BUONVISI, Lorenzo
Mercante e uomo politico lucchese del sec. XV, primo artefice delle fortune dei Buonvisi. Figlio di Neri, apparteneva a una famiglia di scarso rilievo fino a tutto il sec. XIV: tanto che non è menzionata neppure una volta nelle celebri Cronache di Giovanni Sercambi che giungono fino al 1424. Nel 1327 un notaio Lorenzo di Ranieri Buonvisi era stato cancelliere di Castruccio Castracani. Forse suo figlio fu Neri, il primo dei Buonvisi ad avere avuto accesso all'anzianato nel 1387 e poi nuovamente nel 1390.
Il B., sposato ad una figlia di un fratello di Paolo Guinigi, che divenne signore di Lucca nel 1400, ne fu consigliere dal 1407 e da questo momento data la vera e propria ascesa del B., anche se ben poco di preciso sappiamo delle sue attività politiche durante la signoria del Guinigi: nell'agosto del 1418 era, ad esempio, a Siena e di là scriveva a Paolo per informarlo dei movimenti di Braccio da Montone; ma il soggiorno senese sembra non fosse dovuto ad altro scopo che quello di "vedere le feste". Nel 1430, mandato a Milano dal Guinigi, insieme con altri concittadini, per sollecitare da Filippo Maria Visconti l'invio di Francesco Sforza in aiuto di Lucca minacciata dai Fiorentini, avrebbe acconsentito al piano di persuadere il condottiero "a tener mano" col popolo perché i Lucchesi "cacciassino il loro Signore" (Machiavelli, Istorie fiorentine, p. 304: il B. è detto Lionardo anziché Lorenzo), come di fatto avvenne. La circostanza che il B. sia risultato eletto gonfaloniere per il bimestre gennaio-febbraio 1431 conferma la sua solidarietà con quel ceto mercantile-ottimaziale più tardi "nobile", che proprio nel Quattrocento, sbarazzatosi del Guinigi, dette il volto definitivo alla costituzione della Repubblica lucchese.
L'imbarazzo di veder legate a un "tradimento" le origini della fortuna della famiglia è manifesto già in occasione della pubblicazione (Lione 1610)dell'opera Vita et costumi del b. Giovanni Buonvisi da Lucca composta, alla fine del sec. XVI, per commissione del cardinale Buonviso Buonvisi, da frate Francesco da Lugnano. Nel manoscritto che venne sottoposto alla famiglia (Archivio di Stato di Lucca, Arch. Buonvisi, II, 68)manca qualsiasi accenno al voltafaccia del B., che del beato Giovanni era fratello. Nel volume a stampa, non a caso pubblicato a Lione "di ordine de' Signori del medesimo sangue" colà residenti per motivi di commercio, esso è invece e riferito e difeso: "eletto in nipote di Paolo Guinigi... antepose alla gratia di lui... la carità della Patria, tenendo gagliardamente mano alla recuperatione della sua libertà"; motivo che dalla tradizione familiare passò direttamente alla tradizione storiografica lucchese, come ad esempio in Tommaso Trenta: il B. antepose "alla grazia del Guinigi e alla propria grandezza la carità verso la patria".
Dopo l'elezione del 1431 il B., fra il 1432 e il 1460, quando morì il 26 dicembre mentre era in carica, fu per sette volte gonfaloniere ed altrettante anziano. Il 13 nov. 1436 fu eletto fra gli Otto sulla conservazione della libertà, una magistratura straordinaria scaduta nel giugno 1438, istituita su richiesta di Niccolò Piccinino "pro bono atque utilitate Lucane civitatis et libertatis eiusdem. Il 28 apr. 1438 stipulò a Pisa la pace con Firenze. Oratore a Genova nel settembre 1430, vi ritornò nella primavera del 1431; fu a Milano nel gennaio-marzo 1432; ancora a Genova nell'autunno dello stesso anno; a Milano, a Genova e a Ferrara nel corso di una missione presso Niccolò d'Este nel 1434. Tornò a Milano come ambasciatore nel 1436 e nel 1447, quest'ultima volta per convincere il duca a far pressioni su Francesco Piccinino che si era impadronito di una partita di drappi di mercanti lucchesi: ormai vecchio e malato il B. dovette più volte rimandare la partenza e viaggiò con la lentezza imposta dall'età. Nello stesso anno aveva già fatto parte dell'ambasceria inviata a presentare le congratulazioni di Lucca al neoeletto Niccolò V.
Fra i minori incarichi del B. è da ricordare che nel 1444 egli era procuratore di quel monastero di S. Frediano cui i Buonvisi dovevano sempre restare molto legati. Probabilmente già in veste di procuratore del monastero egli aveva scritto una lunga lettera, che ci è conservata, a Cosimo de' Medici, incaricato di assolvere ad alcuni legati a favore di S. Frediano del cardinale di S. Marcello Antonio Casini, vescovo di Siena (Arch. di Stato di Firenze, Arch. Mediceo avanti il Principato, filza XI, n. 280, 27 giugno 1439).
