occidentale in quanto le sue colonne poggiano su alti zoccoli. Il capocroce era costituito in origine da un'abside centrale semicircolare preceduta da una campata rettilinea e fiancheggiata da due piccole absidiole, secondo la pianta attualmente indicata nel pavimento del presbiterio (Graf, Mattoso, Real, 1987).Durante il regno di Alfonso IV il Valoroso (1325-1357) vennero edificati il deambulatorio e nove cappelle radiali gotiche a pianta poligonale, ampliata l'abside centrale ed eliminate le absidiole laterali. Durante gli ultimi restauri, effettuati nella prima metà di questo secolo, sono stati ripristinati nella navata centrale la volta a botte originale e gli archi trasversali di separazione tra le campate (Summavielle, 1986); le navate laterali presentano volte a crociera in laterizio, non originali, mentre nel transetto le volte dei bracci sono quelle primitive e con archi trasversali, che ricordano modelli normanni; sulla campata d'incrocio si innalza una cupola ottagonale su trombe, con lanterna. Nell'edificio si è identificato il lavoro del maestro Roberto, che partecipò anche alla costruzione della Sé Velha di Coimbra, la quale mostra evidenti influenze normanne (Graf, Mattoso, Real, 1987). Sulle navate laterali e lungo il transetto corre un triforio, la cui struttura architettonica si colloca fra il triforio di Coimbra e quello di Évora (Tavares Chico, 1981). Di una grande torre quadrata, che venne distrutta dal terremoto del 1755 e che secondo antiche incisioni manueline comprendeva due o tre corpi (Summavielle, 1986), si conserva attualmente soltanto il primo livello.Lo scambio artistico tra L. e Coimbra è evidente (Graf, Mattoso, Real, 1987) anche nella decorazione plastica delle due cattedrali. Nei capitelli all'interno della chiesa - quelli della navata centrale persero la loro decorazione originale nel sec. 18° -, così come in quelli esposti nel Mus. della cattedrale, appaiono motivi figurativi comuni alla bottega di Coimbra, come per es. la coppia di leoni addossati a fusti o i draghi che aggrediscono le loro prede, mentre un soggetto nuovo, assente nel repertorio di Coimbra, compare in un capitello del triforio, nel quale un volatile si lancia su un grappolo d'uva, scolpito con grande realismo. Nei portali è evidente, invece, la partecipazione di un'altra bottega di scalpellini che scolpirono personaggi filiformi, in risalto sullo sfondo liscio, e che si distinguono per un uso più delicato del trapano (Graf, Mattoso, Real, 1987). Nel portale occidentale sono rappresentati nei capitelli una regina, due uomini che lottano su leoni, l'arcangelo Michele che abbatte il drago e altri tre personaggi identificabili forse con i martiri di Lisbona. Queste stesse botteghe di scultori hanno lasciato traccia della loro attività a Sintra - due capitelli conservati a L. (Mus. Arqueológico) e resti della chiesa del castello (Real, 1982-1983) -, nei portali di Santa María do Castelo a Tôrres Vedras e nella chiesa di São Pedro a Leiria.Durante il regno di Dionigi vennero intrapresi i lavori del chiostro della cattedrale, molto simile a quello che il sovrano fece costruire nel monastero cistercense di Alcobaça (v.), in Estremadura. Di stile gotico, con capitelli a pendentif su colonne geminate che presentano tuttavia motivi ornamentali caratteristici del Romanico tardo, esso ospita il Mus. della cattedrale, dove sono esposte sculture visigote e romaniche scoperte recentemente, così come una cancellata in ferro, anch'essa romanica, decorata con grande varietà di figure all'interno delle spirali (Ribeiro, 1931; De Lacerda, 1942-1957, I). Nella prima metà del sec. 14° venne eretta, nella prima campata della navata laterale nord, la cappella di São Bartolomé, di struttura gotica, che custodisce la tomba del suo fondatore, Bartolomé de Joanes, ricco mercante di L., contemporaneo di re Dionigi. Nel deambulatorio sono collocate, fra le altre, le arche sepolcrali di Lopo Fernandes Pacheco e di sua moglie María Vilalobos, opere di scultura funeraria trecentesca (Correia, 1925; Da Cunha Saraiva, 1927).La chiesa de Nossa Senhora do Vencimento del convento del Carmo venne commissionata dal conestabile Nuno Alvares Pereira nel 1387 ca., in adempimento a un voto espresso nel corso della battaglia di Aljubarrota, e costruita su progetto attribuito al maestro Gomes Martins. Verso il 1397 si gettarono le fondazioni e si iniziarono a costruire le pareti dell'abside centrale e del transetto, già aperti al culto nel 1407. Secondo lo schema delle chiese mendicanti, essa presenta impianto a tre navate, transetto sporgente e capocroce con abside centrale e quattro cappelle poligonali di profondità decrescente, con archi ogivali (Tavares Chico, 1981). Il terremoto del 1755 trasformò il monumento in un'impressionante rovina, all'interno della quale dal 1857 è stato allestito il Mus. Arqueológico.Nel Mus. Nac. de Arte Antiga si conserva la preziosa croce, riccamente ornata, detta di Dom Sancho, risalente al sec. 12° e proveniente dal convento di Santa Cruz a Coimbra; alcune interessanti opere medievali sono custodite anche nel Mus. Calouste Gulbenkian.
