lombardo
" Nativo della Lombardia ", come il mantovano Sordello, che D. chiama anima lombarda (Pg VI 61), o i parenti di Virgilio, anch'essi mantoani per patria (If I 68). Ancora a Virgilio riconduce l'occorrenza di If XXVII 20, con riferimento alla lingua da lui usata (e in particolare al lombardismo istra del v. 21): 0 tu... che parlavi mo lombardo... (v. Lombardia: Lingua; lombardismi). Una solennità particolare sembra assumere l'aggettivo, sostantivato, nelle parole di Cacciaguida, sia per il gran che lo precede, sia per la forma antonomastica con cui designa Bartolomeo della Scala (o Alboino: v. le voci relative): Lo primo tuo refugio... / sarà la cortesia del gran Lombardo che 'n su la scala porta il santo uccello (Pd XVII 71).
Nel senso proprio - considerando l'estensione della Lombardia (v.) al tempo di D. - andrà intesa anche l'allusione all'emiliano Guido da Castel, che mei si noma / ... il semplice Lombardo (Pg XVI 126), nonché l'appellativo di fiume lombardo attribuito al Po (Rime XCV 3).
In altri casi invece il termine va inteso con una certa estensione di significato: così per i Lombardi barattieri che Ciampolo si offre di ‛ far venire ' insieme con i Toschi (If XXII 99) e per Marco Lombardo, originario forse " della famiglia dei Lombardi di Venezia. Potrebbe anche darsi; ma ciò non si ricava dalle parole di questo verso [Lombardo fui, e fu' chiamato Marco, Pg XVI 46], che non possono significare se non ‛ Fui di Lombardia e mi chiamai Marco ' " (Scartazzini-Vandelli; ma cfr. Lombardia: Lingua).