Locarno International Film Festival
Manifestazione cinematografica a carattere internazionale, nata a Locarno (Svizzera) nel 1946. Considerato tra i principali festival europei, il L. I. F. F. nacque nell'immediato dopoguerra ‒ sfruttando la situazione politica della Svizzera che, essendosi mantenuta neutrale, era rimasta estranea alle distruzioni dell'ultimo conflitto ‒ per presentare davanti a una giuria di critici cinematografici i grandi film italiani dell'epoca (Roma città aperta, 1945, e Paisà, 1946, di Roberto Rossellini; Sciuscià, 1946, di Vittorio De Sica; Germania, anno zero, 1948, di Rossellini; Gioventù perduta, 1948, di Pietro Germi; Ladri di biciclette, 1948, di De Sica) e quelli delle majors americane (in particolare della 20th Century-Fox). Dopo un decennio di assestamento, in cui, sotto la direzione di Camillo Beretta, il Festival si era aperto alle produzioni dei Paesi dell'Est, venne dato spazio al nuovo cinema (le nouvelles vagues) e ai nuovi autori. Pur essendo uno dei festival storici d'Europa, dovette lottare a lungo prima di veder riconosciuto il suo status: solo nel 1959, la FIAPF (Fédération Internationale des Associations de Producteurs de Films) ne notificò il carattere competitivo e internazionale. Gli anni Sessanta e Settanta segnarono una crescita nel numero di film e di autori presentati e un aumento del prestigio presso l'opinione pubblica e la critica internazionale, sebbene solo nell'ultimo ventennio il L. I. F. F. si sia affermato come uno dei luoghi di scoperta del nuovo cinema indipendente (in pellicola e in video). In particolare con le direzioni di David Streiff e Marco Müller, ha volto lo sguardo verso le cinematografie dell'Estremo Oriente, dando voce alla New wave hongkonghese (v. Hong Kong) e ai film censurati dalla Repubblica popolare cinese, e diventando così un importante volano per le produzioni di quei Paesi. Nel corso di oltre cinquant'anni di vita, il Festival ha scoperto e premiato moltissimi autori, quali Stanley Kubrick, Glauber Rocha, Chris Marker, Marco Bellocchio, Marco Ferreri; ha seguito la carriera di registi come Jean-Luc Godard, Jacques Rivette, István Szabó, Aleksandr Sokurov, Hou Hsiao-hsien, Clara Law.
Fin dalla sua nascita, il Festival ha mostrato un'attenzione particolare alle esigenze del grande pubblico. Vero e proprio controcampo alla mondanità di Venezia e Cannes, grazie a proiezioni all'aperto (prima nei giardini del Grand Hotel poi, a partire dal 1971, nella cornice della Piazza Grande) o in palazzi sportivi (nelle sale del complesso La Morettina), ha sempre evitato la distinzione tra proiezione per addetti ai lavori e per il pubblico e, in particolare, l'idea di trasformare la piazza centrale della città in un cinema all'aperto si è dimostrata vincente: attualmente oltre dodicimila persone possono assistere ogni sera alle proiezioni della Piazza Grande, davanti a quello che è considerato lo schermo più grande d'Europa.
Nel 1946 figuravano quindici film nel cartellone del programma principale e nove in quello collaterale, intitolato Visioni private, cui si era aggiunta una rassegna di film documentari. Questa struttura tripartita (programma ufficiale, programma parallelo e rassegne dedicate ora ai documentari ora ai film per la gioventù) restò valida per oltre dieci anni. La sola novità fu l'istituzione, a partire dal 1950, di una sezione retrospettiva, che per tutti gli anni Cinquanta e nel decennio successivo avrebbe costituito uno dei punti di forza del Festival, come luogo di riscoperta del cinema muto (si veda la rassegna dedicata a Friedrich Wilhelm Murnau nel 1963), e di presentazione di autori nuovi come Ingmar Bergman (1957), o poco noti come Manoel de Oliveira (1965), o in piena maturità come John Ford (1963). La sezione retrospettiva è stata quella che con più continuità ha contribuito a promuovere l'immagine del Festival, grazie anche alle collaborazioni dei cineclub ticinesi e italiani, e avvalendosi dell'attività della Cinémathèque Suisse e del suo responsabile Freddy Buache.
Nel 1964 l'introduzione di un mercato del film (che funzionò solo per alcune edizioni) modificò il palinsesto abituale; la situazione rimase poi invariata fino al 1973, quando il Festival acquisì una fisionomia molto prossima a quella attuale che prevede un concorso e un fuori concorso con proiezioni sulla Piazza Grande, un concorso per cortometraggi, una settimana della critica, una rassegna dedicata al cinema svizzero (allora Information suisse, oggi Perspectives suisses), una retrospettiva. A partire dagli anni Novanta è stata la vocazione internazionale di Marco Müller a fare del L. I. F. F. il portavoce di grandi nomi ma anche il luogo della scoperta del cinema dei quattro continenti; sua, tra l'altro, è stata l'idea di una sezione trasversale (introdotta nel 1994) che non avesse preclusioni di genere, formato, anno di produzione e durata, intitolata Cineasti del presente e dedicata a quei registi che, grazie a una prospettiva estetica personale, offrono un contributo alla definizione del mondo contemporaneo. In quest'ottica, alla fragilità del concorso, da sempre considerato la parte più debole del Festival, hanno fatto riscontro retrospettive sempre più interessanti (per es., tutta la produzione di Abbas Kiarostami nel 1997, il cinema russo inedito nel 2000). Dal 1998 il Festival si è dotato anche di una sezione competitiva di opere girate in video, che potrebbe rilevarsi un importante atout nel prossimo futuro.
