PARETO, Lorenzo Niccolò
– Nacque a Genova il 14 dicembre 1800 da Giovanni Agostino e Rosa Cicopero, appartenente a una famiglia nobilitata alla fine del Settecento.
Il padre (1773-1829), patrizio genovese, fu membro del governo provvisorio nel 1797 e poi della commissione di governo della Repubblica ligure (1800-02), maire di Genova nel 1805, nonostante si fosse opposto all’unione della Liguria con l’Impero francese, e, infine, componente di spicco del governo provvisorio dello Stato genovese nel 1814.
Lorenzo compì gli studi nel collegio Tolomei di Siena e poi nel collegio militare francese di La Flèche, nella Sarthe. Tornato a Genova, sposò Angela Paoletti, da cui ebbe Agostino, Gaetano, Marianna e Rosa.
Si avvicinò alla politica durante la rivoluzione del 1821, ricoprendo la funzione di capitano della guardia nazionale. In quella fase, le sue posizioni, apparivano già legate a una concezione che superava il tradizionale municipalismo genovese e capaci di approdare a forme di liberalismo avanzato, con qualche venatura mazziniana. Nominato decurione di Genova nel 1830, lasciò la carica a seguito della repressione dei moti del 1833 e, dopo un breve e volontario esilio, si ritirò dalla vita amministrativa, ma assunse progressivamente un ruolo di rilievo nell’élite culturale genovese, dedicandosi intensamente agli studi di geologia.
Pioniere della disciplina, Pareto, svolse accurati studi di morfologia delle Alpi e di cartografia geologica, compiendo numerose osservazioni sul campo, che furono condensate nei suoi libretti di campagna. Le sue ricerche abbracciarono, nel corso degli anni, l’Appennino, le Alpi, l’arcipelago toscano, la Corsica e la Sardegna.
Socio dell’Accademia delle scienze di Torino, Pareto fu tra i promotori dei Congressi degli scienziati italiani, che, nati nel 1839 su un terreno culturale, assunsero un crescente rilievo politico. Diede altresì un forte contributo alla maturazione del progetto di una carta geologica d’Italia, in grado di unificare i metodi di osservazione e descrizione.
Nel corso degli anni Quaranta, dopo aver affrontato una crisi personale a seguito della morte, nel 1838, della moglie, divenne uno dei leader del liberalismo genovese. Significativa fu anche la sua azione nell’assistenza sociale, con la fondazione, su ispirazione delle teorie di Ferrante Aporti, di una società per gli asili infantili. Insieme ad altri esponenti dell’aristocrazia liberale, Pareto ottenne che nel settembre 1846 si svolgesse a Genova l’ottavo Congresso degli scienziati italiani, in un contesto politico di grande fermento. Oltre a presiedere le sezioni di geologia e mineralogia, egli pubblicò la sua opera più importante, prima nel volume Descrizione di Genova e del Genovesato (I, Genova 1846, pp. 37-138), edito dal Municipio in occasione del congresso, poi come monografia con il titolo Cenni geologici della Liguria marittima presso la stessa tipografia Ferrando.
Nella seconda metà del 1847, Pareto costituì, con Giorgio Doria, Vincenzo Ricci, Cesare Cabella e altri notabili, un gruppo liberale che cercò di guidare l’avvio delle riforme. Nel gennaio 1848 fu eletto nella deputazione di patrizi genovesi che tentò, senza successo, di presentare a Carlo Alberto una petizione, firmata da 15.000 cittadini, per l’espulsione dei gesuiti e l’istituzione della guardia civica. Con la concessione, il 4 marzo 1848, dello Statuto albertino, Pareto assunse un ruolo politico di primo piano, quando il sovrano incaricò Cesare Balbo di formare il primo governo costituzionale del Piemonte.
Nominato ministro degli Esteri, egli subordinò la sua adesione a una serie di richieste, come la demolizione dei forti di Genova e il proseguimento delle trattative per la costituzione di una lega degli Stati italiani, che furono parzialmente accolte. All’interno del governo Balbo, egli rappresentò, insieme a Ricci, ministro degli Interni, l’espressione di una sinistra liberale decisa ad affermare un’interpretazione evolutiva dello Statuto e a promuovere la guerra all’Austria. Ciò determinò tensioni con i moderati piemontesi che trovarono eco negli scritti coevi di Cavour, di Massimo d’Azeglio e di altri esponenti del liberalismo temperato subalpino.
