GRIGNANI, Lodovico
Nacque nel 1586 a Roma da Leonardo e Angela. La famiglia, di umile condizione, proveniva da un piccolo villaggio della Sicilia, Grignani (presso Marsala), da cui il G. trasse il suo cognome. I genitori si trasferirono a Roma, forse proprio l'anno della sua nascita, nella zona della parrocchia di S. Nicolò degli Incoronati.
Il G. fu battezzato il 13 luglio 1586 in S. Lorenzo in Damaso. Spesso, infatti, nei documenti a lui relativi si trova il più che giustificato aggettivo Romanus o l'appellativo civis Romanus. Iniziò tuttavia la sua attività non a Roma, ma a Ronciglione, presso Viterbo, dove nel 1609 aveva introdotto la stampa Domenico Dominici di Orvieto. L'attività del Dominici durò fino alla morte, avvenuta nel 1617. L'anno seguente o, forse, quello successivo, il G. ottenne l'incarico di stampatore a Ronciglione; non è certo se vi portò una sua stamperia o se utilizzò quella del Dominici. Ebbe comunque come collaboratore Lorenzo Lupis; i due si conoscevano già da prima e strinsero società al fine, appunto, di intraprendere l'attività tipografica a Ronciglione. Dal 1619 al 1622 apparvero le edizioni dei due soci, sottoscritte "Per Lodovico Grignani, et Lorenzo Lupis", ma alla fine del 1622 il G. e Lupis sciolsero la società e tornarono a Roma, dove il G. aprì una tipografia da solo. La stamperia di Ronciglione rimase comunque di sua proprietà, dal momento che Francesco Mercuri la rilevò semplicemente in gestione. Il Mercuri era nativo di Ronciglione e tipografo già con una certa esperienza, avendo lavorato con Pietro Discepoli, della famiglia di tipografi attivi prima a Verona e poi a Viterbo. è ipotizzabile che il G. avesse comprato la stamperia romana appartenuta al Discepoli dalla vedova Costanza Chellini. Il Discepoli, infatti, nel desiderio di espandersi anche a Roma, alcuni anni prima vi aveva impiantato una nuova tipografia.
Stampatore capace e ambizioso, il G. all'inizio della sua attività aveva esitato a stabilirsi a Roma, dove il mercato era dominato non solo da tipografie ufficiali, ma anche da fiorenti imprese come quella di Giacomo Mascardi. Alla fine del 1622 egli era, comunque, a Roma. Spostò la tipografia appena acquistata dalla parrocchia di S. Giovanni de' Fiorentini a quella di S. Salvatore in Campo, dove aveva anche la sua abitazione. Era allora sposato con Emilia, figlia di un certo Domenico Rosati, originaria di Norcia e da cui non ebbe figli. Anche l'attività romana così come quella a Ronciglione fu molto intensa e il G. divenne subito famoso per la stampa di avvisi italiani. Fin dall'inizio del suo lavoro intrattenne rapporti con librai romani, come Giovanni Senese, la cui libreria si trovava nei pressi di piazza Navona, e Marco Antonio Benvenuti, che vendeva avvisi e opuscoli vari al Pasquino. Oltre al Benvenuti vendevano gli avvisi del G. altri librai, al Pasquino o nelle strette vicinanze, tra cui Luigi Dozza, Pietro Spigoli, Francesco Florino, Carlo Manni, Giovanni Dini.
Nel 1628 il G. si trasferì nuovamente e impiantò la sua tipografia in una casa di proprietà del Collegio degli orfani a piazza di Pietra. Presso di lui dal 1631 al 1633 compì il proprio apprendistato Vincenzo Bianchi, che divenne poi un importante stampatore musicale. Il G. cercava di farsi conoscere sempre di più nell'ambiente romano e le sue capacità fecero sì che nel 1631 ottenesse il permesso di ristampare e di vendere insieme con Francesco Cavalli una nuova edizione del Breviario romano, voluta da Urbano VIII. L'edizione del nuovo Breviario fu decisa il 4 genn. 1631 e nell'agosto dello stesso anno era compiuta. Il 18 dicembre la congregazione, su ordine del papa, dava al G. e a Francesco Cavalli il permesso di ristampa e di vendita del nuovo Breviario, a condizione che venissero corretti gli errori della prima edizione, preparata nell'officina della Camera apostolica. L'incarico ricevuto dal G. era particolarmente prestigioso, ma nonostante ciò anche dopo quella data egli continuò a lavorare nella provincia.
