MACHIAVELLI, Lorenzo
Nacque a Firenze nella prima metà del XIV secolo, nel quartiere S. Spirito, "gonfalone" Nicchio, da Filippo di Giovanni e da Giovanna di Filippo Bardi.
Il padre del M., appartenente a un'antica casata che si era da tempo affermata nella società fiorentina, aveva intrapreso la carriera politica raggiungendo una posizione di rilievo dopo il 1343, alla fine della signoria del duca di Atene, Gualtieri di Brienne. Fu, infatti, priore nel 1344, dei Dodici buonuomini dal 15 sett. 1355, ancora priore nel 1356 e dei Dodici dal 15 sett. 1362; effettuò diverse missioni, fra cui un'ambasceria a Pistoia per appoggiare la fazione guelfa in quella città dopo la conquista di Bologna da parte dei Visconti. Si sposò una prima volta nel 1345 con Giovanna Bardi (Arch. di Stato di Firenze, Manoscritti, 360, c. 392v) e, quindi, nel 1350 (ibid., c. 394r) o nel 1363, secondo Litta, con Francesca di Francesco Latini. Ebbe, oltre al M., Buoninsegna, priore nel 1385 e 1396; Piero, capitano a Pistoia nel 1370; Andrea, che nel 1362, attraverso un lascito alla Compagnia del Bigallo, contribuì alla fondazione dell'ospedale di S. Lorenzo in Percussina nella podesteria di San Casciano.
L'ingresso del M. nella vita pubblica avvenne all'incirca negli anni Sessanta del XIV secolo: il 13 genn. 1364 il suo nome compare tra gli iscritti nelle liste dei candidati allo scrutinio per i tre maggiori uffici, predisposte dalla Parte guelfa, e analogamente nella recata della stessa Parte guelfa presentata il 9 febbr. 1367.
Il M. si sposò anteriormente agli anni Settanta del Trecento; ebbe sette figli: Antonio, che sposò Lisa di Piero di ser Baldo; Agnolo, che si unì ad Agnola di Bartolomeo Barbadori nel 1409; Filippo che sposò nel 1399 Gismonda (o Bonda) di Giuliano di Bartolo Gini; Giovanni, che nel 1421 si sposò con Padovana di Guidone di Tommaso; Caterina, che si unì a Bernardo Cocchi; Cilia, che si maritò con Antonio Macci e Francesco, nato intorno al 1371.
Nel dicembre 1377 gli venne affidata dagli Otto della guerra, insieme con Agnolo Alberti, Andrea di Goro Strozzi, Luigi di Uberto Adimari e Tommaso Viviani, la registrazione delle spese sostenute durante la permanenza a Firenze di John Hawkwood (Giovanni Acuto).
Nel 1379 effettuò un'ambasceria a Perugia. A partire dal 1382 il ruolo del M. divenne sempre più importante nell'ambito del reggimento oligarchico affermatosi a Firenze dopo il tumulto dei ciompi, dove rivestì importanti cariche di carattere politico e diplomatico: in quello stesso anno, infatti, partecipò allo scrutinio svoltosi nel gennaio-febbraio, che sancì la netta ripresa del controllo del potere politico da parte delle corporazioni maggiori e medie, e prese parte alla Balia indetta il 15 febbraio. Nel novembre-dicembre 1383 conseguì il priorato e l'anno seguente divenne podestà di Città di Castello. Dal 22 genn. 1387 rivestì la medesima carica ad Arezzo e, ancora, nello stesso anno, a Fermo. Il 7 ag. 1393 fu designato, insieme con il fratello Buoninsegna, erede del castello di Montespertoli e di molti patronati di chiese del luogo da Ciango del fu Agnolo di Arrigo Castellani. Nello stesso 1393, mentre era dei Dodici buonuomini, fu ascritto d'ufficio alla Balia istituita nell'ottobre, che sancì la vittoria del partito albizzesco sulla fazione capeggiata dagli Alberti, che miravano a modificare in forma aristocratica l'assetto istituzionale, contribuendo a rafforzare il regime esistente seppure in senso strettamente oligarchico.
