PAVONI, Lodovico
– Primogenito di cinque figli, nacque a Brescia l’11 settembre 1784, da Alessandro e Lelia Poncarali, famiglia di antica nobiltà locale.
Ricevuta l’istruzione elementare da precettori privati, iniziò gli studi superiori presso il monastero di S. Domenico, dove fu allievo di padre Carlo Domenico Ferrari (futuro vescovo di Brescia), e probabilmente li continuò presso il palazzo vescovile. Il 7 dicembre 1803 indossò l’abito ecclesiastico. Rivelò ben presto la sua passione educativa dedicandosi all’insegnamento del catechismo e all’istruzione della gioventù. Il 20 settembre 1806, in Asola, fu ordinato diacono da monsignor Molino e ricevette l’ordinazione sacerdotale in S. Pietro in Oliveto il 21 febbraio 1807 dal vescovo di Bergamo monsignor Giovanni Paolo Dolfin.
Assecondando l’intuizione coltivata fin da giovane età – armonizzare nella crescita adolescenziale dei più poveri il momento religioso-spirituale con quello umano-professionale – si iscrisse alla Società di S. Giovanni Nepomuceno per il mutuo soccorso del clero, di cui sarà anche presidente per alcuni anni. Da novello sacerdote non smise di dedicarsi all’educazione della gioventù nei diversi oratori cittadini e ne aprì uno proprio presso la chiesetta di S. Orsola per accogliervi i ragazzi più poveri e abbandonati, detti 'i monelli di S. Orsola’.
Non tralasciò tale forma di apostolato neppure quando venne chiamato all’ufficio di segretario del vescovo, monsignor Gabrio Maria Nava, in quegli anni difficili tra il 1812 e il 1818, che vedevano dispiegarsi la restaurazione austriaca nel Lombardo Veneto. Si trasferì poi nella più piccola chiesa di S. Giacomo presso San Faustino, per lasciarla però nel mese di aprile del 1814 e portarsi con il suo oratorio (composto ormai da più di 250 ragazzi) presso la chiesetta di S. Maria di Passione.
Una volta steso nel 1818 il Regolamento definitivo del suo oratorio e lasciata la carica di segretario per quella di canonico della cattedrale e rettore della chiesa di S. Barnaba, nel 1821 riuscì a dare corpo all’idea di costituire per i suoi 'monelli’ il collegio d’Arti che diverrà il Pio Istituto S. Barnaba di Brescia. Oltre al mantenimento e all’educazione cristiana prefigurò in tal modo le future scuole professionali, insegnandovi diversi mestieri tra cui l’arte tipografica e di calcografia, la legatura dei libri, la cartoleria, l’argenteria, la lavorazione dei metalli, la falegnameria, la tornitura, la calzoleria. Spiccava, fra tutti, il laboratorio di tipografia: Tirocinium typographicum, che diventerà la prima scuola grafica d’Italia. Lavorò non poco per la diffusione della stampa cattolica in quel difficile contesto poliziesco dovuto alla scoperta della cospirazione antiaustriaca del 1820-1821, e solo a partire dal 15 febbraio 1831 i frontespizi dei suoi libri poterono riportare la dicitura Tipografia del Pio Istituto di S. Barnaba.
La necessità di spazi lo portò a occupare quasi tutto l’ex convento degli agostiniani, prima concesso in affitto e poi in uso gratuito. Ne entrerà in possesso completo poco dopo grazie a monsignor Nava.
Nel 1825 il Pio Istituto fu approvato in maniera provvisoria dall’autorità civile; nel 1831 fu stampato il Regolamento dell’Istituto di S. Barnaba, che mirava al superamento del vecchio sistema di assistenza della cosiddetta fanciullezza abbandonata attraverso l’avviamento al lavoro in una comunità educatrice che valorizzasse più il senso di responsabilità che non i sistemi disciplinari repressivi, in un luogo pio di beneficenza benché privato, al fine di salvaguardarne l’autonomia delle linee educative. Una pedagogia alla quale guardò con interesse anche Antonio Rosmini.
Nel 1841 ottenne dal governo l’uso gratuito degli ultimi stabili dell’ex convento di S. Barnaba, nel 1842 accolse i primi sordomuti dall’Istituto sordomute delle suore ancelle della carità di Paolina Di Rosa Maria Crocifissa, fondato nel 1837, e acquistò l’amena località del Calvario di Saiano (in Franciacorta), per rendere coltivabili quelle terre e istruire i figli dei contadini nelle nuove tecniche agricole.
