LORENZI, Lorenzo
Nacque a Firenze tra il 1459 e il 1460 da ser Piero di ser Antonio (si ignora il nome della madre). Iniziati gli studi a Firenze, nel 1476 era scolaro presso lo Studio pisano, dove nel 1478 conseguì il dottorato in arti. Dopo alcune mancate ratificazioni, il 23 ag. 1480 ottenne presso quello Studio il lettorato di dialettica, a cui seguì il 7 maggio 1482 quello di logica. Il 16 marzo 1482 aveva conseguito il dottorato in medicina; nel luglio del 1484 rifiutò l'insegnamento di tale disciplina e analogo rifiuto oppose nel novembre del 1485 perché preferì trasferirsi a Firenze per dedicarsi allo studio del greco e all'educazione di Michele Verino, figlio dell'amico Ugolino, di cui la Biblioteca Riccardiana di Firenze conserva, nel ms. 915, le lettere scritte al L. tra il 1485 e il 1487 (Verde, III, 2, pp. 677 ss.).
Nel settembre 1487 tornò a Pisa per insegnare medicina, ma già nel giugno 1489 ottenne il permesso di tornare a Firenze e "accozare luglio con tre mesi di vacazione per finire certi mia studii in que' quattro mesi" (Id., IV, 3, p. 1123). Docente di filosofia a Firenze dal 1490 al 1494 e successivamente di medicina teorica, il 31 ag. 1495 fu incaricato dalla Signoria - insieme con Marsilio Ficino, Girolamo Savonarola e Giano Lascaris - di individuare tra i codici depositati, dopo la cacciata dei Medici, nel convento di S. Marco, quelli che per preziosità dovevano tornare nella sede originaria della biblioteca medicea.
Dopo aver letto medicina teorica a Prato tra il 1495 e il 1496, insegnò medicina pratica a Firenze dal 30 ott. 1496 fino al 1502.
Il 2 giugno 1502 il L. morì suicida a Firenze.
Grande fu l'impressione per la tragica fine del "maestro Lorenzo Lorenzi medico, che leggeva in Studio, e stimato assai" (Landucci), e di cui Pietro Crinito - che del L. ascoltò le esposizioni di Ippocrate e Aristotele - ricorda nel De honesta disciplina le dotte conversazioni a S. Marco con G. Savonarola e Pico della Mirandola. Si ritenne che il suicidio fosse legato a uno stato morboso e quindi ebbe sepoltura, il 6 giugno, nel chiostro della chiesa di S. Spirito (Arch. di Stato di Firenze, Mss., 628: S. Rosselli, Sepoltuario, c. 38 n. 174).
Dal matrimonio con Dianora Mini il L. ebbe due figli, Francesco e Paolo; la documentazione relativa al L. non accenna a Lorenzo Romolo, teologo servita, che si dichiara figlio suo e di Dianora. Del L. resta un ritratto realizzato da S. Botticelli nel 1490 o negli anni immediatamente successivi (Philadelphia Museum of art). Il nome del L. è legato in primo luogo all'impegno - comune ad altri medici umanisti - nel recupero testuale della medicina greca attraverso nuove e più rigorose versioni che sostituissero quelle medievali, spesso dall'arabo. Del progetto di tradurre l'intero corpus di Ippocrate e Galeno, di cui testimonia la lettera di C. Pieri de Ditiatis al L. del 1( genn. 1500 (Verde, II, pp. 160-163), restano cinque versioni. Il 16 ott. 1494 videro la luce a Firenze, presso A. Miscomini, gli Aphorismi di Ippocrate con il commento di Galeno, nelle cui carte preliminari il L. illustra le difficoltà incontrate nella ricerca di espressioni latine equivalenti ai termini tecnici greci, e respinge il criterio di una traduzione verbum de verbo. Tra il novembre e il dicembre 1494 completò il De crisibus, edito nel 1522 a Bologna da Berengario da Carpi, che individua la peculiarità della versione del L. nella "eloquentia, facilitate, brevitate, ac veritate" (c. Aii). Il 13 febbr. 1500 il L. dedicò a Francesco Pandolfini la Ars medica, pubblicata a Pavia nel 1506 e in seguito inserita in raccolte latine di Galeno. Non sono databili le versioni delle In Hippocratis praedictiones (Firenze 1508) e dei De differentiis febrium (Parigi 1512). Minore diffusione ebbe, invece, il commento In librum Aristotelis de elocutione, stampato a Venezia l'8 genn. 1500 presso Simone da Lovere; nell'indirizzo del 26 giugno 1498 agli scholastici Patavini il L. accenna a una sua versione - non pervenuta - del De anima. Ampiamente noto è, invece, il plagio della collazione, dovuta al Poliziano, del De re coquinaria di Apicio, e che il L. si attribuisce nella copia compresa alle cc. 1-39r del Vat. lat., 6337 della Biblioteca apostolica Vaticana. La varietà dei suoi interessi è infine testimoniata dal cod. Laur., 90 inf. 44 della Biblioteca Laurenziana di Firenze, che contiene una canzone d'amore di Francesco Cattani da Diacceto con il commento in volgare del L. sulla dibattuta questione del rapporto tra ragione e appetiti dei sensi.
