LODI
Città e sede vescovile a circa 30 km a sud-est di Milano, in una posizione strategica per i collegamenti viari e fluviali in direzione del Po, Lodi cercò di contrastare Milano alleandosi con le città a lei tradizionalmente nemiche, Pavia e Cremona. Si trattò di scelte di breve durata: Lodivecchio fu distrutta nel 1158 e il risorto comune nel 1167 aderì alla Societas Lombardorum.
Lodi, alleata di Milano fin dal 1198, ostacolò il passaggio di Federico II dal suo territorio quando, nell'estate del 1212, egli dovette attraversare il Lambro per raggiungere Cremona, nell'avventuroso viaggio che l'avrebbe condotto in Germania per l'incoronazione: fu pertanto messa al bando dal vescovo Federico di Trento, vicario regio per l'Italia (5 maggio 1213).
Ugolino d'Ostia, nel 1217 legato papale nell'Italia centrosettentrionale per pacificare tra di loro le città e reperire risorse economiche e militari per la crociata, si proponeva anche di spianare la strada al giovane re di Germania e candidato all'Impero, che si apprestava a ritornare nella penisola. Il 2 dicembre 1218 nella cattedrale di Lodi ci fu un solenne incontro al quale presero parte i vescovi della regione e gli esponenti del mondo comunale: Ugolino ordinò la pacificazione generale e lo scambio dei prigionieri. Il clima più disteso favorì buoni rapporti con il neoincoronato imperatore: egli infatti confermò i privilegi concessi dai suoi predecessori a Lodi (28 novembre 1220).
Attorno al 1222 scoppiò a Lodi il dissidio tra i milites, capeggiati dagli Overgnaghi, e i populares, con a capo i Sommaripa. Nel 1224 il podestà di Lodi, il milanese Negro Prealone, stabilì che i Sommaripa e i loro aderenti avrebbero dovuto essere risarciti attingendo direttamente ai beni degli Overgnaghi; questi ultimi rimasero insoddisfatti e nel 1225 chiesero una nuova sentenza al podestà di Milano. Il lodo definitivo (25 marzo 1226) inasprì le precedenti sanzioni, ponendo le premesse della divisione della città: dal 1225, infatti, il comune di Lodi si identificò con una delle parti cittadine, quella dei Sommaripa, sostenuta da Milano, che esercitava così il controllo sul vicino centro.
Il 6 marzo 1226 a S. Zenone al Mozzo Milano, Brescia, Bologna, Vicenza, Padova e Treviso stabilirono la ripresa dell'attività politico-militare della Lega lombarda, l'adesione alla quale fu poi formalizzata con successivi giuramenti prestati dalle diverse città: l'11 aprile fu la volta di Lodi e Piacenza. Ormai lo scontro con Federico II era aperto e il blocco delle Chiuse di Verona impedì la realizzazione della dieta imperiale indetta a Cremona, nella quale il sovrano si proponeva di pacificare i conflitti esistenti nella regione padana ‒ indispensabile premessa per lo svolgimento della crociata. La conseguenza fu la scomunica e la messa al bando delle città ribelli, con la privazione dei diritti ad esse garantiti dalla pace di Costanza. Grazie alla mediazione di papa Onorio III, nel 1227 i comuni lombardi furono riammessi alla grazia del sovrano, ma le ostilità non cessarono e lo stato di tensione nella regione si mantenne alto, come indirettamente suggerisce lo stretto controllo esercitato da Milano su Lodi, ora ritenuta strategicamente cruciale per rafforzare la linea difensiva a sud, la direzione dalla quale si prevedevano gli attacchi dell'imperatore. Se si escludono attriti con la vicina Piacenza, per la soluzione dei quali nel 1227 furono coinvolti i rettori anziani della Lega, la partecipazione di Lodi al fronte antimperiale fu cordiale e la città fu sede delle infruttuose trattative che nel 1232 si svolsero tra gli inviati papali e imperiali.
Nel dicembre 1234 Martino de Sommaripa di Lodi fu tra gli ambasciatori delle città della Lega che giurarono fedeltà a Enrico, lo sfortunato figlio di Federico II allora alla ricerca di alleanze per contrastare il sovrano.
Nel 1237 Lodi fu coinvolta nella costruzione di un nuovo ponte sul Po, per garantire una via di comunicazione sicura tra Milano e Piacenza: i milanesi acquistarono dai piacentini il terreno in località S. Andrea e quindi lo cedettero ai lodigiani; sostennero inoltre le spese di costruzione, ottenendo in cambio la garanzia di poter ricevere la metà dei pedaggi sulle merci che fossero transitate.
