LONDRA (London; A. T., 45-46)
La capitale dell'Inghilterra e metropoli dell'impero britannico si è sviluppata intorno alla parte più antica della città, sulla riva N. del corso inferiore del Tamigi; essa costituisce ora una vasta area urbana, una parte della quale è organizzata amministrativamente come una contea per sé stante, mentre un'area anche più vasta e anch'essa completamente urbana, benché fuori della contea, dipende dalla polizia metropolitana di Londra. Dentro quest'ultima area, la "più vasta Londra" aveva nel 1931 una popolazione di 8.202.818 ab. con un aumento medio del 9,7% negli ultimi 10 anni, benché il nucleo interno - contea di Londra - con 4.396.821 ab., indicasse una diminuzione del 2%. Entro i limiti della City, il nucleo urbano originario, dimorano 10.996 ab., in gran parte addetti a sorveglianza e pulizia; questa popolazione è diminuita negli ultimi 10 anni del 19,8%.
La città giace nel bacino di rocce eoceniche, traversato e scolato dal Tamigi nel suo corso inferiore e dai suoi tributarî; al disotto di queste rocce, in gran parte argillose, si trova la creta bianca che affiora nei Downs a S. e nei Chiltern Hills a NO. Le argille dell'Eocene, impermeabili, sono qua e là ricoperte da cumuli di ghiaia e sabbia, alcuni dei quali emergono come aree più asciutte sull'umida pianura alluvionale di argilla e torba, che un tempo risentiva largamente gli effetti della marea che dal mare risale lungo l'estuario; ma le acque di marea vengono assorbite anch'esse dai depositi ghiaiosi che accompagnano il fiume e i suoi tributarî. Prima che fossero costruiti gli argini, il letto del fiume in alcuni luoghi si divideva in varî bracci, che circondavano basse isole di sabbia e argilla. Se ne sono conservati i nomi: Chelsea, Battersea, Thorney (ora il cuore di Westminster) e Bermondsey, ora tutti importanti distretti di Londra. Sulla riva N., fra i 15 e i 30 m. s. m., si trova un terrazzo, e un altro, fra i 30 e i 45 m.: quest'ultimo dalla riva del fiume si estende fino a valle di Richmond, cosicché si trova a N. della città antica, nel distretto di Islington.
Thorney era l'isola presso la quale sfociava nel Tamigi il Westbourn, le cui acque sono state utilizzate per i laghi artificiali di Hyde Park e di St James's Park. Più a valle, il Tamigi descrive una curva verso NE., erodendo i depositi di ghiaia della riva settentrionale; riceve poi il Turnmill, che percorre una vallata assai profonda, da cui s'innalzano verso E. un paio di piccoli rilievi ghiaiosi piuttosto scoscesi, in alcuni punti fino a 15 m. sul livello del fiume.
Il clima di Londra è piuttosto uniforme e umido; la temperatura media annua è di 10°,1, la temperatura media del mese di febbraio, che è di solito il mese più freddo, è 5°, quella dei mesi di luglio e agosto, che sono i più caldi, è rispettivamente 17°,6 e 15°,9. La media annua delle precipitazioni, desunta dalla media del quinquennio 1921-1925, è di 578 mm. La massima nuvolosità si riscontra in gennaio, la minima in maggio e settembre. L'atmosfera di Londra, ricca di pulviscolo carbonioso prodotto dalle industrie, è nebbiosa e fosca. Queste nebbie, che sono generalmente locali e di non lunga durata, sono più frequenti dal settembre al febbraio, e hanno una particolare intensità in novembre.
Divisioni principali ed estensioni moderne. - La City, in senso stretto, ancora la piccola area sulle due colline ghiaiose di qua dal ponte che traversa il Tamigi: una città romana, se non anche un po' più antica. La sua area è di soli 271 ha., ma la sua importanza come centro commerciale, bancario e borsistico è grandissima: importanti specialmente la Borsa della lana (Wool Exchange), dove è acquistata gran parte della lana da manifatturarsi nel paese, sebbene l'industria vera e propria sia situata principalmente nello Yorkshire, la Borsa del Baltico, e la Borsa del carbone. Un'altra caratteristica è l'istituzione, famosa sotto il nome di Lloyd's, specializzata nelle assicurazioni marittime. Tutte le grandi banche (anche alcune italiane, come la Banca commerciale italiana e il Credito italiano) hanno la loro sede nella City, attorno alla Banca d'Inghilterra; esse, con il Royal Exchange e il Mansion House (residenza ufficiale del Lord mayor), fronteggiano uno spazio centrale aperto, che è il perno del movimento cittadino di passeggeri, anche del sottosuolo.
Il porto. - Sull'estuario del Tamigi, a valle del ponte della Torre la cui parte centrale è apribile, si estende per parecchi chilometri il porto di Londra, uno dei più grandi del mondo. Ancora alla fine del sec. XVIII il punto di approdo delle navi era presso la City, tra il Ponte e la Torre, ma l'aumento eccezionale del traffico e l'acctesciuto tonnellaggio delle navi fecero spostare in seguito sempre più a valle il punto di approdo per cercare profondità maggiori. I bacini di Tilbury, che si trovano all'estremità del porto, distano ben 42 km. dal London Bridge; oggi, tecnicamente parlando, il porto di Londra, ciò che i marinai chiamano "London River", si estende fino al banco di sabbia del Nore per una lunghezza di 88 km. Le maree, che si verificano due volte al giomo, hanno una grandissima importanza, perché facendo salire il livello del fiume regolano il traffico del porto che da Gravesend al Ponte di Londra è praticabile per le navi di grande e medio tonnellaggio solo nell'alta marea. I dock di Blackwall datano dal 1661 e furono dapprima una speculazione privata; con l'aumentare del traffico fu necessario ampliare e migliorare l'attrezzatura del porto; nel 1800 s'iniziò la costruzione di grandiosi dock che, tranne i Commercial Surrey, sono situati sulla riva sinistra del fiume, per essere in più diretta comunicazione con la città. Tra i principali dock sono: West India Docks (costruiti nel 1805, dove tra l'altro arriva il legname dalla Svezia e dal Sud-Africa), London Docks (1805, dove sbarca la lana), East India Docks (1806), Commercial Docks (1815), St Katherine's Docks (1828, lana), Victoria Docks (1855, tabacco), Millwall Docks (1868, legnami), Victoria and Albert Docks (1880, carne congelata, burro, formaggi), Tilbury Docks (1890, molto ampliati nel 1929); in totale questi dock coprono una superficie di 207 ettari, e hanno banchine per una lunghezza complessiva di 54 km.; nel 1921 furono costruiti i George Docks. Nel porto si lavora continuamente per migliorare la navigabilità. Circa ottomila battelli collegano tra loro i diversi bacini e le navi, la loro circolazione ha una grande importanza nel traffico del porto. Il porto è governato dal 1909 da un ente autonomo di diritto pubblico (Port of London Authority), completamente separato dall'amministrazione civica, a differenza di parecchi porti europei continentali.
Dal vasto retroterra, dove si estende una grande rete di comunicazioni deriva l'importanza del porto di Londra, a cui affluiscono da tutte le parti del mondo merci che in parte servono ad approvvigionare l'immensa citta, in parte irradiano verso le regioni più interne; il valore delle importazioni supera notevolmente il valore delle esportazioni. Il porto di Londra ha il primato tra i porti inglesi per le importazioni, mentre le esportazioni sono inferiori a quelle di Liverpool. Prima della guerra mondiale il traffico del porto, che aveva subito una continua ascesa, raggiungeva 33 milioni di tonnellate tra le entrate, le uscite, il commercio di cabotaggio: il porto di Londra era al primo posto nel mondo; oggi la supremazia assoluta spetta a New York. Il tonnellaggio medio annuo del porto di Londra che era nel 1930 di 29.043.000 tonn., è sceso nel 1931 a 28.037.000 tonn. (Nel 1930 il tonnellaggio medio del porto di Amburgo era di 22.097.000 tonn., quello di Rotterdam 20.536.000, sceso nel 1931 a 17.921.000 tonn.). Londra aveva un tempo un vasto commercio all'ingrosso che ridistribuiva le merci sul continente: lo sviluppo di porti quali Amburgo, Brema, Rotterdam, Anversa, ha molto diminuito questa sua attività.
A N. dei dock si stende il quartiere conosciuto come l'East End, abitato specialmente da salariati di condizione più misera, tra cui numerosi stranieri. I gruppi ebrei sono molto importanti. In contrasto con questo quartiere, il West End, a O. della città antica, comprende in primo luogo Westminster, con l'abbazia, il palazzo del parlamento, Westminster Hall e Whitehall, già palazzo reale e ora centro degli uffici governativi: in Whitehall sbocca la Downing Street, dove il primo ministro ha la sua residenza unficiale. La residenza reale è ora il Buckingham Palace, un po' a O. dell'abbazia, col palazzo sono collegati i tre grandi parchi, St James's Park, Green Park, e Hyde Park.
Tra Westminster e la City corre la famosa via detta lo Strand, mentre, attorno ai parchi e a N., si stendono gli squares - spazî aperti, spesso tenuti a giardini, intorno ai quali sorgono quelli che in parte sono ancora, ed erano un tempo quasi tutti, palazzi aristocratici. Ora case di affitto e alberghi di soggiorno vanno prendendo il posto di molti fra essi. In quest'area sono molti dei grandi magazzini. Il British Museum, l'università di Londra, i tribunali, gli "Inns of Court" con la loro organizzazione medievale di gruppi di avvocati, e la Burlington House (sede della Royal Academy, della Royal Society e di altre istituzioni di cultura) sono tutti qui. L'antico villaggio di Charing Cross, che Whitehall separa da Westminster, possiede ora la grande piazza detta Trafalgar Square, dove sorgono il monumento a Nelson e la National Gallery. A O. si trovano i principali club, e qui e a E., lungo lo Strand, gli uffici di rappresentanza dei vari paesi che formano l'Impero Britannico; Trafalgar Square rappresenta per sé stesso un punto di traffico che rivaleggia con quello della Mansion House. Fra lo Strand e la City è Fleet Street, il centro dei grandi giornali.
Caratteristico del secolo XIX è stato il fatto che antiche istituzioni hanno abbandonato questa e le altre aree di Londra a costruzioni intensive. Il Christ's Hospital, la Charterhouse School e la Merchant Taylors' School (Scuola dei mercanti sarti), come il Foundling Hospital (Ospedale dei trovatelli) sono un esempio di questo fatto. I grandi ospedali tuttavia per la maggior parte finora sono rimasti; spesso hanno solo in affitto, o in concessione a lunga scadenza, il terreno su cui sono costruiti e quindi non possono trarre profitto dalla vendita degli apprezzatissimi terreni. Inoltre, devono essere vicini ai medici specialisti, che vivono principalmente nei pressi di Harley Street, nel West End. Quasi ogni ospedale è collegato con una clinica della facoltà di medicina dell'università di Londra.
I grandi alberghi, ristoranti, teatri, cinematografi di lusso, e, in genere, i luoghi di trattenimento, sono riuniti in quest'area, che comprende nondimeno alcune vie povere. Sulla riva S. del fiume, il terreno si abbassa notevolmente e lo Strand e la City, entrambi sulla riva N., sono situati a un livello più alto. La riva S. in questa regione è compresa nelle tre aree di Lambeth, Southwark e Bermondsey, con Newington un po' più lungi dal fiume. Si tratta di densi reticolati di vie piuttosto povere, senza che gli argini del fiume siano molto utilizzati; tuttavia il Lambeth Palace (dell'arcivescovo di Canterbury), il ricostruito Hospital of St Thomas e la nuova sede del Consiglio della contea (County Council Hall) fronteggiano il fiume. Attraverso questi quartieri meridionali corrono le linee ferroviarie verso SE. e SO. e poiché molte di queste linee hanno le stazioni terminali sulla riva N., corrono spesso su viadotti più elevati del livello stradale: ciò che rende assai difficile il risanamento edilizio e urbanistico di questo quartiere povero. Esso possiede numerosi stabilimenti industriali e due delle grandi stazioni ferroviarie: la stazione di Waterloo e quella del Ponte di Londra.
Intorno a questo nucleo, della City col porto, dell'East End, del West End e del South Side, si estendono vaste aree che un tempo furono, o che sono ancora, suburbane. Il passaggio dal nucleo centrale a queste aree esterne è segnato da un anello di stazioni ferroviarie terminali, le stazioni di Victoria, di Paddington, di Marylebone, di Euston, di St Pancras, di King's Cross, della Liverpool Street, ecc. Chelsea, a O. di Westminster e a N. del fiume, e Kensington ancora più a N., sono più o meno una parte del West End, specie il secondo. Paddington, che comprende degli squares circondati da palazzi, e una fitta rete di vie con piccole case, ha perduto da un pezzo il suo carattere suburbano. Marylebone comprende il Regent's Park, con il giardino zoologico. Hampstead a N., situato in posizione più elevata, fu uno dei più famosi centri di abitazione signorile per più di un secolo e ha molti palazzi notevoli. Highgate e Finsbury Park, pure su alture, sono situati ancora più a E. e di là da essi, descrivendo una curva all'indietro verso il Tamigi, si stendono in gran parte quartieri più poveri, spesso sulla pianura alluvionale formata dal fiume Lea, affluente del Tamigi.
L'anello interno sulla riva S. continua in quartieri di carattere piuttosto povero, del tipo di quelli, già descritti, siti su questa riva. Anche in questa zona vi sono numerose industrie; a N., invece, in questa stessa cinta suburbana non ve ne sono, mentre a E, ve ne sono alcune. Intorno a questo primo anello molto urbanizzato, si può distinguerne un altro, con quartieri che per lo più rappresentano lo sviluppo di villaggi, che si possono ancora discernere, Sebbene ormai l'urbanizzazione sia completa. Hammersmith, Acton, Willesden (sviluppatosi come centro ferroviario e industriale), il sobborgo moderno di Hampstead Garden, Hornsey, Walthamstow e Barking formani la parte più settentrionale di questo anello, da O. a E., mentre nell'altro senso Greenwich, Lewisham, Streatham e Wandsworth corrispondono più o meno, sulla riva S., ai sobborghi menzionati testé. Di là da questo anello, il carattere suburbano dei varî quartieri diventa assai pronunciato. Chiswick ed Ealing, a O., hanno molte ville, Brentford, Perivale, Harrow-on-the-Hill, Hendon, Finchley specialmente, hanno ancora un certo numero di spazî aperti, ma anche il carattere di questo anello, a parte la Epping Forest, proseguendo verso E. si fa più modesto. La parte S. di questo anello comprende a E. Woolwich, centro di arsenali, Eltham, Norwood (con il Crystal Palace), Tooting, Wimbledon con i suoi prati, Richmond celebre per il suo parco, e Kew dove sono i grandi giardini botanici. Lo sviluppo delle comunicazioni, che si diramano così lontano, partendo dalle ferrovie sotterranee del centro, per ciò che riguarda la riva N., rese questi quartieri completamente urbanizzati nella seeonda metà del sec. XIX. Nel sec. XX, l'escavazione delle ferrovie sotterranee e l'elettrificazione di trasporti per ferrovia, aiutati anche da rapidi autobus e dalle automobili private hanno contribuito a fare estendere la città anche più lontano. Un altro tipo di sviluppo urbano si è avuto lungo le linee ferroviarie, col sorgere di stabilimenti industriali, collegati con industrie da poco sorte come quelle dei prodotti alimentari. Molti oggetti d'uso domestico e di lusso vengono confezionati in questa zona, con l'incoraggiamento delle società ferroviarie desiderose di assicurarsi il traffico nonché per la vicinanza a quello ch'è il maggiore mercato per questi prodotti, e al grande porto.
Industrie. - L'industria ha importanza nella vita economica di Londra; sebbene dalla seconda metà del secolo XIX si sia cominciato a trasportare lontano dalla città alcune fabbriche, a Londra e nel suo circondario vi sono tuttora numerose industrie; la sola metallurgia che lavora essenzialmente in riparazioni delle macchine che funzionano nel porto e nella città, occupa 55.000 operai. Lungo le due rive del Tamigi si trovano numerosi opifici che, attraverso il fiume, ricevono rapidamente il carbon fossile e le materie prime: vi sono saponerie, fabbriche di costruzioni meccaniche, di prodotti chimici, di fiammiferi, l'arsenale di Woolwich; alcune industrie sono associate in pargicolari località, p. es., nell'East End fabbriche di mobili e abiti. In genere si possono distinguere due tipi d'industrie: una, di prodotti di lusso, con personale specializzato; l'altra di articoli correnti a basso prezzo con mano d'opera a buon mercato.
Amministrazione civica. - La City, in senso stretto, è ancora governata dall'antica organizzazione del Lord mayor e della Corporation. Fino alla metà del sec. XIX il resto di Londra dipese da centinaia di autorità locali e la confusione che ne risultava si rifletté in differenze di progetti urbanistici e di sistemi di comunicazioni. Furono quindi introdotte varie riforme fino all'istituzione del consiglio della contea di Londra (London County Council, 1888). Questo corpo ha giurisdizione sulle due cerchie interiori, sebbene formalmente abbia scarso potere sulla City, governata dall'antica Corporation; ma la sua influenza è forte anche là. Nel 1899 i quartieri dipendenti dal London County Council furono aggregati in 28 enti, chiamati metropolitan boroughs, con competenza sugli affari locali, salvo in quanto richieda un'azione uniforme per tutta Londra, nel quale caso la decisione spetta al Consiglio di contea. Tutti questi corpi sono eletti dai contribuenti, generalmente per tre anni. Vi sono poi amministrazioni speciali che regolano il servizio dell'acqua potabile, la polizia, l'assistenza ai dementi, ecc., in unione al County Council; l'organizzazione della polizia provvede a un'area molto maggiore di quella della contea, comprendendo anche il cosiddetto outer ring (perimetro esterno) in cui la popolazione è di recente assai aumentata, mentre nel centro tende, come s'è detto, a diminuire. Le relazioni dell'amministrazione col governo centrale sono assai complesse.
