Vedi LIXUS dell'anno: 1961 - 1995
LIXUS (v. vol. IV, p. 668)
Anche se le ultime ricerche archeologiche a L. risalgono all'anno 1967, i risultati sono stati pubblicati, in forma sommaria, solo di recente. Tali ricerche, più estese sull'acropoli della città, nella parte bassa hanno portato alla scoperta di un impianto artigianale per la salatura del pesce e di un teatro-anfiteatro. Questo edificio, unico in tutta l'Africa, è costituito da un'arena circolare (diam. 32 m) in parte ricavata tagliando la collina, circondata da un muro decorato da pitture alto più di 4 m, cui si addossava a Ν un emiciclo a gradini in muratura. Lettere incise sui blocchi delle prime file contrassegnavano i posti riservati. Sul lato opposto ai gradini della cavea si trova un edificio termale, il cui tepidarium era decorato da un mosaico a motivi floreali e geometrici al centro del quale era un èmblema quadrato con la raffigurazione: dell'Oceano. A S dell'area centrale, nelle vicinanze del porto individuato alla fine del XIX sec. da Ch. Tissot, una trentina di vasche, che costituiscono soltanto una parte di un complesso molto più esteso, rappresentano il più vasto impianto del genere scoperto nell'Occidente romano; era destinato alla produzione del garum e di conserve di pesce, oltre che, probabilmente, al trattamento della porpora estratta dal murex. Esso fu attivo soprattutto dopo l'istituzione della provincia romana sino al IV sec. d.C.
La creazione di un quartiere sacro sul ciglio della collina, che domina il mare e il fiume Lukkos, rese necessari grandi lavori di terrazzamento e in particolare il livellamento delle protuberanze rocciose che costituiscono l'ossatura geologica del sito. L'identificazione e la datazione dei diversi edifici che si sono andati sovrapponendo sul sito stesso sono rese difficili dal loro fitto intersecarsi e dalla tecnica estremamente sommaria con la quale sono stati eseguiti gli scavi.
Il monumento ritenuto più antico è il c.d. tempio H: un'abside semicircolare di c.a 20 m di diametro, costruita con blocchi irregolari di pietra. Malgrado la presenza negli strati di fondazione di frammenti di ceramica a vernice rossa di tipo fenicio e di vasi a decorazione geometrica incisa, la costruzione non si può datare prima del III sec. a.C. Dubbia è anche la datazione al VI-V sec. di una fondazione in blocchi «megalitici» al centro del quartiere.
Diverse costruzioni sono riferibili al III-II sec. a.C. In particolare, sul lato orientale dell'acropoli tre piccoli edifici costituiscono un complesso orientato a E in direzione della città. I resti dell'edificio centrale (D) sono troppo esigui perché se ne possa dare un'interpretazione; l'unica osservazione possibile è che i due edifici D e Β erano in origine probabilmente uniti tra loro. L'edificio meridionale (B) sembra essere un piccolo tempio (11 x 5 m) su podio, con una cella situata a O. L'edificio settentrionale (C) è caratterizzato da una pianta quasi quadrata, ed è provvisto di due grandi porte che si aprono su una scalinata: si tratta di una costruzione pubblica la cui funzione non può essere ulteriormente precisata. Sia l'edificio meridionale che quello settentrionale vennero eretti in parte sulla viva roccia, completati però da strutture in bella opera muraria di grossi blocchi di arenaria squadrati regolarmente e legati a secco (tecnica tradizionalmente attribuita all'età ellenistica). A O della terrazza, un edificio rettangolare, scoperto sotto il tempio G, potrebbe essere a sua volta un piccolo tempio (9,50 x 7 m), orientato a O e allineato con il muro di cinta ellenistico. Più a S una grande cisterna contraddistinta dalla stessa tecnica edilizia venne interrata al momento della costruzione del tempio F.
L'angolo NE dell'acropoli è occupato da uno strano edificio, probabilmente costruito alla fine del I sec. a.C. (regno di Giuba II?). Si tratta di un ambiente piuttosto stretto (largh. 6 m), formato da due bracci perpendicolari allungati (33,50 m per il braccio S e 17,50 m per quello E) e diviso al centro da un colonnato. L'estremità occidentale del braccio S presenta due piccole absidi semicircolari gemelle; il muro settentrionale di questo stesso braccio è provvisto, alle due estremità E e O, di altre due absidi, una semicircolare e l'altra rettangolare. Il braccio orientale e la maggior parte di quello meridionale sembrano essere stati abbandonati assai precocemente, e le absidi gemelle interrate quando venne costruito il peristilio I.
