MURATORI, Lodovico Antonio
Nato a Vignola il 21 ottobre 1672, morto a Modena il 23 gennaio 1750. Si potrebbe dire che il racconto della sua vita s'identifica con la sua bibliografia, perché le date della pubblicazione delle sue opere segnano le tappe più memorande della sua esistenza. Tuttavia, il periodo della sua preparazione non fu così tranquillo come quello della maturità e della vecchiaia, quando poté raccogliersi nella quiete laboriosa della Biblioteca degli Estensi e della sua chiesetta di S. Maria della Pomposa in Modena. Laureatosi in ambo le leggi appunto a Modena e datosi presto al sacerdozio, fu assunto quale "dottore" all'Ambrosiana, dove si recò nel 1695. Ma già prima di partire per Milano, aveva avuto la fortuna d'incontrarsi con un celebre erudito, il padre Benedetto Bacchini, che aveva lasciato un'impronta incancellabile nel suo spirito. Fu appunto il Bacchini (il quale aveva concepito un'alta stima dell'ingegno e delle doti morali del giovane vignolese) a proporre al duca di Modena, Rinaldo I, di chiamarlo da Milano alla direzione della sua ricca biblioteca privata. Il che avvenne nel 1700, dopo che il Muratori aveva avuto modo di affermarsi nel campo degli studî filologici col primo volume degli Anecdota e di stringere familiarità con la società letteraria milanese, sotto gli auspici dei Borromeo di cui era divenuto intrinseco.
La corte estense gli offerse ogni comodità di studio. Il M. trovò in Modena le condizioni di tranquillità necessarie al suo immane lavoro. Il quale lavoro paziente, acuto, vasto e multiforme rappresenta forse il maggiore sforzo che l'intelletto umano abbia mai fatto nel campo dell'erudizione, ed è tutto illuminato dalla luce diffusa di una serena e consapevole modestia, tutto pervaso e commosso dall'afflato di una religione candidamente sentita e professata con purezza immacolata di cuore. Sacerdote degnissimo, credente fervido e fermo con una dolcezza ingenua, devoto alla Chiesa, il M. orientò tutta la sua opera di storico entro un'intuizione e concezione del mondo adeguata alle esigenze della sua fede. Quale fosse questa concezione del mondo, è chiaro grazie ai suoi libri della Carità cristiana e della Regolata divozione, che sono una ragionata e soave esaltazione dei precetti e della dottrina di Cristo. Era naturale che, con siffatta disposizione d'animo, la storia cara al M. fosse quella dei maurini di Francia, i quali avevano indirizzate le ricerche sulla via della più rigida erudizione, riattaccandosi all'indirizzo italiano controriformistico e dando talora un'eccessiva importanza alla considerazione teologica degli avvenimenti. In Italia, l'erudizione maurina o benedettina aveva trovato tra gli altri un insigne rappresentante nel Bacchini, a cui si ricongiunge il M., che si salva dagli eccessi in virtù d'un buon senso naturale e fondamentale, quale si ammira in ognuna delle sue opere. Così, la storia muratoriana fu la storia di chi si tiene pago "a conoscere come sono andate le cose", senza sforzarsi, come voleva il Vico, di attingere nei fatti lo spirito, cercando l'ideale e l'eterno di là dal transeunte; ma fu una storia che si arrogò a buon diritto una notevole indipendenza di giudizio, si svincolò dagl'impacci della tradizione e si adoprò a scoprire e ad ammassare, con un fine nuovissimo di comparazione e di controllo, una congerie sterminata di documenti. Ne uscì una storia fondata soprattutto sull'esame delle cronache e degli atti archivistici, una storia, insomma, filologica, serena, addolcita dalla fiducia nella Provvidenza, ma quasi imparziale e ricca d'una forza che le veniva dai limiti stessi entro cui era rigidamente confinata.
Esempî memorabili di questa storia, sono tre opere a cui si ricorrerà sempre con grande profitto: i Rerum italicarum scriptores, le Antiquitates italicae medii aevi e gli Annali d'Italia.
