LITOBIO (dal gr. λίϑος "pietra", e βίος "vita"; lat. scient. Lithobius)
È il nome dato a un genere di Miriapodi Chilopodi, della famiglia Lithobiidae, caratterizzati dall'avere il tronco con quindici paia di zampe cursorie. Il capo porta al margine anteriore le antenne pluriarticolate più o meno lunghe, molto mobili; ai lati ġli occhi, che sono composti di un numero vario di ocelli, e in vicinanza del margine infero-anteriore di questi l'organo di Tömösvary, in forma di fossetta circolare. I piedi mascellari sono armati ciascuno sul margine anteriore di 4 0 più denti.
I tergiti dei segmenti pediferi 2°, 4°, 6°, 9°, 11°, e 13° sono molto più piccoli degli altri, mentre gli sterniti sono tutti simili fra loro. Le zampe crescono in lunghezza dal primo all'ultimo paio e le ultime 4 paia (qualche volta 5 oppure 3) hanno pochi pori di ghiandole secernenti una sostanza vischiosa, usata per difesa. I pori sono disposti in una serie, oppure numerosi e disposti disordinatamente; tutte le zampe sono fornite all'apice di alcuni articoli di setole spiniformi, in modo variabile secondo i generi e le specie. Il segmento pregenitale della femmina porta due brevi appendici di tre articoli formanti una sorta di forcipe, quello del maschio gonapofisi di uno o tre articoli.
I Litobî sono animali carnivori, predatori di altri artropodi, specialmente insetti; fuggono la luce e si riparano sotto le pietre ed altro materiale, che trovano nei luoghi più diversi di terreni coltivati e specialmente di quelli incolti. Sono innocui per l'uomo e per gli animali domestici. Depongono le uova isolate, imbrattate di detriti, che fanno aderire alla sostanza vischiosa emessa attorno ad esse. I Litobî sono numerosi nelle regioni paleartica e neartica, ma vivono anche ai tropici e nell'emisfero australe; in Italia ne esistono circa 50 specie.