Il 27 novembre 1237 i milanesi, capeggiati dal podestà Pietro Tiepolo di Venezia, furono sconfitti a Cortenuova (v.), dove anche cinquanta milites lodigiani furono catturati da Federico II: diverse città aderenti alla Lega colsero l'occasione per schierarsi con l'imperatore, tra queste Lodi e Como, i due centri strategici sui quali il capoluogo lombardo più aveva esercitato un fattivo controllo. I lodigiani approfittarono di una fase di incertezza apertasi nel corso delle trattative tra Milano e l'imperatore: poiché i milanesi, sperando di ottenere l'apertura di negoziati di pace, ritirarono i loro eserciti da Lodi, i lodigiani cacciarono il podestà Ottone Visconti e si sottomisero a Federico II, che il 12 dicembre fece ingresso nella città e vi rimase fino al successivo 8 gennaio. Gli Overgnaghi sostituirono al potere i Sommaripa e, col facilitare i collegamenti tra i territori delle due tradizionali nemiche di Milano, Cremona e Pavia, garantirono un importante successo alla parte imperiale.
La solenne scomunica dell'imperatore (20 marzo 1239) provocò il sorgere di dissidi interni: i Frati minori si impegnarono nella propaganda antimperiale e uno di essi fu addirittura condannato al rogo, mentre gli altri furono costretti all'esilio; anche il clero si trovò diviso. Il vescovo Ottobello dovette abbandonare la città colpita da interdetto e nel 1241 il comune cercò di usurpare la giurisdizione vescovile. Lodi fu allora privata della sede episcopale, come attesta una lettera di papa Innocenzo IV che nel giugno 1243, dopo la morte di Ottobello, si limitò a designare amministratori per i beni della mensa vescovile.
Durante gli anni dello scontro diretto tra Federico II e Milano il territorio di Lodi fu al centro delle campagne militari, sia del legato papale Gregorio da Montelongo, sia degli eserciti imperiali, che nel 1239 e ancora nel 1245 tentarono il decisivo attacco contro il capoluogo lombardo. In tale quadro si collocano i soggiorni del sovrano a Lodi, durante uno dei quali egli concesse alla città il diritto di zecca. Per quanto riguarda il governo di Lodi, negli anni dell'alleanza con la pars imperii si segnala la continua presenza di podestà cremonesi e pavesi: l'unico indizio di dissenso è offerto da una congiura capeggiata dai "de Sacchis" e dagli Alboni, che però fu soffocata nel sangue.
Nel giugno 1243 gli eserciti del marchese Lancia e di re Enzo fronteggiarono presso Lodivecchio quelli di Milano, ma senza giungere a uno scontro in campo aperto; la stessa sorte toccò nel 1245 a Federico II che, sebbene forte dell'appoggio di Ezzelino da Romano, di re Enzo e dei lodigiani, a causa delle difficili condizioni meteorologiche in novembre abbandonò il campo e si recò a Lodi, dove il 14 di quel mese s'incontrò con il figlio Enzo.
Nel 1250 podestà di Lodi fu Manfredi Lancia, vicario imperiale per l'area padana occidentale, che contrastò con successo un ennesimo attacco delle truppe milanesi; il marchese era ancora a capo del comune nel 1251, quando però, sia per l'indebolimento del fronte filoimperiale seguito alla morte di Federico II, sia per la lunga permanenza di papa Innocenzo IV e della Curia a Milano, Sozzo de Vistarino, già schierato con gli Overgnaghi, in accordo con il comune del capoluogo diede vita a una propria fazione e l'8 agosto 1251 giurò la pace chiedendo a Milano di occupare militarmente Lodi e di cacciare il marchese Lancia, che in quell'occasione ebbe l'appoggio dei cremonesi, capeggiati da Uberto Pallavicini, e dei piacentini, che nel frattempo avevano abbandonato la Lega.
Con il rientro dei fuorusciti si avviarono anche le trattative con la Sede Apostolica, così nel 1252 Martino della Torre fu podestà di Lodi, Sozzo de Vistarino assunse la carica di potestas populi e Innocenzo IV ripristinò la diocesi di Lodi ponendole a capo Bongiovanni Fissiraga.
Fonti e Bibl.: tra le fonti v. C. Vignati, Codice diplomatico laudense, II, 1-2, Milano 1883-1885, e Gli atti del Comune di Milano nel secolo XIII, a cura di M.F. Baroni, I, 1217-1250, Milano 1976, nrr. XXXI, XXXIV, CLI, CCCXXI, CCCLXVIII. Le indicazioni di altre fonti, nonché della precedente storiografia, si trovano in A. Caretta, La lotta tra le fazioni di Lodi nell'età di Federico II (1199-1251), Lodi 1983. I più recenti studi utili per la ricostruzione della storia di Lodi in questo periodo sono: L. Samarati, Dalla fondazione di Lodi alla Riforma tridentina, in Diocesi di Lodi, a cura di A. Caprioli-A. Rimoldi-L. Vaccaro, Brescia 1989, pp. 50-51; G. Chiodi, Istituzioni e attività della seconda Lega lombarda (1226-1235), in Studi di storia del diritto, I, Milano 1996, pp. 119 e 169; R. Hermes, Totius libertatis patrona: die Kommune Mailand in Reich und Region während der ersten Hälfte des 13. Jahrhunderts, Frankfurt a.M. 1999, pp. 296-307, 351-372. G. Albini, Lodi, in Lexikon des Mittelalters, V, München-Zürich 1991, coll. 2068-2069.