BIANCHI, Lorenzo
Nato a Imperia il 20 ott. 1889, compì gli studi classici a Bologna, città che avrebbe poi costituito il centro della sua attività di docente. Tale scelta non apparirà casuale ove si consideri la componente carducciana (di tinta classicheggiante, nazionalistica e umanistica) sempre presente nella sua opera.
La formazione del B. fu quella del filologo classico di stampo positivistico. Si laureò nel 1911 con una tesi sull'oratoria funebre greca; iniziata la carriera d'insegnante, già nel 1912 passò in Germania, a Heidelberg, con l'intento di attingere alle fonti di quella che veniva allora considerata la migliore scuola di filologia classica. L'articolo Deutsche Kultur (in Alman. italiano, XX[1916], pp. 383-394) avrebbe poi rivelato - pur attraverso polemici giudizi di circostanza dovuti all'atmosfera bellica - la sostanziale ammirazione per tutto il complesso organismo universitario tedesco. Proprio attraverso i suoi soggiorni in Germania (1912-1914 e 1919-1920) si venne determinando nel B. uno spostamento nella sfera dei suoi interessi, che doveva riuscire poi decisivo per la sua carriera e per la sua attività di studioso. Erano gli anni in cui la storia della letteratura tedesca entrava anche nelle università italiane, dietro l'esempio di Borgese e Farinelli. Anche il B. vi si accostò, ma rimase in sostanza estraneo al problematicismo dell'uno e al pathos romantico-erudito dell'altro, seguendo una sua via più sobria, anche se forse meno originale.
Tornato definitivamente in Italia, nel 1922 il B. divenne professore di ruolo nel liceo "Galvani" di Bologna. Incaricato e libero docente di lingua e letteratura tedesca nella facoltà di lettere dell'università bolognese, vi divenne nel 1927 professore di ruolo. Fu inoltre incaricato per la stessa materia all'università cattolica del Sacro Cuore di Milano, preside della facoltà di lettere e poi di quella di magistero a Bologna. Lasciato l'insegnamento per limiti d'età nel 1959, morì a Bologna il 6 luglio 1960.
Nella produzione del B. si possono distinguere, a parte gli scritti giovanili di filologia classica, tre gruppi principali di lavori: uno relativo a temi italiani, particolarmente ricco di contributi negli ultimi anni e in cui prevalgono gli intenti celebrativi e una concezione oratoria e nazionale della letteratura; gli scritti di carattere scolastico, spesso in collaborazione, in cui la ricerca di valori formalisticamente esemplari da proporre ai giovani si accompagna a un solido interesse filologico; il terzo gruppo, di gran lunga il più importante, comprende gli studi di letteratura tedesca.
I lavori di germanistica, numerosi e apparentemente dispersi, si riconducono agevolmente ad alcune costanti nell'interesse critico del Bianchi. Convinto dell'esemplarità della cultura umanistica (greco-latina e italiana), egli si avvicinò alla cultura tedesca con l'intento di individuarne le ben diverse caratteristiche. Il primo elemento che attrasse il suo interesse fu la presenza di un peculiare rapporto fra scrittori e ambiente geografico e "sentimentale" (Novelle und Ballade in Deutschland von A. von Droste bis Liliencron, Bologna 1915), nonché poi di un vivace filone irrazionalistico (Hamann und Herder, Bologna 1930; Wagner poeta, in Omaggio a Panzacchi, Bologna 1954, pp. 10-15). Da questi elementi egli non disgiungeva quello popolare di tipo anch'esso irrazionalistico o più semplicemente "popolaresco", elementi che affrontava ora con rigore positivistico (Die Verhüllung im deutschen Volksglauben, in Mein Heimatland, VII[1920], pp. 58-61), ora con più aperto interesse psicologico (J. P. Hebel: seine Bedeutung und Stellung in der deutschen Literatur, Bologna 1921; Studien zur Beurteilung des Abraham a Sancta Clara, Heidelberg 1924; Geiler von Kaisersberg und Abraham a Sancta Clara, in Oberdeutsche Zeitschrift für Volkskunde, III[1929], pp. 137-160). L'alternanza di un interesse erudito-positivistico e di una più precisa impostazione critica è del resto caratteristica di tutta la produzione del Bianchi. Per il primo tipo si possono ricordare: Studien über H. von Kleist. I. Die Marquise von O..., Bologna 1921, opera legata a una meccanica ricerca di fonti e paralleli, e Untersuchungen zum Prosa-Rhythmus J. P. Hebels,H. von Kleists und der Brüder Grimm, Heidelberg 1922, in cui il B. accorda un'eccessiva fiducia alle indagini stilistiche di tipo statistico allora fiorenti in Germania.
