logopedia
Disciplina che si occupa della riabilitazione di pazienti affetti da disturbi del linguaggio (➔ logopatia). Ai fini della riabilitazione, le differenti patologie dell’espressione verbale (orale e scritta) oggetto di l. si possono differenziare in: disturbi disfonici (che esulano dalle competenze neurologiche); disturbi neuropsicologici delle funzioni corticali superiori (afasie, agnosie, disturbi della memoria e dell’attenzione); patologie motorie corticali che interessano il distretto fonoarticolatorio; logopatie comportamentali da nevrastenia, da ritardo mentale, autismo, demenza; dispercezioni uditive, sordità; disturbi specifici dell’apprendimento (dislessia, disgrafia, ecc.); balbuzie; esiti di ictus e traumi cranici. Nei casi di compromissione delle funzioni corticali superiori si parla più propriamente di logoterapia, sebbene l’intervento abbia efficacia limitata nella rieducazione dei disturbi afasici sopraggiunti in età adulta a causa di ictus o di demenza. In questi casi la rieducazione, oltre ad avvalersi di strumenti logopedici tradizionali (articolazione della parola, associazione immagini-parole, ecc.), fa uso di tecniche della comunicazione più complesse, stimolando il paziente alla comprensione oltre che all’espressione. Esiti discreti della l. si ottengono nella disartria nevrastenica (ove c’è un normale quoziente intellettivo, ma una più marcata difficoltà articolatoria) e nella balbuzie. Più complessa e dall’esito più incerto si presenta la l. della disartria paralitica. L’intervento logopedico nei disturbi generalizzati dello sviluppo (➔) può rallentare l’involuzione autistica attraverso una riabilitazione linguistica precoce e globale, che lavora sui prerequisiti alla comunicazione, sulle aree cognitive e sulle prassie orali.