Onorato alla morte del titolo di "padre dei poveri" per le numerose opere di beneficenza, il B. ebbe in Lucca esequie solenni e lasciò ai figli un patrimonio, tanto di influenza politica, quanto di beni mobili ed immobili, destinato a ulteriori, rapidi incrementi.
Allo stato attuale delle ricerche è difficile ricostruire i tempi e i modi in cui vennero realizzandosi i primi successi mercantili dei Buonvisi. Sappiamo che Neri, padre di Lorenzo, era a Bruges nell'ottobre 1381: è questa l'unica testimonianza sulla presenza di un Buonvisi in Fiandra che si ricavi dal Libro della Comunità dei mercanti lucchesi a Bruges (1377-1404). Tuttavia anche un Niccolò Buonvisi dovette soggiornare nella città fiamminga perché nel 1382 Lazzaro Guinigi dichiarava che il Buonvisi e un altro mercante lucchese erano "fattori della Compagnia de' Guinigi di Lucca in Londra e non sono punto fattori di me Lazzeri, né per loro voglio esser tenuto". Il legame mercantile con i Guinigi appare molto significativo soprattutto se si ricorda che Neri Buonvisi (a Lucca, e un paio di volte invitato alle riunioni del Collegio dei mercanti, nel 1389) ottenne per la prima volta l'anzianato nel 1387 e che Lorenzo di Neri si imparentò con la famiglia. In ogni caso all'inizio del sec. XV i Buonvisi avevano ormai una loro compagnia, che troviamo attestata il 23 febbr. 1407 quando il B. giurava presso la Corte dei mercanti, in nome proprio come "mercadante" per Nicolao Buonvisi "factore" e per un "garsone". Il "signum" della ditta era una N di forma gotica, dalla cui seconda gamba si innalzava, ancora stilizzata, la stella che figurerà poi nello stemma dei Buonvisi. La N era l'iniziale del nome del padre del B., Neri, probabilmente fondatore di una compagnia da cui Lorenzo si era distaccato perché da una cedola dell'11 ott. 1407 risulta che Neri aveva giurato come "merchadante senza compagno" presentando un "signum" sostanzialmente identico a quello del B.; l'ultima testimonianza che si conosca su Neri risale al 1408 quando ricoprì la carica di console del Collegio dei mercanti. Un quarto Buonvisi, Ludovico, era nel 1407 garzone del mercante Matteo Trenta, iscritto, come Neri e Lorenzo, all'arte della seta, la maggiore delle lucchesi.
Mentre Ludovico era certamente fratello del B., Niccolò ne era forse cugino: nel 1427, infatti, il duca di Milano, considerata la "laudabilem famam nobilium virorum Laurentii, Ludovici, Pauli et Johannis fratrum de Bonvisis nec non Nicolai Francisci", rinnovava loro un salvacondotto di quattro anni (il primo era stato concesso il 18 maggio 1423) per "traffigare" nei suoi Stati (Arch. di Stato di Lucca, Perg. Tarpea, 30 apr. 1427). La tradizione erudita lucchese, nell'includere un Niccolò e un Francesco non altrimenti testimoniati fra i figli di Neri, mostra d'avere inteso il passo citato come se fra "Nicolai" e "Francisci" fosse caduta una "et". In realtà, a rigore, non è neppur certo che "Nicolaus Francisci"fosse un Buonvisi; sarebbe d'altronde strano che proprio il principale collaboratore del B. fosse escluso dal salvacondotto, e sembra plausibile l'ipotesi che Niccolò fosse figlio di un Francesco forse fratello di Neri. Il salvacondotto ducale documenta inoltre che il beato Giovanni era ancora mercante dopo il 1425, anno in cui la Vita ne colloca approssimativamente la "conversione". Niccolò Buonvisi fu consigliere del Collegio dei mercanti nel 1421, 1424, 1426 e 1427; nel 1430 appare elencato, con il B., fra i 113 mercanti convocati in assemblea per l'elezione del rettore dello Spedale di S. Luca della Misericordia, di patronato del collegio. Un altro Buonvisi, Paolo, fu consigliere nel 1430.
