Longobardi
I più barbari tra i barbari
Per oltre duecento anni, dal 568 al 774, gran parte della Penisola Italiana cadde sotto il dominio di un popolo germanico, i Longobardi. Oggi l’eredità più visibile di quella occupazione è il nome di una grande regione, la Lombardia, che viene dalla parola Longobardia «terra dei Longobardi». In realtà l’importanza dei Longobardi è stata enorme: con il loro arrivo finì l’unità politica della Penisola Italiana (occorreranno tredici secoli perché l’Italia ritrovi tale unità); nella società e nella cultura essi introdussero modi di pensare e di agire estranei al mondo romano e tipici dei popoli germanici; infine, grazie ai Longobardi, l’Italia si staccò dall’Impero bizantino e divenne parte dell’Europa occidentale
Nella Pasqua del 568 Alboino, re dei Longobardi, convocò una grande assemblea del suo popolo, che si trovava allora in Pannonia, la regione che corrisponde all’attuale Ungheria. Era l’ultimo territorio conquistato dai Longobardi nel corso della loro storia, cioè da quando, nel 1° secolo, il popolo dei Longobardi si era formato nella Penisola Scandinava. Il re propose di trasferirsi in Italia. La più antica provincia dell’Impero Romano era in grande decadenza – la popolazione era molto diminuita e i commerci e l’economia versavano in una situazione pessima –, tuttavia restava una regione pur sempre molto più ricca della Pannonia.
Così tutto un popolo si mise in marcia. Fra guerrieri, donne, bambini e schiavi si potevano contare centomila o al massimo centocinquantamila persone. La conquista iniziò dal Friuli, preso in pochi giorni. Proseguire però non fu facile, soprattutto perché i vari capi longobardi, chiamati duchi (dal latino dux «comandante»), erano molto autonomi dal re e non sempre gli ubbidivano. Non si trattava tanto di un esercito bene organizzato, quanto di bande di guerrieri che agivano ognuna per proprio conto. I duchi e gli altri grandi nobili accettavano controvoglia l’autorità dei re.
Alboino venne ucciso nel 572 e, quando nel 574 venne assassinato anche il suo successore, Clefi, per dieci anni i nobili longobardi evitarono di eleggere un nuovo re (presso i Longobardi la carica di re non era ereditaria, ma elettiva). Soltanto nel 584 scelsero un nuovo sovrano per fare fronte al pericolo di una riconquista da parte dell’Impero bizantino. Nel frattempo, gran parte d’Italia era finita nelle loro mani.
Al momento dell’arrivo dei Longobardi tutte le province occidentali dell’Impero Romano erano state conquistate, come l’Italia stessa, da popoli germanici. Erano così nati dei regni dove una minoranza di conquistatori governava la maggioranza della popolazione, romana o romanizzata. Per questo gli storici li chiamano regni romano-barbarici.
L’Italia longobarda era uno di questi regni. Però, rispetto agli altri regni romano-barbarici nati nelle ex province dell’impero, il regno dei Longobardi presentava alcune importanti differenze, due in particolare: in primo luogo, i Longobardi costituivano una popolazione dove erano ben radicate le antiche usanze dei Germani; in secondo luogo, essi non riuscirono a dare vita a un regno unitario da un punto di vista geografico.
Gli altri popoli germanici, infatti, prima di conquistare una provincia dell’ex Impero Romano, avevano avuto molti contatti con la civiltà romana. Così, in seguito all’influsso di Roma, avevano in parte adottato costumi più simili a quelli dei Romani. Per i Longobardi, invece, i contatti con il mondo romano erano stati minimi. Il popolo che nel 568 giunge in Italia non conosce quasi nulla delle leggi, della società e dell’economia di Roma, e conserva intatte le proprie antiche usanze. È il più barbaro dei popoli barbarici!
Rispetto ai Romani, tutto è diverso. Le leggi sono orali, e la stessa lingua longobarda non viene mai messa per iscritto. I Longobardi non hanno un’idea chiara di cosa sia uno Stato, non conoscono le tasse, considerano uomo libero solo l’uomo che combatte, adorano i loro antichi dei (in primo luogo Odino, il dio guerriero) oppure, se si sono convertiti al cristianesimo, praticano l’arianesimo (eresia), un tipo di dottrina cristiana diversa da quella cattolica.