Fonti e Bibl.: I documenti conservati nell'Arch. di Stato di Firenze, nell'Arch. dell'Università di Pisa e nell'Arch. arcivescovile di Pisa sono editi in A.F. Verde, Lo Studio fiorentino 1473-1503, I-VI, Firenze 1973-96, in partic. II, pp. 428-439; III, 1, pp. 560-567; IV, 3, pp. 1419 s., 1433 s.; Firenze, Biblioteca nazionale, Poligrafo Gargani, 1139, schede 91, 93; P. Giovio, Elogia doctorum virorum, Venetiis 1546, c. 31v; P. Crinito [P. Del Ricco Baldi], De honesta disciplina, Antverpiae 1557, cc. 10v, 12v-13r; M. Poccianti, Catalogus scriptorum Florentinorum, Florentiae 1589, pp. 109 s.; G.P. Valeriani, De litteratorum infelicitate libri duo, Venetiis 1620, p. 42; L. Landucci, Diario fiorentino 1450-1516, a cura di I. Del Badia, Firenze 1883, p. 241; G. Negri, Istoria degli scrittori fiorentini, Ferrara 1722, p. 369; S.M. Fabrucci, Academicarum rerum series nova, in Raccolta di opuscoli scientifici e filologici, XLIV (1750), pp. 35-38; A. Fabroni, Historia Academiae Pisanae, I, Pisis 1791, pp. 305-307; E. Piccolomini, Delle condizioni e vicende della libreria medicea privata dal 1494 al 1508, in Arch. stor. italiano, s. 3, 1874, t. 19, pp. 110, 257 s.; A. Lazzari, Ugolino e Michele Verino, Imola 1895, p. 115; L. Dorez, Le portrait de L. L., in Bull. de la Société française de histoire de la médecine, VI (1907), pp. 235-238; R. Sabbadini, I codici di Apicio, in Historia, I (1927), pp. 45 s.; II (1928), pp. 239 s.; G.B. Picotti, La giovinezza di Leone X, Milano 1928, pp. 546, 631; L. Venturi, Pitture italiane in America, Milano 1931, tav. 197; V. Putti, Berengario da Carpi, Bologna 1937, pp. 147 s.; P.O. Kristeller, Studies in Renaissance thought and letters, Roma 1956, pp. 183, 321; A. Campana, Contributo alla biblioteca del Poliziano, in Poliziano e il suo tempo. Atti del IV Convegno, ... 1954, Firenze 1957, pp. 186 s., 205-208; J. Durling, A chronological census of Renaissance editions and translations of Galen, in Journal of the Warburg and Courtauld Institutes, XXIV (1961), pp. 282, 284 s., 294 s.; Ch.H. Lohr, Medieval Latin Aristotle commentaries, in Traditio, XXVII (1971), p. 313; P. Kibre, Hippocrates Latinus, ibid., XXXII (1976), p. 292; S. Perosa, Codici di Galeno annotati dal Poliziano, in Umanesimo e Rinascimento..., a cura di V. Branca, Firenze 1980, pp. 79, 84, 86 s., 91; F. Piovan, Un umanista trascurato. Ricerche su L. L. e la sua biblioteca, in Atti dell'Istituto veneto di lettere, scienze e arti, CXLII (1984), pp. 191-216; G. Fioravanti, La filosofia e la medicina (1343-1543), in Storia dell'Università di Pisa, Pisa 1993, I, pp. 285-288; II, pp. 486-488; J. Arrizabalaga, The Articella in the early press, Cambridge-Barcelona 1998, pp. 18-24; S. Fortuna, Le prime traduzioni umanistiche degli Aforismi di Ippocrate, in Aspetti della terapia nel Corpus Hippocraticum.Atti del "IX Colloque international Hippocratique", ... 1996, a cura di I. Garofalo, Firenze 1999, pp. 486-490.