La "Laurentius Buonvisi et sotii" continua ad essere attestata molto frequentemente fino al 1418 nei registri superstiti del Collegio dei mercanti, sia quelli delle cause civili sia quelli dei sensali. Nei primi troviamo, richieste dal B., molte citazioni a carico di tessitori inadempienti ("expediat unam telam zattani veglutati sibi datam ad texendum": n. 144, c. 96), nei secondi acquisti di seta e vendite di tessuti: l'attività principale della compagnia appare dunque conforme a quella tradizionale del mercante-imprenditore lucchese specializzato nella seta. Non diversamente dalle consorelle, la compagnia del B. esercitava tuttavia anche il cambio (sulle piazze di Genova, Venezia, Bologna, Parigi e Bruges), commerciava in oro (sulle piazze di Genova e Bruges, specie per le necessità dei tessuti più preziosi), in spezie (rilevanti sono le partite di pepe vendute dal B. nella sua "bottega" lucchese), in cuoio, ecc. Delle dimensioni della ditta ben poco si può dire: nel 1407 aveva una struttura davvero elementare: un mercante, un fattore, un garzone; più tardi si parlerà di "socii"; di fattori all'estero non si hanno tracce. La compagnia non sembra avere ancora gran peso, e può esserne indice il fatto che dopo un silenzio di quattro anni (1419-22) i documenti non ci presentino più una società del B., ma la "Alderigo Martini e Lorenzo Buonvisi e soci", una ditta senz'altro più forte nella quale il B., perdendo il diritto a dar da solo il nome, si avvantaggiava del prestigio e della notorietà di un'antica casa commerciale lucchese: è tuttavia notevole che nei registri ufficiali la ditta risulti sempre intestata a entrambi i mercanti e non soltanto al primo, come era uso, segno cioè che la posizione del B. era tutt'altro che di subordinazione. Forse a seguito della morte di Alderigo Martini già nell'aprile del 1426 la compagnia appare chiusa e le succede nuovamente una "Laurentius Buonvisi et socii", ragione sociale destinata a scomparire soltanto con la morte del Buonvisi.
Altre sporadiche notizie sull'attività mercantile del B. ci vengono da diverse fonti, oltre a quelle del Collegio dei mercanti di ritorno dall'ambasceria a Genova del 1432 fu trattenuto a lungo a Portovenere su richiesta degli Spinola, di cui era debitore; nel 1436 gli Anziani dovettero rivolgersi al duca di Savoia per evitare il sequestro di merci sue e di Francesco Balbani; nel 1447 ottenne a sua volta il sequestro di mercanzie di un suddito estense di cui era creditore; nel 1439 il genovese Ottaviano Vivaldi era creditore suo e di Niccolò Buonvisi per una partita di tessuti di seta venduti a Firenze. Non trova invece conferma, neppure nella Vita del beato Giovanni l'asserzione tradizionalmente ripetuta d'una attività mercantile direttamente esercitata dai Buonvisi in Spagna dove Giovanni sarebbe stato inviato per ragioni di commercio; è vero che dalla Spagna provenivano molte delle sete grezze acquistate dai Buonvisi e che anche verso la Spagna essi esportavano poi i loro tessuti, ma i traffici sembra avvenissero attraverso intermediari come ad esempio mercanti di Maiorca installati a Pisa.
Del ruolo esercitato dal B. nell'ambito della mercatura lucchese può essere eloquente testimonianza la serie di cariche che egli ricoprì nel Collegio dei mercanti: per fermarci al periodo in cui le fonti più agevolmente consentono l'elaborazione di un quadro compiuto della distribuzione delle cariche, rileveremo che egli fu console del Collegio dei mercanti nel 1416, 1418, 1420, 1422, 1425, 1427, 1429, 1431 e 1434 (e ancora nel 1453 e nel 1458); fu consigliere nel 1415, 1417, 1419, 1421, 1423, 1425, 1429, 1432 e 1433; fu provvisore dell'arte della seta nel 1416, 1418, 1421, 1423 e 1425; fu "provvisor Zaffarani" nel 1432; fu sistematicamente fra gli "invitati" alle riunioni nei brevi periodi in cui non occupasse qualche carica; partecipò a numerosissimi comitati straordinari nominati per particolari questioni, e soprattutto fu per molti anni degli statutari incaricati della modifica delle norme mercantili. Difficilmente è dovuta al caso una serie così regolare di cariche soprattutto sotto la signoria di Paolo Guinigi, ed è quindi impossibile fissare un confine preciso fra i successi dovuti alla posizione politica e quelli dovuti allo specifico impegno mercantile che innalzarono il B., e poi la sua famiglia, ai vertici della vita economica e sociale di Lucca, ammesso che gli ultimi fossero sempre conseguibili indipendentemente dai primi.
