BUTI (Butti), Lodovico
Pittore fiorentino, nato verosimilmente tra il 1550 e il 1560, morto il 9 ag. 1611. Sono documentate sue cariche nell'Accademia del disegno dal 1582 al 1610, quindi lungo tutto l'arco della sua attività. Il B. fu alla scuola di Santi di Tito ed esordì come aiuto di Alessandro Allori - insieme con G. Bizzelli, G. Butteri, S. Pieri - nella decorazione a grottesche dei soffitti della Galleria degli Uffizi (per le quali ricevette pagamenti a saldo nel 1581) e, su presentazione del maestro, negli affreschi del chiostro grande di S. Maria Novella, ornato nella prima metà del penultimo decennio del Cinquecento, In questo complesso al B. spettano quattro lunette: la Guarigione di s. Reginaldo, la Scuola di s. Tommaso d'Aquino, nonché, poco dopo, l'Apparizione della Vergine a s. Domenico e, migliore di tutte, la Morte di s. Domenico, spesso creduta di Santi stesso ma esplicitamente riferita all'allievo dal Baldinucci.
Le opere del B. datate o databili con una certa sicurezza non sono molte. Intorno al 1585 fornì un'effigie di Leone X (Firenze, Museo Mediceo), derivandola da quella di Raffaello, per la serie aulica dei ritratti medicei; nel 1586 siglò e datò una pala d'altare (Annunciazione)con predella nella chiesa di S. Maria dell'Umiltà a Pistoia, già creduta di A. Fei; nel 1587 partecipò alle decorazioni per le esequie di Francesco I de' Medici, fornendo unagrande tela con la Costruzione della villa di Pratolino, e nel 1589 agli addobbi per l'ingresso in Firenze di Cristina di Lorena e le sue nozze con il granduca Ferdinando I, e alla sistemazione dell'Armeria (oggi ultime salette del I corridoio degli Uffizi, con soffitti decorati a grottesche e paesaggi). In questi stessi anni dipingeva nel convento di S. Domenico di Fiesole: è certamente sua per ragioni documentarie, la Cappella delle Beatitudini e gli vengono attribuite cose minori (un'immagine dell'Angelico,un S. Domenico a mezza figura nel vestibolo del noviziato, due Angeli portacandelabri dipinti su legno sagomato). Pochi anni dopo (1592-95) decorò di graffiti, recentemente riscoperti ma documentati fin dall'antico, la facciata di S. Maria Primerana a Fiesole; e nel 1595 dipinse un'Apparizione della Vergine con il Bambino a s. Giacinto (Bibbiena, S. Maria del Sasso). È presente nella decorazione del chiostro di S. Antonino nel convento di S. Marco, che risale ai primissimi anni del Seicento, con S.Antonino che risana un fanciullo dei da Filicaia, e nel 1603 fornì un quadro, ora non rintracciabile, per la pieve di Barga.