La città antica conserva ancora il suo privilegio di eleggere per la Camera dei comuni 2 rappresentanti, sebbene la sua popolazione sia ora così scarsa; il resto di Londra ne elegge 60, cioè uno per ciascuno dei quartieri, molti dei quali s'identificano con i boroughs.
Organizzazione religiosa. - Nella chiesa di stato, anglicana, vi è un vescovo di Londra, che ha per cattedrale la chiesa di S. Paolo e per residenza un palazzo a Fulham. La parte meridionale è stata di recente eretta in vescovato di Southwark, con l'antica chiesa di S. Maria Overie, ora detta del S. Salvatore, come cattedrale. L'abbazia di Westminster ha nella gerarchia anglicana una posizione assai alta e sotto molti aspetti viene considerata indipendente dalla diocesi di Londra. L'arcivescovato cattolico di Westminster, ristabilito con la ricostituzione della gerarchia cattolica inglese, ha colà la sua cattedrale. La chiesa metodista ha come suo centro storico la cappella della City Road, un nuovo centro nella grande Central Hall, a Westminster, e una potente organizzazione in tutta Londra. Le altre chiese indipendenti protestanti comprendono congregazionalisti, battisti, presbiteriani, ecc., e hanno tutte un centro direttivo a Londra. L'elemento ebraico nella popolazione è numeroso e influente. L'"Esercito della salvezza", un'organizzazione religiosa che ha grande influenza nei quartieri più poveri, ha come scopo il benessere sociale. I quaccheri (Society of Friends) costituiscono un corpo religioso poco numeroso, ma molto influente, con uffici direttivi in Londra, e una complessa organizzazione.
Parchi e giardini. - Uno degli aspetti più caratteristici di Londra è costituito dal West End, con le sue piazze circondate da dimore signorili intorno a uno spazio verde e generalmente alberato. Vi sono anche numerosi grandi parchi. Hyde Park, una volta ritrovo dei duellanti, è diventato un centro della vita di società; contiene il lago Serpentine, costruito artificialmente utilizzando le acque del fiume Westbourn. Il Green Park e il St James's Park si estendono da Hyde Park a Westminster, mentre oltre Hyde Park, a O., si trovano i bene alberati Kensington Gardens. Più a N., sono Regent's Park e Hampstead Heath; Richmond, Wimbledon e altri luoghi verdi aperti al pubblico seguono la zona corrispondente a S. del Tamigi, mentre a SE. è il grande parco di Greenwich, con l'osservatorio astronomico. I quartieri a E. e a NE. sono assai più poveri di spazî verdi, avendo solo il bel parco, avanzo della foresta di Epping.
Comunicazioni. - Si è già accennato all'anello delle stazioni terminali delle principali linee ferroviarie, posto fuori della City e della parte più antica del West End. Quasi tutte queste stazioni hanno un grande movimento di persone che vengono ogni giorno a Londra per le loro occupazioni; le stazioni del Southern Railway: Victoria, Charing Cross e del London Bridge e altre sono ora il punto di partenza d'una raggiera di ferrovie elettriche che nel 1933 raggiungevano già Brighton. Del tutto indipendente da questo sistema di linee, si è sviluppato dal 1863 in poi un sistema di ferrovie sotterranee in gallerie ammattonate poste immediatamente sotto il livello stradale. Esso è diventato un "circolo" chiuso, sotto la zona delle stazioni terminali delle principali ferrovie, con diramazioni a E., O. e SO. La difficoltà della ventilazione ne faceva un mezzo di trasporto poco piacevole, sino all'elettrificazione, avvenuta nel 1906; da allora il numero delle diramazioni è assai aumentato, e una a NO. raggiunge addirittura i Chiltern Hills. Dal 1890 si è avuto uno sviluppo anche maggiore delle comunicazioni sotterranee urbane con la costruzione di altre linee a grande profondità, collocate entro tubi metallici, onde il nome di tube con cui questo sistema viene abitualmente designato. Queste linee sono ora numerose e formano una rete complessa che traversa il nucleo cittadino centrale con parecchie linee e si diffonde anche nella zona esterna; è in continuo ampliamento.
Il nucleo urbano centrale, specie la vecchia City, ha vie in molti casi troppo strette per tramvie a livello stradale; perciò le linee tramviarie hanno le loro stazioni terminali all'estremo di questo nucleo e di lì si estendono per distanze considerevoli.
Il sistema di linee degli omnibus conta più di un secolo di vita, ma ha avuto un enorme sviluppo dopo l'introduzione della trazione meccanica, nel 1905. Sono state stabilite grandi stazioni di omnibus, tra cui quelle presso le stazioni Victoria e London Bridge sono forse le più note. Omnibus, tramvie, tubes e ferrovie sotterranee (Shallow Underground Railways) dal 1928 dipendono dalla stessa amministrazione.
L'aumento delle automobili private ha reso ancora più complesso il movimento stradale di Londra; si sono perciò creati sistemi di circolazione rotatoria fino a una piazza dove ogni veicolo dell'unica corrente trova la sua via d'uscita; e sono stati istituiti salvagente e anche sottopassaggi stradali per i pedoni, in alcuni casi congiunti con le stazioni della ferrovia sotterranea.
L'amministrazione postale ha impiantato un tube per proprio conto. L'aeroporto di Londra, situato a Croydon, è collegato alla città mediante un servizio speciale di omnibus e di treni.
Acqua potabile. Mentre Manchester, Liverpool e Birmingham sono fornite di acquedotti che trasportano l'acqua da colline distanti, Londra non ha ancora adottato questo provvedimento. Nel Medioevo si ricorreva a pozzi e alcuni acquedotti furono fatti nel sec. XIII. Una fornitura d'acqua dal fiume Ware fu ottenuta nel 1613 e fu chiamata il servizio del New River; altre furono ottenute nei due secoli successivi. Dal 1902 tutto il servizio dell'acqua potabile fu posto alle dipendenze di un ufficio, il Metropolitan Water Board.
Monumenti. - Londra ha molti monumenti della più grande importanza nella storia dell'architettura inglese (v. inghilterra, XIX, p. 268 segg.). La City, che occupa nel centro il posto di Londra romana e medievale, contiene fra i blocchi dei suoi edifizî moderni commerciali un certo numero di notevoli costruzioni più antiche: la Tower di Londra, fortezza romanica del sec. XI, incorporata nel palazzo municipale, e alcune piccole chiese gotiche sono quasi gli unici resti della città medievale. Questa fu in gran parte distrutta nell'incendio del 1666, ma si è conservata la sua pianta nelle anguste strade e nel dedalo di anditi e di passaggi per pedoni.
La zona della City è dominata dalla cupola della cattedrale di S. Paolo, alta 112 m., costruita (1675-1710) da sir Christopher Wren, col corpo centrale a due ordini sovrapposti, di cui quello superiore, sorpassando ai tempi del Wren i tetti delle case attigue, disegnava sul cielo della City la sagoma dell'imponente costruzione. Così la riproducono le vedute di Londra del Canaletto del principio del sec. XVIII, che dànno pure modo di ammirare l'originale raggruppamento delle torri e guglie sorgenti al di sopra delle altre chiese della City costruite dal Wren. L'altezza degli edifizi moderni ha molto danneggiato la bellezza di quelle chiese, di cui alcune furono demolite, restandone per fortuna le più belle con grande varietà di pianta, concentriche oppure basilicali. Notevole su tutte la chiesa di S. Stefano (Walbrook), con la sua ingegnosa disposizione di 16 colonne. Le torri e le guglie, costruite per restituire alla City il suo antico ammirevole profilo, hanno forme gotiche classicheggianti, come quelle delle chiese di St Mary-le-Bow e di St Bride in Fleet Street. Questa parte di Londra, dovuta al Wren, costruita in pietra bianca di Portland e in mattoni di un bel rosso scuro, nel suo stato originario (fin verso il 1840) doveva avere un aspetto di rara bellezza.
Se si eccettuano le chiese e alcuni begli edifizî dei secoli XVII e XVIII, come la Mansion House (di Giorgio Dance, 1739) e il Monumento del grande incendio (di Wren), l'architettura della City ha carattere prevalentemente commerciale ed è relativamente moderna. Le sedi delle associazioni mercantili dell'antica City sono di varie epoche. Quella della Banca d'Inghilterra, di struttura complessa, racchiusa dentro a un muro basso senza finestre, contiene alcune fra le più notevoli opere di sir John Soane, che ne fu architetto dal 1788 in poi; ma buona parte di esse furono recentemente distrutte. Vicino a questa banca si trova il Royal Exchange (1842), ampio e pesante edifizio di stile classico; e in prossimità vi sono le sedi delle principali banche, tutte costruite in stile accademico, ampolloso e sfarzoso.
Presso la City s'innalzano la chiesa di S. Bartolomeo (Smithfield), che risale nelle sue parti principali al sec. XII, e la graziosa cappella di S. Etelreda (Ely Place) del sec. XIV, già incorporata in un palazzo vescovile.
Verso occidente della City si stendono due strade importanti, Holborn e lo Strand, attraverso il quartiere forense, dove l'edificio più importante è il moderno palazzo di giustizia di stile gotico (cominciato da G.E. Street, nel 1874), e le costruzioni più antiche, Inner e Middle Temple, che incorporano fra altre graziose fabbriche dei secoli XVII e XVIII, il Temple Church di stile gotico primitivo, già parte di un palazzo, sede dei Cavalieri templari. Simili al Temple sono Lincoln's Inn, Gray's Inn e altri "Inns", con le loro corti interne rettangolari su cui dànno gli uffici, dei secoli XVII e XVIII, sale, biblioteche e cappelle. Staple inn, in Holborn, ha conservato alcuni edifizî in legno e muratura, della prima metà del secolo XVII, e il salone del 1581.
A metà dello Strand vi sono due belle chiese di stile classico: St Clement Danes, del Wren, con torre costruita da J. Gibbs; St Mary-leStrand (1714), costruita dal Gibbs, con palese influenza italiana. Nelle vicinanze è Somerset House, costruita da sir W. Chambers (1777-1786), il più bell'esempio di stile palladiano a Londra, e, più in là, il gruppo di strade costruite dai fratelli Adam dopo il 1768, chiamato "Adelphi", che pare destinato a essere demolito. Somerset House e gli Adelphi guardavano nel Tamigi, prima della costruzione dei suoi argini nel 1670.
Holborn e lo Strand sono unite da Kingsway, strada moderna al cui termine è Bush House, costruzione monumentale per ulfici, eretta da architetti americani. A ovest di Kingsway è Covent Garden, con una chiesa di Inigo Jones (1638) e i resti della sua famosa Piazza, Ora occupata dal mercato.
Dopo la City il quartiere architettonicamente più interessante è Westminster, dove l'antica chiesa abbaziale e i palazzi più moderni del parlamento compongono un insieme armonioso. L'abbazia di Westminster è l'opera più notevole del sec. XIII in Inghilterra. Costruita fra il 1245 e il 1270 da architetti inglesi, ricorda nella struttura generale la cattedrale di Reims, mentre varî particolari mostrano l'affinità con la cattedrale di Amiens e con la Sainte Chapelle di Parigi. Il chiostro è in parte del sec. XIII, in parte di epoca più recente; il capitolo, ottagonale, con vòlta sorretta da una slanciata colonna di marmo nel centro, è del sec. XIII: ha un pavimento a mattonelle ch'è tra i più begli esempî medievali del genere. L'abbazia di Westminster contiene monumenti sepolcrali di tutte le epoche, dalle magnifiche tombe cosmatesche dei secoli XIII e XIV alle pompose statue di marmo del XIX. Ricordiamo la cappella di Enrico VII, di stile gotico tardo, che conserva le figure tombali del re e della regina, scolpite dal Torrigiano. Lo stile gotico inglese detto perpendicolare, tipico per questa cappella, fu da Ch. Barry e A. Pugin adottato per il vicino Palazzo del parlamento (1836-60), sebbene la struttura di questo grande edifizio sia fondamentalmente classica, incorporandovi Westminster Hall (sec. XIV), unico avanzo dell'antico Palazzo del parlamento, col bellissimo soffitto in legno. Presso Westminster è la cattedrale cattolica di stile bizantino, costruita da J. F. Bentley (1895-1903), con interno imponente e alta torre. La larga strada nota sotto il nome di Whitehall, che conduce da Westminster verso Trafalgar Square, è fiancheggiata da molti edifizî governativi. Tra questi il più importante è quello detto Banqueting Hall, di Inigo Jones; notevoli pure alcune costruzioni del sec. XVIII: il palazzo della Guardia a cavallo, di Guglielmo Kent (1733), l'ammiragliato di J. Ripley (1725) con colonnato dei fratelli Adam (1760) e il Ministero per gli affari della Scozia, in parte di H. Holland (1786). La tesoreria (1846) fu costruita dal Barry in stile italiano; il grande Ministero degl'interni (1815) è l'unico edifizio di stile classico progettato da sir Gilbert Scott. Degli edifizî più recenti, il migliore è quello del Ministero dell'igiene, di J. M. Brydon (1908). Nel centro di Whitehall è il Cenotafio, monumento di grande finezza, commemorativo della guerra mondiale, eretto da sir Edwin Lutyens. A oriente di Whitehall vi è il New Scotland Yard l'opera più notevole di R. Norman Shaw.
Trafalgar Square fu costruita dal 1829 al '41. Un suo lato è occupato dalla lunga facciata di stile greco della National Gallery (di W. Wilkins, 1831); gli edifizî dei lati O. ed E., recentemente modificati e ricostruiti, sono privi di interesse, ma nell'angolo NO. v'è la bella chiesa di St Martin-in-the-Fields (di Gibbs, 1721) con un portico di ordine corinzio e un campanile nella maniera del Wren. A capo di Whitehall sorge la statua equestre di re Carlo I, uno dei pochi discreti monumenti di Londra; nel mezzo della piazza s'innalza, goffa di proporzioni e discordante dal resto della piazza, un'enorme colonna con la statua di Nelson. Da Trafalgar Square muove Pall Mall, dove hanno sede i principali club di Londra: l'Athenaeum (1830), dal semplice disegno classico, di Decimus Burton; il Travellers' Club (1832), costruito dal Barry in stile del Rinascimento italiano; il Reform Club (1836), altra bella costruzione italianeggiante del Barry. Pall Mall conduce verso il palazzo di S. Giacomo, alcune parti del quale risalgono ai tempi di Enrico VIII.
Il parco di S. Giacomo (St James's Park) si stende a O. fino al palazzo di Buckingham, residenza del re a Londra, costruito sotto Giorgio IV da J. Nash; l'attuale facciata è di sir Aston Webb (1913). Lungo il lato N. del Mall si stende la fila di palazzi Carlton, di Nash e Pennethorne (1829), interrotta dalla gradinata del duca di York con in cima una bella colonna dorica sormontata da statua. L'estremità S. del Mall, tracciata dal Nash per unire il parco di S. Giacomo con Regent's Park, aveva quasi tutti gli edifici costruiti in mattoni, ricoperti di stucco giallo, ora sostituiti da alti edifizî moderni. Il Mall toccando Piccadilly Circus verso Oxford Circus, conduce presto alla chiesa dei Defunti (All Souls) col suo singolare campanile, e finisce in Portland Place, magnifica larga strada con case del secolo XVIII (ora in via di ricostruzione), all'estremità della quale si trova Crescent Park con colonnati del Nash. Anche il Regent's Park è fiancheggiato da palazzi sontuosi dovuti in gran parte al Nash.
La zona che porta il nome di Bloomsbury, compresa fra la City e il West End, consta per lo più di strade e piazze del secolo XVIII e della prima metà del XIX, con edifici in mattone scuro. Le piazze (squares), come Bedford Square, Russell Square e Mecklenburgh Square, sono di forma molto semplice, con un recinto alberato nel centro. Le case, benché molto semplici esterio mente, spesso hanno decorazioni finissime nell'interno. Simili piazze si trovano in molte parti di Londra: per esempio, St Jame's Square, Berkeley Square e Cavendish Square.
A Bloomsbury vi sono parecchi edifici della prima metà del secolo XIX costruiti in stile greco. Il più importante è il British Museum, di sir Roberto Smirke, cominciato nel 1823, col suo alto colonnato ionico lungo la facciata meridionale; le gallerie di re Edoardo VII nella parte settentrionale vi furono aggiunte nel 1914 da sir J. J. Burnet. Il University College, di W. Wilkins (1828), è notevole per il magnifico portico corinzio. Poco più in là, la chiesa di S. Pancrazio, di H. W. Inwood (1819) imita l'Erechtheion di Atene.
Con l'allontanarsi dal centro di Londra, l'architettura perde d'interesse. Le grandi strade, come Oxford Street e Piccadilly, sono fiancheggiate da edifici moderni di carattere commerciale e di pregio discutibile. A Kensington vi sono parecchi edifizî adibiti a musei e l'Albert Hall di forma ovale, del generale Scott (1867). Di fronte si trova il vasto monumento di re Alberto, eretto nel 1872 da sir Gilbert Scott, a imitazione d'un reliquiario gotico, saggio d'aberrazione di gusto. Kensington contiene pure parecchie case d'abitazione tra le più notevoli di R. Norman Shaw.
In un'altra parte dei giardini di Kensington, vi è il piccolo e leggiadro palazzo Kensington, costruito da Wren e ingrandito nella prima metà del sec. XVIII da W. Kent. La vicina Orangery, del Wren, è un'interessante costruzione di mattoni. Attiguo ai giardini di Kensington dal lato O. è il Hyde Park, il cui ingresso a S. di stile ionico è di Decimus Burton (1828). In questo punto, dove parecchie strade convergono verso Piccadilly, si trova un arco trionfale, pure di Burton (1828); di fronte è la facciata dell'ospedale di S. Giorgio, di Wilkins (1829) e fra i due il monumento dell'artiglieria, moderno, a forma di obice, di C. S. Jagger.
