LITIO
. Elemento chimico con simbolo Li, peso atomico 6,94; numero atomico 3. Fu scoperto nel 1817 da J. A. Arfvedson, del laboratorio di Berzelius, analizzando alcune petaliti di Utö. Berzelius stesso impose al nuovo elemento il nome di litio (λίϑος "pietra"). In seguito venne poi riscontrato in molti silicati complessi.
Allo stato elementare e in quantità sufficiente per studiarne le proprietà il litio è stato ottenuto soltanto nel 1855 da R. Bunsen e A. Matthiessen per elettrolisi del cloruro fuso. Il litio metallico viene ottenuto con buon rendimento per elettrolisi del bromuro fuso, al quale viene aggiunto il 15% di cloruro per abbassarne il punto di fusione, usando catodi di ferro e anodi di grafite.
Il litio è molto diffuso in natura, ma sempre in piccole quantità; i suoi minerali più importanti sono: l'eucriptite LiAl•SiO4 col 10,9-12% di Li2O; la lepidolite Si3O9Al2(Li, K, Na)2(F, OH)2; lo spodumene LiAl(SiO3)2 ecc. Per lento disgregamento di questi il litio passa sotto forma di sali solubili. Le acque che ne sono particolarmente ricche hanno proprietà diuretiche ed antiuriche. Il composto più importante è il carbonato, dal quale si possono poi ottenere gli altri suoi sali: viene preparato in grande quantità allo stato di purezza specialmente per scopi farmaceutici. Come materia prima servono principalmente i silicati del tipo della lepidolite, che vengono disgregati con acido solforico. Il prodotto della disgregazione viene trattato con acqua e dalla soluzione ottenuta dopo separazione della silice, dei sali di calcio, alluminio, ferro e manganese, il litio viene precipitato come carbonato.
Il litio è un metallo bianco-argenteo. È una miscela dei due isotopi: Li (6) e Li (7). In tutti i suoi composti il litio si comporta come un metallo monovalente. Le sue proprietà chimiche hanno grande analogia con quelle del sodio. Come elemento del primo piccolo periodo del sistema periodico, il litio si avvicina nel suo comportamento anche agli elementi del secondo gruppo e specialmente al calcio e al magnesio, per es. nella relativamente piccola solubilità del carbonato e del fosfato al contrario degli stessi sali degli altri metalli alcalini. È un metallo leggiero: D = 0,552, galleggia quindi sul petrolio; è più duro del potassio e del sodio, la sua durezza nella scala di Mohr è di 0,6. Il suo punto di fusione è a 179°, il suo punto di ebollizione oltre 1400°. Il suo potenziale normale a 180 è 2,091 volt.
All'aria perfettamente secca e a temperatura ordinaria il litio non si altera; riscaldato alla fusione, s'infiamma. All'aria umida si trasforma rapidamente in idrossido. A 700° il litio si combina energicamente con l'idrogeno per dare l'idruro LiH; a 400° si combina con l'azoto, analogamente al magnesio, per dare un nitruro. L'idrato di litio LiOH è una base energica come la potassa e la soda caustica. Il cloruro di litio, a differenza dei cloruri alcalini e alcalino-terrosi, è solubile nell'alcool concentrato e nell'acetone. Con l'ammoniaca, analogamente al cloruro di calcio, si combina per dare LiClNH3; LiCl(NH3)2, ecc.
I sali di litio sono fortemente idratati in soluzione. I composti di litio sono incolori. I suoi sali volatili colorano la fiamma in rosso. Delle molte linee del suo spettro caratteristiche quelle a 6708 Ä (rossa) e 6103 (arancio), delle quali la prima può servire alla determinazione di piccole quantità di litio. Quantitativamente può essere determinato come cloruro, come carbonato, come fosfato neutro.
Farmacologia. - La Farmacopea italiana (1929) registra: il benzoato di litio o benzoato di litina (lithium benzoicum:
C6H5COOLi • H2O
in cristalli aghiformi, bianchi, solubili in 3,5 parti di acqua fredda e 2,5 di acqua bollente). Il carbonato di litio o carbonato di litina (lithium carbonicum: Li2CO3: polvere bianca cristallina, solubile in 80 parti di acqua a 15°). Lo ioduro di litio (lithium iodatum: LiI•3H2O: polvere cristallina bianca, solubilissima in acqua, assai deliquescente).