Maggiore interesse presenta però la produzione più impegnativamente critica. Il centro della ricerca è costituito d'altra parte non tanto dai valori poetici (occasionale rimane la traccia della lezione crociana), quanto dalla personalità dell'autore studiato. Anche qui converrà comunque distinguere fra scritti in cui quell'interesse si risolve in uno psicologismo di scarsa concretezza storica (Die dramatische Kunstform bei H. von Kleist, in Studi di filol. mod., VII[1914], pp. 42-67; Der junge J. Görres und F. Hölderlins "Hyperion", Heidelberg 1926) e altri, in cui l'indagine vien condotta secondo criteri più approfonditi o comunque più scaltriti (Jean Pauls Idyllen. "Schulmeisterlein Wuz", "Quintus Fixlein", Bologna 1930; Studi su C. F. Meyer, Bologna 1930).
Sempre più decisivo doveva diventare per il B., con gli anni, il problema dei rapporto della letteratura tedesca col mondo classico e con quello italiano. Da un lato egli cercò di mettere in rilievo la componente classicista della letteratura tedesca (come appare soprattutto dalla scelta dei testi e dallo stile delle traduzioni da Goethe, Hölderlin, Mörike, nonché dallo studio Qualche osservazione sull'Ermanno e Dorotea del Goethe, in Mem. dell'Acc. delle scienze dell'Ist. di Bologna, classe di scienze morali, 4, VI [1943-1944] pp. 5-27). Più frequente, però, specie negli ultimi anni, è il caso inverso, in cui il B. non disdegna anche le forme antiquate della letteratura comparata per mettere in luce le differenze, più che le affinità, fra le due culture. A volte si tratta anche qui di pure ricerche erudite (Carducci fra Quinet e Uhland. A proposito delle poesie "Su i campi di Marengo" e "König Karls Meerfahrt", Bologna 1951; Un sonetto del Carducci e Lenau, in Convivium, n. s., XXII [1954], pp. 453-457). A volte, però, proprio da questo tipo di ricerche scaturiscono alcuni fra i risultati più approfonditi della produzione del Bianchi. Ciò vale in parte per Dante und Stefan George. Einführung in ein Problem, Bologna 1936, e soprattutto per Italien in Eichendorffs Dichtung, Bologna 1937 (sul tema sarebbe tornato in Eichendorffs "Ezelin von Romano" und Mussatos "Ecerinide", in Zeitschrift für deutsche Philologie, LXIV [1939], pp. 40-44). Qui lo studio della letteratura come fatto astrattamente psicologico o astrattamente oratorio sembra avvicinarsi alla concretezza di una ricerca di miti estetico-culturali.
Fra gli altri scritti del B. ricordiamo: Sul frammento dell'ἐπιταϕιος λόγος di Gorgia, Bologna 1912; Der Kalender des Sogenannten Clodius Tuscus, Heidelberg 1914 (Sitzungsberichte der Heidelberger Akademie der Wissenschaften, 3. Abhandlung); Corinna, in Studi ital. di filol. class., XXI (1915), pp. 225-279; Poesie liriche di J. W. Goethe, Bologna 1917; Versioni da F. Hölderlin, in Atene e Roma, III (1922), pp. 208-216; E. Mörike,Erinna a Saffo, in La Cultura, II(1922-1923), pp. 205 s.; Bismarck e Ranke, Parma 1923; Versioni da F. Hölderlin, Bologna 1925; F. Hölderlin, Pane e vino, in Nuova antologia, 16 giugno 1927, pp. 421-426; J. W. Goethe,Satiro ovvero il diavolo dei boschi divinizzato, Bologna 1930 (rist. in J. W. Goethe,Opere, I, Firenze 1944, pp. 349-376); J. W. Goethe,L'Achilleide, Bologna 1930 (rist. in J. W. Goethe,Opere, III, Firenze 1949, pp. 67-89); Bologna nel ricordo di due visitatori tedeschi al principio del secolo XIX, Bologna 1938; J. e W. Grimm,Kinder-und Hausmärchen, Bologna 1939; Rileggendo il XXI del Purgatorio, in Mem. dell'Acc. delle scienze dell'Ist. di Bologna, classe di scienze morali, s. 4, IV (1941), pp. 243-270; La poesia vera, in Convivium, XXIII (1955), pp. 651-665; Tre ritorni nella poesia di G. Pascoli, in Pascoli. Discorsi nel centenario della nascita, Bologna 1958, pp. 307-339; Lo stile nazionale di G. Carducci, in G. Carducci. Discorsi nel cinquantenario della morte, Bologna 1959, pp. 135-160.
Bibl.: Studi in onore di L. B., Bologna 1960; V. Santoli, L. B., in Riv. di letterature mod. e comparate, XIII(1960), pp. 231 s.; C. Izzo,Commemorazione di L. B., Bologna 1961, p. 4; M. Pensa,In mem. di L. B., in Studi germanici, n. s., III (1965), pp. 390-408.