Dal lato E., Hyde Park confina con Park Lane, dove nel passato i più bei palazzi privati di Londra, specie Grosvenor House (1828) e Dorchester House (1851), ora sostituiti da alberghi e case di affitto. All'estremità N. di Park Lane vi è il piccolo arco di marmo disegnato dal Nash quale ingresso reale per il Buckingham Palace, poi trasportato qui nel 1850.
Londra ha belle chiese di tutte le epoche. Delle chiese della City costruite da Wren e di quelle del Gibbs si è già parlato. Il discepolo di Wren, N. Hawksmoor, costruì le chiese di St Mary Woolnoth, in prossimità della Banca d'Inghilterra, St George's-in-the-East, St George's a Bloomsbury e Christ Church a Spitalfields, che rivelano un poco l'influenza di J. Vanbrugh, ma, a eccezione di quella di St George's-in-the-East, senza le sue forme stravaganti. La chiesa di S. Giovanni a Westminster, di Th. Archer, con 4 torri, è una singolare costruzione barocca. Altre chiese notevoli del sec. XVIII sono: S. Giorgio in Hannover Square, di J. James, con belle vetrate del secolo XV, e St Giles-in-the-Fields, di H. Flitcroft. Poche chiese appartengono alla seconda metà del secolo XVIII; ma con la rapida espansione dl Londra nella prima metà del sec. XIX, fra il 1820 e il 1830 si costruirono ventisette chiese in stile classico, poi altre numerosissime in stile gotico, di cui molte esistono ancora. Più notevoli la cattedrale cattolica, del Pugin, in Southwark (1841-48), e la chiesa di St Giles, a Camberwell (1842); la chiesa di Ognissanti (All Saints'; 1850-55), in Margaret Street, è forse la più interessante e la più originale fra tutte le chiese del sec. XIX a Londra. Fra le chiese gotiche più recenti vanno ricordate: quella di Maria Maddalena a Paddington, dello Street (1867); quella di S. Giovanni a Red Lion Square, del Pearson (1878); quella della Santa Trinità a Kensington Gore, del Bodley (1901); e diverse altre nei quartieri orientali, di Giacomo Brooks.
Eccettuate le chiese, Londra non è molto ricca di begli edifizî pubblici. Fra i numerosi teatri si possono ricordare l'esterno di quello di Drury Lane (1812), quello di Haymarket e l'interno del Teatro dell'Opera di Covent Garden (1858). Dei numerosi cinematografi recenti nessuno presenta un interesse architettonico. Le stazioni ferroviarie di Londra sono per lo più brutte. Tuttavia quella di Euston ha un bell'atrio di P. Hardwick (1847), mentre quella di S. Pancrazio, con una magnifica tettoia di ferro, è nascosta dal Railway Hotel di G. G. Scott (1870), in stile gotico veneziano. Non prive di valore alcune delle stazioni recenti della ferrovia sotterranea.
Il Tamigi è traversato da molti ponti, dei quali l'unico veramente bello è il Waterloo Bridge (1811-1817), in granito, con colonne doriche su ogni pilone, di Giovanni Rennie.
A S. del fiume Londra si sviluppò tardi, e ha ben poche costruzioni interessanti. La cattedrale di Southwark ha particolari eccellenti di stile gotico primitivo. Anche il Lambeth Palace conserva parti caratteristiche dal secolo XIII in poi. Il London County Hall, presso il ponte di Westminster, fu cominciato nel 1913 da Ralph Knott e finito nel 1931.
I vasti quartieri con case di abitazione che circondano il centro di Londra presentano scarso interesse architettonico; di sconsolante bruttezza poi sono quelli della periferia della città, in cui si trovano qua e là, come sperdute, qualche chiesa antica o qualche rara casa del sec. XVIII, o anche qualche chiesa moderna ben costruita, come quella di S. Agostino, a Kilburn, del Pearson (1870), quella di S. Agnese a Kensington Park, di J. J. Scott junior (1875) e quella di S. Michele a Camden Town, del Bodley (1876).
Fra i meno deprimenti sobborghi interni di Londra sono: il Chelsea, che ha un bell'Ospedale militare, del Wren; St John's Wood, con ville del periodo vittoriano; Hampstead e Highgate; questi ultimi due con molti edifizi del sec. XVIII. Il "Garden Suburb" (città giardino di Hampstead, situato su un colle a N. di Hampstead) è stato costruito su un progetto assai felice e possiede alcune case di ottima architettura moderna inglese. Su una spianata in cima al colle sono due notevoli chiese di sir Edwin Lutyens.
Tra i circondarî esterni sono degni di menzione: Hampton Court e Greenwich (v.). I sobborghi meridionali di Londra includono Dulwich, dove si trova una bella galleria di pitture di sir John Soane, e Sydenham, col "Crystal Palace", costruito nel Hyde Park per l'esposizione del 1851 e ricostruito nel 1854. A Eltham rimangono parti importanti di un antico palazzo reale e a Croydon altre di un antico palazzo arcivescovile e l'ospedale Whitgift del secolo XVI. I Kew Gardens, presso il Tamigi, contengono alcuni templi e una pagoda di sir W. Chambers. Londra sta trasformandosi rapidamente, e molti edifici antichi scompaiono mentre di quelli moderni pochi presentano un interesse architettonico, se si eccettuano le costruzioni della ferrovia sotterranea. L'ingrandimento di Londra avviene senza seguire un organico piano regolatore.
V. tavv. CI-CVIII.
Istituzioni culturali e artistiche. - Scuole. - Fino agl'inizî del sec. XIX le pubbliche autorità non fecero molto per dare all'istruzione in Londra incremento e sistemazione. Le maggiori scuole pubbliche (le cosiddette grammar schools, scuole di latino, mantenute per lo più da antichi lasciti) e l'iniziativa privata, se fornivano mezzi di studio ai giovani delle classi più favorite, nulla facevano per la gran massa della popolazione. Ai bisogni della classe inferiore si volle provvedere con la fondazione nel 1808 della British and Foreign School Society, della National Society costituita nel 1811 e della Ragged School Union (1844). Gli sforzi di questi enti riuscirono a istituire una scuola facoltativa in quasi ogni parrocchia, ma le tre istituzioni e le varie iniziative private non poterono fronteggiare i bisogni che aumentavano con la popolazione. Nel 1870 l'istruzione primaria fu resa obbligatoria affidandola in Londra a uno School Board, che riuscì a fare molto, finché la legge del 1902 sull'istruzione fu applicata, con le opportune modificazioni, anche a Londra (1903): allora lo School Board fu abolito e le cure dell'istruzione passarono al County Council il quale, in unione col Borough Council, controlla le scuole obbligatorie sovvenzionate (provided schools) e quelle non sovvenzionate (voluntary o non-provided schools). Al controllo del County Council sono sottoposte, per la medesima legge del 1903, anche le scuole medie e secondarie (public schools). Di queste, una parte prepara i giovani per le università e per altri istituti d'istruzione superiore; altre invece avviano con studî tecnici al lavoro (technical institutions o polytechnics). Parecchie di queste ultime sono mantenute dal Gresham College (The City and Guilds of London Institute) e altre sono mantenute dalla pubblica beneficenza e da istituzioni filantropiche, in quanto tali scuole sono in parte destinate ad accogliere ragazzi traviati o con tendenze anormali. A seconda delle arti e dei mestieri che vi si insegnano, queste scuole sono situate in quartieri della città dove esistono uffici o industrie adatti a utilizzare le attitudini degli alunni. Tra le scuole secondarie sono infine da menzionare le cosiddette central schools, scuole medie superiori che preparano per le università o per istituti equivalenti nel solo ramo degli studî commerciali e industriali.
Fra le grandi capitali europee, Londra è stata l'ultima a possedere un'università. La University of London ha sede principale in South Kensington, nel vasto complesso di edifici che, in prossimità del Victoria and Albert Museum, ospitano l'Imperial College of Science, il Royal College of Music, ecc. Nella sua costituzione attuale l'università londinese ha un carattere proprio che si può considerare il risultato di un compromesso tra varie tendenze di riformatori: si è voluto cioè conciliare, senza costituire due istituti diversi, il bisogno d'impartire effettivamente un insegnamento, con la funzione iniziale che fu solo quella di esaminare gli studenti e concedere la laurea. Inoltre si è cercato di dare all'università il necessario sviluppo evitando di creare istituzioni nuove: di qui deriva che la storia non lunga ma movimentata dell'università londinese si risolve in una serie di assimilazioni d'altri istituti.
Nel 1825 varie cospicue personalità, tra le quali il poeta Th. Campbell, iniziarono per la fondazione dell'università un movimento originato dal fatto che i dissidenti (cioè coloro che non appartenevano alla Chiesa anglicana) erano praticamente esclusi dalle università più antiche. Per l'istituzione della nuova università fu costituito un consiglio di cui fecero parte uomini di quasi tutte le tendenze religiose e nel 1827 fu iniziata la costruzione dello University College, tuttora esistente nella Euston Road, non lontano dal Regent's Park. L'università fu aperta nel 1828 e aveva corsi di lingue, matematica, fisica, scienze morali, giurisprudenza inglese, storia ed economia politica, oltre alle varie scienze attinenti alla medicina. Alcuni fra i sostenitori del nuovo istituto avevano però trovato inopportuna la separazione dell'università dalla Chiesa nazionale e venne perciò fondato (1829) il King's College, aperto nel 1831, con lo scopo d'integrare con l'insegnamento religioso i suddetti corsi universitarî. L'espediente ebbe fortuna e di fronte al rapido sviluppo si venne nel 1836 a una separazione dell'università vera e propria dallo University College, che, con questa denominazione consacrata in un nuovo statuto, ebbe solo la funzione esaminatrice e del conferimento di lauree. In pari tempo fu incorporato all'università il King's College. In questa formazione l'università londinese fu la prima in Inghilterra ad ammettere fra gli studenti le donne (1878). Col progressivo sviluppo e con le nuove esigenze didattiche, l'istituzione fu ricostituita mediante lo University of London Act promulgato nel 1900, il quale ampliò grandemente l'università col sistema di assimilare istituzioni già esistenti. Per la legge suddetta, il governo dell'università fu affidato a un senato di 54 membri, di cui quattro nominati dal re in consiglio e gli altri in parte dal corpo insegnante, in parte dalle varie facoltà e da diversi altri pubblici istituti di cultura. Furono nuovamente unite la funzione esaminatrice e quella didattica. Quest'ultima viene esercitata dall'università stessa e da altri istituti che ne fanno parte e cioè: lo University College, incorporato con l'università nel 1907; il King's College, il quale, pure rimanendo connesso con la Chiesa anglicana, abolì l'esame preliminare di teologia cui prima dovevano sottostare tutti, indistintamente, i suoi insegnanti (ma l'insegnamento della teologia rimase indipendente dall'università e formò un istituto a sé: l'attuale King's College Theological Department); il Goldsmith's College, per la preparazione degl'insegnanti; la Brown Animal Sanatory Institution; il Physiological Laboratory; il Francis Galton Laboratory for National Eugenics; la Bartlett School of Architecture; l'Institute of Historical Research; e alcuni altri. Vi sono, oltre a questi, altri istituti assimilati all'università e compresi sotto il nome di Schools of the University of London, tra cui i più importanti sono: l'Imperial College of Science and Technology, fondato nel 1907, il quale poi incorporò altri istituti e che ha un vasto complesso d'insegnamento scientifico con laboratorî per rieerche di fisica chimica, fisiologia, botanica, metallurgia, geologia, ingegneria mineraria, ecc.; il Royal Holloway College for Women, fondato nel 1886, che si trova a Egham; il Bedford College for Women, fondato nel 1849; il Westfield College, fondato nel 1882, anche questo per donne; la London School of Economics and Political Science, fondata nel 1895; il South-Eastern Agricultural College, a Wye, nel Kent, fondato nel 1894; l'East London College, fondato nel 1841; il London Day Training College, fondato nel 1902, che s'occupa solo dell'insegnamento della pedagogia, ecc. Inoltre, fanno parte dell'università le scuole annesse ai 12 principali ospedali di Londra, varî altri istituti di medicina, teologia, ecc. È infine equiparato all'insegnamento universitario quello impartito in varî istituti dove sono autorizzati a insegnare professori riconosciuti dall'università (recognized teachers). In questo complesso organismo i diversi rami di studio sono raggruppati nelle seguenti otto facoltà: teologia, arti (cioè: lettere e filosofia), giurisprudenza, musica, medicina, scienze, ingegneria, economia e scienze politiche (che comprende anche commercio e industria). Gli studenti vengono distinti in interni ed esterni: i primi sono coloro che compiono il corso degli studî nell'università stessa o nei suddetti istituti che la integrano; esterni sono quelli che si presentano semplicemente agli esami. Questi ultimi possono conseguire una laurea a tutti gli effetti identica a quella degl'interni, ma gli esami per le due categorie sono separati. Nell'anno 1925-26 gli studenti interni furono 9323. Da menzionare le lezioni che l'università fa tenere in diversi centri a vantaggio di coloro che non possono intraprendere i corsi regolari.
Collezioni artistiche e musei. - Londra è meravigliosa nei suoi musei e nelle gallerie. Le gallerie di pittura conservano una serie di opere di valore eccezionale, provenienti in gran parte da collezionisti del sec. XVlII e della prima metà del XIX. Fra le collezioni pubbliche la National Gallery in Trafalgar Square occupa naturalmente il primo posto. Fondata nel 1824 con una somma assegnata dai fondi pubblici per l'acquisto della collezione Angerstein, si arricchì in seguito per una serie di donazioni e di lasciti, fra i quali notevoli soprattutto quelli di sir Giorgio Beaumont (1826), del rev. W. Holwell Carr (1831), di J. M. W. Turner (1851), di Wynn Ellis (1871), della regina Vittoria (1863), di Giorgio Salting (1910), di sir Enrico Layard (1916) e del dott. Luigi Mond (1924). Acquisti accorti, come quello della collezione Lombardi-Baldi nel 1857, e, recentemente, il sussidio concesso dal Fondo per le collezioni artistiche nazionali, hanno contribuito largamente al suo arricchimento in modo che attualmente questa galleria, con le sue 4000 pitture, è una delle più vaste e varie in Europa. Le scuole italiane, olandesi e fiamminghe, vi sono rappresentate magnificamente: meno bene quelle francese, tedesca e spagnola. La scuola inglese è rappresentata a Trafalgar Square da una scelta di capolavori relativamente piccola, ma viene integrata dalla Tate Gallery a Millbank, dove si trovano le pitture inglesi dal sec. XVIII fino ai tempi presenti. Questa galleria, costruita per la munificenza di sir Enrico Tate, fu aperta nel 1897, e accresciuta da donazioni private, contiene pure un'importante collezione di opere d'arte moderna straniera. La National Portrait Gallery, attigua alla National Gallery, fondata nel 1856 e aperta nel 1896, possiede solo i ritratti di celebri personalità inglesi, ed è interessante quindi più dal lato storico che da quello artistico.
La scarsità di pitture francesi del sec. XVIII nella National Gallery è largamente compensata dalla collezione di Hertford House, nota sotto il nome di collezione Wallace e aperta nel 1900. Fra le sue pitture figurano capolavori della scuola inglese, di Gainsborough, Reynolds, Romney e Hoppner: opere eccelse di Van Dyck, Velásquez, Rubens e Rembrandt e una serie di "piccoli maestri" olandesi del sec. XVII. La collezione di armi e armature è la più bella dell'Inghilterra; quella dei mobili, specie del sec. XVIII francese, non ha chi la superi fuori di Francia.
Un'altra galleria di pitture di piccole dimensioni, ma d'interesse considerevole, è quella del sobborgo di Dulwich. Le sue opere più notevoli furono raccolte da un antiquario, Noël Desenfans, per conto dell'ultimo re di Polonia, ma vennero in seguito lasciate con testamento al Dulwich College, che fu la prima galleria aperta al pubblico in Inghilterra (verso il 1817). Vi si trovano molte pitture olandesi del sec. XVII, bei Poussin e Watteau, celebri lavori di Gainsborough e di Reynolds. La piccola collezione di pitture, composta in prevalenza di bei ritratti inglesi del secolo XVIII, donata alla nazione nel 1924 da lord Iveagh, occupa il bellissimo palazzo Kenwood, costruito da Roberto Adam.
La collezione della Royal Academy of Arts in Burlington House a Piccadilly, conosciuta sotto il nome di Diploma Gallery, contiene pure qualche quadro importante, il cartone della Vergine e S. Anna di Leonardo da Vinci e il tondo di marmo di Michelangelo.
I musei più importanti della città sono il British Museum e il Victoria and Albert Museum. Il primo, fondato nel 1753 con l'acquisto delle antichità raccolte da sir Hans Sloane, ha l'intento di documentare la storia dell'umanità, specialmente nell'arte. Nel British Museum è da considerare a parte la biblioteca: massima fra tutte le biblioteche inglesi, essa è anche una delle maggiori che esistano e ha un'organizzazione particolare. Contiene circa 4 milioni di volumi e in fatto d'opere straniere è la più ricca biblioteca d'Europa. Possiede anche una speciale sezione di manoscritti. Le varie sezioni di cui il British Museum è composto, hanno attualmente un'organizzazione scientifica basata su quella iniziale che fu opera dell'italiano Antonio Panizzi. Tali sezioni comprendono le collezioni di antichità dell'Egitto e dell'Assiria, greche e romane, le opere d'arte britanniche e medievali, la collezione di monete e di medaglie, la ceramica, le collezioni di etnografia, le stampe e i disegni. Le opere d'arte orientale "medievale" sono divise fra la sezione della ceramica e dell'etnografia e quella delle stampe e disegni, ma si pensa di riunirle in uno speciale museo di arte orientale. Il Museo di storia naturale, ora collocato in un edifizio in South Kensington, si trovava fino al 1885 a Bloomsbury e fa, dal punto di vista amministrativo, tuttora parte del British Museum.