I Rerum sono un'amplissima silloge di cronache che dal 500 d. C. giunge sino all'età del Rinascimento, pubblicata sotto gli auspici di una società di dotti (Società palatina) espressamente costituitasi a Milano. Figurano nei Rerum i cronisti Giordane, Procopio, Paolo Diacono; vi sono edite le Leggi Longobarde, i Capitolari carolini, il Liber pontificalis, quello di Agnello Ravennate, la Vita della contessa Matilde, gli annali e le cronache monastiche di Farfa, della novalesa, di San Benedetto di Montecassino, di Subiaco, le prime storie delle Puglie, della Calabria, della Sicilia, come quelle di Romualdo Salernitano, Ugo Falcando, Saba Malaspina, Niccolò de Iamsilla, le preziose cronache degli Svevi e quelle più importanti regionali dei secoli XIII-XIV, fra cui quelle magnifiche di Dino Compagni e dei Villani, oltre ad altre numerosissime narrazioni, che costituiscono come il nerbo della storiografia italiana.
Riposano sulla base granitica di questa silloge (oltre che su minute e infinite ricerche d'archivio) le altre due opere monumentali muratoriane: le Antiquitates, che aprirono la strada alla storia della cultura e alla filologia del Medioevo, e gli Annali, che sono il primo trattato completo di storia italiana.
Distribuite in settantacinque dissertazioni, le Antiquitates sono un ricchissimo emporio d'erudizione. Quivi, su molti aspetti e molte sezioni della storia medievale (dalle ordalie, dalle rappresaglie ai giuochi pubblici e privati, dalla storia delle eresie a quella dei mercati, dalle indagini etimologiche alle investigazioni sull'origine della lingua, ecc.) il Muratori trovò maniera di prodigare i tesori della sua immensa erudizione. Gli Annali costituiscono un vasto repertorio di notizie dal principio dell'era volgare sino a mezzo il sec. XVIII. Gli avvenimenti storici sono narrati quasi anno per anno, nei loro rapporti esteriori di causa ed effetto, con un'esposizione facile e piana; onde la lettura non riesce faticosa. L'erudizione vi è servita con un fare semplice e bonario, che induce nel lettore simpatia e gratitudine.
Molte altre opere storiche scrisse il Muratori (sulla numismatica, sulla liturgia, ecc.), fra cui non si possono dimenticare il Thesaurus veterum inscriptionum, la Liturgia romana vetus e le Antichità estensi, che, dopo quelli ricordati, sono i suoi libri principali. Ma non si debbono trascurare neppure alcuni dei suoi scritti sociologici, giuridici e anche filosofici. Dei difetti sulla giurisprudenza è un libro che esercitò effetti salutari sulla legislazione della Toscana poco dopo la sua comparsa e che ebbe non poco influsso nella compilazione del codice estense. Sono piene di buon senso le sue operette Della pubblica felicità e Delle forze dell'intendimento umano e la sua Filosofia morale, entro cui è diffuso un sereno e dolce ottimismo che scaturisce dalla sua fiducia in Dio. Notevoli per la ricchezza d'informazione e di osservazioni le Missioni nel Paraguay. Sono opere orientate secondo i dettami del più puro cristianesimo, dal quale egli aveva derivato la soave fragranza che spira nell'aureo libriccino sulla Carità cristiana.
Anche i problemi letterarî non lo lasciarono indifferente. Se giunse, nella Perfetta poesia, nelle Annotazioni al Petrarca e nelle Riflessioni sopra il buon gusto, ad attribuire all'arte una relativa autonomia, non riuscì però a staccarsi del tutto da preconcetti finalistici, dottrinarî e anche retorici, comuni ai trattatisti del suo tempo.
Chi legge, poi, il suo dovizioso epistolario scambiato con i maggiori eruditi dei secoli XVII-XVIII e tenga, insieme, presenti alla mente le sue opere maggiori e soprattutto quella che meglio e forse interamente lo rispecchia, cioè le Antiquitates italicae, vede sorgere da quella grande mole di scritti una figura ben nitida e definita di studioso settecentesco, enciclopedico, curioso, avido di sapere, ma soprattutto uno storico di razza, un ricercatore appassionato, un erudito di primissimo piano, e un uomo buono e dolce, portato alla pietà, all'abnegazione, al sacrificio; modesto, ma consapevole; umile, ma geloso della sua indipendenza di giudizio, sdegnoso dei compromessi, amico della verità.