Il 27 aprile 1848 fu eletto deputato dal collegio di Genova VII, in cui fu confermato fino alla sesta legislatura, mentre nella settima fu eletto nel collegio di Genova II. Fin dagli esordi, la sua attività parlamentare fu intensa. Intervenne, fra l’altro, sulla dotazione della Camera e sull’insindacabilità dei deputati, e, in quanto ministro degli Esteri, comunicò al Parlamento l’andamento della guerra.
Controversa fu, tuttavia, la sua azione svolta al dicastero degli Esteri. Dopo la dichiarazione di guerra all’Austria (23 marzo 1848), Pareto tentò di consolidare un’alleanza degli Stati italiani e cercò l’appoggio francese alla guerra d’indipendenza. Operò inoltre con il governo provvisorio di Lombardia, presso il quale agiva come incaricato d’affari il fratello Gaetano (1808-1894), al fine di garantire che la fusione della Lombardia con il Regno di Sardegna avvenisse rapidamente e tramite la convocazione di un’Assemblea costituente. Nel complesso, i risultati della sua azione furono però modesti, soprattutto dopo che, alla fine di aprile del 1848, Pio IX sconfessò la lega degli Stati italiani, segnando il fallimento della prospettiva di un’unificazione dell’Italia su base confederale.
Dopo le dimissioni di Balbo, nel luglio 1848, Pareto rimase ministro degli Esteri nell’effimero governo presieduto da Gabrio Casati (luglio-agosto 1848), del quale fu la personalità di maggiore spicco. In quella veste, sostenne il tentativo di assicurare a Ferdinando di Savoia, duca di Genova, il titolo di re della Sicilia insorta contro i Borbone. Caduto anche il ministero Casati a seguito dell’armistizio Salasco, si recò a Genova, dove cercò di contenere le spinte municipaliste e mazziniane. Dimessosi da generale della guardia civica all’inizio del 1849, partecipò poi con successo alle elezioni del 22 gennaio seguente.
All’inizio della seconda legislatura (1° febbraio-30 luglio 1849), fu eletto presidente della Camera con 57 voti su 110. Anche se Pareto rivendicò la sua imparzialità, l’elezione assunse il significato di un’affermazione della Sinistra, favorevole alla ripresa della guerra contro l’Austria, che si realizzò nel marzo successivo. Ricoprendo funzioni di garanzia, Pareto non espresse posizioni politicamente marcate, ma, dopo l’abdicazione di Carlo Alberto, intervenne, nella seduta del 27 marzo 1849, per chiedere la denuncia dell’armistizio concluso con l’Austria.
Rientrò poi a Genova che, tra fine marzo e inizio aprile, era insorta. Anche in quella fase, Pareto cercò di avviare negoziati tra gli organi comunali e il generale Alfonso La Marmora, inviato a riconquistare la città, ma il suo tentativo fu presto superato dagli eventi. Sconfessato dalle frange più radicali, non ricevette udienza da La Marmora, che ordinò l’attacco a Genova e, dopo violenti combattimenti, la riconquistò. Pur avendo preso le distanze dall’ala repubblicana degli insorti, Pareto fu inizialmente escluso dall’amnistia ma, per volontà di Vittorio Emanuele II, fu in seguito perdonato.
Confermato deputato alle elezioni del luglio 1849, Pareto venne rieletto presidente della Camera, con 77 voti su 126 votanti, nella seduta del 13 agosto 1849. La sua nomina marcò una significativa vittoria delle forze liberali e democratiche di opposizione che si contrapponevano al governo d’Azeglio, e apparve come uno schiaffo alla monarchia. La sua breve presidenza, che si concluse con lo scioglimento della Camera avvenuto il 20 novembre 1849, fu caratterizzata dal tentativo di ricomporre le fratture aperte nella classe politica subalpina.
Nelle elezioni del 9-11 dicembre 1849, volute da Vittorio Emanuele II per garantire una maggioranza moderata dopo il secondo proclama di Moncalieri, Pareto fu rieletto, ma diede le dimissioni, riconfermate nel 1851, quando vinse le suppletive per il collegio di Cicagna. Nuovamente eletto nel 1853, si trovò in una posizione marginale, a seguito dell’affermazione delle forze moderate guidate da Cavour. Escluso dalle cariche governative anche dopo la convergenza del centrodestra di Cavour e del centrosinistra di Urbano Rattazzi, mantenne un saldo rapporto con esponenti della Sinistra come Ricci e Giorgio Asproni e svolse un’attività intensa dai banchi dell’opposizione.
Intervenne contro la partecipazione del Regno di Sardegna alla guerra di Crimea (1855) e contro il trasferimento della Marina militare da Genova a La Spezia (1857). Dopo aver svolto un ruolo minore nella sesta legislatura (1857-60), durante la settima (2 aprile-17 dicembre 1860) prese posizione contro la cessione alla Francia di Nizza, in nome dell’italianità storica e geografica della città.