Bibl.:
Fonti. - Plinio, Naturalis Historia, a cura di C. Mayhoff (Bibliotheca scriptorum Graecorum et Romanorum Teubneriana), I, Stuttgart 1967, pp. 356-357; Strabone, Geographia, a cura di A. Meineke (Bibliotheca scriptorum Graecorum et Romanorum Teubneriana), I, Leipzig 1877, pp. 205-206; Idazio, Cronique, a cura di A. Tranoy, Paris 1974; Conquista de Lisboa aos Mouros (1147). Narraçòes pelos Cruzados Osberno e Arnulfo. Testemunhas presenciais do Cerco, a cura di J.A. de Oliveira, Lisboa 1936; Ranulfo di Granville, De expugnatione Lyzbonensi, a cura di C.W. David, New York 1936; D. Rodrigo da Cunha, Historia Ecclesiastica da Igreja de Lisboa, Lisboa 1642; L. De Sancto Thomás, Benedictina Lusitana, 2 voll., Coimbra 1644-1651 (ed. a cura di J. Mattoso, 2 voll., Lisboa 1974); N. De Santa Maria, Chronica da Ordem dos Conegos Regrantes do Patriarcha Santo Agostinho, 2 voll., Lisboa 1668; Chronica Regia Coloniensis (Annales Maximi Colonienses), a cura di G. Waitz, in MGH. SS, XVII, 1861, pp. 736-788; D. De Góis, Urbis Olisiponis descriptio, in Hispaniae Illustratae seu rerum, urbiumque Hispaniae Scriptores, a cura di A. Schottus, II, Frankfurt a. M. 1603, pp. 878-889 (rist. Descrição de Lisboa, a cura di J. da F. Alves, Lisboa 1988); A.D.J.F.M., Theatro lamentavel. Scena funesta. Relaçam verdadeira do Terremoto no primeiro de Novembro de 1755. Com a noticia do estrago, que causou em Lisboa, e sua vizinhança; ruina do Reino do Algarve e sustos de Todo o Portugal, Coimbra 1756; Indiculum Fundationis Monasterii S. Vicentii, in Portugaliae Monumenta Historica. Scriptores, I, Lisboa 1856, pp. 90-93; Translatio et Miracula S. Vincentii, ivi, pp. 95-101; De expugnatione Olisiponis A.D. MCXLVII, ivi, pp. 391-414; Chronica do Condestable de Portugal Dom Nuno Alvares Pereira, a cura di J. Mendes dos Remédios, Coimbra 1911; Fontes medievais da história de Portugal, a cura di A. Pimenta, I, Anais e crónicas, Lisboa 1948, pp. 124-140; Documentos medievais portugueses. Documentos régios, I, 1, a cura di R. de Azevedo, Lisboa 1958-1961, pp. 400-401, nr. 304.