Per garantire la continuità dell’opera, Pavoni da tempo riteneva necessario fondare una nuova congregazione religiosa che prendesse il nome di Figli di Maria Immacolata (pavoniani), in alcune città chiamati anche artigianelli. Dopo averne redatte le Regole fondamentali e le Costituzioni, approvate oralmente dal vescovo di Brescia, monsignor Nava, con l’aiuto del francescano Fortunato da Esine e del cardinale Angelo Mai ottenne il decreto di lode da papa Gregorio XVI il 31 marzo 1843 e l’approvazione definitiva, come congregazione religiosa di diritto pontificio, l’11 agosto 1847 da parte di monsignor Ferdinando Luchi di Windegg, vicario capitolare generale di Brescia; mentre l’autorizzazione imperiale era stata concessa dalla corte viennese il 9 dicembre 1846, non senza difficoltà per il persistere di pregiudizi verso quei «frati operai» di cui non si intendeva bene la fisionomia istituzionale, sospesa tra istituto di beneficenza pubblico e collegio di educazione privato. L’organizzazione dell’istituto prevedeva che i religiosi sacerdoti si sarebbero dedicati alla direzione spirituale, disciplinare e amministrativa dell’opera, e che i religiosi laici avrebbero assunto la conduzione delle officine, dando così luogo a una novità assoluta per il laico professo che si vedeva «applicato all’insegnamento delle arti e al disimpegno d’altri offizj non confacenti ai Sacerdoti» (Raccolta ufficiale di documenti e memorie d’Archivio, I, p. 76).
L’8 dicembre 1847 Pavoni emise la sua professione religiosa perpetua. Coinvolto nei moti del 1848, durante le Dieci giornate di Brescia, dopo avere portato in salvo i suoi ragazzi a Saiano il 25 marzo, colpito da violenta febbre, vi morì il 1° aprile 1849.
Nel trigesimo le sue spoglie mortali dal cimitero di Saiano passarono nel Vantiniano di Brescia; nel 1854 furono traslate nella tomba dei Figli di Maria dello stesso cimitero, e il 20 dicembre 1861 furono trasportate nella chiesa di S. Barnaba. Nel 1931 furono definitivamente trasferite nella chiesa di Maria Immacolata, sempre a Brescia. Dopo il processo informativo diocesano sull’eroicità delle sue virtù (1908-1912), la causa fu introdotta a Roma il 12 marzo 1919. Il 5 giugno 1947 fu emanato il decreto sulla eroicità delle virtù e, dopo l’approvazione di un miracolo, fu proclamato beato da papa Giovanni Paolo II il 14 aprile 2002.
Fonti e Bibl.: Raccolta ufficiale di documenti e memorie d’Archivio, Brescia: I, 1947, II, 1958, III, 1972; Lettere del servo di Dio p. L. P., Brescia 1945; L. Pavoni, Lettere, Milano 1984.
Sul processo di beatificazione si veda Sacra Rituum Congregatione, Brixien. Beatificationis et canonizationis servi Dei Ludovici Pavoni…, Romae [1927]-1945.
Sulla sua figura e sull’attività si vedano: Brevi cenni biografici del sacerdote L. P., fondatore del Religioso Istituto dei Figli di Maria Immacolata, Monza 1899; L. Traverso, L. P., apostolo della gioventù derelitta, fondatore dei religiosi-operai (Figli di Maria Immacolata), 1784-1849, Genova 1916; G.M. Allegranza, L’irradiazione spirituale di L. P., Milano 1947; G. Della Cioppa, L. P., Milano 1947; G. Anichini, Un ricostruttore sociale, Milano 1949; R. Bertoldi, L. P. educatore, Milano 1949; Id., L’urna del Padre (tumulazioni, riesumazioni e traslazioni dei resti mortali del ven. L. P.), Brescia 1961; T. Bosco, Per i giovani a tempo pieno, Milano 1975; L. P. e il suo tempo. Atti del convegno di studi, Brescia... 1985, Milano 1986; A. Palazzini, La figura, lo spirito, l’opera di L. P., a cura di L. Agosti, Milano 1993; A. Fappani, Enciclopedia bresciana, XII, Brescia 1996, pp. 248-251; R. Cantù, L. P. e l’istruzione professionale a Brescia negli anni della Restaurazione, in Chiesa, educazione e società nella Lombardia del primo Ottocento. Gli istituti religiosi tra impegno educativo e nuove forme di apostolato (1815-1860), a cura di R. Sani, Milano 1996; U. Folena, Con mani di Padre. Beato L. P., Milano 2002; G. Rossi, Lodovico Pavoni educatore e maestro di vita. Studi e approfondimenti carismatici, Milano 2004.
Sull’Istituto da lui fondato si vedano: Figli di Maria Immacolata, Abbozzo di costituzioni della Congregazione religiosa dei Figli di Maria Immacolata del servo di Dio L. P. avente sede generalizia in Monza..., Monza 1922; L. Traverso, L. P., fondatore dei Figli di Maria Immacolata e pioniere dell’educazione professionale, Milano 19493; F. Bossi, L. P., 1784-1849, e la sua Congregazione dei Figli di Maria Immacolata, 1847-1931, Trento 1990; F. Bossi, L. P. fondatore del Pio Istituto di S. Barnaba in Brescia e della Congregazione dei Figli di Maria Immacolata: per inserire nel mondo del lavoro la gioventù orfana, abbandonata, povera, Trento 1992; L’eredità del beato L. P.: storia e sviluppo della sua fondazione nel periodo 1849-1949, Atti del Convegno di studi, Brescia... 2007, a cura di E. Bandolini, Milano 2009.