Il Victoria and Albert Museum in South Kensington, fondato nel 1857, venne ricostruito largamente nel 1899. Il nuovo edifizio fu aperto nel 1909. Il museo è dedicato specialmente alle belle arti e alle arti applicate. Le collezioni vi sono ordinate secondo il genere artistico: architettura, scultura, ceramica, incisione, illustrazione e disegno, biblioteca e produzione del libro, pittura, lavori tessili e in legno; gli oggetti di ogni sezione sono esposti in ordine cronologico. Sotto certi riguardi le sezioni del Victoria and Albert Museum e del British Museum presentano materiali delle stesse categorie artistiche (ceramica, antichità medievali, stampe e disegni), e la sezione di pittura del Victoria and Albert Museum invade il campo della Tate Gallery. Queste interferenze sono dovute all'accrescimento graduale delle collezioni e all'esistenza di lasciti non divisibili. Il Victoria and Albert Museum, amministrato dal Ministero dell'educazione, comprende in un locale attiguo l'Indian Museum e, nella parte orientale di Londra, il Bethnal Green Museum. L'Imperial Museum of Science, pure amministrato dal Ministero dell'educazione e che fa parte dei musei di South Kensington, ha carattere puramente scientifico.
Musei minori sono il Soane Museum in Lincoln's Inn Fields, donato dall'architetto sir Giovanni Soane (1837), con disegni architettonici, oggetti varî, alcune buone pitture (Hogarth, Watteau); il London Museum a Lancaster House, consacrato alla storia di Londra; il Horniman Museum a Forest Hill; lo United Service Museum nella Banqueting Hall in Whitehall, che illustra la storia militare e navale; il War Museum a South Kensington (Imperial Institute), che illustra la guerra del 1914-18; il Geffrye Museum in Shoreditch, nella parte O. di Londra, con mobili e intagli e la Torre di Londra con raccolte di antiche armature reali.
Fra le collezioni private di Londra la più importante è quella di proprietà del re nel Buckingham Palace, non accessibile al pubblico. Questa collezione contiene ben poco dell'antica collezione reale; quel che ne rimane si trova in gran parte nel Hampton Court Palace (v.) e nel castello di Windsor. La maggior parte delle sue pitture fu acquistata da re Giorgio III, da Giorgio IV e da Alberto, il principe consorte; fra esse vi sono capolavori di Rubens, di Rembrandt e dei pittori olandesi nel secolo XVII, e anche numerosi primitivi italiani. Benché molte delle collezioni private di prim'ordine, fra le quali notevoli soprattutto quelle del conte di Stafford, del marchese di Lansdowne, del duca di Sutherland e di sir Giorgio Holford, siano state disperse nel secolo XX o nel XIX, il loro numero è ancora considerevole. La più importante è quella del conte di Ellesmere nel Bridgewater House, con opere di Raffaello e di Tiziano; pure interessanti quelle del duca di Wellington nell'Apsley House, del duca di Westminster che in passato si trovava in Grosvenor House, del conte di Northbrook e del conte di Crawford a Balcarres. Fra le poche collezioni di più recente formazione, da ricordarsi quelle del defunto Enrico Oppenheimer (disegni di antichi maestri), di Enrico Harris (pitture italiane e oggetti d'arte) e di A. Chester Beatty (manoscritti miniati). Fra le biblioteche che contengono manoscritti miniati, oltre a quella del British Museum, vi sono quelle dell'abbazia di Westminster, della Society of Antiquaries e del Lambeth Palace.
Associazioni culturali e biblioteche. - La vastità dell'Impero Britannico e le grandi differenze esistenti tra le varie colonie e i varî Dominions che lo compongono, costituisce un motivo d'incoraggiamento dei più diversi studî che trovano nella capitale dell'impero la propria organizzazione in un grande numero di società e di sodalizî culturali. Di tali enti, si ricordano qui i principali che pei valore di risultati scientifici raggiunti (quasi sempre divulgati attraverso atti, bollettini, rendiconti, annuarî e altre numerosissime pubblicazioni periodiche) hanno acquistato importanza mondiale. Tale è la Royal Society, che ha sede in Burlington House: sorta come associazione privata nel 1645 a Oxford, fu fondata formalmente nel 1660 e riconosciuta con brevetto reale di Carlo II nel 1663. Ogni anno essa elegge a suoi membri (fellows) un piccolo numero di cultori delle scienze matematiche, fisiche, geologiche e biologiche, ed è la prima tra le accademie inglesi. Assai importanti sono anche la British Association for the Advancement of Science e la Royal Geographical Society, fondata nel 1830. Sono da menzionare anche l'Astronomical Society, la Society of Antiquaries e la Royal Institution, fondata nel 1779 per promuovere ricerche nel campo delle scienze sperimentali. Delle parecchie società botaniche la più importante è la Royal Botanical Society, e si ricorda anche la Zoological Society che mantiene ricche e belle collezioni d'animali nei Zoological Gardens del Regent's Park.
A fianco di queste e delle altre associazioni culturali sono i corpi professionali. Le professioni legali sono organizzate negli Inns of Court che utilizzano gli stabili di fondazioni religiose medievali, tra cui la più famosa è quella dei Templari, nota appunto come "the Temple", con la chiesa (Temple Church), un gioiello di architettura medievale. La Law Society comprende tutti i rami e gli aspetti della professione forense. I medici sono organizzati a scopi professionali da una parte nel Royal College of Physicians (medici) e nel Royal College of Surgeons (chirurghi) e dall'altra parte sottoposti a un ente morale, detto General Medical Council, con funzioni disciplinari. Molte altre professioni hanno il centro della loro organizzazione a Londra.
Ricchissimo è il numero delle biblioteche. Oltre a quella ricordata del British Museum, ognuno dei municipal boroughs in cui è divisa la città possiede una biblioteca pubblica. Numerose anche le biblioteche a pagamento. Tra queste la più importante è la London Library, che fu istituita nel 1841 ed ebbe tra i suoi fondatori Th. Carlyle; essa possiede circa 400.000 volumi assai pregevoli. In grande numero e di varia importanza sono le biblioteche circolanti. È inoltre da notare che quasi tutti gl'istituti connessi con l'università e anche gli altri, come pure le varie associazionì scientifiche e culturali, posseggono biblioteche, talora con molte decine di migliaia di volumi (la Royal Society ne possiede 120.000) e pregevoli per rarità di opere o per manoscritti. Infine vi sono alcune importanti biblioteche specializzate, quali quelle del Patent Office (ufficio brevetti), del Record Office (archivio di stato) e del Guildhall.
Vita teatrale. - Almeno fino dal regno d'Edoardo I (1272-1307) la corte inglese aveva mantenuto menestrelli professionali e verso la fine del sec. XV anche i grandi nobili ebbero sotto la loro protezione compagnie di attori. Questi attori recitavano non soltanto nelle case dei nobili protettori, ma anche in pubblico, talora in sale appartenenti a chiese, a corporazioni cittadine e qualche volta nel cortile delle locande. Disposizioni del 1557, relativamente alla recita di commedie in due locande londinesi, dimostrano che fin da allora il Privy Council sospettava in tali recite possibili strumenti di sedizione; e anche la corporazione della città di Londra le avversava come incoraggiamenti all'ozio e al delitto e come fomite di diffusione delle malattie.
L'opposizione del Privy Council si attenuò dopo l'avvento (1558) della regina Elisabetta, amantissima del teatro, ma non altrettanto disposta a spendervi molto danaro. Perciò le compagnie drammatiche dei nobili furono incoraggiate a recitare in pubblico, affinché potessero trovarsi pronto un repertorio da recitare a corte nei periodi di feste. Così appoggiata dalla corte, la richiesta del pubblico per gli spettacoli teatrali trovò modo di eludere l'ostilità delle autorità cittadine.
Nel 1576 James Burbage, attore, costruì il primo locale da spettacoli pubblici in Finsbury Fields, subito fuori delle mura della City; facilmente accessibile, quindi, ma fuori della giurisdizione del lord mayor. Il Theatre, come fu chiamato, era un alto edificio circolare, senza tetto, con gallerie lungo le mura e col palcoscenico formato da una piattaforma che da un lato toccava l'orlo del cerchio costituito dall'edificio e dagli altri tre lati era circondato dagli spettatori. Questa disposizione, suggerita dai recinti in cui si svolgevano i combattimenti di orsi e di tori e modificata dalle gallerie che si trovavano nei cortili delle locande, fu migliorata ed elaborata col tempo; ma per quasi un secolo rimase il fondamento di tutti i locali pubblici da spettacolo in Londra.
Di questi locali ve ne furono, in tutto, nove: il Theatre (1576-1598), il Curtain (1577?-1623?), Newington Butts (1580-1594?), il Rose (1587-1606?), lo Swan (1595-1621?), il Globe (1599-1644), il Fortune (1600-1649), il Red Bull (1605-1661) e il Hope (1613-1617?). Essi erano occupati dalle compagnie (formate da soli uomini), le quali, sebbene dipendenti di nome da protettori nobili o regali, erano in realtà associazioni economicamente autonome di azionisti e di attori pagati. Due di esse ebbero speciale importanza: la compagnia del lord chamberlain, diventata dopo l'avvento di Giacomo I (1603) compagnia del re, della quale facevano parte Shakespeare che scrisse quasi tutte le opere da essa rappresentate, e Richard Burbage (figlio di James), primo interprete dei maggiori personaggi shakespeariani: l'altra, detta compagnia dell'Admiral e, più tardi del principe Enrico, aveva per attore principale Edward Alleyn.
Oltre ai locali da spettacolo pubblici, ve n'erano di privati. Questi differivano dai primi, perché avevano il tetto ed erano più piccoli e perché frequentati da spettatori più scelti. È anche probabile che l'arte della recitazione fosse più sottile ed elaborata nelle sale private che non sui palcoscenici pubblici. L'origine delle sale private è da ricercare nel desiderio d'offrire più largo campo d'esibizione alle abilità istrioniche e musicali dei ragazzi cantori delle cappelle reali di Londra e di Windsor, nonchè della cattedrale di S. Paolo. Nel 1576 fu adattata a sala da spettacoli per i ragazzi delle cappelle reali un'aula inclusa nell'area ch'era già stata di proprietà dei domenicani (Black Friars), e nel 1578, o anche prima, i ragazzi di S. Paolo recitavano in una sala prossima alla cattedrale. L'esempio fu seguito dalle compagnie pubbliche. Nel 1596 James Burbage adattò nell'antico convento dei domenicani un'altra sala privata e ivi, dal 1608 al 1642, gli attori del re recitarono durante l'inverno, servendosi del Globe per l'estate.
Allo scoppio della guerra civile (settembre 1642) tutti i teatri furono chiusi per ordine del parlamento, e chiusi rimasero di fatto fino alla vigilia della restaurazione di Carlo II nel 1660. Nell'agosto di quell'anno un ordine reale istituì due compagnie d'attori: una detta del re, l'altra del duca di York. Londra non possedette mai un teatro dotato o sussidiato dalla municipalità; e queste due compagnie, sebbene legate a regali protettori, si mantenevano unicamente col pubblico. Talora amalgamate e talaltra separate, esse e i teatri da loro occupati ebbero per più d'un secolo il diritto esclusivo di rappresentare opere teatrali. Tra gli attori di entrambe erano delle donne, che a quell'epoca apparvero per la prima volta in Inghilterra sul palcoscenico pubblico. Nel 1663 la compagnia del re aprì il suo nuovo teatro in Drury Lane, e nel 1671 la compagnia del duca ne aprì uno in Dorset Garden. Nel 1732 fu costruito un nuovo teatro in Covent Garden e da allora i due teatri riconosciuti di Drury Lane e Covent Garden furono i due principali di Londra. Un terzo teatro nel Haymarket fu occupato dal 1705 al 1708 da attori dell'antica compagnia del duca, ma dimostratosi non adatto, fu adibito all'opera. Nella medesima strada fu aperto, circa il 1720, un altro teatro, il Little Theatre nel Haymarket, usato a intermittenze. Qui, dal 1730 al 1737, Henry Fielding fece rappresentare le farse politiche che condussero all'approvazione (1737) del Licensing Act, il quale conferiva al lord chamberlain la facoltà di proibire la rappresentazione d'una qualsiasi opera teatrale. Il teatro rimase chiuso per un certo tempo; ma nel 1766 esso ottenne con brevetto reale l'autorizzazione a dare spettacoli durante l'estate, mentre gli altri due teatri rimanevano chiusi.
Il primo periodo di celebrità nella storia del Drury Lane fu costituito, negli anni dal 1711 al 1732, dalla direzione di Colley Cibber e d'altri. Nel 1742 divenne attore principale David Garrick; che nel 1747 inizìò la sua direzione, durata con successo per ventinove anni. Dopo Garrick la direzione passò, per qualche tempo, al drammaturgo Sheridan, con John Philip Kemble, sua sorella e Sarah Siddons come attori principali. Nel 1817 Edmund Kean iniziò al Drury Lane l'esibizione trionfale del suo genio romantico. Della compagnia del duca al Dorset Garden e al Hayinarket, Thomas Betterton (1635-1710) fu il grande direttore e interprete di Shakespeare. Al Covent Garden recitarono Quin (1693-1766), Macklin (1690?-1797) e altri grandi attori; il periodo aureo di questo teatro fu negli anni dal 1803 al 1817, quando fu diretto da J. P. Kemble come primo attore con Sarah Siddons per prima donna. W. C. Macready fu direttore e primo attore del Covent Garden dal 1837 al 1839 e del Drury Lane dal 1841 al 1843, nel quale anno la vita teatrale di Londra fu profondamente modificata da una legge che abolì il monopolio dei due teatri.
Nelle successive ricostruzioni essi erano divenuti entrambi enormi; ma nel frattempo teatri più piccoli e non autorizzati, quale il Goodman's Fields dove nel 1741 salì in fama Garrick, erano riusciti a evadere o sfidare la legge rappresentando opere teatrali con sotterfugi d'ogni specie. All'abolizione del monopolio, i teatri più grandi cessarono quasi del tutto di rappresentare Shakespeare e il dramma serio. Il Drury Lane, sotto la direzione di Augustus Harris e d'altri, divenne sede della pantomima e del melodramma e più tardi fu usato per la commedia musicale, per la rivista e lo spettacolo di varietà. Il Covent Garden divenne, col tempo, il Royal Opera House (Teatro reale dell'opera). Il Haymarket, successore del Little Theatre, sotto Benjamin Webster dal 1837 al 1853 e J. B. Buckstone dal 1853 al 1878; il Princess's sotto Charles Kean (figlio di Edmund) dal 1850 al 1859; e il Sadler's Wells, teatro suburbano, sotto Samuel Phelps dal 1844 al 1862, divennero i veri rifugi del dramma, mentre dappertutto erano in attività teatri dai molti generi di spettacoli.
Nel 1878 Henry Irving cominciò al Lyceum la sua lunga e famosa direzione, segnalata per molte rappresentazioni di Shakespeare, durante la quale ebbe, per la maggior parte del tempo, Ellen Terry come prima attrice. Un nuovo, più intimo e più delicato stile di presentazione e recitazione di commedia moderna fu inaugurato nel 1865 dai coniugi Bancroft al teatro Prince of Wales e continuato da John Hare e da altri. Il genere burlesco, coltivato da Ada Swanborough al teatro dello Strand nel decennio 1850-1860 e più tardi da John Hollingshead al Gaiety, aprì la via alla commedia musicale che trovò la sua espressione migliore nelle produzioni di George Edwardes al Gaiety e altrove. E la commedia musicale esercita ancora grande attrattiva sul pubblico londinese, sebbene a un certo momento essa sia stata più o meno sostituita dalla rivista, la quale riuscì quasi a soppiantare anche gli antichi spettacoli di varietà dai music halls. Le opere comiche di W.S. Gilbert e Arthur Sullivan, rappresentate in gran parte al teatro Savoy tra il 1870 e il 1890, continuarono la tradizione inglese dell'opera-ballo.
In anni recenti hanno cominciato ad agire due teatri in parte dotati per sottoscrizione pubblica e perciò in grado di tenere i prezzi al disotto di quelli che la tassazione e altre cause hanno fatto salire molto nei teatri comuni. Questi due teatri sono il Royal Victoria Hall ("Old Vic") e il Sadler's Wells; in entrambi la grande opera e il teatro di Shakespeare sono rappresentati continuamente. Nei primi anni del secolo XX furono fatti sforzi strenui per rendere popolare a Londra il sistema del repertorio; e al Court Theatre Harley Granville-Barker riuscì a introdurre il sistema di poche repliche per le commedie di G. B. Shaw e di altri drammaturghi moderni. Ma Londra preferisce ostinatamente il sistema delle repliche numerose e attualmente esso vige dappertutto, meno che all'Old Vic e al Sadler's Wells.
Nonostante la concorrenza del cinematografo, l'attività teatrale in Londra è presentemente molto intensa: vi sono circa quaranta teatri quasi sempre aperti. Le opere che ottengono successo, hanno lunga serie di repliche, spesso più d'un anno; quelle non bene accolte hanno repliche assai meno numerose che in passato, perché i teatri in gran parte non sono più dominati dall'attore-direttore appoggiato da sostenitori personali, ma sono passati sotto il controllo di sindacati che mirano agli utili senza lasciarsi sviare da considerazioni artistiche. I mutamenti di direzione e di cartellone sono quindi molto frequenti; e ora che sir Gerald du Maurier si è ritirato del tutto dalla direzione attiva e sir Nigel Playfair ha ceduto il suo teatro, rimangono notevoli solo le produzioni occasionali di sir Barry Jackson e le audacie continue e multiformi di quel vero e coraggioso uomo di teatro che è Charles B. Cochran. Gli esperti ritengono che le arti della recitazione e della messinscena siano oggi molto più progredite delle opere che per il teatro si scrivono.
