OBERZINER, Lodovico Carlo
OBERZINER, Lodovico Carlo. – Nacque a Trento il 30 luglio 1856, terzogenito di Amenone, panettiere, e di Gioseffa Mayr.
Compiuti gli studi liceali in città s’iscrisse all’Università di Vienna, dove si laureò in storia e assiriologia nel 1882. Il suo percorso nelle discipline antichistiche lo condusse a Parigi, città nella quale frequentò, tra il 1882 e il 1883, corsi di perfezionamento in storia, archeologia e lingue orientali al Collège de France, all’École du Louvre, all’École pratique des hautes études e all’École spéciale des langues orientales. Spostatosi nel 1884 al British Museum di Londra per approfondire i suoi interessi di archeologia e biblistica, tornò infine a Vienna nel ruolo di Konzeptspraktikant alla biblioteca dell’Università (10 aprile 1885 - 21 dicembre 1887) e allo Haus-, Hof- und Staatsarchiv (21 dicembre 1887 - 18 luglio 1890).
Apparteneva a quel ceto di estrazione borghese e piccolo-borghese che l’eccellente funzionamento del sistema scolastico asburgico riuscì ad avviare, nel secondo Ottocento, alle professioni intellettuali; tuttavia l’ottimo grado di preparazione si scontrava con le scarse possibilità di impiego nella scuola e nelle istituzioni culturali dell’Impero, una scarsità di sbocchi lavorativi che affliggeva in particolare il gruppo linguistico di lingua italiana dopo la perdita delle province lombardo-venete.
Anche il giovane Oberziner, come molti altri suoi compagni di studio nelle università austriache, si vide costretto a cercare un impiego nel Regno italiano. Concluso il soggiorno viennese nel 1890, iniziò subito dopo la sua carriera di professore liceale a Chiavari, Catanzaro, Reggio Emilia e Modena; conseguì nel frattempo (1893) a Genova la libera docenza in storia assiro-babilonese, intervallando le sue peregrinazioni tra i licei del Regno con un corso (1894-95) sulla storia e la civiltà dell’antico Oriente tenuto all’Ateneo ligure.
In quegli anni pubblicò Il culto del sole presso gli antichi orientali (Trento 1886); Pietro Metastasio cittadino milanese. Dietro la scorta di nuovi documenti tratti dall’I. e R. Archivio di Casa, Corte e Stato di Vienna (Genova 1893); Le guerre germaniche di Flavio Claudio Giuliano (Roma 1896). Si tratta di opere che riflettono i suoi interessi di antichista e il severo tirocinio archivistico-filologico della scuola viennese, a cui si sentiva ancora molto legato. Il libro su Flavio Giulio lo dedicò con «la venerazione e l’affetto del discepolo» a Max Büdinger, ultimo docente viennese di Weltgeschichte; d’altra parte queste opere rivelano una tendenza all’eclettismo tematico e alle incursioni, spesso dispersive, in ambiti disciplinari molto lontani l’uno dall’altro, che furono un secondo tratto caratteristico di tutta la sua attività di studioso.
Verso la fine di settembre 1897 poté interrompere finalmente i continui viaggi tra le città del Regno. La Giunta municipale di Trento lo nominò bibliotecario civico e conservatore del Museo comunale; l’11 dicembre 1898 un decreto del podestà aggiunse la funzione di archivista civico a quella di bibliotecario. Fu una svolta per la carriera di Oberziner, nella quale riversava le esperienze maturate a Vienna e la rete di conoscenze personali costruita nel corso del suo soggiorno italiano. Appena nominato, il 14 dicembre 1897, scrisse al segretario presso il ministero della Pubblica Istruzione chiedendo «di prendere conoscenza dei vigenti Regolamenti per le Biblioteche ed i Musei del Regno, sicuro che essi ci fornirebbero più d’una norma utile a questi nostri Istituti cittadini» (Trento, Biblioteca comunale, BCT5, Carteggio ufficiale, anno 1897).
Da ogni punto di vista, la sua direzione segnò per la Biblioteca comunale un momento di profonda trasformazione: l’introduzione di un apposito protocollo per il carteggio ufficiale, delle schede di richiesta per libri e manoscritti, dei registri d’ingresso e dei doni, la stesura di prospetti statistici delle frequenze, erano novità registrate accuratamente nelle relazioni sullo stato della Biblioteca e del Museo che Oberziner prese a stilare a ogni inizio d’anno sottoponendole alla Giunta municipale. L’opera di riassetto organizzativo della Biblioteca e dell’Archivio si accompagnò a una prudente politica di acquisti librari e alla realizzazione di copie di documenti d’interesse trentino che commissionò personalmente ad archivisti italiani o, come nel caso di Oswald Redlich, a personalità di spicco della storiografia austriaca (ibid., anno 1898, lettere del 19 e 21dicembre 1898).
Nei primi anni del mandato, in qualità di direttore e di membro di molte commissioni municipali, Oberziner si immerse appieno nella vita culturale della città: oltre a pubblicare saggi e recensioni sulla rivista Archivio trentino, fondata nel 1882 come rivista ufficiale della Biblioteca, si preoccupò di irrobustire i contatti del periodico con altri istituti culturali, redasse alcune voci su artisti trentini per l’importante Allgemeines Lexikon der bildenden Künstler, ma soprattutto trascorse gran parte delle ore d’ufficio a sbrigare una corrispondenza fittissima con il mondo degli eruditi della Provincia. Il doppio incarico di bibliotecario e archivista fu svolto accanto a quello di conservatore del Museo civico. Curò con attenzione anche il settore museale dell’istituzione cittadina, seguendo in particolare l’accrescimento della sezione archeologica e di quella artistica. La varietà disordinata di oggetti naturalistici, artistici, e letterari affluiti nelle piccole stanze del Museo formarono materiale di studio per la sua produzione scientifica, che divenne però sempre più frammentaria e occasionale, fatta di brevi contributi a stampa scritti probabilmente nei pochi ritagli di tempo lasciati dalle incombenze d’ufficio.
