LOCHES
(Loccae, Loecis super Angerem nei docc. medievali)
Cittadina della Francia centrale (dip. Indre-et-Loire), L. è collocata su di un rilievo isolato nel complesso dell'altopiano della Turenna meridionale, che domina la valle dell'Indre alla sua confluenza con il corso del Mazerolles.Il centro della città vecchia è occupato dal castello, il cui circuito si adatta ai contorni del rilievo, protetto a S dal donjon che isola la corte bassa, dove furono edificati la collegiata di Notre-Dame (od. chiesa di Saint-Ours) e il palazzo reale. La porta nella cortina occidentale comunica con l'abitato, a sua volta circondato da una cinta che, ricostruita in gran parte nel sec. 15° con quattro porte, raddoppia a O le mura del castello; la fortezza di Saint-Ours, occupando parte del fianco orientale dell'altopiano, proteggeva l'estremità settentrionale dell'area del castello. Là si trovava la parrocchiale di Saint-Pierre-et-Saint-Ours, distrutta durante la Rivoluzione francese; gli scavi hanno restituito il complesso - a navata unica conclusa da un coro triabsidato a tre navate, posto su una cripta di medesimo impianto -, datato alla seconda metà del sec. 11°, quando la chiesa fu incamerata nel patrimonio dell'abbazia di Beaulieu-lès-Loches (Lelong, 1974).Il sito di L. è menzionato per la prima volta da Gregorio di Tours (Hist. Fr., X, 31), il quale riferisce che vi sarebbe stata fondata una basilica, intorno al 450, dal vescovo di Tours Eustochio. Nella seconda metà del sec. 5° s. Orso, originario di Cahors, si sarebbe stabilito a L., forse per sfuggire alle persecuzioni del re visigoto Eurico; già allora, sempre secondo la testimonianza di Gregorio di Tours (Vitae Patrum, 18), L. possedeva una fortezza. È probabile che L. servisse da avamposto del regno visigoto e, in seguito, dell'Aquitania tentata dall'autonomia politica; questo spiega l'intervento di Pipino e Carlomanno, che distrussero il sito nel 742. L. fu fortificata di nuovo nel secolo successivo e donata da Carlo il Calvo a un certo Adelandus, nobile della regione di Orléans.Agli inizi del sec. 10° il castello fu acquisito, attraverso vie matrimoniali, da Folco I il Rosso, capostipite della casata comitale d'Angiò. L. diventò allora una delle residenze preferite della casa angioina e base strategica per intraprendere operazioni militari contro la nobiltà del Blésois e della Turenna. Tra il 978 e il 985 Geoffroy Grisegonelle vi fondò la collegiata dedicata alla Vergine, senza dubbio nel sito dell'od. chiesa di Saint-Ours, che ricevette questa dedicazione solo dopo la scomparsa della chiesa di Saint-Pierre-et-Saint-Ours nella città bassa.Alla luce delle ultime scoperte archeologiche, e in particolare dall'analisi dendrocronologica del monumento (Feuillet, 1991), il donjon romanico sarebbe stato innalzato verso il 1030 dal potente conte d'Angiò Folco III, detto Nerra. Nella seconda metà del sec. 12° L. fu contesa tra i re di Francia e i Plantageneti; il castello, occupato dalle truppe del re di Francia nel 1194, fu ripreso lo stesso anno da Riccardo Cuor di Leone e recuperato da Filippo II Augusto nel 1205; da allora L. perse gran parte del suo ruolo militare, migliorando in seguito soprattutto la funzione residenziale, senza tuttavia trascurare il ruolo difensivo e politico di prigione di stato. Questa fortezza fu apprezzata in particolare da Carlo VII (1422-1461), perché prossima al teatro delle operazioni di riconquista durante l'ultima fase della guerra dei Cento anni; vi risiedette Agnès Sorel, amante di Carlo VII, come pure più tardi Anna di Bretagna, all'epoca di Luigi XII (1498-1515).Si ignora completamente la sistemazione del castrum più antico; è verosimile che, alla fine del sec. 10°, una motta con mastio in legno si elevasse ai piedi del