LONDRA (XXI, p. 448) - Architettura e urbanistica
I problemi della ricostruzione postbellica non colsero di sorpresa le autorità inglesi e gli organi competenti. Con un notevole vantaggio rispetto a quanto avveniva negli altri paesi europei, già durante la guerra venivano approntati, per L. e regione, lungimiranti programmi di pianificazione basati su lunghi studi e rapporti analitici iniziati negli anni precedenti intorno al 1939, quando già esisteva l'intenzione di arginare il fenomeno di disordinata urbanizzazione della prima età industriale che affliggeva l'Inghilterra e in particolare L., la cui popolazione era più che decuplicata in cento anni di storia con i prevedibili scompensi urbanistici e culturali. Con i due piani del 1943 e 1944 (il County of London Plan e il Greater London Plan) furono poste le premesse del futuro sviluppo della capitale attraverso una precisa prefigurazione di linee di tendenza: decentralizzazione di persone e industrie dal centro congestionato; definizione di una quantità ottimale obbligata di popolazione per tutta la regione e individuazione di poteri per il controllo del valore del suolo. Il problema della "riforma dell'ambiente", non solo sentito culturalmente ma sostenuto da una precisa volontà politica, dà il via a una delle più profonde e radicali trasformazioni di un tessuto storico che siano avvenute nel nostro secolo. Non si tratta infatti solo delle qualità relative ai singoli interventi ma della vastità del processo controllato da una concezione unitaria nelle scelte. Dal 1946 al 1949 gl'interventi più significativi furono compiuti dalle amministrazioni locali di base, i borghi metropolitani, che si trovarono in parte ad attuare programmi già impostati prima della guerra, molto legati quindi alle migliori esperienze internazionali del movimento moderno.
Gl'interventi più innovatori di poco posteriori sono connessi alla grande trasformazione avvenuta all'interno del London County Council, il massimo organo dell'amministrazione locale, che nel 1950 trova una guida intelligente e preparata nel nuovo responsabile di tutti i programmi residenziali, R. Matthew, e in L. Martin. Sono di questi anni i quartieri di Loughborough Road Estate a S di L.; di Alton West e Alton East a Roehampton a SO del centro (v. inghilterra, in questa App.). Il dipartimento architettonico del L.C.C., fidando su oltre 500 architetti, costituì una delle più grandi "agenzie" di progettazione d'Europa. Un altro intervento esemplare degli anni Cinquanta è il complesso residenziale di Golden Lane di Chamberlin, Powell e Bon, che con le sue corti interne adibite ai percorsi solo pedonali costituì un modello per i progetti avvenire. Anche altre realizzazioni di quegli anni si possono considerare nei fatti interventi pilota: l'area di South Bank, Barbican, la zona Elephant e Castle (in cui si tentava di combinare l'intervento pubblico con l'iniziativa privata), la zona di Hammer Smith Broadway, quella di Depford e molte altre. La grande estensione delle aree coinvolte e la complessità delle funzioni previste all'interno di un piano unitario nella concezione ne costituiscono il maggior pregio anche se in questa fase le soluzioni adottate ripropongono un rapporto fra il tracciato urbanistico e l'architettura, di tipo tradizionale. Le scelte operative degli anni successivi si fondano su proposte più avanzate a cominciare dal progetto per Westminster di L. Martin (1964) in pieno centro di L., in cui la contrapposizione di corpi edilizi definiti in "sé" scompare per lasciar posto a un manufatto unico a sezione costante generatore di nuovi rapporti tra edificio e percorrenze, spazio pubblico e privato. In quegli anni veniva pubblicato il rapporto Buchanan sul traffico nelle città che forniva un sostegno teorico a questo filone ribaltando completamente l'impostazione americana di adeguamento della rete stradale al volume di traffico. Secondo il professor Buchanan infatti era invece quest'ultimo che andava regolato in base a un determinato standard ambientale proprio di ogni strada o rete o zona. Sono da ricordare in proposito il Thamesmead Development del Greater London Council iniziato intorno al 1966 e il complesso di Bloomsbury di P. Hodgkinson con Sir L. Martin (1968). Il primo è una sorta di new town destinata a 60.000 persone costruita nell'area londinese sulle rive del Tamigi grazie a una grandiosa opera di sistemazione idrica che ha compreso la realizzazione di canali e laghi; il secondo, situato nel cuore di L., è una sorta di unità d'abitazione costituita da un "basamento" di servizi (tre piani in cui sono sistemati garages, negozi, ecc.) su cui sorgono due edifici terrazzati affrontati. In tutti questi interventi la tipologia residenziale è studiata molto profondamente, avvalendosi anche dei risultati di numerosi studi e prototipi realizzati fin dall'immediato dopoguerra. Sono da ricordare per es. le proposte ricche di autonomia creativa studiate da J. Stirling e D. Lasdun. La torre per abitazione di quest'ultimo, il Cluster block (1955-60), concepita come un insieme di quattro torri accostate e collegate da terrazze ballatoio comuni, è rimasta punto di riferimento obbligato per progetti successivi. Anche per i grandi complessi dedicati al tempo libero lo sviluppo è stato costante e in linea con il dibattito architettonico generale. Sono da ricordare il National Theatre and Opera House di D. Lasdun e Partners (1965); la Queen Elisabeth Hall del Greater London Council (1963). Il settore urbanistico invece, nonostante i grandiosi e previdenti sforzi di pianificazione, lascia trasparire in questi ultimi anni molti punti irrisolti. La zona sud-est dell'isola, cioè quella intorno a L., continua a costituire tutt'oggi un polo di massimo squilibrio nel paese. Il vorticoso sviluppo del dopoguerra ha superato in velocità le previsioni non consentendo alla nuova struttura territoriale delle new towns di funzionare come polo di richiamo di ugual potenza. Nel decennio 1951-61 la popolazione di L. è aumentata di un milione di unità (circa due quinti dell'incremento di tutta la popolazione britannica) e i posti di lavoro sono cresciuti del 25%. Se da un lato questo è derivato da un errore dei piani del 1943 e 1944 che proponendosi di controllare le localizzazioni industriali non avevano previsto l'enorme affermazione dei lavori di tipo impiegatizio che poi si è verificata, dall'altro lato è dipeso da un inevitabile scarto di tempi fra la completa realizzazione delle new towns e i più rapidi ritmi di trasformazione delle meccaniche economiche. A questi problemi oggi si risponde con un forte potenziamento delle new towns che in linea di tendenza entro il 1981 vanno trasformate da piccole cittadine in città medie di 120.000-150.000 abitanti; mentre nell'ottica nazionale viene incoraggiato lo sviluppo delle regioni al di fuori del sud-est, in particolar modo di quelle dove è maggiore l'emigrazione per scarsezza di posti di lavoro. Vedi tav. f. t.
Bibl.: H. Bruckmann, D. L. Lewis, Esempi di pianificazione edilizia in Inghilterra, Milano 1962; M. Teodori, Architettura e città in Gran Bretagna, Bologna 1967; Progetti per Londra, in Lotus, n. 7, 1970; A. Jackson, A history of modern architecture in Britain, Londra 1970; Greater London Council Architecture 1965-1970, ivi 1971; R. Maxwell, New British architecture, ivi 1972; C. Ward, British School building: 1964-74, ivi 1976.