È ignota invece la cronologia di alcune belle pale d'altare: l'Ascensione (Firenze, Ognissanti), l'Assunta dei depositi delle gallerie fiorentine (proveniente dal seminario minore di Montughi), la Moltiplicazione dei pani fatta per lo Spedale di S. Paolo e attraverso gli ospedali e le gallerie fiorentine passata alla chiesa di S. Stefano dei Cavalieri in Pisa. Esse derivano per la composizione da opere di soggetto analogo di Santi di Tito e hanno quindi provocato l'acuto giudizio del Lanzi che il B. non eccellesse nell'"invenzione" ma piuttosto nel colorire, e che cioè si fosse messo anima e corpo nella scia della maggiore novità di Santi: appunto il lieto naturalismo di atmosfera e di colori che venne a rinnovare la fredda e squillante gamma manierista rimasta - immutata dai tempi del Pontormo e del Michelangelo del tondo Doni. Per questa stretta dipendenza dal maestro le pale più importanti del B., cioè l'Ascensione e la Moltiplicazione dei pani, vengono di solito riferite al periodo giovanile dell'artista, tra il 1580 e il 1590. Altre opere, ricordate dalle fonti, oggi o non sono apprezzabili per lo stato di conservazione (tabernacoli stradali di palazzo Torrigiani in Porta Rossa e della chiesa di S. Martino dei Buonomini) o non sono state rintracciate, come un Martirio di s. Barbara già in S. Matteo, la Comparsa del patriarca greco al concilio fiorentino (entrambe ora probabilmente nei depositi delle gallerie fiorentine), alcune piccole opere in S. Maria Novella, un'Incoronazione della Vergine un tempo in S. Vincenzo Ferreri e poche altre. Non è del B., invece, la S.Elena in S. Giovannino degli Scolopi attribuitagli dal Del Migliore, per cui G. Richa trovò documenti che la davano a Giovanni Bizzelli, dal quale è, peraltro, firmata (Notizie istoriche delle Chiese fiorent., V, 1, Firenze 1757. pp. 145, 148).
Fonti e Bibl.: Iricordi di Alessandro Allori, a cura di I. B. Supino, Firenze 1908, pp. 271, 30; F. Baldinucci, Notizie dei professori del disegno..., III, Firenze 1846, pp. 420-24; F. L. Del Migliore, Firenze città nobilissima illustrata, Firenze 1684, p. 193; M. Lastri, L'Etruria pittrice, II, Firenze 1795, biografia n. 82; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, Bassano 1795-96, I, p. 190; F. Fantozzi, Nuova guida ovvero descrizione storico-artistico-critica della città e contorni di Firenze, Firenze 1850, pp. 377, 524 s., 546; P. N. Ferri, Catal. riassuntivo della racc. di dis. antichi e moderni posseduta dalla R. Galleria di Firenze, Roma 1890, p. 41; G. Poggi, Di alcuni ritratti dei Medici, in Rivista d'arte, VI (1909), p. 330; A. Bellini Pietri, Guida di Pisa, Pisa 1913, p. 95; H. Voss, Die Malerei der Spätrenaissance in Rom und Florenz, Berlin 1920, pp. 387-89; D. E. Colnaghi, A dictionary of Florentine painters..., London 1928, pp. 60 s.; O. H. Giglioli, Fiesole, Roma 1933, pp. 34, 48, 49, 247; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, IX, 6, Milano 1933, p. 441; P. G.Calamandrei, Le opere d'arte in Ognissanti (elenco), Firenze 1935, p. 7; Mostra medicea (catal.), Firenze 1939, p. 44; W. e E. Paatz, Die Kirchen von Florenz, II, Frankfurt am M. 1941, p. 341 n. 55; III, ibid. 1952, pp. 31, 728, 729, 746, 822 n. 346a; IV, ibid. 1952, pp. 125, 152, 419, 605, 679; V, ibid. 1953, p. 411; A. Chiti, II santuario della Madorma dell'Umiltà in Pistoia, Pistoia 1952, p. 52; U. Baldini, Note brevi su inediti toscani, in Bollettino d'arte, XXXVIII(1953), pp. 281 s.; A. Forlani, A. Boscoli, in Proporzioni, IV (1963), p. 174; G. e C. Thiem, Toskanische Fassaden-Dekoration in sgraffito und Fresko 14. bis 17. Jahrh., München 1964, p. 116; D. Heikamp, La Medusa del Caravaggio e l'armatura dello scià 'Abbās di Persia, in Paragone, XVII (1966), n. 199, p. 75 n. 20; L. Berti, Il principe dello studiolo, Firenze 1967, pp. 91, 197; W. Vitzthum, A selection of Ital. drawings from North American collections (catal.), Montreal 1970, p. 162 (attribuzione di Cosimo I riorganizza l'armata Toscana, inv. 22. 5408 nell'Art Inst. di Chicago); U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 300.