lombalgia (o lombaggine)
Sintomatologia dolorosa limitata alla regione posteriore della colonna vertebrale nel tratto compreso tra il margine costale e la piega glutea. È espressione clinica dell’irritazione o compressione dei fascicoli nervosi che, dal nervo seno-vertebrale di Luschka, si distribuiscono alla porzione periferica dell’anello fibroso, al legamento longitudinale posteriore, al periostio che ricopre i corpi vertebrali e le strutture ossee dell’arco posteriore della vertebra, alle formazioni capsulo-legamentose delle articolazioni posteriori, senza però alcun risentimento delle radici spinali corrispondenti. Una grande varietà di condizioni mediche differenti può determinare lo stimolo irritativo (lesioni acute muscolo-legamentose, fratture vertebrali, lesioni del disco intervertebrale o la degenerazione dello stesso, spondilosi, instabilità o artrosi delle faccette articolari).
Studi epidemiologici mostrano una incidenza all’interno della popolazione, durante la vita, compresa tra il 60% e l’80% e una prevalenza annua del 56% a insorgenza tra la quarta e sesta decade. Rappresenta la seconda causa (dopo la cefalea) di dolore sperimentato nella vita. Studi clinici hanno evidenziato che un lavoro manuale (con flessioni ripetute, sollevamento di pesi o rotazioni del tronco), la gravidanza, ed episodi di l. nell’infanzia rappresentano fattori di rischio importanti per lo sviluppo della sintomatologia, mentre un’attività fisica costante ne riduce l’incidenza. È esclusa invece una correlazione positiva tra abitudine al fumo e obesità e lombalgie.
Generalmente la l. è caratterizzata da dolore spontaneo, localizzato al rachide lombare, che si accentua con la pressione locale e con i tentativi di mobilizzazione del tronco. Evidente è la contrattura delle masse muscolari paravertebrali, con secondario atteggiamento obbligato del rachide lombare in lieve flessione anteriore o laterale. Alla contrattura segue la rigidità del tronco. In rapporto ai caratteri di insorgenza si distinguono una forma acuta ed una cronica.
Detta pop. ‘colpo della strega’, si instaura improvvisamente, spesso senza causa apparente. I meccanismi che la provocano possono essere discogeni (dovuti alla distensione acuta dell’anulus spesso conseguente a fenomeni di senescenza), o legati alla distorsione delle articolazioni interapofisarie. Nella distensione acuta dell’anulus il dolore è determinato dalle irritazioni delle terminazioni sensitive (dell’anulus stesso e del legamento longitudinale posteriore), stirate dalla spinta esercitata dal nucleo polposo in occasione di uno sforzo. Il riposo riduce la pressione esercitata sul nucleo, che così riacquista la primitiva morfologia. Nella distorsione delle articolazioni interapofisarie il dolore è generato dalla lacerazione della capsula che riveste le articolazioni, in seguito a movimenti di rotazione del tronco (con conseguente sublussazione dell’articolazione). Il dolore lombare e la contrattura muscolare sono molto intensi e vengono esacerbati anche da minimi movimenti, come quelli della tosse. La sintomatologia regredisce nell’arco di pochi giorni con il riposo e la terapia medica. Quando ciò non accade, può evolvere nel quadro clinico della lombosciatalgia, oppure sfuma nella forma cronica.
Questa l. può esordire come tale oppure rappresentare la cronicizzazione di un quadro acuto, intervallato da periodi più o meno lunghi di benessere. Più frequenti delle forme acute, divengono spesso esasperanti per il loro protrarsi nel tempo. Si distinguono forme artrogene, da instabilità vertebrale (dovute a senescenza del disco), tumorali, infiammatorie, infettive ed infine idiopatiche. La forma idiopatica è tipica dei soggetti giovani. Data l’efficacia della ginnastica posturale, si pensa che il dolore sia dovuto a difetti posturali assunti durante l’attività lavorativa oppure a scarsa mobilizzazione del rachide o a sforzi fisici effettuati scorrettamente. In molti casi è identificabile una componente psicogena.
Nelle forme acute il trattamento è sintomatico: riposo e terapia medica (miorilassanti, antinfiammatori, antidolorifici). Nelle forme croniche, esclusa una eziopatogenesi tumorale o infettiva, trova indicazione il trattamento fisiochinesiterapeutico, l’uso delle radiofrequenze sul disco intersomatico e il trattamento osteopatico. Più recentemente si ricorre all’utilizzo, in casi selezionati, di spaziatori interspinosi e protesi discali. L’artrodesi può essere presa in considerazione nei pazienti in cui l’instabilità vertebrale è molto grave o quando la lombalgia si presenta particolarmente frequente e dolorosa.