BARDELLI, Lorenzo
Nacque a Montevettolini (Pistoia) il 30 giugno 1869. Nel 1893 si laureò in medicina presso l'università di Siena; nello stesso anno venne nominato assistente della clinica oculistica di Siena. Nel 1900 passò come aiuto alla clinica oculistica di Firenze, seguendo il prof. L. Guaita chiamato a reggere quell'istituto clinico.
Il 10 genn. 1905 fu chiamato alla cattedra di clinica oculistica a Siena, dove rimase due anni; tornò quindi a Firenze per fondare l'Istituto di terapia oculare e assumere la direzione del reparto oftalmico dell'ospedale S. Giuseppe.
Nel 1925 il B. ebbe l'incarico della direzione della clinica oculistica dell'università di Firenze e dal 1929 al 1939 fu titolare della cattedra fiorentina. Nominato senatore nel 1939, morì a Firenze l'II ott. 1942.
Il B. svolse lavori di ricerca sia in campo clinico sia in campo sperimentale. Nel 1924 descrisse per primo la distribuzione delle terminazioni nervose nel tratto uveale dell'uomo valendosi della colorazione nera di Golgi (Sulla distribuzione e terminazione del nervo nel tratto uveale, in Annali d'ottalmologia, XXIX [1900], pp.181 - 187). Chiarì inoltre gli aspetti istologici della xantomatosi nello scritto Xanthomatosis bulbi. Contributo clinico, anatomico e istochimico, in Bollett. d'ocul., III (1924), pp. 833-868.
In uno studio sulle congiuntiviti da streptococco (Contributo allo studio della congiuntivite da streptococco, in Annali d'ottalmologia, XXIV [18951, pp. 337-342) il B. dimostrò l'esistenza delle flogosi congiuntivali di natura streptococcica primarie e non esclusivamente secondarie a infiammazioni acute delle vie lacrimali, come si riteneva fino ad allora. In un altro lavoro sull'etiologia dell'irite nelle congiuntiviti streptococciche (Sull'etiologia dell'irite nelle congiuntiviti da streptococco. Studio sperimentale, in Annali d'ottalmologia, XXV [18961, pp. 57-67) riuscì a dare la prova sperimentale che l'irite era dovuta, contrariamente all'opinione di V. Morax, alle tossine elaborate dal germe e non alla penetrazione dei germe in seno al tessuto irideo.
Nel lavoro sulle Congiuntiviti allergiche (in Bollett. d'ocul., VIII [1929], pp. 817-826) il B. riunì sotto il nome di "congiuntiviti allergiche" un gruppo di infiammazioni da alterata reattività della parte più superficiale dello strato adenoide della congiuntiva. Egli descrive diversi gruppi di casi di origine differente: un gruppo dovuto alla chinondiimina (ursolo); un gruppo dovuto a certi medicamenti (atropina, eserina); un gruppo alla presenza del mollusco contagioso sul bordo libero o tra le ciglia delle palpebre. Vanno ricordate inoltre le sue ricerche sperimentali sulla sterilizzazione del sacco congiuntivale, ai fini chirurgici, Ricerche sperimentali sulla sterilizzazione del sacco congiuntivale,in Annali d'ottalmologia, XXV (1896), pp. 48-56, ricerche che portarono a conclusioni e ad applicazioni pratiche universalmente accettate. Il B. valorizzò inoltre per primo la ricerca degli eosinofili nel sangue per scopi diagnostici nei suoi lavori sull'echinococco dell'orbita (Sull'echinococco della orbita. Contributo alla diagnosi, in Atti d. R. Accad. dei Fisiocritici, s. 4, XVII [19051, pp. 407-422) e sul cisticerco endoculare (Un caso interessante di cisticerco endoculare, in Annali d'ottalmologia, XXXI [1902], pp. 771 S.).
Merita ricordo il suo metodo di cura chirurgica del cisticerco endoculare mediante la puntura della cisti e uccisione, in situ,del verme col sublimato, metodo consigliato dal B. nei casi in cui non sia possibile l'estrazione del verme dall'occhio: Un caso di cisticerco subretinico felicemente operato,in Annali d'ottalmologia, XXXIII (1904), pp. 773-786.
Egli modificò inoltre l'intervento chirurgico per la correzione della ptosi palpebrale in modo da rendere possibile una graduazione sicura dell'elevazione della palpebra: Di una nuova operazione per la ptosi palpebrale, in Bollett. di ocul., VIII (1929), pp. 289-299. In tale lavoro descrive un nuovo metodo di operazione per la correzione della ptosi della palpebra superiore non accompagnata da paralisi dell'elevatore del bulbo, consistente nella sostituzione dell'azione del retto superiore a quella dell'elevatore della palpebra servendosi di un ago speciale da lui ideato. Tale metodo, con la sua tecnica ben definita, permette una sicura graduazione della elevazione della palpebra.
Dobbiamo al B. anche pubblicazioni di semeiotica oculare, come quella sulla schiascopia: A proposito di una nuova teoria dell'ombra nella schiascopia, in Giornale medico del R. Esercito, XLIX (1901), pp. 498-503. Ideò inoltre uno scotometro che ovvia all'inconveniente degli altri metodi di determinazione dello scotoma centrale abitualmente in uso, metodi. che richiedono la percezione e la comparazione di due sensazioni successive del colore.
L'ultimo suo lavoro fu il manuale sul tracoma, Il tracoma. Manuale pratico ad uso dei medici generici e degli studenti (Firenze 1940), in cui sono esposti i criteri fondamentali per la diagnosi e la cura del tracoma. Purtroppo egli non poté terminare l'opera.
Il B. fu socio fondatore della Società oftalmologica italiana e membro del Comitato medico nel Consiglio nazionale delle ricerche.
Aveva fondato, nel 1907, durante il suo soggiorno a Firenze, il Bollettino dì oculistica.
Bibl.: V. Cavara, L. B. (necrologio), in Bollett. di oculistica, XXI(1942), pp. 698-720; Encicl. ital., App. II, I, p. 356.