Lombardia
Ricchezza e bellezza
La Lombardia è la regione italiana più vicina ai livelli di produzione e di reddito europei: secondo alcuni, da questo punto di vista, la più europea delle regioni italiane. Ma non è solo ricchezza e organizzazione: è una terra di vaste campagne, coltivate da secoli con la massima attenzione e costellate di cascine, ville, villaggi e città piccole e grandi, un bell’esempio
di paesaggio italiano, completamente costruito dall’uomo in stretto rapporto
con gli insediamenti urbani. Insediamenti che sono ricchi non solo di risorse economiche, ma di storia, di cultura,
di monumenti, di attività civiche
La Lombardia è quasi tutta compresa fra la catena delle Alpi e il corso del Po e il suo territorio è formato da tre diverse zone morfologiche: una di montagna vera e propria, una di collina – piuttosto ristretta – e una di pianura che occupa poco meno della metà della superficie regionale.
L’area montuosa è estesa soprattutto nella parte nord;orientale della Lombardia, mentre in quella nordoccidentale il confine tra Lombardia e Svizzera attraversa la valle del Ticino: in questa direzione, infatti, la catena alpina si trova quasi interamente in territorio svizzero. Anche in altri tratti il confine con la Svizzera non segue la linea delle montagne più alte, ma attraversa delle valli, lasciandone in territorio svizzero la parte più a monte (Val Maira, Val Poschiavo).
Le vere e proprie Alpi della Lombardia sono le Alpi Lepontine e le Alpi Retiche, dove qualche cima sfiora i 4.000 m e valichi di alta quota mettono in comunicazione con il territorio svizzero (Passo dello Spluga) e con quello altoatesino (Passo dello Stelvio). A sud delle Alpi Retiche la catena delle Alpi Orobie (che supera i 3.000 m) si allunga in senso ovest-est, più o meno parallelamente a quella principale, da cui la separa la Valtellina percorsa dall’Adda.
A sud delle Alpi Orobie si distendono le Prealpi, in direzione quasi nord-sud, via via meno elevate verso la pianura e tagliate dalle valli dei fiumi che si immettono nel Po (Adda, Oglio) e dei loro affluenti. Anche nella zona prealpina si incontrano però alcuni massicci piuttosto elevati, come il gruppo delle Grigne, il Pizzo Arera, la Presolana. Un altro breve tratto montano è all’estremità sudoccidentale della regione, l’Oltrepò Pavese, dove alle spalle di Voghera una piccola sezione dell’Appennino Ligure rientra nel territorio della Lombardia.
Ai piedi delle Prealpi si apre infine la pianura. Ma anche questa va distinta in due parti ben diverse.
Verso monte, i terreni superficiali sono composti soprattutto da sabbia, ciottoli, ghiaia, cioè dai materiali più pesanti trasportati a valle dai fiumi (e, molto anticamente, dai ghiacciai): essendo pesanti, una volta arrivati in piano l’acqua non ha più avuto la forza di spingerli ancora più a valle, e si sono depositati. Più a valle, invece, l’acqua è riuscita a trasportare materiali più sottili, leggeri, sospesi nell’acqua, come l’argilla: e materiali argillosi formano, infatti, la parte più bassa della pianura lombarda – quella detta, appunto, Bassa.
La differenza fondamentale tra alta e bassa pianura è che i suoli dell’alta pianura sono molto permeabili, cioè non trattengono l’acqua in superficie (si parla, infatti, di pianura asciutta, e questo dal punto di vista della vegetazione, sia spontanea sia coltivata, è un bel problema), mentre i suoli della Bassa si impregnano a fondo e si prestano ottimamente a molti tipi di coltivazioni. L’acqua che si infiltra nel terreno permeabile della pianura asciutta scorre sotto terra, ma quando incontra i terreni argillosi della Bassa, poco permeabili, è costretta a riemergere in superficie; perciò, in questa fascia di contatto tra le due parti della pianura (detta linea dei fontanili o delle risorgive) si trovano sorgenti e affioramenti d’acqua sfruttati per l’irrigazione. Nella pianura asciutta sono più frequenti le coltivazioni arboree, il granturco, gli ortaggi, mentre è soprattutto nella Bassa che si sviluppano le grandi aziende agricole irrigue (cereali, barbabietole, piante oleaginose).