Negli anni 1632-34 il G. stampò a Viterbo. La sua presenza in questa città è testimoniata da due edizioni, che portano nelle note tipografiche l'indicazione di Viterbo e il suo nome: il De epistola b. Virginis Mariaead Messanenses coniectatio, del gesuita austriaco Melchior Inchofer, del 1632, e l'operetta di Severino Amalfi Racconto della vita, e morte di Domenico Ansalone nobilefanciullo messinese, che porta la data 1634. Per due anni, quindi, il G. oltre che a Roma lavorò a Viterbo, lasciando poi il campo a Bernardino Diotallevi, che fu il primo stampatore regolare in quella cittadina dopo la famiglia Discepoli.
Nel 1637 il G. portò la stampa anche a Velletri, impiantandovi una tipografia. L'inizio della sua attività fu qui facilitato dai rapporti che intercorrevano fra lui e il cardinale Domenico Ginnasi, in quegli anni vescovo della cittadina, per il quale aveva stampato nel 1636 le Enarrationes in omnes Psalmos David, un'imponente edizione in due volumi in folio con un ricco frontespizio inciso in entrambi i tomi. L'influenza del cardinale e un certo fervore intellettuale che animava in quegli anni Velletri determinarono le condizioni favorevoli alla nascita di una tipografia. Prima opera stampata fu l'opuscolo Funerale del sig. capitan Sisto Gregna per la morte dell'illustriss. monsig.Francesco Ginnasio, stampato in occasione della morte di Francesco Ginnasi, parente di Domenico. L'attività del G. fu però continuata da un altro tipografo, Alfonso Dell'Isola, nativo di Benevento, appartenente a una famiglia di bravi stampatori, che, quasi sicuramente, ebbe la stamperia solo in gestione, mentre la proprietà rimase del Grignani.
Per qualche tempo il G. fu dunque proprietario di ben tre officine e il più famoso tipografo romano di avvisi e stampatore di fiducia di importanti autori del tempo. In quegli anni iniziò anche un nuovo filone: quello delle edizioni musicali. Nel 1639 si verificò un cambiamento nell'organizzazione della stamperia di Ronciglione. Il Mercuri sottoscrisse un'ultima edizione in quell'anno e poi lasciò l'officina; fu sostituito dal libraio romano Antonio Landini, con cui il G. era in rapporti di lavoro già dal 1632. Il Landini morì nel 1646 e l'officina, sempre di proprietà del G., fu affidata a un nuovo stampatore, Palmerio Giannotti, di Orvieto, che fu affiancato da Carlo Bilancioni, che poi lo sostituì in tutto.
A Roma il G. traslocò nuovamente tra il 1641 e il 1644: lasciò i locali di piazza di Pietra e stabilì l'abitazione e la stamperia nei pressi del Collegio romano, nell'attuale piazza Grazioli. La gestione dei suoi affari fu affidata al Giannotti. Nonostante la morte della moglie Emilia, in questi anni l'attività del G. si intensificò e i titoli delle pubblicazioni divennero ancora più numerosi.
