LOGOTHETA
Magistratura che nella denominazione ricalca quella di un funzionario della corte bizantina, il logotheta (il termine è letteralmente traducibile con l'espressione 'ordinatore di parole') è uno degli ufficiali presenti nel Regno sin dall'età normanna. Riguardo alle sue competenze in quell'epoca la storiografia più antica ha centrato l'attenzione ora sull'ambito cancelleresco, individuando nel logotheta il funzionario addetto alla redazione delle leggi, ora sull'ambito fiscale, in presunta continuazione con il logotheta generale di età bizantina. Dagli studi di Mayer (1909) e poi da quelli decisivi di Evelyn Jamison (1953), l'orientamento sembra essere quello di individuare nel logotheta un funzionario politico di primissimo piano all'interno della Curia regia, una sorta di segretario personale del sovrano, il suo più diretto consigliere, incaricato specialmente di ricevere ed esaminare le petizioni dei sudditi e di inoltrarle, se accolte, presso gli ufficiali di competenza. Un ufficiale versatile, quindi, che, dato il suo ruolo politico, svolgeva all'occorrenza incarichi in ambiti svariati, laddove cioè vi fosse bisogno di un intervento 'diretto' del sovrano.
A fronte di una discreta mole di dati sul logotheta per l'età bizantina e per quella normanna, cosa che ha consentito agli studiosi di elaborare diverse teorie sulle funzioni specifiche dell'ufficio, le fonti di età fridericiana danno scarsissime informazioni dirette. Logotheta, infatti, risultano soltanto un Andrea, nella fase iniziale del regno di Federico, e il ben più noto Pier della Vigna.
Nel periodo compreso fra la maggiore età di Federico (1208) e le Costituzioni di Capua (1220), è testimoniata la presenza di un Andrea logotheta, qualificato anche come protonotaro (Acta Imperii inedita, I, p. 147): a questi e all'arcivescovo di Capua il re nel 1219 affidava il compito di fare una inquisizione allo scopo di riassegnare alcuni beni già concessi dall'imperatrice Costanza al monastero di Casamari (ibid., pp. 147 e 209). L'unione della carica di logotheta con quella di protonotaro sembra caratterizzare l'intero arco del regno di Federico: ancora nel 1247, infatti, Pier della Vigna si firma protonotaro imperiale e logotheta del Regno (ibid., pp. 344, 349, 351, 352).
Non stupisce, dato il ruolo squisitamente politico dell'ufficio, che il logotheta non sia mai stato oggetto di disposizioni normative generali e sia stato pure poco presente nella documentazione cancelleresca di età fridericiana. Ciò però rende piuttosto difficile individuare concretamente i suoi ambiti di giurisdizione. Certamente il logotheta gestiva direttamente, assegnandolo in credenciam, l'ufficio del magister procurator, magistratura fondamentale, seppure temporanea, alla quale è legata la riforma dell'amministrazione finanziaria degli anni Quaranta; inoltre in alcuni periodi il logotheta ricevette personalmente dagli ufficiali periferici gli introiti e i rendiconti della loro attività e dispose di un apparato funzionariale alle sue dipendenze composto da commissarii e officiales (Il registro della cancelleria, 2002, p. 78).
Ma più che queste specifiche quanto sporadiche mansioni, fondamentale nell'individuazione del ruolo del logotheta durante il regno di Federico II è proprio l'identificazione dell'ufficio con il personaggio che più a lungo ricoprì l'incarico in quegli anni: Pier della Vigna. Il rilievo e l'importanza del personaggio, la sua leggendaria simbiosi con l'imperatore, diedero all'incarico che egli ricoprì una connotazione assolutamente unica, definendo quello di logotheta come l'ufficio politico del Regno per antonomasia, a fronte di una effettiva evanescenza delle mansioni e delle prerogative.
A conferma di ciò, si può invocare uno statutum antico risalente probabilmente all'epoca di Manfredi, ma che si riferisce a un contesto istituzionale precedente, nel quale si identifica esplicitamente il compito del logotheta all'interno dell'ufficio di cancelleria. Il logotheta riceveva le petizioni inoltrate presso la Curia regia, le esaminava e rispondeva in nome del sovrano, "sermonis domini" (Acta Imperii inedita, I, p. 739). In altri termini, quella del logotheta ci appare in età fridericiana più come una dignità, che come un ufficio in senso proprio, come la specificazione di un ruolo, politico innanzitutto, che coincide col soggetto che lo ricopre: in assenza di tale soggetto non esiste un mansionario da ricoprire, magari ricorrendo a magistrature suppletive. La riprova probabilmente sta nel fatto che la carica di logotheta perse progressivamente importanza dopo il regno di Federico, al contrario dell'altra carica alla quale risulta legata, quella di protonotaro, che ebbe invece uno sviluppo successivo, funzioni proprie e prerogative specifiche nell'ambito degli uffici centrali dei Regni di Sicilia citra e ultra pharum.
Fonti e Bibl.: Historia diplomatica Friderici secundi; Acta Imperii inedita, I; Il registro della cancelleria di Federico II del 1239-1240, a cura di C. Carbonetti Vendittelli, Roma 2002. E. Mayer, Italienische Verfassungsgeschichte von der Gothenzeit bis zur Zunftherrschaft, Leipzig 1909; R. Trifone, La legislazione angioina, Napoli 1921; E. Jamison, La carriera del Logotheta Riccardo di Taranto e l'ufficio di Logotheta Sacri Palacii nel regno normanno di Sicilia e d'Italia meridionale, in Atti del II congresso storico pugliese e del Convegno internazionale di studi salentini (Terra d'Otranto, 25-31 ottobre 1952), Bari s.a. [ma 1953], pp. 169-191; M. Caravale, Il regno normanno di Sicilia, Milano 1966; Id., Le istituzioni del regno di Sicilia tra l'età normanna e l'età sveva, "Clio", 23, 1987, pp. 373-422 (ora in Id., La monarchia meridionale. Istituzioni e dottrina giuridica dai Normanni ai Borboni, Roma-Bari 1998, pp. 71-135); su Pier della Vigna cf. per tutti E.H. Kantorowicz, Federico II, imperatore, Milano 1976, pp. 271 ss.