Erudito, letterato e bibliofilo (Firenze 1635 - ivi 1676). Dal 1654 accademico della Crusca, di cui collaborò al Vocabolario; dal 1661 canonico del duomo di Firenze. Morì suicida in un accesso di follia. Orazioni, cicalate, scherzi rimati, scritture erudite, ecc. restano a confermare la fama di spirito bizzarro e di scrittore brillante di cui godette ai suoi tempi. Cfr. di lui soprattutto la Cicalata in lode della padella e della frittura (1656), il Ditirambo d'uno che per febbre deliri (1659), la Contraccicalata alla cicalata dell'Imperfetto [cioè di O. Rucellai] sopra la lingua ionadattica (1662).