ORSINI, Lorenzo (detto Renzo di Ceri)
Nato in anno non precisato, morto il 20 gennaio 1536. Figlio di Giovanni, signore di Ceri, e di Giovanna Orsini, del ramo di Monterotondo, fu condottiero famoso. Nel 1503 si distinse alla difesa di Ceri contro il Valentino, ma cominciò ad avere fama nel 1510, allorché ebbe il comando delle fanterie veneziane. Provvide energicamente, nel 1511, alla difesa di Treviso, e nel 1513-14, lasciato con meno di 3000 uomini a presidiare Crema, del tutto isolato, seppe sostenersi con singolare abilità contro Spagnoli e Tedeschi, facendo la spola fra Crema e Bergamo e infliggendo ripetuti scacchi al nemico. Nel 1516-17 partecipò, come luogotenente di Lorenzo de' Medici, alla guerra d'Urbino, e nel 1522, dopo la morte di Leone X, fu adoperato dalla Francia contro Firenze e Siena: occupò infatti la Val di Chiana, ma fu respinto da Torrita e più tardi da Orbetello. Nel 1523-24, in Lombardia, con l'esercito francese del Bonnivet, assalì invano Arona, e alla testa di 5000 Grigioni combatté senza fortuna contro Giovanni dalle Bande Nere. Risollevò poco dopo la sua fama con la difesa di Marsiglia contro gli Spagnoli del Pescara e del Borbone. Passato il re di Francia all'offensiva, e posto l'assedio a Pavia l'O. veniva mandato col duca d'Albany all'impresa di Napoli; ma la notizia della rotta di Pavia (24 febbraio 1525) arrestava la spedizione nei pressi di Roma. Nel 1527, incaricato da Clemente VII d'una spedizione contro gli Abruzzi, l'iniziava con 5000 uomini a metà febbraio, ma dopo un mese doveva retrocedere per mancanza di danaro. Avvicinatisi i lanzichenecchi a Roma, il papa, all'ultimo, lo incaricò della difesa della città; ed egli, imbaldanzito dai ricordi di Crema e di Marsiglia, s'illuse di poter trattenere il soverchiante nemico. Seguì invece il terribile sacco di Roma. Renzo fu poi in Lombardia con i Veneziani, quindi col Lautrec nel Napoletano, e da lui mandato a levar soldati negli Abruzzi, durante l'assedio di Napoli. Distrutto dalla pestilenza il campo francese, egli tornava al servizio della repubblica di S. Marco, e dal settembre 1528 al novembre 1529 si trovò a Barletta a capo delle forze veneziane in Puglia. Il 20 gennaio 1536 moriva per un incidente di caccia. Buon capitano, condottiero esperto di fanterie, energico, baldanzoso, non seppe però contribuire efficacemente, come pure sulle prime aveva lasciato sperare, alla creazione d'una valida fanteria italiana, che sarebbe stata uno degli elementi di salvezza della penisola in quel triste periodo.