BRAGADIN, Lorenzo
Figlio di Fantino, della famiglia di Bernardo Bragadin, e di una Longo, nacque a Venezia il 15 ag. 1509. La sua vita è caratterizzata da un impegno continuo al servizio dello Stato sia in patria sia nei territori d'oltremare. Dopo un breve periodo alla Messetteria, fu podestà a Monselice nel 1535 e quindi nel 1542 fece parte dei Quaranta. Nel 1546 lo troviamo "conte" a Zara e nel 1553-54 podestà e capitano a Belluno. Qualche anno più tardi, dal 1558 al 1560, fu podestà a Bergamo.
Durante tale soggiorno va segnalata la sua opera in difesa dei diritti del foro civile. Egli infatti ottenne la sospensione di un processo istruito dalla locale Inquisizione contro un chierico accusato di reati comuni, rivendicando a sé, in qualità di podestà, la facoltà di giudicare in simili circostanze, sia perché il reo era "puro laico" sia perché i delitti erano "spettanti al foro seculare".
Rientrato in patria, fu eletto senatore straordinario (1560) e in seguito ordinario (1564). Nel '66 lo troviamo ancora fuori Venezia come podestà e capitano a Rovigo; ma nel '71 è nuovamente sulla laguna come provveditore alle Biade. Nel biennio 1574-75 è luogotenente a Udine, dove svolge un'opera intensa di pacificazione delle numerose controversie tra famiglie, cercando di far valere la propria opera di mediatore e nei casi più difficili l'autorità della Repubblica.
Nella sua relazione egli lamenta il cattivo funzionamento della giustizia e dell'amministrazione, i numerosi conflitti di competenza e le irregolarità nelle operazioni di ammasso e di vendita dei cereali. Non manca di sottolineare lo stato di disagio dovuto al persistere della carestia e il malumore che serpeggia tra la popolazione a causa delle misere condizioni in cui versava la maggior parte degli abitanti del Friuli.
Nel 1582 fu capitano a Padova e questa doveva essere la sua ultima carica fuori città. Nel 1584 divenne consigliere ducale. Morì il 22 febbr. 1585.
Fu sepolto nella chiesa del S. Sepolcro (oggi distrutta) con iscrizione e busto che, dopo la demolizione della chiesa, furono trasferiti nel seminario patriarcale di Venezia, ove tuttora si trovano. L'anno della morte dato dal Capellari (1615) è manifestamente errato: esso si riferisce all'anno in cui fu posta la lapide sul monumento sepolcrale. Il B. si era sposato in prime nozze con una figlia di Michele Foscarini e in seconde con una figlia di Nicolò Dandolo.
Fonti e Bibl.: Venezia, Civico Museo Correr, Cod. Cicogna 3781: G. Priuli, Pretiosi frutti del Maggior Consiglio, I, p. 110;Archivio di Stato di Venezia, M. Barbaro, Arbori de' patritii veneti, II, p. 141; Ibid., Lettere di rettori e altre cariche ai Capi del Consiglio dei Dieci, b. 2, nn. 65, 66, 68, 70-72, 74; b. 84, nn. 121, 123-127; b. 153, n. 103; b. 171, nn. 57-79; Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, cod. Ital., cl. VII, 8304 (XV): G. A. Capellari Vivaro, Il Campidoglio Veneto, I, col.195; L. Bragadin, Antica relazione sulle condizioni della patria del Friuli nell'anno 1575, Udine 1863 (è la relazione del B. esistente all'Archivio di Stato di Venezia, in Lettere di rettori al Senato, b.49, 14 ott. 1575); G. Tassini, Iscrizioni dell'ex chiesa e monastero del S. Sepolcro in Venezia, in Archivio veneto, XVII (1879), pp. 284 s.