Vita musicale. - Fino al primo 1600 la vita musicale londinese, già da tempo attiva, era limitata alla corte. La cappella reale prestava l'opera sua anche ai trattenimenti mondani, che la corte - specie sotto Enrico II - amava e praticava frequentemente e che erano assai raffinati. I ragazzi della cantoria della cappella reale e quelli della cattedrale di S. Paolo e dell'abbazia di Westminster erano istruiti anche per la scena.
Nella seconda metà del sec. XVI si venne a sviluppare anche nel teatro l'elemento corale, e gli spettacoli facevano larga parte alla musica, a canti con accompagnamento strumentale, tanto che in essi è dato riconoscere i germi dell'opera inglese. Verso la fine del 1500 si aprì il teatro di Blackfriars, ove il pubblico era ammesso ad assistere agli spettacoli e ai trattenimenti musicali allestiti per il diletto della regina. Il coro teatrale venne a estinguersi, sul principio del sec. XVII, ma l'interesse per la musica nel mondo intellettuale di Londra era sufficiente perché nel 1639 W. D'Avenant potesse ottenere da Carlo I le patenti per l'erezione d'un teatro nel quale "si potesse di tanto in tanto dare spettacoli e studiare la preparazione di esecuzioni musicali, scene, balletti, ecc., da darsi poi nella stessa sede o in altra, p. es. alla fine degli spettacoli principali". Il D'Avenant intendeva, evidentemente, di allestire qualche sorta di opera, e di dare concerti; ma il progetto non poté essere attuato, a causa della guerra civile, se non dopo qualche anno. Nel maggio 1656, durante la dittatura, egli fece già un primo modesto tentativo nel genere teatrale, con l'Entertainment at Rutland House, che consisteva in discorsi tenuti da personaggi rappresentanti Diogene, Aristofane, un Parigino e un Londinese; discorsi cui s'aggiungeva un concerto musicale. Nell'autunno dello stesso anno egli faceva rappresentare, nello stesso luogo, The siege of Rhodes, che può essere considerata la prima opera inglese. La musica, dovuta a più compositori, è sfortunatamente perduta, come perduta è quella delle altre opere date dal D'Avenant prima della restaurazione. Con l'avvento di Carlo II si compirono nuovi diversi esperimenti nel campo melodrammatico, con opere inglesi e a quando a quando francesi; l'Evelyn nel suo Diario parla di un'Opera italiana, ma si trattava probabilmente della francese Ariane, e l'attributo di "italiana" dovette essere usato dal diarista in rapporto allo stile musicale, non alla lingua o alla nazionalità del compositore. Queste opere erano allestite a spese di privati.
Il regno di Carlo II segna il principio di quella "stagione londinese" ancora oggi in pieno vigore nella primavera e al principio dell'estate. Già da quel tempo la saison si arricchì di concerti musicali, dapprima del tutto privati e in private case, poi anche pubblici: dal 1678 un Th. Britton organizzò concerti settimanali, prima gratuiti, poi a pagamento. A tali concerti partecipavano i migliori musicisti del tempo, e l'impresa era sostenuta da membri della più alta società. Essi dovettero probabilmente modellarsi su concerti organizzati dal violinista e compositore J. Banister dal 1672 circa, nella propria casa di Whitefriars, tutti i pomeriggi. I "musick-meetings" di questo periodo, e la società che vi presenziava sono oggetto di divertenti satire nelle commedie dello Shadwell e di altri contemporanei, e tra l'altro vi si notava che era considerato corretto il preferire la musica italiana all'inglese. Nel sec. XVIII s'iniziano in Londra le stagioni d'opera italiana, e sebbene le imprese conducessero l'un dopo l'altro a rovina i varî organizzatori, nondimeno esse continuarono a costituire una delle principali attrattive della saison.
L'opera italiana fu dapprima uno spettacolo per il mondo elegante, rivolgendosi il popolo specialmente all'opera nazionale. Ma col favore destato dalla Beggar's Opera (1728), satira del teatro italiano, s'inizia una lunga serie di Ballad Operas che s'esaurisce solo nel sec. XIX.
Nel corso del sec. XVIII si sviluppano notevolmente le organizzazioni concertistiche, pur sempre rimanendo il loro pubblico interamente costituito dalle classi più elevate della società. Tra esse ebbe grande rinomanza l'Academy of Ancient Music (1710-92) diretta dal dott. Pepusch fino alla morte (1762). Nel 1776 si costituirono poi gli Ancient Concerts, che fino al 1848 continuarono la loro attività, la quale si volgeva al conservatorismo, né ammetteva nei programmi (stabiliti dai varî direttori artistici che si succedevano a rotazione e provenivano dalla più alta aristocrazia, compresi membri della famiglia reale e gli arcivescovi di Canterbury e di York), se non musiche composte prima dell'ultimo ventennio. Durante il primo periodo del secolo i trattenimenti musicali si svolgevano a preferenza nella Crown and Anchor Tavern (nello Strand) e nella Hickford's room (prima in James Street, Haymarket, e poi, dal 1739, in Brewer Street), ove si presentarono il Gluck, il Mozart e altri grandi maestri. Nel 1775 si aprirono poi quelle Hanover Square Rooms che dovevano restare, fino al 1874, la principale sede concertistica di Londra. La musica propriamente sinfonica, orchestrale, ebbe i suoi esordî londinesi nei Professional Concerts (1785), cui succedevano i concerti del Salomon (1791-95) con il prezioso contributo di J. Haydn (il quale vi trovò un'orchestra assai superiore a quante ne avesse avute fino allora in patria e fuori). L'interesse suscitato dalle sinfonie dello Haydn rese possibile la fondazione, avvenuta nel 1813, di quella Philharmonic Society che oggi ancora è in vita e che proprio ora, anzi, raggiunge i vertici dell'arte orchestrale. Fondata da un gruppo di professionisti, spiegò poi sempre tra professionisti la sua attività. La quale si è sempre volta alla musica contemporanea, dai tempi di Beethoven, Cherubini e Clementi fino ai nostri. E da ricordare che per commissione di questa società il vecchio Beethoven compose la sua IX sinfonia.
Dal principio del sec. XIX la Ballad Opera è sempre più posta in disparte, in confronto all'opera straniera liberamente adattata alle esigenze e ai gusti dell'ambiente inglese e arricchita d'interpolazioni dovute a più compositori. In tale modo fu rappresentato, nel 1824, il Freischütz di C. M. v. Weber; la quale opera destò tanto plauso da procurare al Weber la commissione d'un'altra opera, che fu l'Oberon e andò in scena al Covent Garden nel 1826. Intanto, mentre nell'alta società continuava l'egemonia dell'opera italiana, nel pubblico più modesto si sviluppava un grandissimo favore per l'opera inglese o almeno cantata in inglese. Il principe Alberto, consorte della regina Vittoria, diede motivo di sperare per l'opera inglese un sostegno governativo; speranza troncata dalla morte del principe (1861). Ancora oggi il teatro d'opera inglese è privo di sovvenzioni statali.
Le sorti della musica da camera durante il sec. XVIII quasi non si distinguono da quelle della musica orchestrale, cui dianzi s'è accennato. Va nondimeno posto in rilievo che nel 1759 e nel 1765 si diedero serie di concerti da camera per abbonamenti, a cura della signora Cornelys, cui diede opera il virtuoso di viola da gamba C. F. Abel, un tedesco alunno di J. S. Bach e di J. A. Hasse. Nel primo periodo dell'Ottocento la musica da camera interessò per lo più l'aristocrazia, e fiorì specie in concerti, spesso pregevolissimi, che si tenevano nelle case patrizie. Nel 1845 si vide una nuova impresa concertistica, per abbonamenti, fondata dal violinista J. Ella col nome di Musical Union. Ella introdusse per primo in Inghilterra l'uso dei programmi con note storico-critiche. Nel 1859 s'apriva la St James's Hall, e dai concerti di J. Ella si passò ai Popular Concerts, non riservati ai soli abbonati, che vissero fino all'inizio del sec. XX.
La musica corale fu sempre assai diffusa in Inghilterra; si ricorderà a questo proposito il grande favore incontrato dagli oratorî di Händel fino dalla loro prima comparsa. La commemorazione händeliana del 1784 diede un nuovo grande impulso alla voga di questo genere di musica. Per molto tempo però le esecuzioni corali non avevano altri elementi che i coristi di teatro e i cantori di chiesa, ragazzi o adulti. Cantori non professionisti, ma semplici dilettanti, costituirono invece il coro della Sacred Harmonic Society, fondata nel 1832 per l'esecuzione di oratorî. Questa iniziativa, connessa strettamente con le correnti non-conformiste, ebbe le sue prime manifestazioni in varie cappelle di chiese, ma dal 1834 al 1880 i concerti vennero dati all'Exeter Hall. Direttori artistici furono J. Surman e poi l'italiano Michele Costa, da Napoli, l'attività del quale, salita a un alto livello di dignità e d'efficacia, era favorita dal movimento, sviluppatosi dal 1844 circa in poi, per l'istruzione corale del popolo, e dalle pubblicazioni pratiche di musica corale della casa J. A. Novello. Da allora data il maggiore sviluppo della coralità in tutta l'Inghilterra, non uguagliato in alcun altro paese.
Mentre il teatro d'opera non riuscì mai a consolidarsi in Inghilteira come un'istituzione veramente nazionale, grandissimo fu invece l'incremento della vita concertistica, specialmente dalla metà dell'Ottocento in poi, tanto che si può calcolare con sicurezza che in Londra si tengano più concerti che in qualsiasi altra città europea. Tra i più importanti vanno annoverati i concerti datisi al Palazzo di Cristallo dal 1855 al 1901, i concerti Richter (diretti dallo stesso H. Richter) dal 1879 al 1897, quelli della London Symphony diretti da G. Henschel. Un passo d'importanza notevole fu compiuto con l'istituzione dei Promenade Concerts per opera di R. Newman nel 1895 con sede alla Queen's Hall. Il Newman ebbe a riuscire felicemente anche nella sua audace impresa di concerti notturni (agosto-settembre) con orchestra di prim'ordine, diretta da H. Wood, allora giovanissimo e ancora ignoto. Questi concerti continuano tuttora senza avere subito mai interruzione, sotto la direzione dello stesso Wood. Grande è stata la loro efficacia nella divulgazione della buona musica, sia classica sia contemporanea, e molti lavori oggi celebri hanno avuto alla Queen's Hall la loro prima esecuzione.
La musica corale ha in Londra minore sviluppo che nel nord dell'Inghilterra, ma vi dispone d'importanti centri: la Royal Choral Society (fondata nel 1872 e dedicata specie all'oratorio), il Bach Choir, che dal 1876 ha l avorato assai per la divulgazione delle opere bachiane, senza escludere pagine di altri autori. Il Bach Choir può essere considerato l'elemento più intellettuale che agisca oggi nel campo della musica corale.
La guerra del 1914-18 ha naturalmente danneggiato la vita musicale londinese. I concerti della Philharmonic Society e i Promenade non furono sospesi. La città fu privata, però, dell'attività dei musicisti tedeschi, il che costituì, sotto un certo riguardo, un danno; ma, tutto compreso, la guerra produsse anche un beneficio, in quanto giovò ad attirare l'attenzione comune sulla musica nazionale e sull'opera dei giovani artisti britannici, fino allora orivi di sostegno e di probabilità d'avvenire. La stagione d'opera internazionale ebbe la sua ripresa nel 1919, ma durante un periodo di alcuni anni essa fu ostacolata da gravi difficoltà. Le sfere della società londinese che sostenevano in passato il teatro d'opera, erano ormai dissolte; il Covent Garden aveva perduto la sua importanza, né si vede che possa tornare allo splendore goduto ai primordî del secolo. D'altra parte si può riscontrare un interessamento sempre crescente per l'opera nazionale inglese. In questo senso la Carl Rosa Opera Company, fondata già nel 1875 dal tedesco C. Rosa (originariamente Rose), ha svolto un'ottima attività per diversi anni, specialmente nelle provincie. Dopo la morte del Rosa, avvenuta nel 1889, la compagnia ha potuto conservare, sotto la guida di varî impresarî, il favore del pubblico. Poco tempo visse, invece, la British National Opera Company, fondata nel 1922 da un gruppo di cantanti sotto la direzione di sir T. Beecham, e che intanto poté dare alcune buone rappresentazioni.
Ma le speranze migliori dell'opera nazionale sono ora fondate sul teatro londinese "Old Vic". Questo era il nome col quale il popolo usava chiamare un teatro fondato in Lambeth nel 1818 col nome di Royal Coburg Theatre. Durante il corso del sec. XIX esso era sceso assai in basso. Nel 1880 fu acquistato da miss Emma Cons, persona dedita alle opere di filantropia, e riaperto col nome di Royal Victoria Hall come teatro di varietà per famiglie. Oggi esso è tenuto da miss Lilian Baylis. Nel 1914 si cominciò a rappresentarvi, oltre a drammi di Shakespeare, anche opere popolari. Nel 1931 venne poi ricostruito e associato con l'"Old Vic" il Sadler's Wells Theatre, per molto tempo abbandonato. In questo modo è possibile dare rappresentazioni, alternando una sala con l'altra, tutti i giorni durante l'intera stagione invernale (da settembre a maggio). Queste due sale sono classificate tra le appartenenti a opere pie e quindi godono di riduzione sulle tasse; inoltre sono sovvenzionate dalla City sul fondo delle opere di beneficenza. Alle rappresentazioni (Shakespeare e opere musicali) il pubblico può accedere con spesa tenue. Il livello artistico di queste rappresentazioni è negli ultimi anni molto salito, e può oggi essere paragonato a quello raggiunto dai piccoli teatri di provincia tedeschi, per quanto concerne orchestre e cantanti. Questo è, dopo 300 anni d'infruttuosi tentativi, il primo teatro d'opera inglese che sia riuscito a stabilirsi durevolmente, senza godere di sovvenzioni statali.
Organizzazioni musicali oggi esistenti in Londra: Teatri: Royal Opera House (Covent Garden), stagioni d'opera internazionale maggio-giugno, direttore sir Th. Beecham; Old Vic (Waterloo Road) e Sadlers Wells (Rosebery Avenue), opera inglese, direttore L. Baylis. Orchestre: British Broadcasting Corporation, direttore A. Boult; London Symphony (fondata nel 1904); London Philharmonic (fondata nel 1932). Società corali: Bach Choir, direttore A. Boult; Oriana Madrigal Society, direttore C. Kennedy Scott; Philharmonic Choir, direttore C. Kennedy-Scott; Royal Choral Society, direttore M. Sargent. Radio: British Broadcasting Corporation, direttore A. Boult (che organizza concerti d'ogni genere, compresi molti concerti di musica moderna sotto la direzione di E. Clark. Possiede la sua particolare orchestra, una banda e un coro). Sale di concerto: Albert Hall (Kensington Gore, 10.000 posti); Central Hall (Westminster, 2700 posti); Grotrian Hall (Wigmore Street, 550 posti); Queen's Hall (Langham Place, 2500 posti); Wigmore Hall (Wigmore Street, 550 posti); oltre le varie sale nei sobborghi. Associazioni musicali: Incorporated Society of Authors, Playwrights and Composers; Incorporated Society of Musicians; London contemporary Music Centre (sezione britannica della società internazionale per la musica contemporanea); English Folk Dance and Song Society; Royal Philharmonic Society; Society of Women musicians; Royal Society of Musicians; Musicians Benevolent Society; Musical Association (di musicologia). Scuole: Royal Academy of Music; Royal College of Music; Guildhall School of Music; School of English Church Music.
Storia. - La romana Londinium (il nome è però d'origine celtica) dovette sorgere nella prima metà del sec. I d. C., grazie all'opportunità geografica del luogo, come testa di ponte per il commercio del continente con la Britannia. Incertissimi sono gl'indizî di un presunto stabilimento preromano sul suo sito. Le prime notizie che abbiamo del centro romano sono in Tacito (Ann., XIV, 33), che lo dice luogo assai frequentato da mercanti ed emporio e punto di smistamento di vettovaglie: da esso irradiavano le principali vie romane per i varî centri della Britannia, a cominciare dalla vicina Verulamio (St Albans) e Camuloduno (Colchester). Espugnata e saccheggiata nella rivolta del 61 da Budicca, fu rioccupata stabilmente dai Romani dopo domata l'insurrezione, e divenne presto uno dei maggiori centri romani di Britannia. La sua importanza appare dall'amplissimo perimetro delle mura romane di cui qualche tratto è tuttora conservato in situ, e di cui si può ricostruire quasi per intero il tracciato, racchiudente all'ingrosso l'attuale City, con una superficie di circa 130 ettari; nel sec. IV il muro fu rinforzato da bastioni. Scarse sono invece le testimonianze letterarie sulla storia di Londinio: vi dovette passare Adriano, nella sua visita del 122 in Britannia (di Adriano appunto fu trovata una bella testa in bronzo nel letto del Tamigi). Nel 296 i mercenarî di Allecto, uccisore dell'usurpatore Carausio, furono rinchiusi nella città, il cui saccheggio fu risparmiato dall'arrivo di Costanzo Cloro con la flotta. Nel 314 un suo vescovo partecipava al concilio di Arles. Nel 369 la città ebbe l'epiteto di Augusta. Molestata nel sec. IV da incursioni di Picti e Scoti, ne fu liberata nel 368, con tutta la Britannia meridionale, dal generale Teodosio. Ma, col principio del sec. V, cessa il dominio romano in Britannia e di Londra scompare per un paio di secoli ogni ricordo.
