CAMBI, Livio
Nato in Ancona il 14 giugno 1885 da Luigi, commerciante, e da Anna Gili, dopo la scuola primaria frequentò l'istituto tecnico di Ancona ad indirizzo fisico-matematico, diplomandosi nel 1902. All'università di Bologna seguì i corsi di laurea in chimica pura, allora diretti dall'illustre chimico G. Ciamician che suscitò nell'allievo la profonda passione per la ricerca chimica. Vi conseguì brillantemente la laurea nel 1906, svolgendo la tesi "L'influenza della pressione sulla precipitazione di solfuri metallici con idrogeno solforato".
A Bologna il C. rimase in qualità di preparatore assistente del Ciamician fino al 1908, quando seguì a Firenze A. Angeli, nominato direttore dell'Istituto di chimica farmaceutica del R. Istituto di studi superiori.
Dall'università di Firenze, ove iniziò ricerche sull'elettrochimica in solventi non acquosi, passò nello stesso anno alla scuola di elettrochimica del politecnico di Milano, quale assistente di G. Carrara, rimanendovi fino al 1917, anno in cui vinse il concorso a direttore della scuola-laboratorio di chimica industriale della Società di incoraggiamento di arti e mestieri di Milano, la cui direzione conservò fino al 1941.
Nel 1910 conseguì la libera docenza in chimica generale ed inorganica ed inizio i suoi primi lavori a carattere applicativo industriale per le produzioni di barite coi forni elettrici, di fosforo e sodio metallico (1914) e successivamente di carbonato di potassio dal "salino delle acque da bietola". Mentre era consulente del ministero delle Armi e Munizioni (fino al giugno 1917: sottosegretariato) dal 1915 al 1918, ricevette da Giacinto Motta l'incarico di studiare la possibilità di costruire un impianto di produzione di zinco per via elettrotermica o elettrochimica, incarico assolto praticamente avviando a produzione, nel 1917, in un capannone prestato dalla Società Edison di Milano, un primo impianto pilota di deposizione elettrochimica di zinco da soluzioni solforiche ottenute da calamine bergamasche e sarde.
Coi risultati avuti da tale primo impianto pilota, nel 1918 il C. progettò l'impianto industriale di San Dalmazzo di Tenda, che entrò in produzione nel 1921 e fu, nel suo genere, il primo in Europa.
Nello stesso anno il C. vinse il concorso per la cattedra di chimica industriale dell'università di Pavia, ove rimase sino al 1924. Nel settembre dello stesso anno fu chiamato all'università di Milano per la fondazione del corso di laurea in chimica industriale.
Del 1926 è la prima nomina a preside della facoltà di scienze dell'università di Milano, nomina rinnovata ripetutamente fino al 1960, quando il C., per raggiunti limiti di età, fu collocato a riposo e nominato professore emerito; divenne allora direttore del consorzio per la laurea in chimica industriale, fondato da lui stesso su richiesta e col sostegno di numerose industrie chimiche lombarde.
Il C. ebbe così la possibilità di proseguire, con l'abituale entusiasmo, l'attività di ricerca scientifica, coordinando i contributi delle numerose aziende chimiche consorziate e contribuendo anche a potenziare l'attrezzatura e la biblioteca dell'università.
Morì il 14 ag. 1968 nella sua casa di campagna a Guastalla.
Il C. ha lasciato una traccia importante nelle discipline chimiche, con ricerche ed applicazioni originali tuttora valide, di cui sono testimonianza oltre duecento pubblicazioni e molti brevetti. L'opera del C., in 61 anni di attività (1907-1968), ha spaziato dalla chimica organica all'inorganica, dalla spettrografia alla magnetochimica, alla chimica industriale ed applicata.
I primi lavori sperimentali del C. furono dedicati alla "chimica inorganica, principalmente ai nitroso-solfuri (sali di Roussin), ai tiosilicati, ai nitroprussiati ed alle loro reazioni cromatiche coi chetoni, con urea e con idrossilammina. Il C. dava così il suo primo contributo alla chimica dei composti di coordinazione, di cui sarebbe più tardi diventato un caposcuola.
Seguì un fecondo periodo, dedicato alla chimica organica, in cui scoprì gli acidi tioidrossammici e l'acido tioformico. Passò quindi a studiare i sali degli acidi ditiocarbammici e xantogenici dei metalli di transizione e loro derivati con ossido di azoto.
Tra i primi lavori del periodo milanese, prevalentemente su composti inorganici, quali i sali e i complessi del piombo, dello zinco e del ferro, emerge quello Sullo sviluppo delle industrie minerarie e metallurgiche della Sardegna, in Giorn. Chim. ind. appl., VII (1925).
