PIGNORIA, Lorenzo
– Nacque a Padova da Antonio, fattore delle monache di S. Lorenzo, il 12 ottobre 1571.
Fu allievo del gesuita Benedetto Benedetti, di Giovanni Battista Scorza, Gerolamo Dandini, Francesco Piccolomini e Giacomo Zabarella.
Su impulso del padre si volse alla giurisprudenza, ma non conseguì la laurea. Entrò nel gruppo che si raccoglieva intorno a Gian Vincenzo Pinelli (morto nel 1601) e alla sua celebre biblioteca, tra le più famose d’Europa. Ne facevano parte, tra gli altri, Paolo Gualdo, Martino Sandelli, Giovan Francesco Mussato (Motta, 1994, p. 580) e Nicolas-Claude Fabri de Peiresc (fine 1599 - primavera 1600 e poi luglio 1601), col quale Pignoria rimase poi in contatto epistolare per decenni. Altri ospiti furono Galileo Galilei, Torquato Tasso, Giusto Lipsio.
Nel 1602 fu consacrato sacerdote dal vescovo di Padova Marco Corner che lo volle come suo segretario e nel 1605 lo condusse con sé a Roma, dove rimase per due anni. Nell’Urbe entrò in contatto con Angelo Rocca, fondatore della Biblioteca Angelica che aveva soggiornato e studiato a Padova, con Scipione Cobelluzzi, futuro cardinale, cui dedicò il De servis e Le origini di Padova (1625) e infine con il cardinale Cesare Baronio, cui dedicò la Mensa isiaca. Ebbe inoltre legami con Francesco Barberini e Cassiano dal Pozzo.
Il soggiorno romano, se gli permise di prendere visione diretta delle antichità, non fu felice: «Roma non m’ha a vedere mai più: che per uomini benestanti è Patria miracolosa, per noi altri cialtroni… è da fuggirsi» (a Paolo Gualdo, 17 dicembre 1605, in Lettere, 1744, p. 8).
Rientrato a Padova, ebbe problemi famigliari (Zen Benetti, 1984, p. 320) e il 5 febbraio 1609 fu investito della seconda cappellania di S. Lorenzo nel convento delle suore di S. Stefano, di cui fu anche confessore. Rifiutò la cattedra di umane lettere a Pisa, offertagli tramite Galileo Galilei, per poter dedicarsi ai suoi studi. Benché esterno all’ambito universitario, ne frequentò alcuni esponenti, come Fortunio Liceti.
Frutto dello studio dell’antico Egitto, nella cosìddetta Tavola Bembina, forse portata a Padova dal cardinale Pietro Bembo (Curran, 1998-1999, p. 145), sono le Vetustissimae tabulae aeneae (sacris Aegyptiorum simulacris coelatae, accurata explicatio, Venetiis 1605, ristampa Francofurti 1608) e nei Characteres Aegyptii (Venetiis 1605, seconda edizione Characteres Ægyptii, hoc est Sacrorum quibus Ægyptii utuntur, simulachrorum, accurata delineatio et explicatio, qua antiquissimarum superstitionum origines, progressiones, ritusque, ad Barbaram, Græcam, et Romanam historiam illustrandam, enarruntur, et multa scriptorum veterum loca explicantur atque emendantur, Francofurti MDCVIII). La summa si trova nella postuma Mensa Isiaca (qua sacrorum apud Aegyptios ratio & simulacra subjectis tabulis aeneis simul exhibentur & explicantur. Accessit ejusdem authoris de Magna Deum matre discursus, & sigillorum, gemmarum, amuletorum aliquot figurae & earundem ex Kirchero Chisletioque interpretatio. Nec non Jacobi Philippi Tomasini Manus Aenea, & de vita rebusque Pignorij dissertatio, Amstelodami 1669), ove applicò un metodo, poi migliorato da Atanasio Kircher, usato fino al periodo napoleonico.