Da questo completo silenzio dell'antica cronaca sassone qualche storico ha voluto indurre che Londra, dopo il 450, fosse scomparsa o, per lo meno, del tutto spopolata. Ma non si capisce per quale ragione il cronista avrebbe dovuto tacere un fatto così importante. Indubbiamente l'invasione sassone, che mutò interamente la situazione generale del paese e recò gravi danni al commercio, non dovette riuscire favorevole a una città che trovava appunto in questo la ragione principale della sua floridezza. È molto probabile che i Sassoni, i quali di regola evitavano le città, rifiutassero di stabilirsi a Londra e ne ostacolassero l'accesso per le vecchie strade terrestri. Ma difficilmente essi potevano impedire che i Londinesi seguitassero a valersi della via fluviale, sulla quale molto probabilmente finirono col concedere loro il libero esercizio del traffico, riservandosene qualche vantaggio. Se non si ammette questo, difficilmente si può capire come mai dopo il 604, quando si ricomincia a trovare notizie di Londra, la città figuri ancora quale centro importante, che appunto in quell'anno sarebbe diventato la sede di un vescovado, e sia designata come capoluogo dei Sassoni orientali e mercato (anche di schiavi) a cui convengono, per via di terra e di mare, genti di diversi paesi.
L'attività commerciale e la prosperità di Londra, che si rivelano in aumento nel sec. VIII, subiscono poi gravi danni dalle invasioni dei Danesi, che rendono difficile e pericoloso l'accesso dei mercanti alle coste orientali dell'Inghilterra. Comincia così un lungo periodo di lotte, che si protrae per più di due secoli, durante i quali Londra, mantenendosi fedele ai re sassoni, riesce quasi sempre a difendere la propria indipendenza. Nonostante lo stato di lotta quasi continuo, l'attività commerciale, almeno dopo la fine del sec. X, ebbe una forte ripresa, tanto che in quell'epoca si ha notizia di una zecca di Londra.
Almeno per questi anni sono indubbie le prove che Londra si reggeva con istituti e magistrati autonomi, che alcuni storici vogliono fare risalire ai secoli precedenti, riconnettendoli con gl'istituti romani. Londra infatti fu particolarmente favorita, nell'acquisto e nella conservazione delle franchige cittadine, sia dalla posizione geografica, che specialmente nell'alto Medioevo ne facilitava la difesa, sia dalla condizione, in cui essa venne a trovarsi nelle lotte fra re sassoni e danesi, di baluardo dei primi verso i quali si mantenne quasi costantemente fedele, conservando tuttavia di fronte a essi l'atteggiamento di una potenza autonoma. È quindi logico che ai re sassoni di questo periodo risalgano le prime carte di franchige concesse alla città, in cui il potere dovette essere diviso fra la più alta autorità ecclesiastica e i rappresentanti del ceto mercantile. Il privilegio, con cui nel 1067 Guglielmo il Conquistatore riconosce e conferma i diritti della città, è indirizzato al vescovo e al portreeve (balì del porto).
All'indomani della vittoria normanna, dopo che da una parte e dall'altra si erano fatti i preparativi per un assedio, che fu poi evitato, la città di Londra si era sottomessa per suo conto al conquistatore, indipendentemente dal resto del regno, di fronte al quale essa mantiene anche in questa occasione la sua posizione di distacco e di autonomia. Nel nuovo regno questa posizione non poté essere mantenuta, essendo venuto a cessare il dualismo che l'aveva favorita, ed essendo notevolmente rafforzata l'autorità statale, la quale, nonostante la conferma delle carte di franchige, vuole subito affermare la sua supremazia con la costruzione, entro le mura di Londra, di una fortezza.
Ma se i cittadini ebbero perciò a lamentarsi di gravi restrizioni alle libertà di cui fino allora avevano goduto, la posizione di Londra diventata la capitale del regno unificato, pacificato e legato da più frequenti rapporti con l'altra sponda della Manica, crebbe d'importanza e di floridezza, tantoché, dopo un grande incendio che nel 1077 distrusse gran parte della città, si procedette a un completo rinnovamento edilizio. Fra l'altro fu allora costruito il famoso "ponte di Londra" su 20 archi, che ebbe vita sino ai primi dell'Ottocento. A questo periodo inoltre si riferisce la più antica descrizione di Londra che ci sia rimasta: quella del monaco Fitzstephen (sec. XII). In quel tempo la città, aumentando di estensione aveva finito con riunirsi a Westminster, sede abituale della corte, e per il concorso degl'interessi politici e commerciali vedeva in continuo aumento la sua influenza di capitale del regno, la quale si trova in una condizione distinta e superiore a quella di tutte le altre città. Nel 1131 essa ottiene per tutti i suoi cittadini l'immunità giudiziaria, nel senso che essi non dovessero uscire dalle mura della città per ottenere giustizia; e press'a poco nello stesso tempo i cittadini ottengono il diritto di nominare nel proprio seno le più alte magistrature giudiziarie e l'esenzione dagli obblighi militari per terra e per mare. Nel 1189 il titolo di portreeve, assegnato finora al rappresentante della borghesia mercantile, è sostituito da quello di mayor, e il nuovo magistrato assume presto tanta importanza che nel 1215 esso figura, come unico rappresentante delle città fra i 25 mallevadori della Magna Charta, nella quale d'altra parte è espressamente stipulato che Londra debba conservare i suoi antichi privilegi e la sua franchigia daziaria.
L'importanza del tutto preminente che Londra ha assunto fino dal sec. XII nel commercio inglese si rileva dalle numerose colonie di mercanti stranieri che vi si stabiliscono, dandole la preferenza su qualunque altra città; in prima linea i Tedeschi, che fin dal 1157 vi hanno costituito la loro hansa, che pochi decennî più tardi vi hanno la loro "casa" destinata a diventare famosa col nome di Stalhof, e che almeno per l'esportazione dei panni godono di larghi privilegi doganali, non solo in confronto degli altri mercanti stranieri, ma degli stessi Inglesi; seguono a essi i Fiamminghi; poi i Francesi, per lo più della Guascogna, che v'importano i vini del loro paese; e finalmente gl'Italiani (di Venezia, Genova, Lucca, Firenze, ecc.), forse meno numerosi dei Tedeschi e dei Fiamminghi, ma superiori, almeno nel Duecento, per la ricchezza e l'attività bancaria e finanziaria, tanto che finiscono persino con sollevare contro loro stessi l'ostilità dei cittadini di Londra.
Intanto la città che, dopo avere visto in pericolo, per un conflitto con re Edoardo I, le sue franchige, aveva ottenuto da lui, dopo il 1297, il riconoscimento del diritto di eleggersi il mayor, e il definitivo ordinamento della sua costituzione municipale col consiglio degli Aldermen, col consiglio comune e con la divisione in 22 distretti, vede aumentare la sua popolazione in misura assai superiore a quella delle altre città inglesi; nel 1377, all'indomani della famosa peste nera, la quale secondo qualche contemporaneo vi avrebbe distrutto più di 50.000 vite, Londra contava ancora 40.000 anime, mentre le altre 41 città inglesi non raggiungevano la media di 3000 ab. per ciascuna, e ben poche fra esse la superavano sensibilmente (York e Bristol avrebbero contato 12.000 ab.; Plymouth e Coventry 9000).
In proporzioni non molto inferiori era cresciuta nello stesso tempo la ricchezza cittadina, almeno nella sua stima per determinare l'imposta. Mentre nel 1269 Londra occupa bensì il primo posto fra le città inglesi con un tributo di 285 sterline, ma è seguita a breve distanza da York con 200, e da altre 8 città con più di 100 sterline per ciascuna, un secolo più tardi invece, nella ripartizione della decima del 1373, che importava in tutto 38.170 lire sterline, ne sono assegnate a Londra 733, mentre a York, che occupa ancora il secondo posto, non spettano che 162 lire. Al prestito chiesto dal re nel 1397 Londra contribuisce con 10.000 marchi, mentre la somma più alta, dopo questa, offerta da Bristol, è di appena 800 marchi. E questi indizî di prosperità risultano anche più significativi, quando si consideri che non si era molto lontani dal terribile flagello della peste a cui erano seguite, poco dopo, le gravissime insurrezioni dei contadini, che invasa la città nel 1381, se ne erano per breve tempo impossessati; e soprattutto quando si consideri che appunto in quegli anni si lamenta la decadenza della maggior parte delle vecchie città inglesi.
A permettere alla città di riparare presto a questi danni contribuisce efficacemente il rapido sviluppo dell'industria inglese della lana, che appunto dalla metà del Trecento in poi, anche col concorso dei numerosi artigiani specializzati immigrati dalle Fiandre, si trasforma decisamente in industria esportatrice, e trova in Londra il suo principale mercato, sia per le numerose colonie straniere, sia per la relativa abbondanza. dei capitali, che assumono una funzione decisiva nella trasformazione di questa industria. Si deve sopra tutto a questa attività, quasi del tutto nuova, il moltiplicarsi degli indici di un maggiore benessere in tutte le classi sociali: numerosi stanziamenti per riparazioni di strade e ponti, fondazioni di scuole e di ospedali e altre opere di pubblica utilità.
D'altra parte le lotte civili, che appunto in quegli anni dividevano l'Inghilterra, coinvolsero spesso Londra, nonostante la sua volontà e i suoi sforzi, talvolta coronati da successo, di difendere anche con le armi la sua posizione di potenza autonoma.
Ristabilitasi con la dinastia dei Tudor (1485-1603) l'unita e l'autorità dello stato, Londra risente assai maggiori vantaggi che danni dalla nuova situazione che viene a crearsi in Inghilterra: se da un lato essa deve rinunciare a ogni pretesa di considerarsi come un piccolo stato entro il regno, d'altra parte, mentre riesce a farsi confermare le vecchie franchige amministrative, fiscali e giudiziarie, è fortemente aiutata nel suo sviluppo dal fatto di essere la capitale e il centro commerciale di un forte stato unitario, che si avvia decisamente a una rapida espansione anche fuori dei proprî confini. La grande superiorità di Londra su tutti gli altri centri urbani del regno, che si era già affermata nel sec. XIV, si fa sempre più manifesta: la popolazione vi cresce con ritmo quasi continuo, interrotto soltanto da alcune gravissime pestilenze; e vi cresce non tanto per l'eccedenza delle nascite, che sembrano anzi in molti anni essere state inferiori alle morti, quanto per la forte attrazione che Londra esercita, in misura crescente, sulle popolazioni della campagna, delle altre contee dell'Inghilterra, e di molte regioni d'Europa.
Nel 1568, sopra una popolazione totale che doveva superare di poco i 100.000 ab., venivano censiti entro le mura di Londra 6704 stranieri, fra i quali 5225 Olandesi di recentissima immigrazione. Negli anni successivi si aggiungono a essi numerosi Fiamminghi sfuggiti alle persecuzioni religiose; anche più numerosa è, un secolo dopo, l'immigrazione degli ugonotti, di cui si è calcolato che nel 1685, in seguito alla revoca dell'Editto di Nantes, circa 60.000 avessero stabilito il loro domicilio a Londra.
L'immigrazione assunse presto proporzioni tali da destare gravi preoccupazioni per ragioni igieniche, sociali e forse anche politiche nella stessa regina Elisabetta, che prese provvedimenti per tentare di porre un freno al troppo rapido ingrandimento della città e soprattutto all'eccessivo agglomeramento della sua popolazione. Ma le forze che spingevano verso la formazione di una grande metropoli si rivelarono più efficaci di quelle resistenze, e Londra seguitò a crescere più rapidamente nel periodo della restaurazione, alla fine del quale, alla vigilia cioè della seconda rivoluzione, raggiunse una popolazione superiore al mezzo milione.
Ma più che per il suo valore assoluto, che del resto colloca Londra, già alla fine del Seicento, al primo posto fra le metropoli europee, questa cifra è estremamente significativa per il suo valore relativo: sia per l'incremento ch'essa rivela nella popolazione della città, cresciuta in tre secoli nel rapporto di 1:13, sia principalmente per l'enorme distacco che palesa fra Londra e tutte le altre città dell'Inghilterra, di cui le più popolate dopo essa, Bristol e Norwich, non raggiungevano in quello stesso anno i 30.000 ab., cioè 1/17 della sua popolazione. A differenza di quanto è successo nel sec. XIX, nel quale il trionfo della grande industria estese il fenomeno dell'urbanesimo a un grande numero di città inglesi, nel Seicento invece quel fenomeno si era manifestato nella sola capitale, e in proporzioni che superano quelle dei tempi più recenti. Secondo calcoli molto accurati gli abitanti di Londra avrebbero rappresentato nel 1605 il 5,6% della popolazione totale dell'Inghilterra; il 7,6% nel 1634, il 9,2 nel 1661, il 9,6 nel 1696.
La posizione predominante della metropoli, rivelata dalle statistiche demografiche, sono confermate alla loro volta dall'intensa attività che in questo periodo essa manifesta in tutti i campi della vita politica, sociale ed economica. Nel lungo periodo di lotte che dividono l'Inghilterra sotto la dinastia degli Stuart, l'influenza politica della città di Londra, che sotto il governo più forte e unitario dei Tudor aveva avuto minori possibilità di farsi valere, diventa ancora una volta predominante, sia per la forza morale che essa rappresenta, raccogliendo in grande numero entro le sue mura, a immediato contatto fra loro, gli elementi più rappresentativi della vita sociale dell'Inghilterra; sia per l'appoggio decisivo che essa può offrire all'uno o all'altro dei partiti contendenti con l'aiuto finanziario della sua ricca borghesia o con le armi della sua milizia cittadina organizzata ancora in forma del tutto autonoma. Questa influenza si dimostra allora così decisiva da legittimare l'ipotesi affacciata dal Macaulay che re Carlo I, se fosse riuscito a ottenere il suo appoggio, avrebbe probabilmente evitato la sconfitta, e che invece Carlo II deve all'aiuto di Londra il riacquisto del trono.
Alla preminente importanza politica Londra univa già il primato come centro culturale, affermatosi fino dall'epoca elisabettiana quando, fra gli altri, Shakespeare vi aveva stabilito il suo domicilio nell'ultimo periodo della sua vita e vi erano sorti i primi teatri per la rappresentazione delle sue tragedie.
Anche più decisiva è la grande superiorità di Londra come porto marittimo, come emporio commerciale, come centro capitalistico. Ma nel tempo stesso che navi d'ogni paese risalivano il Tamigi per affollarsi in vicinanza del Ponte di Londra, in prossimità del quale già nel 1559 esistevano 22 quais autorizzati alle operazioni di carico e scarico delle merci, la flotta mercantile appartenente ad armatori di Londra, sebbene raggiungesse ancora un tonnellaggio complessivo assai modesto, lasciava tuttavia a grande distanza quella degli altri porti dell'Inghilterra e andava continuamente aumentando la sua superiorità su questi.
Secondo un computo fatto nel 1572, Londra possedeva una sola nave mercantile della portata di 240 tonn., 17 da 220 a 150, e 31 da 140 a 100; in tutto dunque 49 bastimenti d'una portata superiore alle 100 tonn per una portata complessiva di circa 7000 tonn. Nello stesso anno Bristol, che era allora considerata il secondo porto marittimo dell'Inghilterra, non aveva che un solo bastimento da 140 tonn, 3 da 100, e 40 da 80 a 20 tonn. Limitando il confronto alle sole navi superiori alle 100 tonn., di fronte alle 7000 tonn. di Londra, Bristol non può contrapporne che 440. Un secolo più tardi, la flotta mercantile di Londra, ancora assai modesta, appare tuttavia decuplicata, raggiungendo una portata complessiva di 70.000 tonn., che rappresenta un terzo dell'intera marina mercantile inglese. Quando poi l'Inghilterra si mise definitivamente al primo posto fra le potenze navali del mondo, e alla fine del Settecento la sua marina mercantile raggiunse un tonnellaggio di 1.300.000 tonn., 500.000 di queste appartenevano al solo porto di Londra.
Dato un così rapido incremento del movimento portuale, il vecchio sistema di fare approdare le navi lungo le rive del fiume, subordinando perciò le operazioni di carico e scarico all'alterno giuoco della marea, che nonostante la forte distanza dal mare vi raggiunge ancora altezze molto considerevoli, rappresenta ormai un ostacolo assai grave allo sviluppo. Perciò nel 1696 si costruisce il primo dock a chiuse, che permette alle navi di compiere il loro scarico e carico in qualunque ora del giorno senza preoccuparsi delle maree; e quel primo tentativo è presto seguito da molti altri, aumentando con ciò la potenzialità del porto, che ormai si avviava a superare e lasciare a distanza anche quello di Amsterdam.
Forse anche maggiore è la superiorità di Londra come centro commerciale, che si era già affermata decisamente dopo il sec. XII ma assume nel Cinquecento e nel Seicento il carattere di un monopolio quasi completo del commercio con l'estero. A creare questa situazione di enorme favore contribuiscono anzitutto i privilegi della famosa compagnia dei Merchant Adventurers, che è costituita nella grande maggioranza dai mercanti di Londra, i quali furono la così detta London Company, ramo principale e preponderante della Compagnia nazionale. Contro i privilegi di Londra, che pretende di accentrare entro il suo porto tutte le esportazioni e importazioni di spettanza della compagnia, protestano i mercanti delle altre città marittime. Ma queste proteste ebbero lo stesso risultato dei provvedimenti già ricordati contro l'immigrazione e contro le nuove costruzioni; il monopolio commerciale di Londra, già affermatosi nel Cinquecento con i Merchant Adventurers, si rafforza e si allarga nel secolo successivo col sorgere delle grandi compagnie per il commercio nelle colonie e nei mari lontani, che hanno tutte la loro sede a Londra e accentrano perciò nel suo porto la maggior parte del traffico con le Indie orientali e occidentali, con la Spagna e il Portogallo, con il Mediterraneo, con il Baltico e con la Moscovia.
