AURISPA, Livio Ippolito
Nacque a Macerata il 26 giugno 1775, da Pirro, valente giurista, e fu avviato dal padre agli studi legali. Laureatosi nel 1788 in utroque iure all'università di Macerata, ottenne l'anno dopo la cattedra di istituzioni civili nella stessa università. Durante la repubblica del 1798-99 ebbe incarichi pubblici, che gli furono conferniati nel 1801 con l'elezione a priore comunale.
Dopo avere esercitato le funzioni di cancelliere di pace durante il Regno italico, nel 1815 fece parte del Consiglio di credenza, cooperando all'impresa murattiana, e in quel tempo strinse relazioni con i carbonari, divenendo poi gran maestro della vendita madre di Macerata. Nel 1817 l'A. era governatore di Capradosso, in Abruzzo, e perciò non fu compreso fra gli arrestati e processati per il tentativo di rivolta dei cospiratori maceratesi, avvenuto nel giugno di quell'anno. Esonerato in seguito dall'impiego, perché sospetto di nutrire sentimenti politici contrari al regime, ritornò a Macerata, ove nel 1820 divenne uno degli esponenti più autorevoli del movimento liberale, che era in relazione con il comitato di Bologna per estendere nelle Marche la progettata sollevazione.
Avendo uno dei carbonari maceratesi, tale Lorenzo Basvecchi, rivelato alla polizia la trama rivoluzionaria e accusato molti patrioti marchigiani, il delegato apostolico mons. B. Cappelletti ordinò, il 6 ott. 1820, l'arresto dell'A. e di altri cospiratori: così l'A. fu trasportato a Roma e imprigionato in Castel S. Angelo insieme con G. Pasini, B. Ilari, A. Cellini e G. Capanna. Il 17 novembre fu arrestato il figlio dell'A., Pirro.
Apertasi nel marzo del 1821 l'istruttoria nei confronti dell'A., il quale negò sempre la sua responsabilità, essa si chiuse con la sentenza emessa nell'ottobre 1821, che lo condannava a sette anni di fortezza, da scontarsi nella rocca di Civita Castellana, ove lo raggiunsero gli altri compagni. L'A., che aveva molto sofferto fisicamente e moralmente nelle carceri di quel forte, poté ottenere nel 1824 la grazia della diminuizione di un anno di carcere, con l'ordine di terminare la pena nel convento dei minori osservanti di Cingoli, dal quale poté uscire finalmente libero nell'ottobre 1827.
Dopo la rivoluzione del febbraio 1831, il Comitato provvisorio di governo di Macerata nominò fra i capitani della Guardia nazionale l'A., che rinunciò all'incarico perché non si reputava adatto a ricoprire un comando militare; accettò invece l'ufficio di governatore provvisorio di Sanseverino Marche, che dovette peraltro lasciare dopo pochi giorni in seguito al ristabilimento del governo pontificio.
Morì a Macerata il 23 febbr. 1844.
Bibl.: D. Spadoni, Una trama e un tentativo rivoluzionario dello Stato Romano nel 1820-21, Roma 1910, passim; Id., A. L., in Uomini e fatti delle Marche nel Risorgimento ital., Macerata 1927, p. 106; C. Spellanzon, Storia del Risorgimento e dell'Unità d'Italia, I, Milano 1933, pp. 834 s.