BUONINSEGNI (Boninsegni), Lorenzo
Figlio di Tommaso, nacque a Siena nella prima metà del secolo XV. Al tempo del B. la famiglia aveva raggiunto una posizione di primo piano nella vita cittadina. Sua moglie, Montanina, era nipote per parte di madre del pontefice Pio II e una sua figlia, nata intorno al 1462, venne data in sposa a Girolamo Petrucci.
Ma anche per altri segni si rivela il prestigio sociale della famiglia. Vari suoi membri appaiono in questi anni in primo piano nell'agitata vita politica senese. Il cavalierato ne accompagna di frequente i nomi, come è appunto il caso di Lorenzo. Filippo di Buoninsegna di Filippo fu creato cavaliere nel duomo di Siena, insieme con un concittadino, da Federico figlio del re di Napoli (A. Allegretti, col. 777).Significativo, è anche ciò che scrive l'Allegretti (col. 825)a proposito di un altro Buoninsegni, Giovanni di Francesco, decapitato nel 1491"dinanzi all'uscio del luogo pubblico verso el Mercato" per aver congiurato contro il governo in carica: "questa tal giustizia fatta in tal luogo dispiacque molto a' cittadini perché il detto Giovanni essendo de' Buoninsegni, meritava altro luogo".
Pare che gli incarichi pubblici del B. cominciassero con il governo della forte cittadina di Soriano del Cimino (presso Viterbo), ricevuto dallo zio pontefice, come altri uffici e più importanti ricevettero in genere tutti i parenti di lui. L'incarico terminò senza dubbio, in relazione forse con la morte di Pio II, prima della fine del 1464. Scrivendo infatti nel settembre di quell'anno ai Sorianesi, il nuovo pontefice Paolo II ordinava che l'ex governatore Lorenzo "de Boninsegnis" di Siena dovesse essere sindacato dal presente vicario e che nessuno molestasse la sua famiglia e i suoi beni.
Nel 1468 troviamo il B. con Gregorio Loli, già segretario di Pio II, e Andrea Piccolomini ambasciatore di Siena a Galeazzo Sforza per le sue nozze con Bona di Savoia. Dell'ambasceria ci sono rimasti il diario, le lettere e la relazione finale alla Repubblica, tutti stesi dal Loli (ed. da P. Piccolomini).
Il seguito della solenne ambasceria si aggirava sui trenta cavalieri. Gli ambasciatori recavano in dono alla duchessa "un'argentiera di spesa di ducati mille con l'insegne et armi della nostra comunità". Per lo spazio di oltre un mese, dal 26 nov. 1468 al 6 genn. 1469, il diario permette di seguire, giorno per giorno, la vita degli ambasciatori in tutti i suoi particolari e rivela in loro curiosità che vanno al di là della loro missione ufficiale. Tra Pietrasanta e Sarzana essi danno un'occhiata alle rovine di Luni "celeberrime olim civitatis". A Pavia non mancano di visitare la biblioteca visconteo-sforzesca, meta, si può dire, obbligata per coloro che passavano per la città.
Una decina di anni dopo il B. ricevette dalla sua città un incarico politicamente molto impegnativo. Già prima che Siena scendesse in lotta aperta, a fianco del pontefice Sisto IV e del re di Napoli, contro Firenze, erano sorti dissapori tra le due città toscane. I Senesi, sempre più pressati dalla supremazia fiorentina in Toscana, profittarono del lavorio diplomatico e cospiratorio che Girolamo Riario e i Pazzi conducevano a Roma per un mutamento del governo in Firenze. Il B. fu uno degli ambasciatori che vennero inviati nell'anno 1477 a Roma e a Napoli per entrare nell'alleanza antifiorentina. Pare tuttavia che a Napoli (cfr. Allegretti, col. 800) il B. tergiversasse nella conclusione e fosse per questa ragione sostituito da messer Antonio di messer Giovanni Bichi, che dopo aver stretto l'alleanza rimase nella città fino al 1480.
Negli anni seguenti le vicende del B. appaiono strettamente intrecciate a quelle del Monte dei riformatori, la fazione cittadina della quale egli era uno degli esponenti più in vista. Nell'estate del 1480 i riformatori furono allontanati dal governo con la connivenza del duca di Calabria, che pare mirasse ad instaurare in Siena una sua signoria. Il B. fu confinato. Per intercessione del duca gli fu poicondonata la condanna pecuniaria con cui era stato colpito.
Riammessi nel 1482, salvo qualche eccezione, i riformatori in città, il B. fudi nuovo ambasciatore l'anno successivo presso il re di Napoli e nel 1484 a Roma per rendere obbedienza in nome della Repubblica senese al nuovo pontefice Innocenzo VIII.
Nel settembre del 1486, dopo che già all'inizio di marzo contrasti nella divisione delle podesterie avevano portato ad una temporanea soluzione di equilibrio tra popolari, dodicini, riformatori e gentiluomini, i popolari con una sommossa riuscirono a prendere il sopravvento. Il B., catturato insieme con altri, venne incarcerato e torturato. Liberato però quasi immediatamente, fu poi inviato in esilio.
Direttosi a Roma egli si adoperò, insieme con il congiunto Guidantonio ed altri, per concludere a nome dei riformatori una pace con gli appartenenti al Monte dei nove, che già da qualche anno erano esuli nella città. L'intesa fra le due fazioni, grazie anche ad appoggi all'interno di Siena e al favore del cognato del Buoninsegni, cardinale Francesco Todeschini Piccolomini (nipote di Pio II e futuro Pio III), dette i suoi frutti. Il 22 luglio 1487 quasi tutti gli esuli dei Nove e dei riformatori riuscirono a rientrare in città. Il governo dei popolari fu abbattuto e il 25 dello stesso mese si provvide a una nuova ripartizione del potere. Furono costituiti tre nuovi Monti, il primo composto da popolari, il secondo da noveschi e gentiluomini, il terzo da dodicini e riformatori; ognuna delle tre parti ebbe un terzo dei componenti in una Balia scritta dal cardinale Todeschini Piccolomini e approvata il 27 luglio da un Consiglio di 479 membri allora costituito.
Venne nominato, in seguito oratore stabile della Repubblica a Roma. Il Vendettini e il Vitale lo inseriscono, con qualche dubbio, tra i senatori di Roma, il primo per l'anno 1491, il secondo per il 1490. Il B. morì a Roma nel 1491.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Siena, ms. A.13-14: A. Sestigiani, Ordini,armi,residenze e altre memorie di famiglie nobili di Siena, tomo I, Buoninsegni; Allegrettus de Allegrettis, Ephemerides Senenses, in L. A. Muratori, Rerum Ital. Scritt., XXIII, Mediolani 1733, coll. 800, 818-822; O. Malvolti, Historia de' fatti e guerre de' Sanesi..., Venetia 1599, 111, pp. 72, 78v, 86 s., 90v, 91, 94-94v; A. Vendettini, Serie cronologica de' senatori di Roma, Roma 1778, p. 99; F. A. Vitale, Storia diplomatica de' senatori di Roma, II, Roma 1791, p. 483; P. Piccolomini, Diario dell'ambasceria di Gregorio Loli,Andrea Piccolomini e B. oratori senesi..., in Bullettino senese di storia patria, VIII (1901), pp. 156-175; P. Egidi, Soriano nel Cimino e l'archivio suo, in Archivio della R. Società romana di storia patria, XXVI(1903), p. 412; P. Litta, Le famiglie celebri italiane,s.v. Piccolomini, tavola I.