Nel 1613 Pignoria pubblicò il De servis, & eorum apud Veteres ministeriis commentarius (Augustae Vindelicorum; seconda edizione, indice gemino locupletata, Padova 1656; editio novissima aucta, emendata & figuris aeneis exornata, Amstelodami 1674). Per questa ebbe indicazioni da Cassiano del Pozzo (edite da Herklotz, 1992, pp. 81-125).
L’opera, con note di carattere antiquario, fu modello per il Dei servi e liberti antichi di Ludovico Antonio Muratori, ma ha attirato l’attenzione degli studiosi anche di recente (Vogt, 1974, pp. 9-10). Si fa risalire a quest’opera (p. 205) la figura del servo nero accanto a una dama, ben presente nella produzione pittorica del XVIII secolo (McGrath, 1998, p. 276).
Nel 1615 aggiunse nell’edizione de Le vere e nove imagini degli dei degli antichi di Vincenzo Cartari le Annotationi di Lorenzo Pignoria al Libro delle Imagini del Cartari (pp. 501- 576) e una Seconda parte delle imagini de gli dei indiani (pp. I - LXIII). In tal modo, sulla scia di autori attivi nel decennio precedente, allargò la mitografia cinquecentesca all’ambito extraeuropeo (Giappone, India, Messico); l’opera ebbe una seconda edizione nel 1626, una terza nel 1647 e ancora una traduzione recente in Giappone (2012).
Ampliando il metodo del Museo cartaceo di Cassiano dal Pozzo, Lorenzo Pignoria equipara testo e immagine nella sua trattazione. La cultura egizia diviene metro di paragone, al posto di quella classica, per comprendere terre lontane (Maffei, 2013, p. 66). L’opera influenzò molti studi successivi, da Ludovico Muratori a Gian Domenico Bertoli.
Ne Le origini di Padova incluse anche alcuni oggetti archeologici di recente rinvenimento, come un’ancora trovata sotterra e grossi alberi di nave, un bollo laterizio, un’epigrafe di cui corresse una lettura. Il rifiuto di considerare patavino il giureconsulto Giunio Paolo gli attirò fortissime critiche dai contemporanei (Zen Benetti, 1984, p. 333).
Analisi della tradizione mitica e osservazione della realtà sono alla base de L’Antenore (Padova, 1625), ove dimostra che la presunta tomba del fondatore è in realtà medievale.
In quel torno di tempo si dedicò anche alla storia sacra nella Vita di S. Giustina vergine e proto-martire padouana […] nella quale sommariamente si racconta la sua origine il suo martirio et il concetto che l'antichità ne ha formato. Il tutto aggiustato alle ragioni della vera historia, et della real cronologia (Padoua 1627) e progettò un’opera sulle Antichità sacre della quale Apostolo Zeno dichiara «chi sa quale sia stato il destino» (Biblioteca dell'eloquenza…, 1753, p. 313). Nel 1628 aggiunse Notizie istoriche all’edizione della Gerusalemme liberata del Tasso (pp. 221-229), con biografie, elenchi di scrittori che narrarono l’impresa, cavalieri italiani che vi parteciparono, imperatori, papi e re del tempo.
Nel 1629 pubblicò a Padova il Symbolarum epistolicarum liber in cui offriva un’interpretazione simbolica di varie immagini.
Il suo «soft symbolism» (Stolzenberg, 2013, p. 60), ancorato all’aristotelismo patavino, non accolse sempre l’approvazione dei contemporanei e l’interpretazione delle Nozze Aldobrandini dedicata a Cassiano del Pozzo, nell’Antiquissimae picturae quae Romae visitur typus a Laurentio Pignorio accurate explicatus (Patauii 1630), non fu accolta dal dedicatario. In generale egli mostrò interesse verso gli oggetti antichi, anche di uso quotidiano, non solo come collezionista (la sua raccolta comprendeva, oltre a quadri, ritratti e iscrizioni, monete, medaglie, utensili antichi, pesi, fibule, lucerne, amuleti e chiavi), ma soprattutto come storico, ritenendoli ormai degni di essere collezionati in quanto testimonianze dirette del passato.
