LOCARNO (A. T., 20-21)
Città della Svizzera, capoluogo del distretto omonimo, situata nel Canton Ticino, in pittoresca posizione sulla riva nord-occidentale del Lago Maggiore, a 205 m. s. m., allo sbocco del fiume Maggia. La città è circondata da una corona di monti (La Madonna, m. 2069; Cardada, m. 1676; Trosa, m. 1874) che la proteggono dai venti del nord; a ovest si eleva il monte Gridone, mentre a sud l'orizzonte è chiuso dalla catena del Gambarogno sulla riva sud-orientale del lago. A Locarno convergono molte vallate: Centovalli, Onsernone, Val Maggia; essa dista appena 11 km. dal confine d' Italia, ed è nell'aspetto una città completamente italiana.
Il clima, mite e regolare, permette la vita a molte piante subtropicali, come palme, magnolie, camelie ecc.; vi sono quasi sconosciuti i rapidi sbalzi di temperatura e le nebbie; la temperatura media annua è di 11°,8, le precipitazioni sono molto abbondanti (in media, 1910 mm. di pioggia all'anno).
Le inondazioni del Maggia hanno sopraelevato il suolo e modificata la configurazione della riva del lago; anticamente questo occupava la Piazza Grande e raggiungeva le fondamenta del castello; il Maggia con l'ingrandire a poco a poco il suo delta, avrebbe separato la città dal lago, se il fiume non fosse stato canalizzato.
Gli abitanti (1931:6076; 1900:3603) sono quasi tutti cattolici; al principio del sec. XVI Locarno aveva più di 6000 abitanti, poi si spopolò quando i protestanti furono esiliati. Il commercio è molto attivo; la città fu collegata alla linea del Gottardo nel 1874 e alla Val Maggia con una ferrovia aperta nel 1907. A Locarno, per l'affluenza dei forestieri, è molto sviluppata l'industria alberghiera; anticamente era fiorente l'industria della seta.
Monumenti. - Delle antiche fortificazioni rimangono rovine del castrun maius (sec. XII) e alcune parti del castello inferiore (1382) e del gran castello dei Visconti (1342). La più antica chiesa è S. Francesco, costruita nel 1316, ampliata nel 1538 e rinnovata nel 1675 e 1922. Nel 1417 fu consacrata la Madonna del Sasso, poi ampliata e dal 1569 in poi affrescata varie volte; ha nell'interno un dipinto del Bramantino: la Fuga in Egitto. Del 1502 è la chiesa dell'Annunciata, del 1602 S. Rocco e S. Sebastiano, del 1616 S. Caterina de Ripa mogna, del 1636 l'Assunzione o Chiesa Nuova e del 1668-82 S. Antonio. Risale pure al sec. XVII la chiesa della Trinità dei Monti. Nella chiesa di S. Maria in Selva, al cimitero, importanti gli affreschi lombardi del 1400. Notevoli inoltre il sepolcro di Giovanni de Orello datato 1347 e firmato Stefano di Vellate, nonché il portale della casa Rusca, già Orelli, della fine del sec. XV.
Storia. - Locarno dovette essere fin dall'età preromana centro cospicuo, forse un forum o un conciliabulum. Avendo seguito la sorte di tutti i territorî alpini, aggregata alla pertica di Novara, divenne terra demaniale, e tale rimase a lungo, poiché è ricordata come corte regia nell'età longobarda e franca: ben presto alienata a privati, e poi ad enti pubblici (monastero di S. Ambrogio di Milano, 842), se non completamente, almeno in parte, ritorna al dominio imperiale, poiché nell'866 Ludovico II faceva dono alla moglie Angilberga della corte di Locarno, facente parte del comitato di Stazzona (Angera). Alla morte dell'imperatrice passava in proprietà del monastero di S. Pietro di Piacenza: ma, qualche decennio dopo, Ludovico di Provenza ne investiva il vescovo di Como, che ne rimase in possesso fin quando Federico Barbarossa donò Locarno al monastero di Disentis (1154): due anni dopo questo borgo, ch'era stato munito di castello (forse alla fine del sec. X), venne espugnato dai Milanesi e distrutto (1156): a quest'epoca, però, il comune doveva essersi già formato, per quanto i primi accenni risalgano solo al 1182-1186: periodo nel quale si sviluppa anche il consorzio signorile dei Capitanei di Locarnti (Muralto e Orelli), militi e vassalli del vescovo di Como.
Nelle lotte fra guelfi e ghibellini, Locarno partecipa passivamente, dapprima in potere dei guelfi (1262), poi dei ghibellini guidati da Simone da Orello, passando in seguito ai Rusca, che col 1343 diventano vassalli dei signori di Milano, assumendo più tardi il titolo comitale. Accanto al feudatario, continua, però, sia pure con minor giurisdizione, il consorzio nobiliare dei Capitanei di Locarno, formanti una vera congregazione di poche famiglie di nobiltà rurale, e conservatosi tale a lungo.
