BINAGO (Binaghi), Lorenzo (detto Lorenzo Biffi)
Nacque in Milano nell'anno 1554 da Francesco, negoziante di panni di lana; entrò diciottenne (4 dic. 1572) nell'Ordine dei chierici regolari di s. Paolo (o barnabiti). Due anni dopo professava i voti a Cremona (8 luglio 1574) ed era ordinato prete il 24 sett. 1578 per mano di s. Carlo Borromeo. Cultore appassionato di architettura, insieme col confratello e concittadino Ambrogio Mazenta, fu presto e in continuità impegnato nella costruzione di edifici religiosi della Congregazione, allora in fase di fiorente sviluppo: episodio di rilievo nel gigantesco quadro di opere della Controriforma. Fra il 1579 e il 1593, trasferito a Cremona, faceva le sue prime esperienze d'arte, chiamato talora per opere fuori sede. Fra i primi suoi lavori noti di questo periodo è la sistemazione della chiesa di S. Vincenzo a Cremona, dove si trovò a risolvere un problema di restauro e insieme di composizione. Seguì, svincolata da precedenti architetture, condotta dalla fondazione al compimento, la chiesa di S. Paolo a Casale; la planimetria è soprattutto notevole per la parentela con la chiesa di S. Alessandro a Milano, di cui pare un'anticipazione: raccolta intorno ad una cupola emisferica, affiancata da quattro cupole minori. Mentre ancora attende alla chiesa di S. Paolo a Casale, il B. è proposto per un complesso barnabitico a Milano; ma frattanto lo si vuole a Zagarolo, nei pressi di Roma, a curare il compimento della chiesa della SS. Annunziata e del collegio annesso. Distrutto quest'ultimo, resta la chiesa, che non rivela nessun particolare impegno da parte del suo architetto. A Milano la costruzione della nuova sede fu preceduta dall'acquisto, da parte del clero regolare, di una vecchia chiesa fatiscente dedicata al martire S. Alessandro (1589) e di proprietà contigue (1596). Fra i disegni della chiesa nuova e del convento, richiesti secondo l'uso del tempo a parecchi architetti, era stato preferito quello del B., già approvato dal capitolo l'8 genn. 1601. La prima pietra fu posta dal cardinale Federico Borromeo il 30 marzo 1602, e fu coniata per l'occasione una medaglia commemorativa.
Nel 1611 le opere di S. Alessandro dovevano essere già a buon punto, se nel tempio si poté celebrare la festa di s. Carlo: nel 1623 l'edificio sacro era terminato fino al cornicione; tre anni dopo si voltava la cupola, ma già nelle strutture si manifestavano paurose fenditure, dovute, si crede, a cedimenti delle fondazioni. Nel 1627 si deliberò l'abbattimento della cupola, mentre si provvedeva al rafforzamento dei pilastri di sostegno.
Venuto a morte il B., si trovò a sostituirlo nella scabrosa opera di consolidamento Francesco M. Ricchino, considerato suo allievo e a lui certo congeniale, e, dopo la morte del Ricchino, il figlio di lui, Celso Bernardino; ma a Giuseppe Quadrio spettò l'onore di condurre a termine la creazione del Binago, sempre rispettandone i disegni. Il capitolo si opponeva ad ogni innovazione, disponendo (1661) che non si dovesse "in alcuna cosa mutare il primo dissegno della chiesa di S. Alessandro fatto dal fu Padre Don Lorenzo Binago" (in Baroni, Docum. ... 1940, p. 30); tanto era confermato (1663) anche per i lavori del collegio (ibid., p. 33). La chiesa di S. Alessandro deriva il suo aspetto di singolare grandiosità dalla chiarezza ingegnosa della icnografia propria di un edificio a disposizione centrale, tema che, sui grandi esempi dei disegni di Leonardo e delle realizzazioni del Bramante, aveva preferenza e svolgimento nell'architettura religiosa del tempo. Consiste schematicamente in un'aula quadrata ad angoli smussati dominata dal tamburo reggente l'alta cupola, che con quattro minori spazi quadrati adiacenti determina una croce greca. Altri quattro simili quadrati compresi fra i bracci di croce concorrono a formare ai lati di una nave centrale due navi minori, ciascuna di tre campi. Sull'asse d'ingresso è il presbiterio ad abside semicircolare. Volte a tazza coprono ciascuno dei campi quadrati laterali.