Letteratura critica. - E. Freire de Oliveira, Elementos para a história do município de Lisboa, 17 voll., Lisboa 1882-1911; P. Azevedo, Do areeiro à Mouraria (topografia histórica de Lisboa), O Archeólogo Português 5, 1899-1900, pp. 212-224, 257-279; G. Pereira, Lisboa e arrededores. Inquirições do reinado de Afonso III, Lisboa 1902; A. Fuschini, A arquitectura religiosa na Idade Média, Lisboa 1904; P. Azevedo, O castelo de S. Jorge, O Archeólogo Português 13, 1908, pp. 96-116; M. Monteiro, S. Pedro de Rates, Porto 1908; V. Correia, Trés túmulos, Lisboa 1925; J.M. Da Cunha Saraiva, O túmulo de uma infanta na charola da Sé de Lisboa, Lisboa 1927; V. Correia, Arte visigótica, in História de Portugal, a cura di D. Peres, I, Barcelos 1928, pp. 362-388; Guia do turista em Lisboa, Lisboa 1929; G.M. De Matos Sequeira, Sé de Lisboa, Porto 1930; E. Ribeiro, Uma notável obra de ferro forjado do sec. XIII, Lisboa 1931; J.M. Cordeiro de Sousa, Inscrições sepulcrais da Sé de Lisboa, Lisboa 1935; J. De Castilho, Lisboa antiga. Bairros orientais, V-VI, Lisboa 1936(1879-1890); A. Vieira da Silva, A Sé de Lisboa, ivi, V, pp. 5-130; id., O castelo de S. Jorge em Lisboa, Lisboa 19372 (1898); id., A Cêrca Moura de Lisboa e o Esteiro do Tejo na baixa, Lisboa 1939; id., As muralhas da Ribeira de Lisboa, 2 voll., Lisboa 1940-1941; J.M. Cordeiro de Sousa, Inscrições portuguesas de Lisboa (séculos XII a XIX), Lisboa 1940; A. De Lacerda, História da arte em Portugal, 3 voll., Porto 1942-1957; A. Vieira da Silva, Epigrafia de Olisipo. Subsídios para a história de Lisboa romana, Lisboa 1944; M. Tavares Chico, A catedral de Évora na Idade Média, Évora 1946; P. David, Etudes historiques sur la Galice et le Portugal du VIe au VIIe siècle, Coimbra 1947; J.M. Cordeiro de Sousa, Inscrições dos séc. VIII a XII existentes em Portugal, Ethnos 3, 1948, pp. 113-133; R. Dos Santos, A escultura em Portugal, I, Séc. XI-XV, Lisboa 1948; A. Vieira da Silva, A Cerca Fernandina de Lisboa, I, Lisboa 1948; M. Tavares Chico, L'évolution de l'église gothique à trois nefs au Portugal. Le plan et l'élévation. Résumés, "Actes du XVIe Congrès international d'histoire de l'art, Lisbon-Porto 1949" (in ciclostile); N. Araujo, Inventário de Lisboa, Lisboa 1950; M. Caetano, A administração municipal de Lisboa durante a 1a dinastia, Revista da Faculdade de direito da Universidade de Lisboa 7, 1950, pp. 5-112; 8, 1951, pp. 149-212; S. Lambrino, Les inscriptions de São Miguel d'Odrinhas, Bulletin des études portugaises et de l'Institut français au Portugal 16, 1952, pp. 134-176; M. Tavares Chico, A catedral de Lisboa e a arte portuguesa da Idade Média, Belas artes 6, 1953, pp. 29-32; M.L. Bartholo, Uma panorâmica inédita de Lisboa, dos princípios do século XVI, Lisboa 1955; R. Dos Santos, O Românico em Portugal, Lisboa 1955; T. De Sousa Soares, Reflexões sobre a origem e a formação de Portugal, Revista portuguesa de história 7, 1957, pp. 193-394; J.M. Cordeiro de Sousa, Colectânea Olisiponense, II, Lisboa 1958; R. Etienne, Le culte impérial dans la péninsule ibérique d'Auguste à Dioclétien (BEFAR, 191), Paris 1958, pp. 121-126, 199-200; F. De Almeida, Pedras visigodas de Lisboa, Revista