Opere: Registriamo, per ordine cronologico, le più importanti opere del M. con la data della prima edizione: Anecdota, I (Milano 1697); II (ivi 1698); III-IV (Padova 1713); Vita e rime di Carlo Maria Maggi (Milano 1700); Primi disegni della Repubblica letteraria d'Italia, sotto il nome di Lamindo Pritanio (Napoli [ma Venezia] 1703); Prolegomena ad veritatis et pacis amantes (1705); Della perfetta poesia italiana (Modena 1706); Introduzione alle paci private (1708); Riflessioni sopra il buon gusto (Lamindo Pritanio; Venezia 1708); Osservazioni sul dominio temporale della Sede Apostolica sopra la città di Comacchio (Modena 1708); Anecdota graeca (Padova 1709); Su P. J. Martelli (Giornale dei lett. d'Italia, V, art. 13); Supplica di Rinaldo I duca di Modena per le controversie di Comacchio (Modena 1710); Quistioni comacchiesi (1711); Vita e rime di Francesco Petrarca (Modena 1711); Piena esposizione dei diritti imperiali ed estensi sopra la città di Comacchio (Modena 1712); Governo della peste (Modena 1714); De ingeniorum moderatione in religionis negotio (Parigi 1714); Antichità estensi, I (Modena 1717); II (ivi 1740); Vita del B. Paolo Segneri Juniore (Modena 1720); Disamina di una scrittura intitolata "Risposta a varie scritture in proposito della controversia di Comacchio" (1720); Della carità cristiana (Modena 1723); Rerum italicarum scriptores, I-XXVII (Milano 1723-1738; il vol. XXVIII uscì nel 1751, un anno dopo la morte del M.); Vita ed opere critiche di Lodovico Castelvetro (Lione 1727); Motivi di credere tuttavia ascoso e non iscoperto in Pavia il sacro corpo di S. Agostino (Trento [ma Lucca] 1730); Vita Caroli Sigonii (Milano 1732); Vita del march. G. G. Orsi (Modena 1731); Sopra un'iscrizione trovata nella città di Spello (1735); La filosofia morale (Verona 1735); De Paradiso (Savona 1738); Dissertazione sopra l'ascia sepolcrale (1738); Antiquitates italicae medii aevi, I-VI (Milano 1738-1743); Vita di Alessandro Tassoni (Modena 1739); Novus Thesaurus veterum inscriptionum, I-VI (Milano 1739-1743); De superstitione vitanda (Antonio Lampridio; Venezia 1742); Dei difetti della giurisprudenza (Venezia 1742); Vita Raynaldi I Ducis Mutinae (1742); Vita Francisci Torti (Venezia 1743); Epistolae (sotto il nome di Ferdinando Valdesio, app. al De superstitione vitanda, Venezia 1743); Il cristianesimo felice nelle missioni dei Padri della Compagnia di Gesù nel Paraguai (Venezia 1743-1749); Diss. sopra un'iscrizione spettante alla città di Fréjus (1744); Annali d'Italia, I-XII (Milano 1744-1749); Delle forze dell'intendimento umano (Venezia 1745); Della forza della fantasia (Venezia 1745); Diss. sopra i servi e liberti antichi (1747); Placitum Ravennae apud Classem habitum a Sylvestro II P. M. et Ottone III Augusto (1747); Lusitanae Ecclesiae religio in administrando Poenitentiae Sacramento (Modena 1747); Della regolata divozione dei cristiani. (Lamindo Pritanio; Venezia 1747); Vita di Benedetto Giacobini (1747); Liturgia romana vetus (Venezia 1748); Risposta ad una Lettera dell'emin. sig. card. Querini intorno alla diminuzione delle feste (Lucca 1748); De naevis in religionem incurrentibus (Lucca 1749); Della pubblica felicità (Lucca [ma Venezia] 1749); Dell'insigne Tavola di bronzo... disotterrata nel territorio di Piacenza l'anno 1747 (1749). - Opere postume: Dei pregi dell'eloquenza popolare (Venezia 1750); Diss. sopra le antichità italiane, I-III (Milano 1751-1755). - Altri scritti minori, pubblicati postumi, si trovano nell'ediz. Opere varie (Arezzo 1767-1780, voll. 36) e negli Scritti inediti di L. A. M. (Modena 1872). M. Campori ha curato la stampa di tutte le lettere scritte dal Muratori (Modena 1901-1922, voll. 14). - Per gli scritti ancora inediti, si veda L. Vischi, Archivio muratoriano (Modena 1872, con la lista dei nomi dei corrispondenti e il numero delle loro lettere).
Bibl.: G. Bertoni, in Per il 250° anniversario della nascita di L. A. Muratori, Modena 1922; G. Bezzi, Il pensiero sociale di L. A. Muratori, Torino 1922; G. Bertoni, Muratori (profilo), Roma 1925; id., La storiografia nel sec. XVIII e L. A. Muratori, in Miscellanea di studi muratoriani, edita dalla R. Deputazione di storia patria per le provincie modenesi, Modena 1933.