loico
Occorre due volte: Cv IV X 6 avvegna che, secondo la fama che di lui [Federico di Svevia] grida, elli fosse loico e clerico grande, e If XXVII 123 Forse / tu non pensavi ch'io loïco fossi.
L. è colui che ha pieno possesso dell'arte della disputa. Nei testi del tempo di D. ha valore elogiativo: cfr. Salimbene Cronica (ediz. Scalia, Bari 1966, 307): " Nam quando [Guglielmo d'Auxerre] disputabat Parisius, nullus disputabat melius eo. Fuit enim magnus logycus et magnus theologus "; p. 339: " Frater vero Rodulfus de Saxonia, lector Pisanus, magnus logicus et magnus theologus et magnus disputator... "; p. 443: " cum esset [Pietro Ispano, v.] magnus sophysta, loycus et disputator atque theologus... "; Boccaccio Dec. VI 9 8 " egli [Guido Cavalcanti] fu un de' migliori loici che avesse il mondo e ottimo filosofo naturale ".
Nella prima occorrenza si fa riferimento precisamente alla cultura logica di Federico, giacché si discute di un atto, quale il definire, che tradizionalmente è assegnato al loico. Nella seconda, nel racconto di Guido di Montefeltro, il demonio smaschera il calcolo utilitaristico applicando semplicemente le regole della logica.