BOSSI, Lodovico (Luigi)
Fratello di Materno e di Agostino; nipote di Antonio Giuseppe. Stuccatore, è ricordato per la prima volta come collaboratore di Giovanni Pietro Brilli alla corte del Württemberg. Come tale prese parte alla decorazione del castello nuovo di Stoccarda e, nel 1757-59, a quella dell'appartamento del duca Carlo Eugenio (le cosiddette stanze dell'attico) a Ludwigsburg. Nominato stuccatore di corte nel 1762, mantenne tale carica sino al 1768. Il censimento del Württemberg del 1771 registra il suo nome come ex stuccatore di corte: a quel tempo, all'incirca, il B. trovò lavoro in Brisgovia.
Nel 1763-64 il B. lavorava agli stucchi del piccolo castello di Monrepos nei pressi di Ludwigsburg, ma per difficoltà di ordine economico la costruzione non poté esser portata rapidamente a termine, ragion per cui il 6 apr. 1764 egli venne congedato per due anni. Si recò allora a Würzburg (suo zio Antonio Giuseppe era morto nel febbraio del 1764), dove eseguì gli stucchi dello scalone, del vestibolo e della sala di rappresentanza. Tornato a Ludwigsburg nell'agosto 1766, portò a termine la decorazione del castello Solitude (1767-68). Nel 1772 è ancora documentata la sua presenza a Stoccarda, ma già dal 1770 egli lavorava a Friburgo in Brisgovia per Ferdinand Sebastian signore di Sickingen, eseguendo fino al 1772 gli stucchi del suo palazzo in Salzstrasse 21. Nella primavera del 1771 si recò nel convento di S. Biagio, preceduto da una raccomandazione all'abate da parte del Sickingen (19 ag. 1770). Dopo che il B. ebbe dato buona prova delle sue capacità nel refettorio del convento, gli fu affidata la decorazione del coro della chiesa, del coro d'inverno, della sacrestia, della foresteria e delle scale (contratto, 17 dic. 1771; i lavori furono eseguiti dal 1772 al 1773). Le ultime opere conosciute del B. (1775 circa) si trovano nel municipio (ex castello di Schönau) di Wehr (Säckingen).
Le fonti e l'esame stilistico consentono una valutazione d'insieme, finora mancante, dell'opera del Bossi. Dai documenti risulta che se da una parte egli stesso è l'autore di tutti i progetti per gli stucchi di Würzburg, dall'altra, in S. Biagio, s'impegnò a non discostarsi, senza permesso, dai disegni dell'architetto Michel d'Ixnard. Per contro il barone Sickingen precisa (Schmieder, Das Benediktiner Kloster, App., p. 91) che gli stucchi nel suo palazzo di Friburgo "sono stati compiuti dallo stuccatore Bossi solo nominalmente sotto la direzione di Monsieur D'Yxnard, ma di fatto proprio a discrezione e su disegni dello stesso stuccatore Bossi" e aggiunge anzi che il B. avrebbe perfino corretto l'architetto. Il confronto tra i progetti dell'architetto Ph. de la Guêpière e gli stucchi del castello Solitude dimostra che il B. vi si è attenuto abbastanza esattamente.
A Würzburg il B., come ha sottolineato Klaiber (1959), ha esagerato l'originalità dei propri disegni, laddove gli stucchi del vestibolo presentano grandi affinità con quelli del vestibolo del castello nuovo di Stoccarda, progettati dal de la Guêpière. I richiami del B. al gusto "à la grecque" confermano la sua inconfessata dipendenza dal de la Guêpière che aveva adottato il più aggiornato stile di Parigi.
I due complessi di Würzburg e di Stoccarda rappresentarono qualcosa d'inconsueto per l'arte tedesca del tempo. Il B. si è reso conto delle possibilità che gli venivano offerte dalla sua collaborazione con il de la Guêpière ed ebbe sufficiente talento da saper trarne profitto. Altrimenti non sarebbe certo stato assunto da Michel d'Ixnard, che probabilmente lo aveva conosciuto ai tempi di Stoccarda. Negli stucchi sulla volta della sacrestia di S. Biagio sembrano sopravvivere le forme di Stoccarda. È probabile che il B. sia stato uno di quegli artisti italiani che nella patria di elezione hanno aderito alle più nuove sollecitazioni e che finirono per avere anch'essi un ruolo non indifferente nell'evoluzione artistica del paese.
Bibl.: Herzog K. E. von Württemberg und seine Zeit, a cura del Württemberg Geschichts- und Altertümerverein, Esslingen a. N. 1907, p. 697; R. Müller, Materno Bossi,ein fränkischer Stuckator, tesi di laurea, Würzburg 1920, pp. 2, 10 s., 16 s., 32, 37, 56; Albert- Wingenroth, Freiburger Bürgerhäuser, Stuttgart 1923, pp. 250 ss.; R. Sedlmaier-R. Pfister, Die fürstbischöfliche Residenz zu Würzburg, München 1923, pp. 132-134 nota 276, 422-424, 432 s., 438-441; J. Sauer, Alt-Freiburg, Augsburg 1928, p. XXV, figg. 99-107; L. Schmieder, Das Benediktinerkloster St. Blasien, Augsburg 1929, pp. 153 s., 172, 181 s., 188 s.; App., pp. 38, 75, 91 s.; R. Schmidt, Schloss Solitude bei Stuttgart, Gerlingen-Stuttgart 1931, pp. 13, 21, 24, 29; L. L. Vossnack, Pierre Michel d'Ixnard 1723-1795..., tesi di laurea, Frankfurt a. M., Remscheid..., 1938, pp. 16, 24; P. Farber, Nikolaus Friedrich von Thouret, Stuttgart 1949, pp. 155-158; P. du Colombier, L'architecture française en Allemagne au XVIIIe siècle, Paris 1956, pp. 187, 196, 200 s.; H. A. Klaiber, Derwürttembergische Oberbaudirektor Philippe de la Guêpière, Stuttgart 1959, pp. 28, 42, 64, 77, 91, 92; Führer durch das Württembergische Landesmuseum Stuttgart,Zweigmuseum Schloss Ludwigsburg,Höfische Kunst des Barock, Stuttgart 1964, pp. 4, 9; G. Dehio, Handbuch der Deutschen Kunstdenkmäler,Baden-Württemberg, München 1964, p. 521; B. L. Döry, Die Tätigkeit italienischer Stuckateure 1650-1750 im Gebiet Bundesrepublik Deutschland mit Ausnahme von Altbayern,Schwaben und der Oberpfalz, in Arte e artisti dei laghi lombardi, II, Como 1964, p. 149; R. Schmidt, Schloss Monrepos bei Ludwigsburg, Berlin 1965, p. 10; G. Kleemann, Schloss Solitude bei Stuttgart, Stuttgart 1966, pp. 33, 200, 202; H. P. Trenschel, Die kirchlichen Werke des Würzburger Hofbildhauers J. P. Wagner, Würzburg 1968, p. 5 nota; H. Klaiber, Der Stuagarter Architektur-Sammelband von P. M. Dixnard, in Jahrbuch der staatlichen Kunstsammlungen in Baden-Württemberg, VI (1969), pp. 186 nota, 187 nota.