Passata sotto il dominio visconteo, Locarno ne segue le vicende, contribuendo energicamente a contenere le scorrerie svizzere nel sec. XV (specialmente all'epoca della battaglia di Arbedo), e solo nel 1512 venne occupata stabilmente dagli Svizzeri, contemporaneamente a Lugano. Seguì, poi, le vicende dei baliaggi ticinesi sottoposti alla dominazione dei dodici Cantoni svizzeri, finché, costituito il Cantone Ticino, ne divenne una delle tre città importanti e per un certo periodo di tempo, con Bellinzona e Lugano, alternativamente, la capitale.
Bibl.: C. Meyer, Die Capitanei von Locarno, Zurigo 1916; E. Pometta, Come il Ticino venne in potere degli Svizzeri, Bellinzona 1910-14; id., Saggi di storia ticinese, Bellinzona 1930. Per i monumenti: W. Suida, in Monatshefte für Kunstwissenschaft, II (1909), p. 470 segg.; P. Toesca, La pittura e la miniatura in Lombardia, Milano 1912, pp. 393-95; Fr. Chiesa, Monumenti storici e opere d'arte esistenti nel Cantone Ticino, Lugano 1928.
Patti di Locarno. - L'origine dei patti del 1925 deve ricercarsi in quel mutamento dello spirito pubblico dell'Europa (e specialmente della Germania e della Francia), che si cominciò a delineare nella seconda metà del 1923 in conseguenza della crisi della Ruhr. In Germania la nuova politica, di cui si fece campione Gustavo Stresemann, ebbe come base dapprima l'abbandono della resistenza passiva nella Ruhr, poi la rinunzia a ogni velleità di sottrarsi all'esecuzione del trattato di Versailles. In Francia, dove si volle vedere un nuovo orientamento per la prevalenza di A. Briand su R. Poincaré, si ammise il principio dello sgombero della Ruhr e, in processo di tempo, di tutti i territorî occupati sulla sponda sinistra del Reno, qualora la Germania avesse assunto impegni precisi circa le riparazioni e dato garanzie politiche circa il mantenimento dello statu quo. Il primo passo su tale via fu fatto nella conferenza di Londra (agosto 1924), che approvò il Piano Dawes (v. dawes) per le riparazioni. Per la parte politica, si era sperato di raggiungere lo scopo mediante il protocollo per la soluzione pacifica dei conflitti internazionali, elaborato nell'assemblea del settembre 1924 della Società delle nazioni, in cui la Germania stava per essere ammessa: ma l'opposizione dell'Inghilterra fece rimanere lettera morta quel protocollo.
Al principio del 1925 la Germania informò dapprima confidenzialmente l'Inghilterra e poi ufficialmente la Francia che sarebbe stata pronta ad aderire a un patto, per cui le potenze "interessate al Reno" (Francia Germania, Inghilterra, Italia) s'impegnassero di fronte agli Stati Uniti a non farsi reciprocamente la guerra. A questa comunicazione seguirono lunghi e laboriosi scambî d'idee, dapprima fra Parigi e Londra, poi tra Parigi e Berlino. Finalmente si decise di tenere a Locarno una conferenza, la quale si riunì il 5 ottobre e durò fino al 16. L'Italia vi fu rappresentata da V. Scialoia e poi da B. Mussolini; la Francia da A. Briand; la Germania da H. Luther e da G. Stresemann; l'Inghilterra da sir Austen Chamberlain; il Belgio da É. Vandervelde. La Polonia e la Cecoslovacchia chiesero anche di parteciparvi, ma vi furono ammesse soltanto limitatamente: esse furono rispettivamente rappresentate da A. Skrzyński e da E. Beneš.
Il 16 ottobre fu firmato il protocollo finale della conferenza di Locarno il quale constatava che si erano elaborati e parafati ne varietur i seguenti atti da firmarsi a Londra il 1° novembre: 1. trattato di garanzia fra Belgio, Francia, Germania, Inghilterra e Italia; 2. convenzione arbitrale fra Belgio e Germania; 3. convenzione arbitrale tra Francia e Germania; 4. trattato d'arbitrato fra Germania e Polonia; 5. trattato d'arbitrato fra Germania e Cecoslovacchia. Esso aggiungeva che il ministro degli Affari esteri francese aveva annunziato la conclusione di trattati di garanzia, da parte della Francia, con la Polonia e la Cecoslovacchia. Questi varî atti, comunemente detti "accordi di Locarno" non formano però, dal punto di vista giuridico, un tutto organico e nessuno di essi implica il consenso di tutti gli stati partecipanti alla conferenza.
