Donna, lo fermo core
. Incipit di una canzone non pervenutaci e attribuita da D., che la cita due volte in VE I XV 6 e II XII 6, al rimatore bolognese Guido Ghisileri. La prima citazione è preceduta da quella del primo verso di una canzone di Guido Guinizzelli (Madonna, lo fino amor ch'a vui porto) e seguita dall'inizio di altre due, rispettivamente di Fabruzzo di Tommasino dei Lambertazzi (Lo meo lontano gire) e di Onesto degli Onesti (Più non actendo il tuo secorso, Amore). D. ricorda questi autori per mostrare come essi, nelle loro composizioni, in cui tendono all'impiego di un volgare ‛ aulico ', si discostino, usando espressioni che non sono della conversazione cittadina, dal volgare bolognese; il quale, a causa di questa ‛ scelta ' operata da quelli che D. considera i maggiori poeti di Bologna, non sarà quindi da considerare volgare ‛ illustre ', pur rimanendo la migliore parlata municipale d'Italia. La seconda citazione s'inserisce nella disquisizione sui versi della stanza e la loro disposizione strofica; questa volta, accompagnata da quella di un altro incipit del Guinizzelli (De fermo sofferire) e dallo stesso incipit sopra riportato di Fabruzzo, documenta l'uso, considerato eccezionale, di un settenario in inizio di stanza nelle canzoni di stile ‛ tragico '. D. giustifica la particolarità facendo notare che queste composizioni non appaiono prive di qualche sfumatura di elegia (non sine quodam elegiae umbraculo haec tragoedia processisse videbitur).
Bibl. - Vedi sub V, Ghislieri, Guido.