CELSI, Lorenzo
Con la rapida fortuna politica della famiglia Celsi (v.), a mezzo il sec. XIV, Lorenzo C. in un momento agitato della vita interna ed esterna della Repubblica, raggiunge quasi impensatamente l'alta dignità ducale (1361-65). Era stato podestà di Treviso, capitano del Paisanatico di S. Lorenzo, e poi a Candia, ma soprattutto si era segnalato nelle operazioni navali contro i Genovesi nel Bosforo nel 1353. Ma forse la maggior fortuna fu dovuta alla partecipazione attiva a quella fazione politica, che, soffocata nella persona dell'infelice Marin Falier, risorse dopo la parentesi del dogado di Giovanni Gradenigo, e in lui trovò prima della sconfitta definitiva il più audace, sebbene cauto, interprete. Cronisti contemporanei o di poco posteriori lo dipingono di carattere violento, stizzoso e autoritario, amante di gloria e di splendore, di forza e di fasto: le sue scuderie divennero tradizionali nella storia veneziana. Alla politica interna, che è orientata, sebbene con prudenza, a preparare il dominio di una ristrettissima oligarchia operante all'ombra di una persona, fa strano contrasto l'esercizio di una politica estera estremamente remissiva. Mentre in Oriente esplodeva violenta la rivolta cretese, ogni sforzo era fatto per non irritare la suscettibilità genovese e rinnovare la guerra in Levante. Ma la cautela e la temperanza nella politica interna non valsero a far tacere i sospetti, acuiti dal disagio di una politica orientale di troppo facile abbandono. Gli avversarî, tornando alla riscossa, accumularono sul suo conto formidabili accuse, che preludevano a una funesta tragedia. La morte di lui troncò ogni cosa, e lo scandalo fu soffocato; ma l'oligarchia rinascente fu distrutta.
Bibl.: E. A. Cicogna, Iscrizioni veneziane, Venezia 1824-43, III, p. 310; S. Romanin, Storia documentata di Venezia, Venezia 1853-61, III; H. Kretschmayr, Geschichte von Venedig, II, Gotha 1920; M. Brunetti, Per la riabilitazione di un doge: Lorenzo Celsi, Milano 1919.