de Guimarães 68, 1958, pp. 117-137; id., Arte visigótica em Portugal, O Archeólogo Português, n.s., 4, 1962, pp. 5-278; id., História da Igreja em Portugal, I, Porto 1967(1910); I. Moita, Lápide funerária proveniente dum almocavar de Lisboa, Lisboa. Revista municipal 28, 1967, pp. 81-86; F. Castelo Branco, Páginas Olisiponenses, Lisboa 1968; A.M. Moreira, Potamius de Lisbonne et la controverse arienne, Leuven 1969; M. D'Almeida de Azevedo Meireles, A arquitectura gótica mendicante em Portugal, Porto 1971; J. Alarcão, Portugal romano, Lisboa 1974; M.L. Real, A arte românica de Coimbra (Novos dados - novas hipóteses) (tesi), Porto 1974; F. De Almeida, Lisboa romana y visigótica, Olisipo 37-38, 1975, pp. 8-19; G. Pradalie, Lisboa da Reconquista ao fim do século XII, Lisboa 1975; J. Alarcão, R. Etienne, Le Portugal à l'époque augustéenne, "Symposium de ciudades augusteas, Lisboa 1976", Lisboa 1976, p. 171ss.; J. Segurado, Da obra filipina de São Vicente de Fora, Lisboa 1976, pp. 15-21; M. Tavares Chico, A arquitectura gótica em Portugal, Lisboa 1981; M.L. Real, Perspectivas sobre a flora românica da "Escola Lisbonense". A propósito de dois capitéis desconhecidos de Sintra no Museu do Carmo, Sintria 1-2, 1982-1983, pp. 529-560; id., A organização do espaço arquitectónico entre Beneditinos e Agostinhos, no século XII, Porto 1983; S.S. Salvado, S. Da Veiga Ferreira, Alguns elementos pré-românicos nos parametros exteriores da Sé de Lisboa, Lisboa. Revista municipal 45, 1984, pp. 3-26; J. Mattoso, Os Moçarabes, Revista lusitana 6, 1985, pp. 5-24; C.A.F. De Almeida, Arte da Alta Idade Média (História da art em Portugal, 1-2), 2 voll., Lisboa 1986; H. Fernandes, Uma cidade no imaginário medieval: Lisboa muçulmana nas descrições de Idrisi e de Ranulfo de Granville, Estudos medievais 7, 1986, pp. 3-47; E. Summavielle, Igreja de Santa Maria Maior. Sé de Lisboa, Lisboa 1986; G.N. Graf, J. Mattoso, M.L. Real, Portugal, I, Madrid 1987; C. Castillo, La Tribo Galeria en Hispania: ciudades y ciudadanos, in Estudios sobre la Tabula Siarensis, Madrid 1988, pp. 233-243; A.A. Nascimento, S.A. Gomes, S. Vicente de Lisboa e seus milagres medievais, Lisboa 1988; T. Hauschild, Das römische Theater von Lissabon, Mainz a. R. 1990; J.L. De Matos, Escavações arqueológicas nos claustros da Sé de Lisboa, Al-Madan 3, 1994, pp. 108-109; Lisboa subterrânea, cat., Lisboa 1994; A.M. Arruda, A península de Lisboa entre o Norte atlántico e o Oriente Mediterrânico nos inicios do I milenio a.C., ivi, pp. 52-57; J. de Alarcão, Lisboa romana e visigótica, ivi, pp. 58-63; V.G. Mantas, Olisiponenses, epigrafia e sociedade na Lisboa romana, ivi, pp. 70-75; C. Torres, Lisboa muçulmana. Um espaço urbano e o seu território, ivi, pp. 80-85; L.A. Da Fonseca, Lisboa medival e o seu termo, ivi, pp. 86-91; F.E. Rodrigues Ferreira, O cemitério dos cruzados de São Vicente de Fora, Monumentos, 1995, 3, pp. 8-13; M.L. Real, O Convento Românico de São Vicente de Fora, ivi, pp. 14-25; id., Inovação e resistência: dados recentes sobre a antiguedade cristã no ocidente peninsular, "IV Reunião de arqueología cristã hispánica, Lisboa 1992" (in corso di stampa).M.J. Pérez Homem de Almeida