Non scarso peso va infatti dato alla correlazione fra fortune politiche e fortune mercantili. Verso la fine del governo di Paolo Guinigi, ad esempio, il B. fu incaricato di vendere o impegnare gran parte dei suoi gioielli; l'operazione era forse connessa anche ad un acquisto di 3.000 staia di grano che egli poi fece per la città assediata. Nel 1431, inviato a Genova dalla Signoria lucchese per la definitiva vendita dei gioielli del Guinigi, confiscati con gli altri suoi beni, fu sollecitato a concludere rapidamente l'affare: "Et, per certo, tanto ài trafficato quella materia che dovresti ben cognoscere el fine, et far l'utile del Comune con più vantaggio si può, et non stare in tante lunghe... ché per Dio queste gioie paiono incantate che non se ne possa far fine" (Bongi, p. 44). La lettera non sembra sufficiente a dar adito a sospetti di un interesse privato del B., ma certo operazioni di tal fatta lasciavano un ampio margine discrezionale: e non avrebbero dato il buon esempio gli stessi "Anzian di Santa Zita" tre anni più tardi - nel corso delle trattative col marchese di Ferrara per la restituzione di alcuni castelli della Garfagnana - quando dettero istruzione, ancora al B., di acquistar "gioie" a Genova per 3.500-4.000 ducati, "le quali al Marchese si contino 5.000".
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Lucca, Comune,Corte dei mercanti: Libri di consigli e memorie, n. 16, cc. 3v, 19v; n. 17, cc. 2v, 4v, 5, 8v, 11 s., 22, 24v, 29, 30v, 32, 35v, 36v, 40v, 46, 53, 57, 60 s., 63v, 71v, 73, 75v, 77v, 78v, 80v, 83, 87, 88v, 89, 90v, 91, 94, 98, 106v, 111v, 115rv, 116v, 128, 132, 136, 138, 139v, 140, 142, 143v, 154, 156, 159v, 162rv, 165, 174, 181 s.; Ibid., Libri dei mercatanti, n. 85, cc. 8, 11v, 27v; Ibid., Libri dei sensali, n. 94, cc.3, 13, 20rv, 21v, 22rv, 30, 42rv, 43rv, 53, 61rv, 63, 69, 81, 83rv, 84, 115, 116v, 118v, 175, 178; n. 95, cc. 3rv, 4, 6rv, 7rv, 8v, 10, 46v, 56v, 57rv, 65, 66v; n. 96, c. 10v; n. 97, cc. sv, 6v, 14v, 18v, 89; n. 98, c. 5v; Ibid., Cause civili, n. 143, cc. 2, 46v, 194v ss.; n. 144, cc. 5v ss., 90, 93, 96; n. 145, c. 89; n. 146, cc. 98rv, 99 ss.; n. 147, cc. 4v, 7; n. 148, cc. 100v, 103rv, 111 ss.; n. 149, cc. 99rv, 113, 127; n. 150, c. 43; n. 151, c. 1; n. 152, c. 1; Ibid., Archivio Buonvisi, II, 68; Lucca, Bibl. govern., ms. 1108: G. V. Baroni, Notizie genealogiche delle famiglie lucchesi (sec. XVIII), cc. 13-15, 45, 92; [Francesco Tresatti da Lugnano], Vita et costumi del beato Gio. Buonvisi da Lucca…, Lione 1650; Inventario del Regio Archivio di Stato in Lucca, I, Lucca 1872, p: 196; V, Pescia 1946, p. 97; Regio Archivio di Stato in Lucca, Regesti, II, Carteggio degli Anziani dal 1333al 1400, a cura di L. Fumi, Lucca 1903, pp. XXIV, XXVII;III, 1, Carteggio di Paolo Guinigi (1400-1430), a cura di L. Fumi-E. Lazzareschi, ibid. 1925, n. 1299, p. 424; IV, Carteggio degli Anziani (1430-1472), a cura di L. Fumi, ibid. 1907, ad Indicem;R. Arch. di Stato in Lucca, Repertorio gentilizio per la città e stato di Lucca..., a cura di L. Volpicella, Lucca 1910, ad Indicem; Libro della comunità dei mercanti lucchesi in Bruges (1377-1404), a cura di E. Lazzareschi, Milano 1947, pp. 86, 99 s.; N.Machiavelli, Istorie fiorentine, a cura di F. Gaeta, Milano 1962, p. 304; T. Trenta, Memorie per servire alla storia politica del cardinale F. Buonvisi..., I, Lucca 1818, pp. 3, 238 s.; S. Bongi, Di Paolo Guibigi e delle sue ricchezze..., Lucca 1871, pp. 42-44; F. Acton, La morte di Pietro Cenami e la congiura di ser Tommaso Lupardi…, Lucca 1882, pp. 37, 75 s., 89, 130, 135; A. Pellegrini, Tre anni di guerra tra le Repubbliche di Firenze e di Lucca,1430-1433..., Roma 1898, p. 15; E. Lazzareschi, Francesco Sforza e Paolo Guinigi..., in Miscell. di studi stor. in onore di G. Sforza, Lucca 1916, p. 420; A. Mancini, Storia di Lucca, Firenze 1950, pp. 195 s.