Il 16 giugno 1394 il M. fu inviato come ambasciatore a Città di Castello; doveva quindi recarsi a Perugia per difendere i diritti degli abitanti di Città di Castello che avevano subito ingiurie e molestie da parte delle Comunità di Montone e Pelabarba, chiedendo il risarcimento dei danni. Il 5 luglio il M. effettuò un compromesso tra le parti: in base a tale accordo vennero pagati a Città di Castello 150 fiorini.
Dal 1398 è possibile ricostruire sistematicamente la carriera del M. anche nell'ambito degli uffici di carattere amministrativo: in questo stesso anno, dal 1 aprile divenne camerario delle Gabelle alle porte e, quindi, priore nel maggio-giugno. Dal 1 apr. 1399 fu scrivano delle Entrate del Comune; il 13 genn. 1400 fu inviato come ambasciatore a Bologna con Iacopo di Biagio Guasconi, per contrastare un'eventuale alleanza di quella città con i Visconti e per riconfermare l'amicizia da parte di Firenze. Dall'8 giugno ricoprì l'incarico di ufficiale delle Gabelle del vino. Il 15 marzo 1401 entrò a far parte dei Dodici buonuomini e in tale veste il 7 aprile prese parte a un dibattito riguardante l'invio di ambasciatori, che peraltro erano già stati designati, al pontefice Bonifacio IX e al re di Napoli Ladislao d'Angiò Durazzo, per stabilire un'alleanza in funzione antiviscontea: il M. parlò insieme con Angelo Spini chiedendo che la questione fosse trattata in un Consiglio più allargato. Ancora intervenne il 16 luglio seguente, a titolo personale, in una pratica allargata riunita in seguito alla bocciatura da parte del Consiglio del Popolo di un disegno di legge che avrebbe consentito l'immissione di nuovi nominativi nelle borse del priorato e del gonfalonierato di Giustizia. Dal 1 ag. 1401 ebbe l'ufficio di cassiere di Camera; il 9 settembre compì una missione a Pistoia insieme con Matteo di Niccolò Strozzi, in occasione dell'elezione del capitano Ubaldo di Fetto degli Ubertini, per trattare la restituzione del castello della Sambuca. Il 23 ottobre prese parte a un dibattito politico riguardante l'elezione dei Dieci di balia, per i quali si richiedeva che la nomina fosse fatta prima dello scadere dei magistrati in carica, anche se si sottolineava l'importanza di mantenere al riguardo la compattezza del reggimento: il M. si dichiarò favorevole; l'elezione dei nuovi ufficiali avvenne il 25 seguente, ma il mandato iniziò solo il 5 febbr. 1402.
Il 20 ag. 1402 entrò in carica come vicario della Val di Nievole e dal 1 ott. 1403 divenne capitano di Pistoia. Ancora fu scrivano delle entrate del Comune dal 1 apr. 1404 e, nello stesso anno, nel bimestre luglio-agosto, conseguì per la prima volta il gonfalonierato di Giustizia. In tale veste intervenne in una pratica del 2 luglio in cui si discusse sull'opportunità di convocare una commissione che prendesse atto di quanto comunicato dagli ambasciatori fiorentini a Genova per definire una possibile tregua o pace con Pisa; tale proposta venne accolta e recepita nella provvisione del 18 luglio seguente; della commissione fece parte anche il M. come gonfaloniere. In questo periodo il M. risulta pagare, nel gonfalone Nicchio, come coefficiente di imposta 5,2 fiorini.