Del prestigio professionale di cui godette il B. fa fede, tra l'altro, la sua partecipazione a un'opera di Carlo Bascapè,De fabrica et suppellectili ecclesiastica, ristampata nel 1595 (la prima edizione era del 1576), priva tuttavia, per ragioni a noi ignote, delle illustrazioni richieste al B. dallo stesso autore. Sotto questo profilo sono anche significativi i disegni a lui chiesti, come ad architetto eminente, per l'Escuriale (1604). Nel dicembre del 1603 il Consiglio della Fabbrica del duomo di Milano lo chiamava a consulto nella controversia "se le gigantesche colonne previste nel progetto di facciata del Pellegrini si dovessero fare su piedestalli o semplici basi" (Annali ... ). Il quesito fu posto contemporaneamente al B., a Francesco Sitone, a Pietro Antonio Barca, ma gli Annali del duomo conservano soltanto la risposta del Barca del 1607; e vi si legge anche di una facciata del B. a noi sconosciuta.
Contemporaneamente ai lavori di S. Alessandro il B. svolgeva intensa attività anche fuori sede. Così a Novara erigeva la chiesa di S. Marco disegnava nel duomo di Brescia la cappella dell'Assunta (1627), interveniva nei lavori del Carrobbiolo di Monza. Su tanto fervore di opere si abbatteva la rovina della cupola di S. Alessandro; seguiva, poco dopo, la morte del B. a Milano il 9 febbr. 1629.
Lasciò più ammiratori dell'opera sua che allievi diretti: fra questi il più vero è Gian Battista Lantana; è considerato suo allievo Francesco Maria Ricchino, il maggiore architetto del barocco maturo di Milano, che tuttavia, negli esami per l'ammissione al Collegio degli ingegneri e architetti, sembra ignorare il suo maestro maggiore.
Fonti e Bibl.: Annali della Fabbrica del duomo di Milano, V, Milano 1883, p. 44; C. Baroni,Doc. per la storia dell'architettura a Milano nel Rinascimento e nel Barocco, Firenze 1940, pp. 3 ss.; Filalete Lariense (Vincenzo Mocchetti),Cenni storici sopra l'insigne tempio di S. Alessandro e il suo illustre collegio, Milano 1826, pp. 20 ss.; G. Mongeri,L'arte in Milano, Milano 1872, pp. 279 ss.; Id.,La facciata del Duomo di Milano..., in Arch. stor. lombardo, XIII(1886), pp. 315-343; P. Ghinzoni,La colonna di Porta Vittoria..., ibid., XIV (1887), p. 113; C. Gurlitt,Geschichte des Barockstiles in Italien, Stuttgart 1887, pp. 146-148; O. Premoli,Storia dei Barnabiti nel Cinquecento, Roma 1913, pp. 333-335; Id., Appunti su L. B. architetto, in Arch. storico lombardo, XLIII (1916), pp. 831-846; L. M. Manzini,La chiesa di S. Alessandro, Milano 1922; H. Hoffmann, L. B., in Die Entwicklung der Architektur Mailands, 1550-1650, Baden bei Wien 1934, pp. 35 ss.; C. Baroni,L'architettura lombarda da Bramante al Richini, Milano 1941, pp. 133 s.; P. Mezzanotte,L'architettura milanese dalla fine della signoria sforzesca..., in Storia di Milano, X, Milano 1957, pp. 622-626; R. Wittkower,Art and architecture in Italy, 1600-1750, London 1958, pp. 74 s.; G. Mezzanotte,Il Collegio e la Chiesa di S. Alessandro a Milano, in Arch. stor. lomb., s. 8, X (1960), pp. 501-503, 506-508, 514; Id.,Gli architetti L. B. e G. A. Mazenta, in L'Arte, LX (1961), pp. 231-294; U. Thieme-F. Becker,Künstler-Lexikon, IV, p. 35,sub voce Binaghi; Encicl. Ital., VII, p. 36.