A parte la pianura asciutta, la Lombardia è complessivamente molto ricca di acqua.
Da una parte, il clima lombardo è, nell’insieme, relativamente umido (pioggia e neve sulle montagne, pioggia e nebbia nella pianura); può essere definito un clima di tipo continentale anche se, nelle aree intorno ai grandi laghi prealpini, la presenza di quelle grandi quantità d’acqua ha l’effetto di addolcire le temperature: sulle rive del Lago Maggiore e del Lago di Garda, infatti, crescono olivi e agrumi, cioè piante mediterranee.
Dall’altra parte, in territorio lombardo scorrono anche le acque di fusione dei nevai e dei ghiacciai alpini, che sono i principali serbatoi da cui nascono i fiumi lombardi. Sulle montagne lombarde si trovano circa 200 ghiacciai, compreso il più grande di tutta Italia, posto sui monti dell’Ortles-Cevedale.
I fiumi della Lombardia sono tutti affluenti o subaffluenti del Po, e molti di loro formano laghi: il Ticino alimenta il Lago Maggiore, l’Adda il Lago di Como, l’Oglio il Lago d’Iseo e il Mincio il Lago di Garda. Ma oltre a questi, che sono i più vasti, in Lombardia si trovano decine di altri laghi minori, sia nell’area prealpina sia in quella propriamente alpina; un tempo, prima che la Bassa fosse bonificata e interamente coltivata, erano numerosi anche in pianura i piccoli laghi e le paludi.
La bonifica idraulica e la messa a coltura in Lombardia sono antiche: soprattutto a partire dal Medioevo, le grandi foreste che ancora coprivano gran parte della pianura vennero tagliate per fare posto ai campi e, allo stesso tempo, paludi e accumuli d’acqua vennero eliminati con canali di scolo e colmate.
È anche per questo che la vegetazione spontanea, in Lombardia, è sopravvissuta solo sulle montagne (dove la copertura forestale, specialmente a conifere, è ancora molto ricca) e lungo le rive dei fiumi: in montagna infatti e lungo i fiumi si trovano oggi le aree protette più importanti e le ultime zone di popolamento degli animali selvatici.
La Lombardia è, tra le regioni italiane, quella con il maggior numero di abitanti e, dopo la Campania, anche con la più forte densità. Dato che per quasi metà il territorio è montuoso e poco popolato, la densità nell’area effettivamente abitata, in collina e in pianura, è davvero molto forte.
Il popolamento della Lombardia è un fenomeno antico grazie alla fertilità dei suoli, a una posizione felice sulle grandi vie di comunicazione e di commercio e, più di recente, all’industrializzazione. Ma la crescita più imponente fu dovuta all’immigrazione, specie dall’Italia meridionale, dopo la Seconda guerra mondiale.
Gran parte degli abitanti vive in città, e soprattutto nella grande area metropolitana milanese.
Da una parte, il sistema urbano lombardo è costituito dall’allineamento di città che sorgono ai piedi delle Prealpi: Varese, Como, Lecco, Bergamo e Brescia, attorniate da un gran numero di centri più piccoli. A nord di questo allineamento, l’area prealpina e alpina è spopolata: il centro principale, Sondrio, è il capoluogo di provincia italiano meno popoloso (alla pari con Isernia, in Molise).
A sud, invece, si distende l’area milanese vera e propria, saldamente unita alle città prealpine, e specialmente alle più vicine, da Varese a Bergamo: con molte di queste forma una grande conurbazione che comprende anche Monza, e che è il nucleo di un’area fortemente urbanizzata estesa su gran parte della Pianura Padana (la megalopoli padana). Il sistema di città che fa capo a Milano si allarga pure nelle altre direzioni, interessando centri popolosi e importanti – come Abbiategrasso, Vigevano, Treviglio, Crema – e altri capoluoghi di provincia, come Lodi e anche Pavia.
