CENAMI, Lorenzo
Figlio di Bartolomeo, mercante attivo nelle maggiori piazze di commercio ftancesi, e di Luisa di Bernardino Arnolfini, nacque nel 1584 a Parigi. Intorno al 1590 Bartolomeo ricondusse la moglie e il figlio a Lucca, ma è probabile che non dimorassero continuamente in questa città, considerando gli interessi commerciali che legavano la famiglia alla Francia. Pare certo tuttavia che, una volta adulto, il C. abbia scelto Lucca come residenza abituale.
In questa città, ancor giovane, il C., unico erede dell'ingente patrimonio paterno, si faceva notare per la sua magnificenza. I contemporanei ricordano infatti che "era esso così alieno di accumulare denari, o per dir meglio così prodigo nel profonderlo che l'anno 1610,avendo voluto fare a proprie spese una bellissima giostra nel cortile del palazzo [della Signoria di Lucca] consumò nelle vaghe e stravaganti comparse de' giostratori 12.000scudi" (Pelligotti).
Con ogni probabilità il C. dovette al suo denaro, alle sue "stravaganze", e certo anche al nome, che portava, la carica di ambasciatore a Firenze, che gli venne conferita nell'agosto 1610,con il compito di portare gli omaggi del governo lucchese in occasione della nascita del principe ereditario di Toscana. Nel gennaio 1611fu scelto fra i gentiluomini incaricati di ricevere Marcantonio Colonna, duca di Paliano, che, tornando da Genova a Roma, faceva sosta a Lucca. La scalata politica del C. fu coronata dalla nomina tra gli Anziani per il bimestre settembre-ottobre del 1611. Nel 1613,scoppiata la guerra fra Lucca e il duca di Modena per il possesso della Garfagnana, il C., che si trovava a Parigi presso il padre, offrì al governo della Repubblica la sua opera e duecento uomini. La proposta fu accettata e gli fu conferito il grado di capitano. L'anno seguente fu nominato maestro di campo e destinato al comando di un contingente di 2.000uomini da inviare in aiuto all'esercito dello Stato di Milano nella campagna contro il duca di Savoia.
Per le difficoltà del reclutamento il governo lucchese, seguendo il consiglio dello stesso C., fu costretto a rendere forzosa la coscrizione e ad arruolare anche detenuti; la disciplina delle truppe lucchesi doveva naturalmente risentire di questo reclutamento di emergenza. Dopo aver raggiunto il 20 maggio l'esercito milanese all'assedio di Asti, senza neppure essere impegnato nei combattimenti, conclusa nel giugno la pace tra i belligeranti, il contingente del C., nel quale molti erano i malati, cominciò rapidamente a sbandarsi. Invano il C. richiese al governatore di Milano l'autorizzazione a sciogliere il contingente; essa gli fu concessa soltanto nel novembre, quando ormai aveva perduto più di 300uomini. Il governo lucchese, adducendo a incapacità del C. il cattivo esito della spedizione, decise dapprima di sospendergli gli emolumenti pattuiti; ma il C., tornato in patria, nel dicembre del 1615 presentò un rapporto sulla vicenda col quale riusciva a giustificarsi, ottenendo un risarcimento di 1.500 scudi.
Nel 1617 la ricca casa del C. fu scelta tra quelle destinate a ospitare in Lucca la corte della granduchessa di Toscana. Nel 1618 il C. fu eletto tra gli Anziani per il bimestre maggio-giugno e divenne membro del Consiglio generale. In questo stesso anno tuttavia fu condannato a 250 scudi di multa e all'interdizione per cinque anni dalle cariche pubbliche: secondo l'accusa ufficiale, per aver ordinato l'apertura delle porte cittadine oltre l'ora consentita, in realtà per aver indiscretamente rilevato "l'elezione fatta nella persona di Massimiliano della Pergola in uno degli auditori di Rota" (Volpicella, p. 30).
L'interdizione fu ben presto revocata e il 15 febbr. 1619 il C. fu nominato ambasciatore in Spagna. Esercitò i suoi compiti diplomatici, del resto di mera rappresentanza, sino al 1622, quando Filippo IV, probabilmente anche lui colpito dallo sfarzo ostentato dal C., gli concesse la carica di maestro di campo dello Stato di Milano e il govematorato della Calabria. Nel luglio 1622 il C. lasciava Madrid e, dopo un soggiorno a Lucca, nel maggio 1623 prendeva possesso della carica a Catanzaro.
Nell'epistolario il C. si sofferma a sottolineare le miserie dei comuni, le fazioni e disordini di Cotrone, le difficoltà delle elezioni in Catanzaro, Crotone, Tropea, l'ostilità dei vescovi, l'influenza esagerata dei funzionari e i metodi corrotti di governo.
La regione risultava ingovemabile e il C., entrato in urto con i baroni, fu sospeso dall'incarico nell'aprile 1625 e chiamato a Napoli a rendere conto del suo operato. Scagionatosi, tornò in Calabria, ove, sia pur fra mille difficoltà, portò a termine il suo mandato. Nel 1626 rientrò a Madrid dove ricominciò a vivere con il consueto sfarzo, sebbene il suo patrimonio si fosse ormai assottigliato.
Abbiamo infatti notizia di alcune vendite: nel 1626 si vendevano terre nel comune di San Casciano a Vico a Giuseppe di Tommaso Guinigi e ancora nel marzo 1627 il procuratore del C., Stefano di Benedetto Buonvisi, cedeva a Cesare di Federigo Burlamacchi "una chiusa di terre, campi, viti, frutti, giardini e due orti" (Baroni, cc. 57, 65) posti in Massa Pisana, per 4.800 scudi.Il re di Spagna, nel 1627, tornava a offrire un nuovo incarico al C., nominandolo governatore della Terra d'Otranto. Questi accettò, ma, ammalatosi, morì di lì a poco, il 6 ott. 1628. L'asse patrimoniale da 400.000 scudi (in tale somma infatti doveva consistere l'eredità paterna) era sceso a 30.000.
Fonti e Bibl.: Lucca, Bibl. governativa, ms. 1110: G. V. Baroni, Notizie geneal. delle famiglie lucchesi, cc. 50 ss., 101; Ibid., ms. 853: N. Penitesi, Mem. di famiglie lucchesi, cc. 80 ss.; Ibid., ms. 711-712: G. L. Dalli, Cronache, IV-V, c. 692; Ibid., ms. 76: N. Pelligotti, Annali, I,2, c. 133; Arch. di Stato di Lucca, Anziani al tempo della libertà, 364, cc. 85-91; 627, c. 17; 626, cc. 91, 109, 226; Ibid., Arch. Sardini, 36, passim; Ibid., Sped. di S. Luca, 222, c. 84; Ibid., Arch. Guinigi, 147, cc. 243, 245; Ibid., Arch. Arnolfini, 100; Ibid., Arch. Cenami, 2, 3, 12, 19; Ibid., Arch. Notarile, B. Sercambi, Testamenti 1608-20, 1620-31, c. 334; Ibid., Cons. generale, 97; Ibid., 363, c. 29. Nella raccolta di Carte e vedute dell'Arch. di Stato di Lucca, in via di riordinamento, esiste una carta dell'assedio di Asti, portata a Lucca dal C.; vedi inoltre A. Pellegrini, Relazioni degli ambasciatori lucchesi alla corte di Madrid, Lucca 1903, p. 122; Epistolario ufficiale del governatore della Calabria Ultra L. C. (1623-1624), a cura di L. Volpicella, Napoli 1913.