Il più importante è il patto di garanzia per lo stato quo territoriale e il disarmo della frontiera renana: è il solo che abbia una reale portata politica con un esplicito riferimento al trattato di Versailles e che impegni più di due stati in quanto sancisce la garanzia collettiva della Francia, della Germania, dell'Inghilterra, dell'Italia e del Belgio. Nel preambolo si parla di "garanzie complementari nei limiti del patto della Società delle nazioni e dei trattati in vigore "fra gli stati firmatarî; ma effettivamente la nuova garanzia va non solo oltre, ma contro il patto stesso. Infatti mentre quest'ultimo non prevede intervento separato di nessuno stato non aggredito, ma soltanto i contributi dei varî stati "alle forze armate destinate a far rispettare gli impegni della Società" (art. 16), il trattato di garanzia implica l'intervento militare immediato di tutte le potenze firmatarie contro quella di esse che attaccasse la frontiera renana.
Le quattro convenzioni arbitrali, concluse separatamente dalla Germania con la Francia, con il Belgio, con la Polonia e con la Cecoslovacchia, non hanno nessun nesso né fra di loro né con il patto renano. Nelle trattative che avevano preceduto la conferenza, la Francia aveva proposto che la Germania, oltre che con le potenze partecipanti a quel patto, concludesse eonvenzioni arbitrali anche con gli altri stati fimatarî del trattato di Versailles e che tutte queste convenzioni avessero la garanzia "individuale e collettiva" delle prime. Ma l'Inghilterra, restia a prendere ulteriori impegni circa le frontiere orientali della Germania, vi si era opposta. Infatti il protocollo finale di Locarno rilevò che le potenze firmatarie hanno soltanto "dato la loro approvazione ai progetti di trattati e di convenzioni, che rispettivamente li riguardano e che si riferiscono reciprocamente gli uni agli altri". Quindi l'Italia e l'Inghilterra, non avendo partecipato a nessuna delle convenzioni arbitrali, non hanno nemmeno contratto alcun impegno al riguardo.
I trattati di garanzia, che la Francia stipulò a Locarno con la Polonia e con la Cecoslovacchia, hanno sostituito le alleanze, che esistevano prima tra la Francia e questi due ultimi stati e i cui termini potevano essere in parte incompatibili col patto renano. È tuttavia significativo che la conferenza abbia evitato di prenderne cognizione ufficiale, lasciando l'impressione che alcune loro disposizioni potrebbero sollevare obiezioni da parte di altre potenze partecipanti.
Con gli accordi di Locarno la Francia ha ottenuto il grande vantaggio di fare del Reno una frontiera internazionale e di ottenere finalmente quelle garanzie complementari contro un'eventuale nuova invasione tedesca, che dall'armistizio in poi aveva cercato invano. La Germania, pur confermando implicitamente, ma con maggiore efficacia morale, la sua rinunzia all'Alsazia-Lorena, si è messa a riparo da nuove sanzioni o iniziative francesi come l'occupazione della Ruhr o il movimento separatista nel Palatinato; inoltre essa ha sottolineato le sue già note riserve circa le frontiere orientali, pur rinunciando a farle valere con la violenza. Questo fatto non è stato compensato dall'ammissione della Polonia e della Cecoslovacchia, le quali hanno potuto soltanto attestare solennemente il loro desiderio di contribuire alla politica pacifica, che la conferenza di Locarno si proponeva d'inaugurare. Il patto renano deve rimanere in vigore finché il Consiglio della Società delle Nazioni, votando con la maggioranza di almeno due terzi, constati che la Società assicura ai contraenti garanzie sufficienti: in tal caso la validità del patto (e di tutti gli altri accordi di Locarno) cesserebbe nel termine di un anno. La politica conciliatrice di Locarno, per cui si è a lungo parlato di uno "spirito di Locarnoı, non ha certo soppresso il secolare antagonismo franco-tedesco. Nel colloquio di Thoiry (16 settembre 1926), che seguì l'ammissione della Germania nella Società delle nazioni, Stresemann e Briand procedettero a un largo scambio di vedute sulle possibilità del prossimo avvenire. Tre anni dopo, la conferenza dell'Aia risolveva definitivamente la questione delle riparazioni con l'approvazione del piano Young e stabiliva le modalità dello sgombero della Renania, eseguito entro il giugno 1930.
Bibl.: F. L., Storia diplom. del patto a cinque, in Politica (luglio-agosto 1925); F. Tommasini, Gli accordi di Locarno e l'Europa orient., in Nuova Antol., 1° maggio 1926; F. H. Simonds, Hist. de l'Europe d'après guerre, Parigi 1929.