Il G. si specializzò nella produzione di opuscoli popolari, opere di autori locali, testi teatrali, raccolte poetiche e, soprattutto, di avvisi e relazioni, che stampò nel corso di tutta la sua attività tipografica, diventando uno dei più famosi stampatori di avvisi del Seicento. Nonostante continuasse a stampare anche per altri librai, per la maggior parte le sue edizioni sono produzione autonoma, ciò sta a indicare la notevole capacità, anche economica, della sua azienda. Tra gli autori stampati dal G. diversi sono siciliani, Francesco Lo Monaco, Filippo Rossi e altri, a testimonianza del fatto che il filo che lo legava alla sua terra di origine non si era mai interrotto. Ma la sua fama è dovuta soprattutto, oltre alla stampa degli avvisi, alla stampa di edizioni di autori particolarmente importanti come le Apes urbanae, sive De viris illustribus di Leone Allacci, del 1633, edizione dedicata al cardinale Antonio Barberini, il cui stemma si trova sul frontespizio e che testimonia il legame del tipografo con l'illustre famiglia. Il G. era legato anche ai Borghese, agli Aldobrandini, agli Asburgo. Stampò opere di importanti autori gesuiti, come la Lingua Aegyptiaca restituta di Athanasius Kircher, di cui fu editore Hermann Scheus, e nel 1644 la preziosa edizione della Vita di Roberto Bellarmino, composta dal padre Giacomo Fuligatti, già stampata nel 1624 a Roma dagli eredi di B. Zanetti. La sua produzione fu quindi molto varia, con edizioni importanti non solo per il contenuto ma anche per la veste tipografica, arricchite da importanti frontespizi incisi, stampate accuratamente con nitidi caratteri su carta di qualità, come, per esempio, una delle sue ultime edizioni: la Roma sotterranea di Antonio Bosio, del 1650. La sua produzione si distinse dunque dalla maggior parte di quella del secolo XVII, che spesso non è particolarmente accurata.
Il G. era anche uomo di qualche cultura; firmò e stampò nel 1641 una Relatione delle solenni esequie fatte nella chiesa di S. Alessio alla felice memoria dell'eminentissimo signor cardinale di Bagno, e un suo testo si trova anche nel codice C.VIII.5 della Biblioteca seminariale Jacobilli di Foligno, un manoscritto miscellaneo del sec. XVII che contiene l'edizione dell'operetta del G., Narratione dell'origine come fu istituito il santo giubileo dell'anno santo, stampata nel 1650 non dal G., ma da un certo Serafino Paradisi, tipografo a Macerata.
Il G. morì, presumibilmente a Roma, il 9 genn. 1651.
Nel testamento dettato poco prima del decesso, che sostituiva quello che designava erede la moglie, nominò sua erede la sorella Claudia, ponendo come clausola l'obbligo di continuare l'attività a Roma almeno per sei anni dopo la sua morte e di lasciare Giannotti come amministratore e partecipe degli utili della stamperia. Stabilì anche che la tipografia di Ronciglione venisse riunita con quella di Roma. Claudia e il suo ultimo marito, Gregorio Tiberi, divennero titolari dell'impresa, ma non furono in grado di mantenere lo stesso livello di prima. Dai torchi della tipografia uscirono soltanto ristampe di precedenti edizioni, spesso ancora con il nome del Grignani. Ben presto il Tiberi morì e Claudia, rimasta vedova per la terza volta, liquidò definitamente l'attività e nominò erede di tutto il patrimonio Vincenzo Benedetti, parroco della chiesa di S. Lorenzo in Damaso. Probabilmente, torchi, caratteri e tutta l'attrezzatura passarono allo stampatore Ignazio de Lazzari.
