Lisetta
Con questo nome è chiamata nel sonetto di D. Per quella via che la bellezza corre (v. 3) la giovane donna che, con baldanzosa fiducia nella propria bellezza, credeva di potersi insediare nella mente del poeta; ma ne è respinta perché vi è stabilmente insediata un'altra donna alla quale Amore aveva dato di signoria... la verga (v. 10). In difesa di Lisetta, e con l'intento d'incoraggiarla a persistere nel suo tentativo d'imporre i diritti della sua bellezza nel cuore di D., compose un sonetto (Lisetta voi de la vergogna storre), rispondendo per le rime a quello di D., messere Aldobrandino Mezzabati da Padova, che fu capitano del popolo in Firenze dal maggio 1291 al maggio 1292, e che sarà ricordato da D. in VE I XIV 7, come il solo, fra i rimatori veneti, che si fosse sforzato di allontanarsi dal volgare materno, mirando al curiale.
La testimonianza di D. nel De vulg. Eloq. può essere considerata come una conferma di rapporti non di semplice conoscenza fra i due al tempo del soggiorno del Mezzabati a Firenze, ma non autorizza nessuna deduzione, in senso positivo o negativo, su eventuali rapporti di D. col Mezzabati dopo il 1292. D'altra parte, sul Mezzabati non si conoscono documenti che lo attestino ancora in vita dopo il 1297. Lisetta, come nome di donna cantata nelle rime di D., era noto all'autore dell'Ottimo Commento, che lo ricorda a proposito dei vv. 58-60 di Pg XXXI, ma la pubblicazione del sonetto di D. nella Giuntina del 1527, fonte di edizioni posteriori, dove il testo ignorava il nome Lisetta, sostituito al v. 3 con una donna (al v. 12 la lezione Lisetta accolta dal Barbi non è sicura), non offrì per lungo tempo agli studiosi di D. l'occasione di occuparsi di quest'altro nome di donna legato alla vita amorosa del poeta. Il Witte nel 1842 accennò alla possibilità che al v. 3 del sonetto di D. si leggesse ‛ Lisetta ', che egli aveva riscontrato nel sonetto del Mezzabati; ma una vera e propria questione dantesca concernente Lisetta comincia solo con una noterella del Barbi pubblicata in un opuscolo per nozze nel 1898. Ricostruito il testo dei due sonetti sulla base della più attendibile tradizione manoscritta, il Barbi restituì al v. 3 del sonetto di D. la lezione Lisetta, confermata anche dall'incipit del sonetto del Mezzabati, e propose di assegnare la composizione dei due sonetti al tempo del soggiorno del Mezzabati a Firenze, e d'identificare Lisetta con la Donna gentile dei capitoli XXXV-XXXVIII della Vita Nuova. Il dato più sicuro fornito dalla notarella del Barbi parve alla maggior parte degli studiosi di D. quello cronologico; e cioè, che la composizione dei due sonetti fosse da assegnare al periodo maggio 1291-maggio 1292. Oggetto di discussioni varie e di opinioni diverse, invece, fu la proposta dell'identificazione di Lisetta con la Donna gentile della Vita Nuova, e, conseguentemente, della donna saldamente assisa nella mente del poeta con Beatrice, tenacemente presente nel ricordo dopo la sua morte. L'identificazione con la Donna gentile fu accettata dal Manacorda, dal D'Ancona, dal Pietrobono; per una distinzione fra Lisetta e la Donna gentile si pronunziarono il Del Lungo, lo Zenatti, il Lamma, il Ciafardini. Qualcuno rifiutò ogni possibile rapporto del sonetto di D. con la Donna gentile e con Beatrice (Zappia). Ma a porre la questione di Lisetta su una diversa base con possibilità di risolverla in modo del tutto diverso fu lo stesso Barbi, con la pubblicazione nel primo volume degli " Studi danteschi " (1920) di uno studio intitolato La questione di Lisetta. Esaminando in tale studio un gruppo di sonetti di corrispondenza fra Giovanni Quirini e alcuni suoi amici, fra i quali nei manoscritti figura il nome di D., parve al Barbi che il frequente riferimento in essa a una Lisetta o Sabetta potesse essere messo in relazione con la Lisetta del sonetto di Dante. Nel Veneto, dice il Barbi, " abbiamo la celebrazione poetica di una Lisetta, e poiché ad essa prendono parte il Quirini che sopravvisse a Dante, e messer Butrigo, che espatriò da Reggio dopo il 1310 (né sappiamo che il Mezzabati fosse morto), possiamo supporre che avvenisse appunto negli ultimi anni della vita di Dante, quando non è improbabile che il Quirini fosse in relazione personale col grande poeta fiorentino ". Il sonetto Per quella via non sarebbe fuori di luogo in quella celebrazione. Nella conclusione il Barbi riconosceva prudentemente che mancavano gli elementi per risolvere la questione in modo netto e sicuro, ma la collocazione che egli diede al sonetto di D. e a quello del Mezzabati nell'edizione del '21 (all'ultimo posto fra le rime dell'esilio) è una palese testimonianza della sua tendenza a considerare i due sonetti fra le rime della corrispondenza poetica con Giovanni Quirini. E anche quando ripubblicò questo suo studio nel 1941 mantenne ferma la sua opinione, nonostante le obiezioni che gli erano state mosse da vari critici. Si può dire, infatti, che sia stato generale (fra le poche eccezioni è da ricordare lo Zingarelli, che però vorrebbe anticipare al 1306 il tempo della corrispondenza con Giovannni Quirini) nella critica dantesca il rifiuto di prendere in considerazione la possibilità d'inserire il so netto Per quella via in quella corrispondenza poetica indicata dal Barbi. Il dissenso fra i critici si è mantenuto fermo sul problema dell'identificazione di Lisetta con la Donna gentile della Vita Nuova o con altra donna o con nessuna donna in particolare, ma generalmente accettato è il tempo della composizione del sonetto, cioè fra il 1291 e il 1292 (qualcuno ha voluto riportare il sonetto più addietro, al tempo in cui era ancora in vita Beatrice). Secondo il Corbellini, l'identificazione di Lisetta con la Donna gentile è possibile, ma non necessaria; per il Guerrieri Crocetti, invece, si tratta di un episodio amoroso di D. anteriore a quello della Donna gentile della Vita Nuova; ma più tardi lo stesso Guerrieri Crocetti, ritornato sull'argomento, si dichiara convinto che la donna già insediata nella mente di D. non è Beatrice, ma la Filosofia, e Lisetta non è questa o quella donna, ma il simbolo degli allettamenti terreni per indebolire la virtù del poeta. Più esteso è l'assenso, con qualche riserva in più o in meno, per l'identificazione con la Donna gentile: Torraca, Zonta, Di Benedetto, Contini (ben detto che " Dante non espone un fatto storico, ma una fase del suo dramma interno, una tentazione vinta in nome della donna che abita il suo cuore: Beatrice "), Mattalia, e Foster-Boyde.
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