Fra i Romani conquistati e i Longobardi conquistatori quasi nulla era in comune. Diverso era, per esempio, il modo di punire chi feriva un uomo: mentre presso i Romani (come per noi oggi) la pena veniva stabilita dal giudice durante un processo, presso i Longobardi bastava contare quante ossa erano state rotte alla vittima, e per ogni osso il colpevole doveva pagare una multa. Ma come stabilire quali ossa erano abbastanza grandi da valere la multa? In un modo davvero barbarico, che era stato stabilito nel dettaglio dalle leggi emanate nel 643 da re Rotari: valevano soltanto quelle ossa che, fatte rimbalzare su uno scudo, producevano un suono udibile a dodici passi di distanza!
Diversissimo era poi l’abbigliamento e persino l’acconciatura dei capelli: mentre i Romani radevano la barba e portavano i capelli corti, i Longobardi radevano la nuca, si facevano crescere la barba e tenevano i capelli molto lunghi.
I Longobardi divisero l’Italia. Non riuscirono mai, infatti, a conquistare tutta la penisola, perché molti territori restarono sotto la protezione degli imperatori bizantini. A nord, rimasero bizantine la Romagna, la zona di Venezia e a lungo anche la Liguria; al centro, Roma, il Lazio e parte dell’Umbria e delle Marche; a sud, i Bizantini conservarono la Sicilia, le estremità della Puglia e della Calabria, e poi alcune città della costa, come Napoli e Amalfi.
Questa grande frammentazione politica era dannosa anche perché causava continue guerre: quasi in ogni regione italiana Longobardi e Bizantini si combatterono per generazioni. I primi cercavano di completare la conquista e i secondi volevano riprendere i territori che avevano perduto.
Non è chiaro quale fu il destino della popolazione romana sotto il dominio longobardo. Secondo alcuni storici i Romani furono ridotti in schiavitù, secondo altri, invece, la loro condizione fu molto migliore. Il problema vero è, su questo punto, la mancanza di informazioni. Gli storici dispongono infatti di troppo pochi documenti scritti per studiare la condizione dei Romani, e per il momento sono ancora pochi gli scavi archeologici, che sicuramente permetteranno in futuro di risolvere la questione.
La cosa più probabile è che si verificarono situazioni diverse. Per i Romani ricchi e nobili l’arrivo dei Longobardi sicuramente causò morte e rovina, e certo peggiorarono anche le condizioni degli abitanti delle città, che vivevano dei commerci e lavoravano negli uffici dell’Impero bizantino. Invece per la gran parte della popolazione, quella che coltivava la terra e viveva in campagna, il nuovo dominio sembra semplicemente avere causato la sostituzione dei vecchi padroni romani con i nuovi padroni longobardi. Anzi, poiché i Longobardi non richiedevano tasse, è probabile che per i contadini la situazione fosse persino migliorata.
Scambi di parole e di usanze. Con il passare del tempo, le differenze fra Longobardi e Romani andarono diminuendo: nel giro di circa cento anni i Longobardi impararono a mettere per iscritto le proprie leggi, si convertirono al cattolicesimo, abbandonarono molti dei loro costumi tradizionali, dimenticarono la loro antica lingua. Ma anche i Romani cambiarono e adottarono modi di pensare e di agire dei Longobardi. Molte parole longobarde (per esempio guerra) passarono così alla lingua italiana, che iniziava proprio allora a formarsi.
Soprattutto, però, i Romani capirono che nella nuova realtà del regno longobardo per essere rispettati e importanti bisognava accostarsi ai conquistatori: abituarsi ad andare in giro armati, usare vestiti di foggia nuova (e tenendo bene in vista le fibbie e le cinture di metallo tipiche dei Longobardi), cambiare persino il modo di concepire i rapporti all’interno della propria famiglia. Per esempio, i genitori delle ragazze smisero di donare una dote al giovane che le prendeva in spose, come era stato in uso fino ad allora; invece iniziarono a pretendere che, come avveniva presso i popoli germanici, fosse lo sposo a elargire doni alla moglie e a fornire alla nuova coppia i beni necessari al suo mantenimento. Dalla fusione fra Longobardi e Romani nacque un nuovo popolo e una nuova civiltà.
La fine del regno. Sempre più potenti, i re longobardi iniziarono a conquistare i territori rimasti ai Bizantini. Nel Lazio giunsero nel 728 fino a una trentina di chilometri dalla stessa Roma. Spaventati, i papi decisero allora di fare appello a quella che stava diventando la grande potenza europea: il regno dei Franchi. Così, dopo alcune guerre intervallate da periodi di pace, si giunse infine al 774, quando il re dei Franchi Carlomagno (che sarebbe diventato imperatore nell’800) sconfisse e uccise l’ultimo re dei Longobardi, Desiderio, e iniziò a governare anche quello che era stato fino a quel momento il regno longobardo.