Centro e anima di questa attività commerciale, di carattere sempre più internazionale, diventa la Borsa, che si può far risalire alle riunioni che i banchieri, in prevalenza italiani, tenevano nel Quattrocento quotidianamente in Lombard Street per il commercio dei cambî. Ma soltanto nel secolo XVII la Borsa di Londra, sull'esempio di quella di Amsterdam, diventa il centro d'un attivo commercio di speculazione, non solo sui cambî, ma su merci e su titoli, fra i quali cominciano a essere oggetto di frequenti contrattazioni le azioni delle grandi società commerciali. Lo sviluppo della borsa e delle società per azioni non è che la manifestazione più evidente dell'affermarsi del capitalismo nell'economia inglese, nella quale la formazione della ricchezza mobiliare comincia a farsi meno lenta durante il regno di Elisabetta, ma diventa assai più rapida dopo la Restaurazione. Nello stesso tempo il trionfo del capitalismo in tutti i campi della vita economica si manifesta nella funzione sempre più importante e più vasta che vi assume il credito, il quale, esercitato per molti secoli dagli stranieri (e ancora nel Seicento, per somme fortissime, dagli Olandesi) passa a poco a poco nelle mani dei mercanti, banchieri e orefici inglesi. Anche per il credito il mercato inglese fa capo quasi esclusivamente a Londra, dove Lombard Street seguita a essere la sede preferita dei banchieri nazionali ed esteri, dove gli orefici-banchieri iniziano il sistema della circolazione fiduciaria, e dove sorge nel 1694 la Banca d'Inghilterra, che per molti anni non avrà che una sola sede, nella capitale. Contro questo forse eccessivo accentramento della vita inglese, in tutte le sue manifestazioni, nella capitale, una reazione spontanea è determinata dalla rivoluzione industriale. Il sorgere della grande impresa, l'impiego delle macchine e del vapore inducono a localizzare le industrie dove vi sia abbondanza di materie prime, di combustibile o di forza idraulica, facilità di trasporti, minore costo della mano d'opera. Perciò la forza di attrazione finora esercitata dalle contee meridionali e soprattutto da Londra, si manifesta ora nelle regioni del carbone, nello Yorkshire, nel Lancashire.
Nelle regioni industriali un grande numero di piccoli centri di poche centinaia di abitanti si trasformano in pochi decennî in grosse città; nel periodo dal 1685 al 1760 Liverpool è cresciuta di 10 volte; Manchester e Birmingham 7 volte; Sheffield 6 volte. Nei 100 anni successivi, dal 1761 al 1860, le stesse quattro città hanno visto nuovamente decuplicare la loro popolazione. Si è potuto perciò parlare, per l'età del ferro, dei canali e dell'inizio delle macchine, di due Inghilterre, distinte dal punto di vista della geografia e della civiltà; l'una è l'Inghilterra del nord, dell'occidente e delle contee del centro; l'altra l'Inghilterra del sud e dell'est. Nella prima si moltiplicano tutte le forme nuove di attività industriale; nella seconda, accanto all'allevamento e all'agricoltura, assai fiorenti, si mantengono, in una condizione pressoché stagnante e con qualche segno di decadenza, le vecchie industrie tradizionali.
Londra, massimo centro delle regioni del SE. e di tutta l'Inghilterra, risente solo in parte i danni della mutata situazione: diminuisce sensibilmente la sua enorme superiorità demografica su tutti gli altri centri urbani dell'Inghilterra; si rallenta per gran parte del sec. XVIII l'aumento della sua popolazione; ma si mantiene nel suo pieno rigoglio l'attività commerciale, la quale anzi, nonostante la rapida ascesa di Liverpool, specializzata nel commercio con l'America Settentrionale, cresce notevolmente d'importanza per l'aumentata intensità dei traffici con la Francia, con i paesi del Mediterraneo e con le Indie orientali e occidentali.
Le condizioni materiali di esistenza, che fino ai primi del Settecento, erano state, per la grande massa della popolazione, veramente deplorevoli, cominciano a migliorare sensibilmente. Maggiori cure sono rivolte alla manutenzione, all'illuminazione, alla sicurezza notturna, all'igiene pubblica, alla costruzione di acquedotti, alla difesa contro le pestilemze, alla cura dei malati poveri. Si aumenta il numero e si migliora il funzionamento degli ospedali, e si combatte il flagello della mortalità infantile, che fino al 1750 si era mantenuta a un'altezza impressionante.
Nella vita politica, letteraria, scientifica, artistica e mondana, Londra, favorita anche dalla maggiore facilità delle comunicazioni, seguita a essere il grande centro di attrazione e di propulsione; da ogni parte dell'Inghilterra, della Scozia, della stessa Irlanda tutti i giovani che vogliono farsi strada nel campo delle lettere e delle arti, che vogliono avviarsi alla carriera politica, che vogliono approfondire i loro studî in qualunque disciplina, fanno capo necessariamente a Londra, che rappresenta nella vita inglese quello che la Parigi del Settecento e dell'Ottocento fu per la Francia. Anche nel campo della vita universitaria, che è, specie in Inghilterra, uno dei più attaccati alla tradizione, la forza d'attrazione della metropoli finisce col rompere il vecchio monopolio di Oxford e Cambridge.
Nel momento dunque in cui si chiude, con la vittoria dell'Inghilterra, il lungo e mortale duello con la Francia rivoluzionaria, lo sviluppo della metropoli inglese è già molto avanzato e presenta ormai quei lineamenti che gli saranno caratteristici in tutto il secolo XIX. Ma dopo il 1815 quello sviluppo è enormemente accelerato da un complesso di circostanze favorevoli: 1. il mutamento nella struttura demografica ed economica dell'Inghilterra, che dopo essere stata per tutto il Settecento un paese esportatore di cereali, deve invece in misura rapidamente crescente dipendere dall'estero per l'alimentazione di una gran parte della popolazione, che è in rapido e continuo aumento, e che tende sempre più ad addensarsi nelle città; 2. la necessità, derivante anche da questa situazione demografica e alimentare, d'intensificare sempre più la produzione industriale e di destinarne una parte sempre maggiore all'esportazime 3. l'ampliamento dell'impero coloniale, il formarsi di vaste colonie di popolamento britannico, la messa in valore di enormi estensioni di terre d'oltreoceano, rimaste fino allora incolte o inutilizzate per il consumo europeo; 4. la moltiplicazione e la trasformazione dei trasporti marittimi, e la rapida costruzione d'una completa rete ferroviaria inglese, che permette l'intensificarsi del commercio interno, e la partecipazione di tutte le regioni al commercio oceanico anche per merci voluminose e di scarso valore.
Di queste circostanze, la città che risente i maggiori vantaggi è appunto Londra, che, fatta eccezione per l'America Settentrionale era già il centro naturale del commercio marittimo dell'Inghilterra con quasi tutti gli stati europei e con tutto il mondo coloniale, e che dopo il 1833 si vede in pochi anni allacciata a tutte le regioni della Gran Bretagna da una fitta rete di ferrovie radiali. Perciò al movimento intenso già provocato dal consumo dell'immensa metropoli e dagli scambî che si effettuano sul suo mercato essa aggiunge una parte rilevante del traffico d'importazione e di esportazione delle principali regioni industriali del centro e del nord. Dall'aumentata intensità del traffico, a cui si accompagna l'aumento sensibilissimo nel tonnellaggio medio delle navi, deriva anzitutto la necessità dell'ampliamento e della rinnovazione negl'impianti portuali.
Il porto di Londra deve originariamente la sua fortuna, oltre che alla posizione nel centro di una delle regioni più popolate dell'Inghilterra, e completamente al riparo dalla violenza del mare e degli uomini, all'azione delle maree, che permette l'accesso di navi di medio tennellaggio anche dove il fiume, a marea bassa, non avrebbe che una profondità di tre metri. Iniziato, come si è detto, alla fine del Seicento, il sistema dei dock a chiuse, esso aveva trovato larga applicazione, nel Settecento, nelle terre più basse sulla sinistra del Tamigi, ma sempre nelle immediate vicinanze della City e con bacini di proporzioni e di profondità modeste. Nel corso del sec. XIX si costruiscono invece a varie riprese bacini assai più ampî, che si adattino alle necessità rapidamente crescenti della marina mercantile, scegliendo - sempre sulla sinistra del fiume - terreni più lontani dalla città, per non ostacolarne lo sviluppo edilizio e per avere maggiore disponibilità di spazio; finché alla fine del secolo s'inizia la costruzione dei grandiosi bacini di Tilbury, 40 km. a valle del Ponte di Londra, adatti a ricevere i più grandi transatlantici.
Di pari passo con l'incremento del traffico marittimo e con l'ampliamento degl'impianti, che fanno di Londra non un porto nel senso comune della parola, ma un sistema portuale, estremamente vasto, vario e complesso, procedono i progressi dell'attività commerciale. Londra non è più soltanto il maggiore centro del commercio fra l'Inghilterra, le sue colonie e gli stati d'Europa, ma è diventata, nell'era vitioriana, il più grande mercato internazionale. Per molti prodotti, come la lana greggia, la iuta, un grande numero di prodotti tropicali, l'oro e numerosi altri metalli, il mercato di Londra fissa i prezzi mondiali e ad esso fanno capo i mercanti di ogni parte della terra. In proporzioni forse anche maggiori lo stesso fenomeno si ripete per il mercato dei noli marittimi e per quello dei capitali. L'Inghilterra, che in due secoli ha raggiunto un'accumulazione capitalistica, che lascia a grande distanza quella dei più ricchi paesi dei tempi passati, può destinare una parte assai rilevante di questi capitali a investimenti in paesi stranieri; e Londra divide perciò con Parigi, ma in proporzioni assai maggiori, il primato nel mercato finanziario mondiale.
Il grande sviluppo dell'attività commerciale e la somma d'interessi che ad essa si legano, collocano i mercanti di Londra all'avanguardia nella campagna per la conquista del libero scambio, campagna che si considera appunto iniziata con la petizione presentata nel 1820 al parlamento dai mercanti di Londra, i quali vi sostenevano con ottimi argomenti la necessità e l'utilità del libero scambio. Un'affermazione solenne dell'importanza internazionale assunta dal mercato di Londra si ebbe nell'esposizione mondiale del 1851, che fu salutata allora con grande entusiasmo, e che assunse un particolare significato appunto perché seguiva immediatamente al trionfo del libero scambio, e rivelava al mondo la profonda trasformazione compiutasi nell'economia inglese.
Ma l'indice più significativo dei progressi di Londra nel sec. XIX si vede nelle cifre della popolazione, salita, nella contea di Londra, nelle proporzioni seguenti: 1801, 959.310 abitanti; 1841, 1.949.277 abitanti; 1881, 3.830.000 abitanti; 1901, 4.536.063 abitanti.
L'aumento demografico assunse proporzioni tali, che non solo la popolazione non può essere più contenuta nella vecchia City con Westminster e con gli altri immediati sobborghi, ma che per essa nemmeno l'intercontea di Londra, trasformatasi in una città quasi continua, non è più sufficiente, e bisogna creare la "grande Londra" che si estende per parecchie miglia fuori dei confini della contea. Per avere quindi un termine di confronto, entro i limiti dell'attuale "grande Londra" la popolazione che nel 1801 era stata di 1.114.644 ab., salì nel 1901 a 6.591.402. Se l'aumento fosse continuato nelle proporzioni raggiunte fra il 1801 e il 1881, quando la popolazione si era raddoppiata in 40 anni, si sarebbe dovuto raggiungere nel 1921 i 9 milioni, e superare gli 11 milioni nel 1931. Invece la popolazione censita nel 1931 non risultò che di 8.200.000 ab. A questo enorme aumento e ampliamento della città si accompagna invece il fenomeno dello spopolamento della vecchia City, centro tuttavia degli affari e della vita pubblica, dove però i Londinesi evitano sempre più di tenere la loro abitazione. Dai 126.129 ab. nel 1801, la sua popolazione gcese a 26.923 nel 1901, e supera oggi di poco i 13.000.
Con questo fortissimo spostamento dal centro alla periferia il vecchio ordinamento municipale, per cui l'amministrazione e la rappresentanza della città erano principalmente affidate al lord mayor e alla congregazione della City, si è rivelato in troppo stridente contrasto con la realtà. Perciò dopo provvedimenti parziali, con la riforma del 1886, senza distruggere nessuna delle istituzioni tradizionali, si sono affidate le principali funzioni amministrative al Consiglio della contea di Londra.
Trattati e conferenze di Londra. - Trattato del 2 agosto 1718. - Rappresentò l'ingresso dell'Austria nel sistema della Triplice Alleanza franco-anglo-olandese. La gestazione era stata lunga e difficile, sotto l'incubo della minaccia spagnola: la spedizione di Filippo V in Sardegna (luglio 1717) affrettò le trattative franco-inglesi, che, per opera del Dubois e dello Stanhope, si conclusero nei preliminari stipulati a Londra nel gennaio 1718. L'invasione della Sicilia (agosto 1718) indusse l'Austria ad aderirvi, trasformando l'alleanza in un'arma per abbattere la rinascente potenza spagnola. Il trattato comprendeva quattro atti distinti: il progetto di pace tra l'imperatore e il re di Spagna, un altro tra l'imperatore e il re di Sicilia, il patto d'alleanza tra l'imperatore, la Francia, l'Inghilterra e l'Olanda, e infine dodici articoli segreti. Carlo VI e Filippo V rinunciavano rispettivamente alla corona di Spagna e di Francia. Si stabiliva la cessione della Sicilia all'imperatore e della Sardegna a Vittorio Amedeo II. Parma-Piacenza e la Toscana venivano riconosciuti come feudi imperiali; la casa di Savoia rinunciava a ogni pretesa sul Vigevanese e sui feudi delle Langhe, ma conservava il diritto di succedere alla corona di Spagna. I contraenti s'impegnavano, nell'eventualità d'un rifiuto, a costringere con le armi Spagna e Piemonte all'accettazione del trattato. Vittorio Amedeo II vi aderì, infatti, l'8 novembre 1718. Il patto di Londra staccava la Francia dalla Spagna, alleata naturale, per riaccostarla ai suoi tradizionali avversarî; e in Italia, indebolendo il Piemonte e paralizzando l'opera politica dell'Alberoni, rafforzava l'egemonia austriaca iniziatasi con le paci di Utrecht e di Rastadt.
Conferenza per la Grecia (1827-1832). - La prima grande riunione internazionale a Londra nel sec. XIX, ove si eccettuino i colloquî del giugno 1814 sull'erezione del regno dei Paesi Bassi e la conferenza del 1815 sulle misure di repressione della tratta, fu quella relativa all'indipendenza greca. Con il protocollo anglo-russo del 4 aprile 1827, firmato a Londra dal Wellington e dal Wesselrode, veniva riconosciuta l'autonomia della Grecia, autonomia che il trattato di Londra del 6 luglio 1827 tra la Francia, la Gran Bretagna e la Russia confermava e assicurava. Per la soluzione della questione s'iniziò il 12 luglio 1827 quella conferenza di Londra tra i rappresentanti delle stesse potenze, che, inauguratasi il 15 giugno 1828 e durata attraverso varie vicende fino al 1832, portò al riconoscimento dell'indipendenza ellenica (protocolli 16 novembre 1828, 22 marzo 1829, 3 febbraio 1830) e con il trattato di Londra del 7 maggio 1832 alla designazione del principe Ottone di Baviera come re di Grecia.
Conferenza per il Belgio (1830-1833). - Durante le laboriose trattative per la questione greca, l'insurrezione belga fornì l'occasione a un'altra riunione diplomatica (1830). Gli ambasciatori della Francia e della Russia e il Palmerston, successo all'Aberdeen agli Esteri, cominciarono a occuparsi anche degli affari del Belgio. Ma successivamente anche i rappresentanti dell'Austria, della Prussia e dell'Olanda (e più tardi del Belgio) presero parte alla conferenza, che durò dal 4 novembre 1830 per settanta sedute fino al 1833. Dopo il riconoscimento dell'indipendenza del Belgio e di Leopoldo di Coburgo come re (4 giugno 1831), la conferenza incontrò la difficoltà più grave quando l'Austria, la Russia e la Prussia rifiutarono di accettare l'ultimatum all'Olanda perché accettasse il trattato dei 24 articoli del 15 novembre 1831. Rimaste sole la Francia e l'Inghilterra, riuscirono a ottenere dall'Olanda l'approvazione della convenzione del 21 maggio 1833, che escludeva la ripresa delle ostilità e riconosceva la libertà di navigazione sulla Schelda. Il trattato di Londra del 19 aprile 1839, firmato dai rappresentanti della Francia, Gran Bretagna, Prussia, Austria, Russia e Olanda pose termine alla questione.
Protocollo dell'8 maggio 1852. - Nel 1848 l'intervento della Francia, dell'Inghilterra e della Russia aveva posto termine al conflitto armato fra la Prussia e la Danimarca per la vertenza secolare circa i ducati dello Schleswig e del Holstein, dei quali il re di Danimarca era sovrano per diritto ereditario, ma di cui la confederazione germanica e soprattutto la Prussia, facendosi forti dei sentimenti di una gran parte della popolazione, rivendicavano il carattere tedesco, opponendosi a che fossero assimilati ai dominî dello stesso monarca. Un protocollo firmato a Londra il 4 luglio 1850 fra i plenipotenziarî di Francia, Russia, Gran Bretagna, Austria, Svezia e Danimarca aveva già dichiarato intangibile l'integrità territoriale del regno danese, anche in vista della prossima estinzione della dinastia regnante. Le medesime potenze avevano assicurato la successione al principe Cristiano di Schleswig-Holstein-Sonderburg-Glucksburg, ma non avevano potuto ottenere l'adesione al protocollo del duca di Augustenburg, pretendente alla successione dei ducati. Col protocollo del maggio 1852 le potenze firmatarie di quello del 1850 ritenevano di avere sancito la sistemazione pacifica del conflitto, poiché, tanto la Danimarca da un lato quanto la Prussia e la confederazione germanica da un altro aderirono formalmente alle stipulazioni del 1850. Alla fine del 1852 lo stesso duca di Augustenburg inviò la sua adesione e il re di Danimarca si obbligò a rispettare le franchige particolari dei ducati dell'Elba, impegno al quale venne meno per la pressione dei partiti unitarî danesi, responsabili pertanto della riapertura della questione dei ducati che riservava tante dannose prospettive alla Danimarca.