Alle costruzioni che occupavano il centro dell'area in età preromana si sovrappose un grande tempio (F) con i suoi annessi. Si ignora a quale divinità esso fosse dedicato. Il complesso del santuario occupa un'area rettangolare di 40 x 34 m, con orientamento N-S. I tre ambienti destinati al culto, a S, occupano l'intera larghezza dell'area: quello centrale, molto più grande, presenta a S un'abside, la cui curva è appena percettibile, e si affaccia su un ampio podio al centro del quale si elevava probabilmente un altare. Il complesso è circondato da un cortile a cielo aperto contornato da porticati che si prolungano sui lati degli ambienti destinati al culto. Sull'asse centrale dell'edificio un'abside semicircolare, al centro della quale è inserita una nicchia rettangolare, si affaccia mediante una triplice apertura sul porticato settentrionale. A O del tempio si sviluppano le costruzioni annesse destinate ai sacerdoti, organizzate intorno a due cortili porticati e a un corridoio che conduce all'esterno del santuario. Questo imponente complesso non può essere anteriore alla creazione della provincia romana della Tingitana, dal momento che tra il materiale di riempimento della cisterna sono presenti frammenti di ceramica sigillata sud-gallica e iberica, e in particolare un bollo su ceramica di La Graufesenque databile all'età tra Claudio e Vespasiano. Non si può peraltro escludere che nel santuario F sopravvivessero elementi più antichi, contemporanei all'edificio C. Più o meno nello stesso periodo venne sistemata la zona a Ν del santuario F.
A NE venne costruito il peristilio I, a NO un secondo tempio (G), collegati tra loro da un'ampia corte a cielo aperto. Il tempio G, di dimensioni più ridotte (33 x 22 m), ricorda nell'impianto generale quello F: un cortile a S, il cui muro di fondo orientale forma un'esedra a fondo piatto, e, in asse con l'edificio, a Ν un'abside semicircolare ingrandita da una nicchia rettangolare. Il pavimento di quest'ultima è però sopraelevato rispetto alla corte, dove non si trova nessun edificio di culto. Il peristilio I, simmetrico al tempio G, serviva probabilmente da palestra per le terme J, ubicate più a N. Anche se queste ultime subirono a più riprese interventi di ristrutturazione, la loro costruzione è sicuramente contemporanea a quella del tempio F. A E di quest'ultimo infine, al posto dell'edificio D, venne costruito un nuovo tempio, orientato verso S, che risulta formato da una cella sopraelevata, circondata su tre lati da una galleria cui si accedeva, sul lato S, mediante una seconda galleria a un livello leggermente inferiore.
L'organizzazione dell'acropoli di L. nel suo complesso potrebbe dunque risalire alla seconda metà del I sec. d.C. Successivamente i diversi monumenti subirono una serie di ristrutturazioni (divisione interna di alcuni ambienti, rialzamento dei livelli pavimentali), che risulta difficile datare con precisione.
Alla fine del III o agli inizî del IV sec., forse a causa di una distruzione, la parte settentrionale dell'acropoli e tutta la parte orientale della città vennero abbandonate. L'abitato si restrinse intorno al settore dei templi e venne circondato da una cinta muraria che includeva al suo interno anche il quartiere industriale delle officine per la salatura del pesce. Alcuni tratti sono interamente costruiti con materiale di reimpiego. In quest'epoca il settore dei templi sembra parzialmente distrutto, soprattutto per quanto riguarda la parte orientale e il tempio F, mentre negli annessi di quest'ultimo viene eretto un oratorio e si allarga, mediante la costruzione di un corridoio esterno, l'abside del tempio G. Un quartiere di abitazione si insedia sopra le rovine dei templi F e D, e a E viene costruito un edificio, con orientamento NO-SE, composto da una sala rettangolare suddivisa in tre navate longitudinali, preceduta da un portico a O e dotata a E di un'abside ottagonale all'interno, con una sporgenza quadrangolare all'esterno. L'edificio venne ulteriormente ingrandito a O mediante l'aggiunta di un cortile a cielo aperto, mentre all'abside venne addossata una scala: si tratta della più antica moschea conosciuta nell'Africa occidentale.
Bibl.: M. Tarradell, Marruecos púnico, Tetuán i960; M. Ponsich, M. Tarradell, Garum et industries antiques de salaison dans la Méditerranée occidentale, Parigi 1965; M. Ponsich, Lixus. Le quartier des temples, Rabat 1981; id., Lixus: informations archéologiques, in ANRW, II, 10, 2, 1982, pp. 817-849; R. Rebuffat, A propos du quartier des temples de Lixus, in RA, 1985, pp. 123-128; E. Lenoir, Traditions hellénistiques et techniques romaines dans les enceintes urbaines du Maroc, in P. Leriche, H. Tréziny (ed.), La fortification dans l'histoire du monde grec. Actes du colloque international, Valbonne 1982, Parigi 1986, pp. 337-344; AA.VV., Lixus. Actes du colloque organisé par l'Institut des Sciences de l'archéologie et du patrimoine de Rabat avec le concours de l'Ecole française de Rome, Larache 1989, Roma 1992.
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