In pratica, oltre a Sondrio e al Nord alpino, rimangono relativamente al di fuori del sistema milanese solo le aree e le città più lontane: l’Oltrepò Pavese, le province di Cremona e di Mantova e in parte quella di Brescia (che è la seconda città della regione e dipende da Milano meno di altre città lombarde).
Nonostante la presenza di una metropoli come Milano – città d’importanza europea e mondiale, che ospita un gran numero di attività economiche e di beni culturali – le città lombarde (e non solo i capoluoghi di provincia) sono centri molto vivaci.
Spesso, del resto, sono città dalle tradizioni antiche e dal passato molto prestigioso: centri storici molto interessanti sono quelli di Varese e di Como, città industriali e terziarie che devono l’antica floridezza alla lavorazione della seta e dei tessuti e che hanno edifici tardomedievali di grande pregio; di Monza, con monumenti e opere d’arte di età longobarda e belle ville sette-ottocentesche; di Bergamo (Bergamo Alta è un compatto insediamento dal nobile aspetto medievale e rinascimentale), già anticamente importantissimo centro di produzione della seta e di lavorazione del ferro (come altre città lombarde: per esempio Lecco) e oggi sede di una università e di un cospicuo numero di aziende industriali; di Brescia, importante per le sue molte industrie e per il commercio, che conserva – nonostante le distruzioni dell’ultima guerra – molti bei monumenti; di Vigevano, cittadina nota per le fabbriche di calzature e per una delle piazze più belle d’Italia; di Cremona, mercato e centro di trasformazione dei prodotti agricoli, ma anche città di fondazione romana e libero comune di cui rimane l’impronta monumentale; di Mantova, splendida, antichissima città fortificata e a lungo capitale di un importante ducato (celebri il suo Palazzo Ducale e il Palazzo Te), posta fra tre laghi formati da chiuse alla confluenza del Mincio nel Po, che oggi è mercato agricolo e polo industriale di rilievo; e soprattutto di Pavia, capitale longobarda, famosa per avere una delle università più antiche del mondo, ricca di stupende chiese medievali e di molti altri edifici, che ha sviluppato attività industriali e commerciali: con Milano e Mantova, la principale meta del turismo storico-artistico nella regione.
L’economia odierna della Lombardia, nella concezione comune, sembra essere sostenuta integralmente dall’industria: senza dubbio, qui l’industrializzazione si è molto sviluppata.
Ma in realtà, nell’insieme della produzione di ricchezza (la Lombardia produce da sola circa un quinto della ricchezza italiana), sono forse più importanti le attività del terziario: banche, finanza (con la Borsa di Milano), assicurazioni, editoria, istruzione e ricerca e, naturalmente, commercio.
Il sistema industriale è molto vario, con una prevalenza di piccole e medie aziende attive un po’ in tutti i settori produttivi, pur se esistono anche grandissime imprese e specializzazioni locali: per esempio, Cantù e la Brianza sono famose per la produzione di mobili, Castelgoffredo (Mantova) è la ‘capitale’ delle calze e della maglieria. Ma è difficile trovare un settore industriale che non sia rappresentato in Lombardia.
D’altra parte, la base di questo sviluppo recente si trova nell’agricoltura irrigua e razionale (detta capitalistica) della Bassa, che continua a essere molto produttiva e importante, insieme con l’allevamento intensivo (suini e bovini); nell’area collinare prevale invece la coltivazione della vite, con produzione di vini ricercati. Nell’area propriamente alpina, dove poche sono le industrie e l’agricoltura è marginale, è soprattutto il turismo montano a sostenere il reddito della popolazione. Nonostante qualche periodo di difficoltà, l’economia lombarda è tra le più vitali d’Europa e continua ad attirare immigrati, italiani e soprattutto stranieri.