LIVING THEATRE
. Collettivo teatrale d'avanguardia costituito nel 1947 in America da J. Beck (New York 1925) e dalla moglie J. Malina (Kiel 1926). Nel 1951, dopo anni di difficoltà economiche, il gruppo si stabilì nel teatro Cherry Lane, proponendo opere di P. Picasso, A. Jarry, L. Pirandello, P. Goodman, B. Brecht, escluse dai repertori delle altre compagnie e che presupponevano un salto di qualità nel coinvolgimento del pubblico e nell'impegno politico. Lo spettacolo più significativo di questa prima fase è stato The connection da J. Gelber, 1960 (dalla descrizione documentaria del mondo dei drogati alla materializzazione del senso di solitudine di ogni uomo resi scenicamente da lunghi assolo jazz), dove il testo è usato come canovaccio in cui prendono corpo le improvvisazioni degli attori (sperimentate a partire dal 1958 nei tentativi del teatro del caso condotti sul testo di MacLow, Marrying Maiden). In tournée in Europa nel 1961 (anche a Roma) e nel 1962, il L. T. si è imposto, al di là delle numerose polemiche, come una delle realtà teatrali più significative degli anni Sessanta. Perseguitati dal fisco e dai creditori, i Beck si sono trasferiti nel 1963 in Europa (dopo la forzata interruzione di The brig di K. H. Brown), iniziando una nuova fase di lavoro, la cui evoluzione è passata attraverso numerose formule (teatro migliorativo, teatro d'emergenza, teatro del cambiamento, teatro della sensazione, teatro libero, teatro della consapevolezza) e che ha segnato lo sviluppo di una creazione teatrale collettiva, per cui la vita stessa dei componenti del L. T. è diventata dramma e viceversa, e la compagnia tutta si è posta come punta avanzata della collettività con la funzione di stimolarla e di provocarla. Lo sforzo per coinvolgere il pubblico a livello emozionale ha portato il L. T. ad accostarsi alle teorizzazioni di A. Artaud (teatro come peste) in Mysteries and smaller pieces, 1964, e a superare il testo nel susseguirsi delle improvvisazioni. L'esoterismo di Mysteries si reifica incarnandosi in Frankestein (Venezia 1965), per diventare allucinante giuoco di alchimia in Paradise now (Parigi 1969), spettacolo che, nato nella suggestione del "maggio francese", segna il passaggio a una terza fase del L. T., in cui si giunge all'identificazione totale tra teatro e rivoluzione e al rifiuto del luogo teatrale tradizionale: rivoluzione intesa però più come mistica anarchica della liberazione che come prassi politica e quindi come tendenza alla trance - attraverso catalizzatori illogici - in opposizione all'oppressione capitalistica.
Dopo un lungo periodo di crisi, che porterà a una scissione, il L. T. ha lanciato, nel segno di una rivoluzione permanente, la nuova parola d'ordine della ribellione antiartistica e del primato dell'azione, verificata in alcune esperienze di teatro di guerriglia condotte nel 1970 in una stazione del métro di Parigi. Nel 1971 il L. T. parte per il Brasile, quasi in pellegrinaggio, alla ricerca di un teatro dei poveri, poi per il Nord America (Pittsburgh) dove anima un teatro per i poveri, infine per un nuovo esilio europeo. Il viaggio-purificazione mistica è anche il senso dell'ultimo spettacolo, The legacy of Cain (Parigi 1975), una trilogia dai racconti di S. Masoch, in cui è evidente il richiamo alla cultura medievale (la mistica dell'allestimento, la riscoperta dei luoghi deputati, il percorso da via Crucis tra le "stazioni del potere", la ripetizione rituale delle frasi, il tipo di partecipazione indotta e il senso della catarsi finale nel raggiungimento dell'ultima stazione: la casa dell'amore).