Di famiglia d'origine longobarda (n. forse a Pavia 920 - m. 972), educato alla scuola palatina di Pavia, fu cancelliere del re Berengario I, che lo inviò come ambasciatore a Bisanzio. Abbandonò poi Berengario per la corte dell'imperatore Ottone I, dal quale (961) ottenne il vescovato di Cremona. Si recò ancora a Bisanzio per chiedere la mano di Teofane per Ottone II: stese una Relatio de legatione constantinopolitana contro il mondo bizantino e l'imperatore Niceforo Foca. Del suo temperamento polemico è documento anche l'Antapodosis, in cui, rievocando, in versi e in prosa, le vicende d'Italia dall'887 al 950, sfoga il suo risentimento contro Berengario e la moglie Villa. Opera più serena e accurata, ma rimasta incompiuta, è il suo Liber de rebus gestis Ottonis imperatoris, che narra la storia di Ottone I dal 960 al 964.