Fu l'avvocato Camillo Beretta, insieme a un gruppo di quattordici persone, per lo più illustri esponenti politici del Cantone ticinese, a dare il via, il 22 agosto 1946, al Locarno International Film Festival. Nello stesso anno la Mostra del cinema di Venezia riprendeva l'attività e poco dopo il Festival di Cannes inaugurava la prima edizione competitiva. Dopo lo svolgimento delle prime edizioni, appannaggio del cinema italiano e americano, le difficoltà nel reperire film destinati a un concorso internazionale (alle quali si univa la mancanza di una sala idonea) portarono, nel 1951, a un anno di sospensione e alla decisione di rinnovare la manifestazione. Nel 1953 il L. I. F. F.‒ unico caso tra i grandi festival ‒ inserì nel programma principale film sovietici e cecoslovacchi, benché questi Paesi non facessero parte della FIAPF, che dal 1950 gestiva le procedure di validazione dei festival. Il contrasto con la FIAPF portò nel 1956 alle dimissioni del direttore Camillo Beretta e alla decisione di sospendere nuovamente per un anno la manifestazione. L'anno successivo il Festival accentuò ancor più la sua dimensione di luogo di riflessione e di incontri con rassegne dedicate ai disegni animati e ai documentari (tra cui figuravano opere di Walt Disney, M. de Oliveira, Vittorio De Seta e Norman McLaren) e ai film per la gioventù. Nel 1958 venne inaugurata una sezione competitiva con il premio Vela d'oro, che ospitava presenze del nuovo cinema combinandole con quelle abituali del cinema americano e della commedia europea, tanto da far convivere in una stessa edizione (1959) film come I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli, Killer's kiss (1955, Il bacio dell'assassino), di Stanley Kubrick, e Moi, un noir (1958) di Jean Rouch. Negli anni Sessanta, nonostante un cambiamento di direzione (da Vinicio Beretta a Sandro Bianconi), il Festival intensificò il suo importante lavoro nei confronti dei giovani autori. Tra i numerosi registi scoperti: Shirley Clarke (The connection, 1962), Lina Wertmüller (I basilischi, 1963), Paulo Rocha (Os verdes anos, 1963, I verdi anni), Marco Bellocchio (I pugni in tasca, 1965). Contemporaneamente, il Festival allargava le sue frontiere arrivando ad accogliere nel 1965 ventuno film di diciotto nazioni diverse.Nel 1968 la Vela d'oro, simbolo del Festival, fu sostituita dal Pardo (o Leopardo), animale che da allora ha sempre accompagnato la manifestazione. Nel 1972 assunse la carica di direttore Moritz de Hadeln; la nuova direzione garantì stabilità e autonomia economica, oltre a bilanciare maggiormente gli aspetti culturali con quelli popolari e commerciali. Il primo risultato di questa politica si colse nel 1973 quando la Piazza Grande ospitò, oltre al film vincitore, Iluminacja (1973; Illuminazione) di Krysztof Zanussi, anche American graffiti (1973) di George Lucas. Le successive edizioni degli anni Settanta furono vivacizzate da vari scandali: prima Contes immoraux (1974; I racconti immorali di Borowczyk) di Walerian Borowczyk, poi Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975) di Pier Paolo Pasolini. Alle dimissioni di de Hadeln fece seguito, nel 1978, la nomina a direttore di Pierre Brossard, cui succedette, nel 1982, David Streiff. Un anno prima era salito alla presidenza del L. I. F. F. un uomo la cui storia ha coinciso con quella del Festival, Raimondo Rezzonico. Dapprima socio fondatore, successivamente membro del consiglio d'amministrazione e vicepresidente, Rezzonico è stato senza dubbio uno degli artefici dell'ascesa del Festival, in particolar modo negli ultimi vent'anni.Sia gli anni Ottanta, con la direzione di Streiff ‒ più pacata ma sicura nel percorrere la strada del nuovo cinema ‒ sia gli anni Novanta, segnati dalla figura di Müller, grande conoscitore del cinema dell'Estremo Oriente ma non meno attento a seguire le produzioni indipendenti europee e americane, hanno confermato il L. I. F. F. come luogo di proposta di un cinema inedito, rifiutato dai circuiti distributivi nazionali. Proprio su questa strada di valorizzazione di nuovi talenti, il Festival ha iniziato, nel 1991, ad assegnare anche una serie di premi ai giovani, denominati Pardi di domani. Concedendo diritto di parola al documentario, al fuoriformato, all'Underground e alle produzioni asiatiche, e rivolgendo una particolare attenzione al cinema contemporaneo, ha di fatto anticipato strade poi intraprese da Cannes (con la sezione Un certain regard) e Venezia (più recentemente con Nuovi territori), vincendo la scommessa di avvicinare il grande pubblico ai territori meno esplorati della settima arte. Dal 2001 la direzione del Festival di L. è stata affidata a Irene Bignardi. Nel 2003 il Pardo d'Oro è stato attribuito al film Khamosh Pani (Acque silenziose) della regista pachistana Sabiha Sumar, mentre il Pardo d'argento è stato vinto da Gori Vatra, noto anche con il titolo Fuse, di Pjer Zalica.
Festival internazionale del film Locarno. 40 ans/40 years ‒ Chronique et filmographie/Chronicle and filmography, éd. Roland Cosandey, Locarno 1988.
G. Volonterio, Dalle suggestioni del parco alla grande festa del cinema. Storia del Festival di Locarno 1946-1997, Venezia 1997.