rilievo. L'attuale donjon, la cui pianta rettangolare è tipica degli inizi dell'epoca romanica, è uno dei più imponenti d'Europa (altezza m. 35; lunghezza m. 25; larghezza m. 13) e, come gli altri edifici del castello, è costruito in tufo calcareo; lo spessore dei muri, costituiti da paramenti a ricorsi regolari di pietre, varia dai m. 3,40 della base a m. 1 ca. del culmine; le rastremazioni sono effettuate tramite riseghe su cui alloggiavano le travi dei solai dei tre piani, crollati per mancanza di manutenzione dopo l'abbandono nel 15° secolo. All'esterno, le cortine sono rinforzate da contrafforti semicilindrici addossati a costoloni solidali alle murature.È probabile che il donjon, nel suo stato definitivo, unisse funzioni difensive e residenziali, per sostituirsi all'occorrenza al palazzo comitale situato all'altra estremità dell'altopiano. L'esistenza di un avancorpo, che conteneva la scala d'accesso e la cappella di Saint-Salleboeuf al secondo piano, liberava lo spazio all'interno dell'edificio, dove si succedevano dal basso il cellier, accessibile attraverso botole, una grande sala con disimpegno allo stesso livello nell'avancorpo, la residenza comitale e infine l'attico, che, circondato da un cammino di ronda esterno su travi lignee, concentrava le funzioni difensive. Le analisi dendrocronologiche sembrano sottolineare l'omogeneità del monumento, così da confermare i confronti con i donjons di Langeais (1020 ca.) e di Montbazon (1050 ca.).Per consolidare il dispositivo di difesa del donjon si costruì, nel sec. 12°, una doppia cortina: la prima isolava la torre dal resto del castello, la seconda la proteggeva da un eventuale attacco esterno. Nel terzo quarto del sec. 12° si dotò il rilievo a S di una nuova cinta dal tracciato convesso, rinforzata a intervalli regolari da torrette semicircolari piene, con principale funzione di contrafforti. I considerevoli sterri compiuti nel sec. 16° all'interno della corte bassa hanno distrutto molti tratti di mura. La presa di L. nel 1194 da parte di Riccardo Cuor di Leone, salutata come un'impresa valorosa, potrebbe indicare che questo circuito era anteriore.Per ovviare alle insufficienze difensive della cinta esterna, si decise di fiancheggiare il fronte meridionale con tre imponenti torri a sperone e di allargare e scavare più in profondità il fossato. Queste torri furono forse aggiunte su richiesta di Riccardo Cuor di Leone dopo il 1194, ma alcuni elementi indicano un rimaneggiamento dopo la riconquista di L. da parte di Filippo II Augusto. Un'altra torre, la cui tecnica costruttiva è prossima a quella delle torri a sperone, fu innalzata a S-E del donjon, per fiancheggiare dall'interno le differenti cortine della corte bassa.All'inizio della guerra dei Cento anni, nel 1358-1359, si procedette al rifacimento delle coperture e dei cammini di ronda del ridotto del castello. Nel sec. 15° furono condotti interventi più rilevanti di ordine difensivo e politico: la cortina settentrionale della cittadella fu rinforzata e il suo spessore triplicato; furono innalzate la poderosa torre detta di Luigi XI, in realtà del primo terzo del sec. 15°, e la torre cilindrica inquadrata da due ali disposte ad angolo retto, con sale quadrangolari voltate e ampiamente illuminate, latrine e caditoie; inoltre si costruì il Martelet, un padiglione sistemato presso l'angolo sudoccidentale del ridotto, a cavallo della cortina del sec. 12°, costituito da due piani emergenti sopra diversi livelli sotterranei, il più alto dei quali avrebbe ospitato, secondo la tradizione, la prigione segreta di Ludovico Sforza. Il Martelet fu edificato verso il 1450 soprattutto come luogo di detenzione ed è senza dubbio la più antica prigione conservata in Francia.La residenza reale insediata nella parte