Settore cospicuo all'interno della produzione del G. è quello delle edizioni musicali, che raggiunse una trentina di titoli fra messe, raccolte di mottetti, madrigali, salmi, canzoni, dialoghi spirituali, opere didattiche. Anche in questo ambito troviamo sia edizioni autonome, sia stampate a istanza di altri librai: per Vincenzo Bianchi stampò nel 1638 la raccolta di mottetti Sacrae cantiones di A. Cifra; per Antonio Poggioli i Ricercari di G. Metallo (1639), un'antologia di mottetti di F. Berretti (1643) e due antologie di mottetti dello stesso Poggioli (1647); per Giovanni Domenico Franzini la raccolta Concentus ecclesiastici (1645) di F. Foggia; lavorò anche per Giovan Battista Subissati. Come editore autonomo pubblicò nel 1624 il Virtuoso manifesto sopra li più dotti studi della musica di Romano Micheli (ristampato nel 1633); nel 1626 il testo di una favola boschereccia, La catena d'Adone, di Ottavio Tronsarelli posta in musica da Domenico Mazzocchi; nel 1630 il Contrasto musico del giurista cesenate Grazioso Uberti e i Ricordi da valersene… Dialogi doi da rappresentarsi in musica di Decio Memmolo di Ariano Irpino, oggi introvabili, che costituirebbero un esempio di testi di oratori per musica fra i primi del genere (Franchi, 1994, p. 342); nel 1639 il libretto di una grande opera in musica rappresentata il 23 nov. 1638 all'ambasciata di Francia, La sincerità trionfante, testo di O. Castelli e musica di A. Cecchini; nel 1640 Musiche sacre e morali di D. Mazzocchi; dello stesso compositore il G. stampò l'anno seguente Il martirio de' santi Abundio prete, Abundantio diacono, Marciano, e Giovanni suo figliuolo cavalieri romani, dramma di O. Tronsarelli, e il monumentale Magnes, sive De arte magnetica di Kircher; nel 1645 l'"attione drammatica da recitarsi in musica" Argomento del ratto di Proserpina di Pompeo Colonna; nel 1646 una messa a quattro voci di Giovanni Pierluigi da Palestrina; nel 1649 la Missa pro defunctis… cum sequentia et responsorio di G. Francesco Anerio, corretta da Pietro Paolo Sabbatini (già pubblicata a Roma da G.B. Robletti nel 1614); nel 1650 stampò il secondo tomo dell'enciclopedia Musurgia universalis di Kircher (il primo era uscito lo stesso anno dagli eredi Corbelletti i quali, probabilmente, si appoggiarono all'officina del G. per stampare le pagine del trattato che richiedevano la notazione musicale, non disponendo essi di materiale tipografico per la musica); nel 1648 i Dialoghi spirituali del frate minore conventuale Teodoro Massucci di Monte Lupone; e, ancora, composizioni di Virgilio Mazzocchi, fratello di Domenico, dei frati agostiniani Filippo da Cavi e Agostino Diruta, di Domenico Borgiani, Pietro Paolo Sabbatini, Lodovico Cenci, Giuseppe Tricarico, Gino Angelo Capponi, Giovanni Gentile da Olevano, Domenico Massenzio. Infine ricordiamo alcune importanti antologie di mottetti curate da Domenico Bianchi (1642), e don Florido de Silvestris (1645 e 1646).
Fonti e Bibl.: L. von Pastor, Storia dei papi, XIII, Roma 1931, p. 605; A. Dresler, Un famoso stampatore di "avvisi" romani nel Seicento, in Il Giornalismo, IV (1939), pp. 82-88; C. Sartori, Bibliografia della musica strumentale italiana, Firenze 1952, pp. 370, 382; D.E. Rhodes, La stampa aViterbo, "1488"-1800. Catalogo descrittivo, Firenze 1963, pp. 16, 114 s., 120; A. Della Corte - G. Pannain, Storia della musica, I, Torino 1964, p. 660; V. Romani, La stampa a Velletri, in Lazio ieri e oggi, VII (1971), pp. 218-220; G. Dixon, Progressive tendencies in the Roman motet during the early seventeenth century, in Acta musicologica, LIII (1981), 1, p. 111; J. Lionnet, La musique à St-Louis des Français de Rome au XVIIe siècle, in Note d'archivio per la storia musicale, n.s., III (1985), Supplemento, pp. 50, 94, 102; S. Bulgarelli - T. Bulgarelli, Il giornalismo a Roma nel Seicento, Roma 1988, adind.; S. Franchi, Drammaturgia romana, Roma 1988, ad ind.; G. Uberti, Contrasto musico, a cura di G. Rostirolla, Lucca 1991, pp. VIII-IX, XII, XX-XXII; C. Sartori, Diz. degli editori musicali italiani, Firenze 1958, pp. 28, 69, 81 s., 84 s., 123; S. Franchi, Le impressioni sceniche. Diz. bio-bibliografico degli editori e stampatori romani e laziali di testi drammatici e libretti per musica dal 1579 al 1800, Roma 1994, pp. 327-345; A. Sorbelli, Inventari dei manoscritti delle biblioteche d'Italia, XLI, Foligno, pp. 169-173; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Appendice, pp. 340 s.; The New Grove Dict. of music and musicians (ed. 2001), X, p. 417.
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