Convenzione per il Messico del 31 ottobre 1861. - Fu stipulata fra i plenipotenziarî della Spagna, della Francia e della Gran Bretagna per concertare una spedizione nel Messico allo scopo di ottenere da Benito Juárez, dai liberali messicani elevato alla presidenza della repubblica, che riprendesse il pagamento degl'interessi dei prestiti contratti all'estero. I termini della convenzione di Londra escludevano qualsiasi proposito di occupazioni territoriali da parte delle tre potenze e implicavano anche la promessa di lasciare il popolo messicano libero di scegliere la forma di governo che meglio gli convenisse. Il generale Prim, comandante il corpo di spedizione che la Spagna si affrettò a sbarcare a Vera-Cruz utilizzando le guarnigioni della vicina isola di Cuba, e l'imperatore Napoleone III miravano a interpretare tali impegni in modo elastico: infatti sarebbe bastato il riconoscere un'importanza esagerata al partito conservatore messicano capitanato dal generale Miramón, rivale sfortunato del Juárez, per gabellare per un movimento spontaneo un intrigo in favore della restaurazione dell'impero messicano. Il candidato del governo francese, l'arciduca Massimiliano d'Austria, prevalse e il Prim adottò allora il punto di vista del gabinetto di Londra, cioè che la ricostituzione del governo messicano fosse estranea al programma dell'azione internazionale prevista dalla convenzione di Londra. Questa divenne pertanto caduca e la Francia rimase sola ad affrontare i rischi della spedizione.
Conferenza per lo Schleswig-Holstan (estate 1864). - Dopo la tregua delle ostilità fra la Danimarca e le due grandi potenze germaniche coalizzate ai suoi danni, Austria e Prussia, tregua che durò dal 12 maggio 1864 al 26 giugno, il governo britannico convocò a Londra le potenze firmatarie del precedente trattato del 1850 e propose che, tenuto conto della mutata situazione, fosse abbandonato il principio dell'integrità territoriale della Danimarca. L'imperatore Napoleone III accettò questa nuova base delle trattative, purché la popolazione dello Schleswig fosse consultata mediante un plebiscito. Il rifiuto dell'Austria e della Prussia di ammettere questa riserva, non fosse che per i distretti settentrionali dello Schleswig, rese impossibile la prosecuzione della conferenza e la guerra fu ripresa, con lo schiacciamento definitivo della Danimarca. Questa, forte della solidarietà degli abitanti di lingua danese di quei distretti, tenne viva la protesta contro la violenza subita, la quale finalmente è stata riparata col plebiscito seguito alla sconfitta della Germania nel 1918.
Trattato dell'11 maggio 1867 per il Lussemburgo. - L'imperatore Napoleone III per compensare in qualche misura, agli occhi dell'opinione pubblica francese, i grandi acquisti territoriali della Prussia in seguito alla campagna vittoriosa del 1866, aveva trattato col re dei Paesi Bassi per l'acquisto mediante una vistosa somma di denaro del granducato di Lussemburgo, di cui quel re era personalmente investito per un antico titolo feudale. L'opposizione del parlamento prussiano a tale cessione di un territorio storicamente collegato con la patria tedesca diede buon gioco al Bismarck, che precedentemente si era mostrato all'ambasciatore francese a Berlino, Benedetti, favorevole alla trattativa, per dissuadere la corte dell'Aia dal concludere la vendita. Non rimase alla diplomazia francese altra via di ottenere una soddisfazione almeno formale all'infuori di una revisione del regime internazionale determinato per il Lussemburgo dai patti del 19 aprile 1839. Con il nuovo statuto internazionale del 1867 i plenipotenziarî d'Austria, Francia, Belgio, Italia, Olanda, Prussia e Russia confermarono i titoli della casa di Nassau a succedere nel granducato e gli garantirono una perpetua neutralità. Lussemburgo cessò di essere fortificata; fu dichiarato sciolto il nesso fra il Lussemburgo e la Confederazione germanica e la Prussia ritirò le sue truppe da quel territorio.
Conferenze per il Mar Nero e il Danubio. - Il 13 marzo 1871 fu firmato il protocollo finale della conferenza convocata a Londra per riesaminare le stipulazioni del trattato di Parigi che limitavano la libertà dei movimenti della marina militare russa nel Mar Nero. Fino dal 19 ottobre del 1870, profittando delle circostanze favorevoli create dalla guerra franco-prussiana, che aveva dislocato la coalizione antirussa di quindici anni innanzi, la Russia aveva notificato alle potenze firmatarie del trattato di Parigi del 1856 la denuncia delle stipulazioni marittime contenute in quel trattato e nella convenzione addizionale che lo accompagnava. Non appena la cessazione delle ostilità tra la Francia e la Prussia rese possibile la riunione della conferenza, questa, con la partecipazione dei plenipotenziarî di Francia, Gran Bretagna, Austria, Italia e Russia si accordò per l'abolizione delle clausole denunciate dal governo russo.
Altra conferenza ci fu dall'8 febbraio al 10 marzo 1883 per le clausole del trattato di Berlino del 1878 riguardanti la navigazione del Danubio, con la partecipazione delle potenze firmatarie di quel trattato. La Bulgaria fu rappresentata dalla Turchia; la Romania e la Serbia furono ammesse senza diritto di voto. Ma la prima non accettò.
Conferenza per l'Egitto. - Fu quella tra i delegati delle grandi potenze e quelli della Turchia per deliberare sulla situazione provocata dalla crisi finanziaria egiziana. Si concluse nel marzo 1885 con la convenzione di Londra, che fu la base dell'amministrazione finanziaria dell'Egitto.
Trattato anglo-giapponese 30 gennaio 1902. - L'Inghilterra, che era rimasta estranea ai negoziati derivati dalla guerra cino-giapponese del 1894, miranti a limitare i frutti che il Giappone poteva attendersi dalla sua vittoria, ritenne indispensabile alla preservazione del principio della porta aperta, nel regime commerciale dell'Estremo Oriente, lo stringere accordi col Giappone. Quest'ultimo, diffidando della Germania e della Russia, cercò una garanzia d'una possibile espansione nell'alleanza inglese e firmò volentieri questo trattato.
Conferenza navale (1908). - Si tenne per invito del governo inglese con lo scopo di regolare le questioni riguardanti il blocco, il contrabbando, ecc., sollevate alla seconda conferenza dell'Aia. Iniziata il 4 dicembre 1908 si conchiuse il 26 febbraio 1909, ma la dichiarazione di Londra che ne fu il documento finale non fu ratificata.
Conferenza per i Balcani (1912-1913). - Fu convocata per cercare di fare concludere la pace tra la Turchia e gli stati cristiani suoi avversarî (Bulgaria, Grecia, Montenegro e Serbia). Aperta il 16 dicembre 1912 dal ministro inglese degli Esteri, fu sospesa senza alcuna conclusione il 6 gennaio 1913. Riconvocata il 30 maggio 1913 per la firma del trattato di Londra di uguale data, si prorogò il 9 giugno alla vigilia dello scoppio della seconda guerra balcanica.
Patti del 1914-1915. - Il 5 settembre 1914 i rappresentanti dei governi francese, inglese e russo sottoscrivevano la dichiarazione con la quale le tre grandi potenze in lotta contro gl'imperi centrali s'impegnavano a non trattafe per una pace separata. La dichiarazione (nota come Patto di Londra) fu sottoscritta dal rappresentante del Giappone il 19 ottobre 1915 e il 30 novembre 1915 dal march. Imperiali per l'Italia.
Per l'accordo o patto di Londra del 26 aprile 1915, con il quale l'Italia aderiva al gruppo dell'Intesa, v. XVIII, p. 103; XIX, p. 895.
Conferenza navale del 1930. - Ebbe luogo dal 21 gennaio al 22 aprile 1930 in seguito a invito rivolto il 7 ottobre 1929 dal governo britannico all'Italia, alla Francia, agli Stati Uniti e al Giappone. Aveva per scopo di estendere a tutte le categorie di navi le limitazioni stabilite dalla conferenza di Washington (21 aprile 1921-6 febbraio 1922) per le navi da battaglia e per le navi porta-aerei. Un tentativo simile era stato fatto, per iniziativa degli Stati Uniti, alla conferenza di Ginevra (20 giugno-4 agosto 1927), ma era fallito, perché l'Italia e la Francia non avevano consentito a parteciparvi e perché l'Inghilterra, gli Stati Uniti e il Giappone non erano riusciti a intendersi circa la limitazione degl'incrociatori.
Alla conferenza di Londra i principali delegati politici furono: per l'Italia il ministro degli Affari esteri, Grandi; per la Francia il presidente del consiglio, Tardieu, e il ministro degli Affari esteri, Briand; per l'Inghilterra il primo ministro MacDonald e il ministro degli Affari esteri, Henderson; per gli Stati Uniti il segretario di stato Stimson; per il Giappone Wakatsuki. La conferenza era stata preceduta da un'intesa fra l'Inghilterra e gli Stati Uniti. La Francia vi partecipava a malincuore, perché preferiva che la questione della limitazione degli armamenti navali fosse trattata, con quelle della limitazione degli armamenti terrestri e aerei e della sicurezza, dalla Società delle nazioni. Essa propose un progetto circa il metodo della limitazione degli armamenti navali, sperando che la limitazione effettiva venisse poi demandata alla Società delle nazioni; ma rimase isolata. L'Inghilterra e gli Stati Uniti si sono accordati su queste basi: 1. per i grandi incrociatori (armati di cannoni di oltre 155 mm.), 180.000 tonn. e per i piccoli incrociatori (armati di cannoni da 155 mm. o meno), 143.500 tonn.; ma l'Inghilterra può anche avere invece per i grandi incrociatori 146.800 tonn. e 192.000 per i piccoli, ciò che diede soddisfazione a un suo postulato di disporre di un maggiore numero di piccoli incrociatori; 2. per il naviglio silurante, 150.000 tonn.; 3. per i sommergibili, 52.700 tonn. Il Giappone chiedeva il 70% (anziché il 60, come si era stabilito a Washington) del tonnellaggio inglese o americano. Ha ottenuto 108.400 tonn. per i grandi incrociatori, 100.450 per i piccoli, 105.500 per i siluranti, 52.700 per i sommergibili, ciò che significa il 70% per i piccoli inerociatori e il naviglio silurante, la parità per i sommergibili e il 60% per i grandi incrociatori, per i quali però vi è stato un compromesso a suo favore circa le date delle costruzioni degli Stati Uniti. Tale accordo è stato fatto dal Giappone per considerazioni di opportunità politica, ma ha incontrato forti opposizioni negli alti circoli navali.
L'Italia e la Francia non hanno partecipato all'accordo per limitare le tre citate categorie, perché la seconda ha chiesto tonnellaggi troppo elevati e, contrariamente a quanto aveva fatto a Washington, si è rifiutata di mantenere la parità con l'Italia. L'Italia si è dichiarata invece pronta ad acconsentire a qualsiasi limitazione, purché si accordassero effettivi eguali alla più forte potenza continentale europea. L'Inghilterra desiderosa di riaffermare il principio del two powers standard, ha cercato di appianare le divergenze italo-francesi, ma non vi è riuscita per l'intransigenza della Francia.
Le cinque potenze hanno tuttavia concluso alcuni accordi; di cui i più importanti sono: 1. il rinvio delle costruzioni di navi da battaglia, che il trattato di Washington prevedeva per il periodo 1930-36; 2. la limitazione del tipo dei sommergibili; 3. nuove regole sull'impiego dei sommergihili in sostituzione del trattato di Washington del 6 febbraio 1922, che non era mai entrato in vigore per la mancata ratifica della Francia. Il trattato di Londra (22 aprile 1930) è valido (meno le regole sull'impiego dei sommergibili, che hanno durata illimitata) soltanto fino al 31 dicembre 1936 e va quindi considerato come complementare a quello di Washington.
La conferenza di Londra costituisce un notevole successo degli Stati Uniti, riusciti ad attuare la parità navale con l'Inghilterra e a vincolare il Giappone, fuori d'ogni ingerenza della Società delle Nazioni.
Conferenza economica mondiale. - Si riunì a Londra dal 12 giugno al 27 luglio 1933 con la partecipazione di 64 stati e sotto la presidenza di R. MacDonald. La delegazione italiana fu presieduta da G. Jung, ministro delle Finanze. La riunione di una conferenza per la discussione dei problemi economici e finanziarî, conseguenti alla crisi scoppiata nel mondo nel 1929, era stata auspicata nelle risoluzioni della conferenza di Losanna (v.) del 1932. E l'ordine del giorno ne era stato predisposto da una commissione preparatoria nominata dalla Società delle nazioni.
La conferenza economica mondiale sembrò iniziarsi sotto i migliori auspici. Nella discussione generale, durata tre giorni, i delegati dei maggiori paesi manifestarono aperta volontà di collaborazione internazionale. Si accennò alla necessità di risolvere tre questioni fondamentali: aumento del livello dei prezzi, stabilizzazione delle monete, eliminazione degli ostacoli degli scambî, e nei discorsi del presidente della conferenza e del capo della delegazione italiana, anche alla necessità del regolamento definitivo dei debiti di guerra. Dal quarto giorno, i lavori furono proseguiti in due commissioni: l'economica (sottocommissioni di politica commerciale, di coordinazione della produzione e vendita, delle sovvenzioni dirette e indirette, delle questioni di premî all'esportazione, ecc.) e la finanziaria (sottocommissioni delle misure immediate di riassetto finanziario, delle misure permanenti per il ristabilimento d'una base aurea internazionale). In seno alla commissione finanziaria si manifestarono però presto divergenze che portarono a una fase critica. Mentre infatti i paesi a valuta aurea, principalmente rappresentati dalla Francia e dall'Italia, insistevano per una stabilizzazione della sterlina e del dollaro che avevano abbandonato la parità aurea rispettivamente nel settembre 1931 e nell'aprile 1933, gli Stati Uniti insistevano sulla necessità di soprassedere allo studio di questo problema, per risolvere quello degli scambî commerciali, mentre la Gran Bretagna teneva una posizione intermedia, cercando piuttosto di accostare le due tesi. Il 16 giugno gli esperti finanzieri raggiunsero un accordo circa la necessità di stabilizzazione monetaria, ma il testo della dichiarazione fu respinto dal presidente degli Stati Uniti, F. D. Roosevelt. Verso la fine di giugno i delegati ritornarono sul problema con una dichiarazione di principio, cui aderì anche il delegato americano, ma Roosevelt respingeva ancora una volta e vivacemente la dichiarazione, affermando che il problema della stabilizzazione monetaria non era di competenza della conferenza. In risposta, gli stati del blocco aureo (Francia, Italia, Svizzera, Belgio, Olanda, Polonia), in data 3 luglio, riaffermarono la loro volontà di mantenersi fedeli alla base aurea, invitando le proprie banche centrali a un'azione di difesa comune.
Si prospettò così l'eventualità di uno scioglimento immediato della conferenza. Fu deciso poi di continuare i lavori specialmente nella commissione economica. Ma la conferenza si chiuse senza risultati di apprezzabile valore pratico. Solo fu mantenuto in vita un comitato di presidenza per eventuale riunione ulteriore in condizioni più favorevoli.
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Industria: The New Survey of London life and labour, II, London Industries, i, Londra 1931 (vol. II dell'opera iniziata nel 1928 dal "London School of Economics" diretta da Llewellyn Smith; è dedicata allo studio dell'evoluzione sociale ed economica di Londra).
Per la storia, v.: W. Besant, London, voll. 2, Lipsia 1893; id., The Survey of London, voll. 10, Londra 1902-11; id., History of London, voll. 2, Londra 1910-12; id., London, in Stories of the English Towns, Londra 1920-23; R. A. Smith, F. W. Reader, H. B. Walters, Romano-British London, in Victoria History of London, I (1909), pp. 1-146; H. B. Whealtey, The History of London, 5ª ed., Londra 1930; Haverfield, Roman London, in Journal of Roman Studies, I (1911), pp. 141-172; W. Lethaby, Londinium, Londra 1923; Mac Donald, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XIII, coll. 1396-1399; K. Knoll, London in Mittelalter, Lipsia 1932; E. Lipson, The economic History of England, voll. 3, Londra 1929-1931; G. Slater, The Growth of Modern England, Londra 1932. - Per i monumenti v. inoltre: J. Britton e A. Pugin, Illustrations of the Public Buildings of London, voll. 2, Londra 1825; T. F. Bumpus, London Churches Ancient and Modern, voll. 2, Londra 1908; E. B. Chancellor, The Private Palaces of London, Londra 1908; id., The History of the Squares of London, Londra 1907; W. H. Godfrey, A History of Architecture in London, Londra 1911; F. Muirhead, London and its Environs (The Blue Guides), 3ª ed., Londra e Parigi 1927; A. E. Richardson e C. L. Gill, London Houses from 1660 to 1820, Londra 1911; Rasmussen, Regent Street, in Städtebau, 1927. Cataloghi e guide delle varie collezioni.