Dal 1 apr. 1405 fu ufficiale alle Porte, capitano della Montagna di Pistoia dal 18 genn. 1406, dei Sei di Pistoia dal 1 ottobre. Il 24 dic. 1406 fu effettuato un arbitrato riguardante il M. e i figli Francesco, Giovanni e Filippo per la gestione della bottega di arte della lana che lo stesso M. possedeva a Firenze. Dal 1 giugno 1407 divenne camerario della Camera del Comune: in virtù di questa carica dovette rinunciare all'elezione a ufficiale dei Difetti avvenuta il 1 agosto seguente. Il 22 settembre assunse l'ufficio di camerario dei Contratti e dal 1 ott. 1408 al 26 febbr. 1409 fu ufficiale di Torre. Nel bimestre marzo-aprile 1409 ricoprì per la seconda volta la carica di gonfaloniere di Giustizia; il 20 maggio divenne ufficiale delle Castella e, nuovamente, il 20 agosto seguente ufficiale delle Gabelle dei contratti.
Il M. fece testamento tramite il notaio Arrigo di ser Piero Mucini: la notizia è riportata in Catasto, 688, c. 744; mancano i relativi protocolli nel fondo Notarile antecosimiano dell'Archivio di Stato di Firenze; il M. è tuttavia presente in alcuni atti di Domenico Mucini, figlio di Arrigo. Il M. morì a Firenze verosimilmente tra la fine di febbraio e il marzo del 1410.
Nella Biblioteca nazionale di Firenze, Magl., 594, cl. XXV, c. 398, la data di morte del M. è assegnata al 1409; tuttavia, dal 20 ag. 1409 egli fu per sei mesi camerario dei Contratti, cessando dall'ufficio il 19 febbr. 1410, e non risulta essere morto in carica. Ciononostante, poiché il suo nome non compare, oltre questa data, negli elenchi delle estrazioni agli uffici, si ritiene che l'indicazione del codice Magliabechiano sia attendibile, anche se evidentemente riferita secondo lo stile fiorentino; non vi è tuttavia la possibilità di un riscontro definitivo, in quanto nel fondo degli Ufficiali della Grascia, dal 3 genn. 1410 mancano le registrazioni delle morti.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Tratte, 170, cc. 65-69, 70r; 313, c. 1v; 323, c. 1v; 327, c. 1r; 333, c. 1r; 356, c. 13v; 358, cc. 1r, 14v; 597, cc. 13v, 179r; 900, cc. 215v, 227r; 982, c. 27r; Catasto, 688, c. 744; Provvisioni, 93, c. 71v; Priorista di palazzo, cc. 129v, 144r, 150r; Signori, Legazioni e commissarie, 1, c. 18r; 2, cc. 23v-24v; Carte Strozziane, s. III, 136, c. 74r; Diplomatico, S. Bonifacio, 24 febbr. 1372; Notarile antecosimiano, Notaio Domenico Mucini, 14654, cc. n.n.: 2 maggio 1401; 14655, cc. 248v (18 nov. 1406), 255r-257v (24 dic. 1406); 14656, cc. 31v (24 luglio 1407), 102r (8 maggio 1408), 107r (12 giugno 1408); Balie, 17, c. 5r; 19, c. 3v; Manoscritti, 360, c. 393v; Firenze, Biblioteca nazionale, Passerini, 171/1; Poligrafo Gargani, 1167-1168; Magl., 594, cl. XXV, c. 398; Delizie degli eruditi toscani, XVII (1783), p. 45; XVIII (1784), p. 178; G. Muzzi, Memorie civili di Città di Castello, Città di Castello 1844, I, p. 195; II, p. 213; Cronache di ser Luca Dominici, a cura di G. Gigliotti, II, Pistoia 1939, p. 42; Le consulte e pratiche della Repubblica fiorentina nel Quattrocento, I, 1401. Cancellierato di Coluccio Salutati, Firenze 1981, pp. 107, 178, 205, 267; Le consulte e pratiche della Repubblica fiorentina (1404), a cura di R. Ninci, in Fonti per la storia d'Italia [Medio Evo], CXV, Roma 1991, pp. XXXIX, 244, P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s.v. Macchiavelli di Firenze, tav. I (confonde, in parte, il M. con un Lorenzo di Filippo di Lorenzo Machiavelli, vissuto nel sec. XV).