Il profilo istituzionale prese poco a poco il sopravvento su quello dello studioso. Ciò portò Oberziner a essere coinvolto nel clima politico sempre più teso della città. La bocciatura, nel 1906, del progetto di una pinacoteca pubblica fu solo uno dei tanti segnali delle crescenti difficoltà con il governo municipale. Oberziner era un liberale cauto, elitario, e in fondo estraneo alle crescenti divisioni nazionali che scuotevano la monarchia danubiana. Come confessò nel 1899 al direttore dell’Enciclopedia Vallardi, difese la battaglia trentina contro il Tirolo tedesco ma riconobbe in questa lotta un diritto che la costituzione austriaca del 1867 garantiva «a tutte le nazionalità che compongono la monarchia austro-ungarica». Furono forse queste posizioni che, verso i primi anni del secolo, scatenarono dai banchi del Consiglio comunale accuse insistenti contro il suo scarso patriottismo e una cattiva gestione degli istituti. Le polemiche, in buona parte effetto di tensioni interne al partito liberale, rientrarono abbastanza presto e i vertici comunali difesero la correttezza di Oberziner rigettandone le dimissioni.
Ma la «ingenerosa e ingiusta guerra che da più di dieci anni mi vien fatta» – così Oberziner definiva la situazione di conflitto in una lettera al presidente del Consiglio di direzione – lo amareggiava, oltre ad aggravare le sue condizioni di salute. A un primo congedo concesso nel gennaio 1904 perché si potesse rimettere da un esaurimento nervoso che lo affliggeva, seguirono negli anni successivi ulteriori periodi d’assenza per malattia. La direzione della Biblioteca fu spesso nelle mani dell’assistente, Gino Onestinghel, anche se allo scoppio del primo conflitto mondiale, quando si decise la chiusura della Biblioteca e del Museo, fu ancora Oberziner a preoccuparsi di metterne in salvo il patrimonio.
Il 23 settembre 1915 uno scarno decreto dell’autorità municipale comunicava che dovendo «abbandonare per decreto della Commissione di sgombero la città» il professor Oberziner aveva resignato tutti i suoi incarichi nelle mani della Giunta. Mentre il figlio maggiore, Alfredo, studente universitario a Milano, si era arruolato come tenente del Genio nell’esercito italiano, il secondogenito Giustino era in quel momento a Vienna, reclutato nelle truppe austro-ungariche. Assieme alla moglie Giuseppina Schreiber e alla figlia Emilia, Oberziner lo raggiunse, probabilmente costretto ad abbandonare la città per ordine delle autorità di polizia.
Morì a Vienna il 17 febbraio 1916.
Opere. Oltre quelle citate, si segnalano: Un trentino podestà di Modena: Paolo de Fatis Tabarelli de Terlago (1511-1513), Trento 1901; Niccolò Tommaseo e il concorso per la cattedra di grammatica nel ginnasio di Rovereto, Trento 1904; Tommaso Gar commemorato da Niccolò Tommaseo, Trento 1908; La libreria di un patrizio trentino del secolo XVI, Trieste 1910.
Fonti e Bibl.: L’atto di nascita di Oberziner è nel Libro dei nati e dei battezzati della parrocchia del duomo di Trento, XVI, p. 134, n. 68. Il fascicolo personale relativo agli anni d’incarico di direttore (ma con notizie autografe sul periodo precedente) si trova presso l’Archivio storico del Comune di Trento, 3.2.; 2. 1914, mentre tutta la documentazione concernente l’attività ordinaria (relazioni, proposte di acquisto, richieste di avanzamento di carriera, lettere con le varie commissioni municipali e altro) sono reperibili, anno per anno, nella Biblioteca comunale di Trento, BCT5, Carteggio ufficiale. Il Gesamtinventar des Wiener Haus-, Hof- und Staatsarchiv, I, Wien 1936, pp. 98 s., menziona i suoi lavori d’inventariazione sui fondi lombardi e modenesi. Dedicano notizie assai utili alla vita di Oberziner, A. Cetto, La Biblioteca comunale di Trento: nel centenario della sua apertura, Firenze 1956; G. Olmi, Uno «strano bazar» di memorie patrie. Il Museo civico di Trento dalla fondazione alla prima guerra mondiale, Trento 2002. Per il debole coinvolgimento di Oberziner nelle polemiche nazionalistiche di fine secolo, M. Garbari, Linguistica e toponomastica come difesa nazionale nella cultura trentina fra Otto e Novecento, in Studi trentini di scienze storiche, LXIII (1984), pp. 157-196. Ricorda con affetto Oberziner, definendolo forse con qualche esagerazione «bekannter Historiker», lo storico austriaco Leo Santifaller, che l’aveva incontrato nei primi anni del Novecento durante i suoi studi trentini: si veda L. Santifaller, Oswald Redlich. Ein Nachruf, zugleich ein Beitrag zur Geschichte der Geschichtswissenschaft, in Mitteilungen des Instituts für österreichische Geschichtsforschung, LVI (1948), pp. 1-238 (in part. p. 192).