Seguirono (1927-1928) studi spettrografici su complessi del ferro, studi sulla chimica degli ossidi di azoto, sui diazotati, i primi studi di elettrochimica, le prime indagini sulla produzione italiana di zinco e cadmio ed i primi studi applicativi industriali.
Del 1931 sono le prime ricerche sulla suscettibilità magnetica di alcuni di-alchil-ditiocarbammati di ferro(III) e le ipotesi sulle cause del loro comportamento magnetico anomalo. A questi primi studi, particolarmente interessanti per l'originalità e la validità delle ipotesi, confermate dal Martin nel 1964 con moderni strumenti e sulla base di calcoli quantistici, ne seguirono altri via via che venivano scoperti nuovi complessi inorganici. Nasceva così la rinomata scuola di chimica dei complessi di coordinazione dell'università di Milano.
Contemporaneamente il C. s'impegnava intensamente negli studi di elettrochimica, prevalentemente indirizzati a trovare le migliori e più economiche condizioni per la deposizione, su scala industriale, dello zinco dalle sue soluzioni solforiche, depurate dalle principali impurezze metalliche quali cadmio, nichel, cobalto, germanio, indio e gallio.
Notevoli successi il C. otteneva in campo industriale, con valide realizzazioni per l'estrazione e la purificazione dello zinco elettrolitico e per l'ottenimento per via elettrolitica di piombo purissimo. Fu il fondatore e il creatore di tale attività industriale italiana in un paese che ancora nel 1920 esportava la totalità della sua produzione mineraria di zinco e piombo; ne sono testimoni l'impianto di San Dalmazzo di Tenda (1921) e gli impianti, tuttora operanti, di Monteponi (1926), Mestre-Porto Marghera (1934) e Bergamo Ponte Nossa (1953). Quale riconoscimento della sua attività di tecnologo, gli furono conferiti nel 1926 il prendo Santoro dell'Accademia d'Italia e, nel 1956, la laurea honoris causa del politecnico di Milano in ingegneria chimica.
Anche per l'estrazione del cadmio il C. curòla progettazione e la messa in produzione degli impianti di Monteponi (1930) e di Porto Marghera (1937), basati sul "diagramina Cambi" per la separazione e l'ottenimento del metallo ad elevata purezza. (Nel 1969 la produzione di zinco in Italia raggiungeva un totale di circa 130.000 tonnellate annue e quella del cadmio di circa 400 tonnellate annue).
Fra i vari problemi connessi con l'estrazione dello zinco per via elettrolitica, il C. risolse quelli della depurazione delle soluzioni solforiche dal germanio e dal nichel. Le impurezze metalliche disturbavano infatti la deposizione dello zinco rendendola irregolare, diminuendo la resa elettrolitica, riducendo la potenzialità dell'impianto, causando sviluppo di idrogeno ed il conseguente pericolo di esplosioni. Il C. risolse prontamente tali problemi; per il nichel usò per la prima volta su scala industriale un reattivo analitico: l'alfa-nitroso-beta-naftolo.
Si occupò anche dell'elettro-deposizione del manganese e della messa in opera di impianti per la produzione di noti pigmenti inorganici, come il blu di Prussia ed il bianco di titanio.
Durante la seconda guerra mondiale, scarseggiando o essendo pressoché introvabile il vanadio, prezioso elemento per catalizzatori di importanti processi chimici industriali, il C. si interessò anche del ricupero dell'elemento dai residui di combustione delle nafte.
Pur continuando la sua opera di tecnologo e consulente industriale, egli, già nel 1944, pubblicava una nota sugli esteri degli acidi ditiofosforici, che tante applicazioni trovarono nel dopoguerra come antiparassitari.
Dalla sua scuola sono poi scaturiti altri contributi sulla preparazione degli acidi O,O-dialchil-ditiofosforici ed anche interpretazioni della loro formazione e reattività. Nel 1945 il C. pubblicò la spiegazione, ottenuta applicando la regola di Angeli, del comportamento di alcuni composti orto e para sostituiti, derivati del 4,4'-diammino-orto-difenil-solfone.
Significativi furono gli studi e le ipotesi formulate per l'interpretazione del complesso meccanismo della produzione industriale dell'acido solforico col processo delle camere di piombo.
Le ricerche svolte nell'ultimo periodo di attività dal C. (1955-68) sono correlabili con il filone prediletto di ricerca, cioè i sali complessi dei metalli di transizione: nitroso-solfuri di ferro, cianoferrati, nitrosil-derivati, gliossime di cobalto, di ferro e dei metalli della seconda e terza triade dell'VIII gruppo del sistema periodico, cianuri dipiridilici e fenantrolinici di cobalto. Le indagini sull'azione dell'acido cianidrico sul cobalto in presenza di nitriti e solfiti portarono il C. a proparare composti polinucleari a ponte di NO2 e SO2 presente in forma di solfossilato. Lo studio dell'attacco dell'oro e del mercurio da parte di acido cianidrico e ossigeno portò alla dimostrazione della formazione di perossido d'idrogeno.
