BOTTRIGARI (de Butrigariis, de Buttrigariis), Lorenzo
Nato a Bologna presumibilmente intorno al 1295, fu il figlio primogenito di Iacopo, celebre professore di leggi civili nell'università.
Negli anni della sua nascita la famiglia dei Bottrigari, forse modesta in origine, s'avviava ad acquistare una grande fama, non solo per il prestigio e l'autorità scientifica di Iacopo, ma anche per la partecipazione alla vita politica della città e per vari e importanti legami d'amicizia (che assumeranno, in un caso, una più solida consistenza, quando il fratello minore del B., Iacopo iunior, sposerà una nipote di Giovanni d'Andrea). La famiglia possedeva una cappella, "a mano sinistra della Chiesa di S. Francesco" (Guidicini), e alcune case che - dette più tardi di Lorenzo e di Bartolomeo - si trovavano a levante degli edifici acquistati nel 1369 da Ferdinando Alvarez per l'istituendo Collegio di Spagna.
Non si conosce con certezza l'anno in cui il B. conseguì il dottorato. Il Pasquali Alidosi lo pone al 1340: ma la notizia è sicuramente errata, essendo smentita da numerosi documenti contrari. In un atto processuale del 1323 compare già come dottore di leggi. Il documento dà inoltre testimonianza di una sfortunata vicenda, avente probabili origini e implicazioni politiche: Giovanni e Gimarello di Guglielmo Boccadicane avevano aggredito il B. e il fratello di questo, Bartolomeo, e, dopo avere ridotto in fin di vita Bartolomeo, avevano fatto "li stessi insulti a Lorenzo Buttrigari Dottore di Legge... estraendogli il cappuccio e percuotendolo con pugni nella testa" (Mazzoni Toselli). Identificati, erano stati processati il 16 luglio 1323, e condannati a forti pene pecuniarie. Gli aggressori, va notato, erano parenti del B., forse fratelli della nonna paterna, Villana di Guglielmo Boccadicane.
Dell'attività del B. come professore e come teorico del diritto si sa pochissimo. Egli elaborò sicuramente quaestiones de facto, e le disputò pubblicamente secondo la consuetudine universitaria allora in vigore. E sicuramente le pose in iscritto, com'era obbligato a fare, consegnandole al bidello generale, perché fossero conservate e messe a disposizione degli studenti e di quanti potevano avere interesse a consultarle. Come avvenne per opere dello stesso genere di altri maestri, anche le quaestiones publice disputatae del B. si dispersero; né pare, d'altra parte, che fossero di particolare pregio, se Giovanni d'Andrea e Bartolo da Sassoferrato, che ricordavano e conoscevano le quaestiones dei fratelli Bartolomeo e Iacopo iunior, tacevano del tutto delle quaestiones del B.: di queste ultime, ignorate normalmente dalla dottrina giuridica, non ebbero inoltre cura di occuparsi i più antichi biografi, e quasi potrebbe dubitarsi ch'egli ne abbia effettivamente redatte in iscritto. In realtà, è stato possibile riscoprirne una, disputata quasi certamente nello Studio bolognese, e conservata in una ricchissima raccolta miscellanea di quaestiones disputatae, nel ms. Vat. Chigi, E. VIII. 245, ff. 72vb-73va: "Statuto civitatis lucane cavetur quod debita filiorum sit quinta portio bonorum..." (f. 72vb; vedi anche f. 3va).
Nel 1334 il B. fu presente, come membro della commissione esaminatrice, alla laurea di Bartolo da Sassoferrato. In quegli anni era già sposato a Placida di Bertoluzzo Ghisleri; ebbe due figli, ricordati nel testamento del fratello minore, Iacopo iunior. Nel 1338 il nome del B. comparve, con quelli del padre e del fratello Bartolomeo, negli atti del processo intentato contro Bologna dal pontefice, Benedetto XII, per la rivolta armata del Pepoli contro il legato pontificio e per i gravissimi fatti di sangue che l'avevano caratterizzata. Negli anni seguenti la partecipazione alla vita politica della città sembra avere la prevalenza sugli interessi scientifici e professionali del giurista: nel 1340, insieme con il padre, fu tra i membri del Consiglio generale; partecipò all'adunanza dell'11 marzo 1340 e a quella del 4 apr. 1340. Quest'ultima fu particolarmente importante, perché alla deliberazione del Consiglio d'inviare ambasciatori ad Avignone doveva far seguito, il 14 giugno dello stesso anno, la decisione di Benedetto XII di toglier l'interdetto inflitto a Bologna nel 1338.
Il B. morì ancora giovane, in data imprecisata, tra l'autunno e l'inverno dell'anno 1343.
Fonti eBibl.: C. Ghirardacci, Della historia di Bologna, II, Bologna 1657, pp. 136, 154; A. Theiner, Codex diplomaticus dominii temporalis S. Sedis, II, Romae 1862, p. 32; G. N. Pasquali Alidosi, Li dottori bolognesi..., Bologna 1620, p. 155; P. S. Dolfi, Cronologia delle famiglie nobili di Bologna, Bologna 1670, p. 215; G. Fantuzzi, Not. degli scrittori bolognesi, II, Bologna 1782, 336, 337; M. Sarti-M. Fattorini, De claris archigymnasii Bononiensis professoribus..., I, Bononiac 1888, p. 303; II, ibid. 1896, p. 128; G. B. Guidicini, Cose notabili della città di Bologna..., II, Bologna 1869, p. 226; O. Mazzoni Toselli, Racc. storici estratti dall'archivio criminale di Bologna, III, Bologna 1872, p. 130; A. Sorbelli, Il "Liber secretus iuris caesarei" dell'Univ. di Bologna, I, Bologna 1938, P. CVII; C. Calcaterra, Alma mater studiorum..., Bologna 1948, p. 112.