CHIAPPINI, Lodovico
Molto scarse sono le notizie che si hanno su questo plasticatore attivo a Siena nel secolo XVII, figlio di Antonio, che, con il nome di Lodovico Sanese, è ricordato dalle fonti settecentesche (Pecci, Faluschi) quale autore degli stucchi nella chiesa di S. Niccolò in Sasso in Siena, annessa all'ex Spedale di Monna Agnese.
Nella Nuova guida del 1822 ne viene per la prima volta indicato il (presunto) cognome Casini. Con questo cognome è nella Biografia cronologica del Romagnoli, che riporta una serie di notizie delle quali per altro è difficile accertare la veridicità e il fondamento. Secondo queste nel 1605 avrebbe dimorato nella parrocchia di S. Donato e avrebbe avuto sei figli tutti morti entro il 1623. Il cognome Casini si ritrova, oltre che nei Cenni storico-artistici dello stesso Romagnoli, nella Guida del Micheli.
L'esame dei Libri di entrata e di uscita e dei Libri di deliberazioni dello Spedale di Monna Agnese, conservati nell'Archivio di Stato di Siena, consente di effettuare non poche precisazioni: in primo luogo sul cognome, che non è Casini ma Chiappini, come chiaramente indicato in alcune delle numerose registrazioni di pagamento (fra le altre, quelle del 28 sett. 1618, 2 marzo 1619, 31 ag. 1621, 15 genn., 20 ott. e 23 nov. 1622). Dagli stessi libri si apprende poi il nome del padre del C., Antonio: con tale patronimico, infatti, il C. si sottoscrive in una serie di quietanze fatte a nome di suoi lavoranti illetterati (15 maggio, 7 giugno, 31 ag., 13 e 19 dic. 1621; 15 genn., 12, 22 e 26 febbr. 1622). Risulta inoltre la presenza di un figlio del C. in qualità di collaboratore: il 23 apr. 1622, un pagamento di 54 lire viene fatto al C., a Gabriello Catorri "e al filglio di M.ro lodovico" (Libro..., 169, c. 36r).
Il lavoro di S. Niccolò in Sasso, particolarmente complesso e impegnativo, dovette occupare un tempo di circa quattro anni, dal 1618 al 1622. Il primo pagamento "a maestro Lodovico Chiapini stuchatore a conto della fabrica di nostra chiesa alli stucchi" è del 28 sett. 1618 (Libro..., 161, c. 42r). I pagamenti proseguono durante questo anno e negli anni seguenti, a compenso sia dell'opera del C. sia dei materiali (gesso, calcina, chiodi, ferri per armature ecc.) impiegati nel lavoro. Dopo l'ultimo pagamento del 4 giugno 1622, si trova la supplica (rivolta, secondo la prassi, al governo granducale) nella quale si domanda che sia eseguita la valutazione complessiva dell'opera e che ne venga pagato il saldo; la supplica fu accolta il 20 ottobre di quell'anno (Libro..., 20, c. 107r) o il 23 novembre il C. designò, quale proprio perito, il pittore Rutilio Manetti.
In questa impresa il C. ebbe a compagno e collaboratore un altro plasticatore, Gabriello Catorri, in un rapporto che certamente dovette essere di assoluta parità: nei pagamenti infatti il nome di questo è continuamente accoppiato, o alternato, a quello del C., ed anche il compenso (in media, 3 lire al giorno) è uguale per i due. Questa decorazione a stucco, tuttora esistente ed in buono stato di conservazione, riveste tutta la volta della navata della chiesa; oltre a cherubini, angioletti che reggono festoni, angeli a piena figura, cartelle, girari di foglie e steli profusi con straordinaria ricchezza ornamentale, vi sono raffigurati ad altorilievo Figure femminili, le Virtù teologali ed i busti di S. Bernardino e S. Nicola. Sotto l'orchestra, entro nicchie a sinistra e a destra dell'ingresso, sono le grandi statue, pure in stucco, di David e di una Sibilla. Gli stucchi della volta lasciavano aperti numerosi spazi entro i quali, nel 1643, il pittore senese Giovanni Battista Giustammiani, detto il Francesino, raffigurò poi, ad olio sul muro, Storie della vita di Maria e dell'infanzia di Cristo, oltre ad Evangelisti,Santi,Sibille e altro, per incarico di suor Giacinta de' Vecchi (Libro..., 212, cc. 47r, 48r, 54r: chiaramente il Romagnoli equivoca, riferendo la data 1643 al C. invece che alle pitture del Giustammiani).
È infine attribuita al C.(Relazione del 1819; Lusini; Salmi) la decorazione a stucco di una sala nel palazzo Chigi Saracini, sempre a Siena. Si tratta di un fregio sulla parte alta delle pareti, ove una serie di angioletti ad altorilievo è alternata a cartelle ovali racchiudenti piccoli affreschi con Storie di Giacobbe, dal Lusini assegnati a V. Salimbeni, ma più verosimilmente riferibili ad un ignoto senese del primo Seicento.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Siena, Spedale di Monna Agnese, 161: Libro di entrata e uscita della camarlenga suor Eucaria Ubertini(1618-19), cc. 42r, 45r; Ibid., 163: Libro di entrata e uscita della camarlenga suor Orsola Guidarelli(1619), cc. 38r-39r, 42r, 43r-46r; Ibid., 165: Libro di entrata e uscita della camarlenga suor Orsola Guidarelli(1620), cc. 44v, 45v, 47v-49r; Ibid., 167. Libro di entrata e uscita della camarlenga suor Orsola Guidarelli(1621-22), cc. 41v-43v, 45r-48r, 49r-55v; Ibid., 169: Libro di entrata e uscita della camarlenga suor Orsola Guidarelli(1622), cc. 35v-37v; Ibid., 20: Libro di deliberazioni dal 1596 al 1645, c. 107r; G. A. Pecci, Relazione delle cose più notabili della città di Siena, Siena 1752, p. 39; G.Faluschi, Relazione delle cose più notabili della città di Siena, Siena 1815, p. 53; Relaz. in compendio delle cose più notabili nel palazzo e galleria Saracini di Siena, Siena 1819, p. 11; [E. Romagnoli], Nuova guida della città di Siena per gli amatori delle belle arti.Siena 1822, p. 461; E. Romagnoli, Biogr. cronol. de' bellartisti senesi [1830-38], Firenze 1976, X, cc. 133 s., s.v. Casini; Id., Cenni storico-artistici di Siena e suoi suburbii, Siena 1840, pp. 17, 116; [E. Micheli], Guida artist. della città e contorni di Siena, Siena 1863, p. 34; V. Lusini, Storia del pal. Chigi-Saracini, Siena 1927, p. 201; M. Salmi, Il palazzo e la collez. Chigi Saracini, Milano 1967, p. 28, U.Thieme-F. Becker; Künstlerlexikon, VI, p. 115, s.v. Casini, Lodovico.