settentrionale del rilievo si compone di due corpi di fabbrica di epoche successive: l'ala c.d. di Carlo VII a S, collegata mediante un passaggio su due livelli alla torre detta di Agnès Sorel nell'angolo sudorientale, risalirebbe in realtà al secondo terzo del sec. 14°; l'ala c.d. di Luigi XII a N, connessa forse ai lavori di cui il sovrano affidò il pagamento a Pierre Hamelin (Parigi, BN, fr. 5085, c. 49r). Nella residenza si conservano due importanti opere: la tomba con figura giacente di Agnès Sorel (m. nel 1450), in origine nella collegiata di Notre-Dame, e un grande trittico dipinto (fine sec. 15°) con la Crocifissione, interessante testimonianza degli epigoni del pittore Jean Fouquet, proveniente dalla vicina certosa del Liget.La chiesa di Saint-Ours non conserva nulla della fondazione di Geoffroy Grisegonelle del 10° secolo. Le parti più antiche risalgono infatti alla fine del sec. 11° e comprendono la torre campanaria occidentale, che, dotata al primo piano di una sala coperta da una volta nervata, chiudeva la chiesa allora a navata unica. Agli inizi del sec. 12° furono ricostruiti il transetto, che ingloba elementi anteriori nel braccio settentrionale, e il coro triabsidato. Il vano d'incrocio, coperto da una cupola sormontata dal campanile, immette su una navata più ampia, la quale è fiancheggiata da passaggi laterali, secondo una formula abbastanza diffusa nella Francia centrale.Il priore Thomas Pactius (m. nel 1168), notaio e cappellano del conte d'Angiò, poco prima di morire dispose di voltare la navata; i muri perimetrali furono pertanto rinforzati per sostenere la nuova soffittatura, costituita da una coppia di volte piramidali ottagone. Questo tipo di copertura richiama quelle adottate per le cucine dell'abbazia cistercense di Fontevraud o per la perduta fontana del monastero di Beaulieu-lès-Loches, soluzione che deriva dalle volte a cupola su navata unica in uso nella Francia occidentale; le navate laterali furono costruite nel 14° e 15° secolo.Poco dopo il 1168 un vasto portico, coperto da una volta a ogiva di tipo angevino, fu addossato al blocco campanario occidentale. Il portale a tre archivolti, ornato da personaggi, animali fantastici e motivi vegetali, è sormontato da una grande composizione figurata, costituita dall'Adorazione dei Magi e, più in basso, da due coppie di personaggi - forse un'Annunciazione e una Visitazione -, mentre a livello degli strombi sono le statue di S. Pietro a destra e di un vescovo a sinistra. La disposizione delle figure sembra essere quella originaria, anche se la presenza di colonne alle spalle dei personaggi del registro intermedio fa ipotizzare che per essi fosse prevista un'altra collocazione. L'insieme tradisce influenze artistiche diverse, provenienti dalla Francia occidentale per la composizione murale a fregio e per alcuni dettagli stilistici; la spigliatezza dei personaggi testimonia invece la conoscenza della prima scultura gotica.
Bibl.: J. Vallery-Radot, L'église Saint-Ours de Loches, BMon 83, 1924, pp. 5-40; id., Loches, CAF 106, 1948, pp. 111-125; C. Lelong, Recherches sur l'ancienne église Saint-Ours de Loches, BMon 132, 1974, pp. 189-199; P. Héliot, Le château de Loches et les forteresses des XIe et XIIe siècles, Mémoires de la Société archéologique de Touraine 9, 1975, pp. 33-40; C. Lelong, Les mosaïques de Saint-Ours de Loches, ivi, pp. 41-44; E. Vergnolle, Le portail de Saint-Ours de Loches (ancienne Notre-Dame), ivi, pp. 69-76; P. Héliot, M. Deyres, Le château de Loches, BMon 145, 1987, pp. 15-87; N. Faucherre, J. Ottaway, Loches, in Architectures en région Centre, a cura di J.M. Pérouse de Montclos, Paris 1988, pp. 409-417; M.F. Feuillet, Loches (Indre-et-Loire). Donjon roman, Archéologie médiévale 21, 1991, pp. 362-363.D. Sandron