litio
Farmaco attivo, sotto forma di carbonato, nel trattamento del disturbo bipolare (➔ maniaco-depressiva, sindrome), nella depressione e in alcune forme di cefalea. La sua prerogativa farmacologica è quella di equilibrare l’emotività; non è un sedativo, né un euforizzante, ed è ancora sconosciuto l’esatto meccanismo d’azione con cui agisce come stabilizzante dell’umore. Vi sono tuttavia alcune evidenze farmacologiche: il l. aumenta i livelli di triptofano, di serotonina e del suo principale metabolita, l’acido 5-idrossiindolacetico (5-HIAA), riduce l’attività di adrenalina e noradrenalina (aumentandone la ricaptazione e inibendone il rilascio). A livello della neurotrasmissione, per quanto riguarda i primi messaggeri implicati nelle sinapsi, a concentrazioni terapeutiche il gradiente di distribuzione del l. attraverso le membrane neuronali è basso rispetto al sodio e al potassio e non costituisce un substrato adeguato per la pompa del sodio; entra invece in competizione con il magnesio inibendo la sintesi dell’AMP ciclico; esercita effetti sulle ammine biogene implicate, come secondi messaggeri, nella fisiopatologia del tono dell’umore: inibendo l’inositolomonofosfatasi diminuisce l’inositolo a livello cerebrale e la funzione della proteinchinasi C; interagisce inoltre a livello nucleare con fattori che regolano l’espressione genica per la sintesi delle proteine implicate nella neurotrasmissione. In sintesi, si ritiene che la deplezione dell’inositolo possa essere la modalità d’azione del l. nel disturbo bipolare; alcuni autori invece suggeriscono che il bersaglio sia rappresentato dalla glicogenosintetasichinasi. Recenti evidenze basate su neuroimaging funzionale (2005) suggeriscono che il l. agisca positivamente su fattori di protezione neuronale. Nella terapia con il l., l’interruzione del farmaco, sia brusca sia graduale, causa recidive maniacali e rischio di suicidio. Caratteristica del l. è che la sua assunzione in terapia di mantenimento, anche senza altri farmaci, diminuisce drasticamente il numero delle recidive. Il l. ha effetti collaterali non trascurabili, che esigono un monitoraggio frequente della litiemia e della funzionalità renale.