Il comportamento dell'idrazina con gli alogenuri di rodio, germanio, stagno e titanio condusse a scoprire, nel caso del rodio, una serie di derivati in cui l'idrazina non solo è legante neutro, ma anche legante anionico idrazidico. Col germanio fu raggiunto il caso limite in cui il composto non contiene più idrogeno, pur conservando l'azoto la struttura idrazinica.
Altri studi riguardarono: ossidazione dell'idrazina e delle idrazidi sostituite, acidi isoidrossilammino-solforico e idrossilammidosolforico, di-tio-carbazati, ossidazione dei ditio-carbazati con la scoperta della nuova classe di composti ciclici, gli idrazoni dell'1,2,4 tri-tio-tolandiene e di altri composti ciclici a quattro e cinque atomi di zolfo.
Il C. riprendeva inoltre le ricerche sui solfuri e sui solfosali: partendo da solfuro di germanio e dai solfogermanati, mise a punto sintesi idrotermali, riuscendo a preparare solfosali puri che in natura si trovano soltanto in forma di soluzione solida (gruppo delle tetraedriti). Le tetraedriti sintetiche risultarono in seguito interessanti sia come semiconduttori sia come catalizzatori. Di questo periodo furono gli studi dei composti nitrosilici del ferro, cobalto, nichel e rutenio, indirizzo di ricerca poi proseguito dalla scuola di chimica inorganica di Milano ed esteso ai composti carbonilici ed isonitrosilici di tali elementi ed ai composti dei metalli di transizione nei loro stati inferiori di ossidazione.
Il C. fu un docente entusiasta, comunicativo ed incisivo, capace di avvincere l'uditorio con esposizioni magistrali, frutto della sua esperienza e maturità in chimica industriale. Da quando ebbe inizio la sua scuola, pubblicò a suo nome soltanto i lavori di cui era stato l'ideatore e lo sperimentatore direttamente responsabile. Della sua qualità di maestro testimonia anche il fatto che numerosi sono i suoi allievi divenuti a loro volta titolari di cattedre, mentre altri hanno raggiunto nell'industria posizioni di primissimo piano.
Ma egli non restrinse i suoi interessi ai soli campi scientifici: nella prima giovinezza s'interessò di scavi archeologici, contribuendo anche ad individuare l'ubicazione di tombe etrusche nei pressi di Ancona.
Si dedicò anche a studi di storia romana, preromana e di preistoria, riscuotendo successo, particolarmente all'estero, con lo studio della composizione di metalli e leghe di popoli antichi. Lavorando sulla composizione chimica fine degli oggetti preistorici, deterrninata con moderni mezzi analitici, il C. si rese conto che, specie dagli elementi presenti in traccia, si potevano trarre valide indicazioni per meglio attribuire gli oggetti a popoli e civiltà. La nota correlazione fra epoca delle varie civiltà e metallurgia praticata si rivelava insufficiente: le capacità metallurgiche dei popoli non rispecchiavano il grado di civiltà raggiunto, ma costituivano solo un elemento di giudizio di valore relativo per trarre interessanti elementi sul grado di civiltà raggiunto dai popoli.
Il C. fu membro di numerose accademie e associazioni scientifiche e culturali. Fu anche presidente dell'Associazione italiana degli ingegneri e consigliere nazionale nella corporazione della siderurgia e metallurgia.
Opere: la maggior parte delle pubblicazioni di chimica si trovano nei volumi che raccolgono le pubblicazioni dell'Istituto di chimica industriale dell'università di Milano cui 1924-25 al 1954-55, quelle di archeologia nel Boll. di paletnologia e in Studi etruschi italici. In collaborazione con E. Dubini-Paglia il C. ha pubblicato Le grandi conquiste della chimica industriale, Roma 1957. È autore delle voci Piombo, Rame, Stagno, Zinco nell'Enciclopedia Italiana e del capitolo Chimica e industrie chimiche in Lombardia nei primi decenni del 1900, in Storia di Milano, XVI, Milano 1962, pp. 903-932.
Bibl.: Necrol., in La chimica e l'industria, LI (1969), p. 92; in Rend. d. Ist. lombardo di scienze e lettere, CIII(1969), pp. 127-129; in Rendic. d. Istituto lombardo di scienze e lettere, XCI (1957), vol. in onore del C. nel cinquantenario della sua nascita; Omaggio a L. C. nel suo ottantesimo compleanno, in La chimica e l'industria, XLVII (1965), pp. 701 s.; Enc. Ital., Appendice I, p. 347, subvoce.