All’inizio dell’ottava legislatura, il 23 gennaio 1861, venne nominato senatore, carica alla quale affiancò, nel 1861-62, quella di presidente del Consiglio provinciale di Genova. Anche in Senato, Pareto espresse posizioni di liberalismo avanzato, che guardavano in maniera critica a una serie di scelte compiute dalla maggioranza moderata.
Il 26 febbraio 1861 intervenne nella discussione sul disegno di legge che conferiva a Vittorio Emanuele II il titolo di re d’Italia, esprimendo il rammarico che esso fosse di iniziativa governativa e non parlamentare, e manifestando altresì la sua preferenza per l’adozione della formula di ‘re degli italiani’, che avrebbe sancito un nuovo patto tra la nazione e la monarchia. Di nuovo, nell’agosto 1863,
Pareto intervenne contro le interpretazioni estensive della legislazione repressiva sul brigantaggio e, nel novembre 1864, contro la Convenzione di settembre e il trasferimento della capitale a Firenze.
Morì a Genova il 19 giugno 1865.
Fonti e Bibl.: Le carte di Lorenzo Pareto sono conservate presso il Museo del Risorgimento - Mazziniano di Genova. Le sue raccolte paleontologiche e geologiche sono depositate presso il Museo civico di storia naturale Giacomo Doria, mentre i suoi libretti di campagna manoscritti sono custoditi dalla Biblioteca della Scuola di scienze M.F.N., sede di BTM, dell’Università di Genova. Inoltre: La diplomazia del Regno di Sardegna durante la prima guerra di indipendenza, I, a cura di C. Pischedda, Torino 1949, ad ind.; II, a cura di C. Baudi di Vesme, Torino 1952, ad ind.; III, a cura di G. Quazza, Torino 1952, ad ind.; Il Regno di Sardegna nel 1848-1849 nei carteggi di Domenico Buffa, a cura di E. Costa, I-III, Roma 1966-70, ad ind.; G. Asproni, Diario politico, a cura di B. Josto Anedda, I-II, Milano, 1974-76, ad ind.; C. Cavour, Epistolario, a cura di C. Pischedda, V, Roma 1980, ad ind., VI, Firenze 1982, ad ind.; M. d’Azeglio, Epistolario, a cura di G. Virlogeux, IV-V, Torino 1988-2002, ad ind.; C. d’Azeglio, Lettere al figlio, 1829-1862, a cura di D. Maldini Chiarito, Roma 1996, ad indicem.
P. Boselli, P. L. N., in Il Risorgimento italiano. Biografie storico-politiche d’illustri italiani contemporanei, IV, Milano 1888, pp. 448-524; A. Neri, Alcuni documenti riguardanti il ministero Casati, in Rassegna storica del Risorgimento, XI (1924), 1, pp. 128-153; A. Codignola, Goffredo Mameli. La vita e gli scritti, I, Venezia 1927, pp. 136, 162 s., 211, 227, 231s., 295 s.;V. Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, V, Milano 1932, pp. 138-140; Camera dei deputati, Portale storico, s.v. (http://storia.camera.it/deputato/ lorenzo-pareto-18001214/componentiorgani# nav); F. Poggi, P. L., in Dizionario del Risorgimento nazionale, a cura di M. Rosi, III, Milano 1937, pp. 787-792;A. Moscati, I ministri del Regno di Sardegna e del Regno d’Italia, I, Salerno 1948, pp. 19-26; T. Poggi, L’emigrazione politica in Genova ed in Liguria dal 1848 al 1857. Fonti e memorie, Modena 1957, ad ind.; E. Costa, Le carte di L. P. all’Istituto mazziniano di Genova, in Rassegna storica del Risorgimento, LXIII (1976), 4, pp. 472-482; B. Montale, Genova tra riforme e rivoluzione, in Atti della società ligure di storia patria, n.s, XLI, (2001), 2, pp. 137-162; Repertorio biografico dei senatori dell’Italia liberale, II, Senato subalpino, a cura di F. Grassi Orsini - E. Campochiaro, Napoli 2005, pp. 707 s.; M.C. Di Santo - E. Freccieri - A.M. Pastorini, Il centro di servizio bibliotecario di biologia, scienze della terra e del mare, in La Berio, XLVII (2007), 2, pp. 12-18; R. Ferrari Zumbini, Tra idealità e ideologia il rinnovamento costituzionale nel Regno di Sardegna fra la primavera 1847 e l’inverno 1848, Torino 2008, ad indicem.