Nel 1630 ottenne un canonicato a Treviso. Morì il 13 giugno 1631 durante l’epidemia di peste.
La sua biografia scritta dal conterraneo Iacopo Filippo Tommasini fu pubblicata nel 1632; da essa dipendono gli autori successivi.
Opere. Altre opere in latino: Notulae extemporariae in emblemata Andreae Alciati, Augustae 1614; Prosopopoeia Aldinae Catellae ad Dominicum Molinum senatorem amplissimum, Patavii MDCXXII; In obitum Aldinae Catellae. Lacrymae poeticae, Parisijs 1622; Magnae deum matris Idaeae & Attidis initia. Ex vetustis monumentis nuper Tornaci erutis. Edente iterum & explicante accuratius ad veterum auctorum mentem Laurentio Pignorio presb. Patauino, Venetiis 1624; Miscella elogiorum adclamationum adlocutionum conclamationum epitaphiorum et inscriptionum auctore Laurentio Pignorio Patauino. Io. Baptista Martinio collectore, Patauii (1626?). Altre opere in italiano: Gareggiamento vicendeuole di componimenti latini, e toscani, nel felicissimo magistrato sopra le biade dell'illustriss. signor Dominico Molino senatore amplissimo delli Lorenzo Pignoria, e Martino Sandelli, Venetia 1624; Attestatione di Giulio Paolo giureconsulto solennizata ne i Campi Elisij il di delle none d'agosto. L'anno 1625. Riferita fedelmente da Menippo Filosofo, Padova; La principessa delle compositioni sfiorata Riotta del sig. Ludolfo Bravnio di Colonia, Venetia 1625. Oltre un centinaio di lettere in italiano sono edite in: Lettere d’huomini illustri, che fiorirono nel principio del secolo decimosettimo, Venezia 1744.
Fonti e Bibl.: V.C. Laurentii Pignorii Pat. canonici Taruisini historici, & philologi eruditissimi Bibliotheca, et Museum. Auctore Iac. Philippo Tomasino, Venetiis 1632; Biblioteca dell’eloquenza italiana di Mons. Giusto Fontanini arcivescovo d’Ancira con le annotazioni del signor Apostolo Zeno, Istorico e Poeta cesareo, cittadino veneziano, Venezia 1753; G. Vedova, Biografia degli scrittori padovani, I, Padova 1832, pp. 87-96; N. Pietrucci, Biografia degli artisti padovani, Padova 1858, pp. 217-218; F. Zen Benetti, Per la biografia di L. P., erudito padovano (†1631), in Viridarium floridum: studi di storia veneta offerti dagli allievi a Paolo Sambin, a cura di M.C. Billanovich - G. Cracco - A. Rigon, Padova 1984, pp. 317-336; C. Volpi, L. P. e i suoi corrispondenti, in Nouvelles de la République des Lettres, XII (1992), pp. 71-127; U. Motta, Un testo inedito di Antonio Quarenghi: Omero, Platone e le imprese accademiche degli amici padovani, in Aevum, LXVIII (1994), 3, pp. 575-605; A. Nuovo, Ritratto di collezionista da giovane: Peiresc a casa Pinelli, in Peiresc et l’Italie. Actes du colloque International, Naples … 2006, a cura di M. Fumaroli, Paris 2009, pp. 1-17. Per le Tabulae Aeneae: D.C. Allen, The Predecessors of Champollion, in Proceedings of the American Philosophical Society, CIV (1960), 5, pp. 527-547; B. Curran, “De sacrarum litterarum aegyptiorum interpretatione”. Reticence and hubris in hieroglyphic studies in the Renaissance: Pierio Valeriano and Annius of Viterbo, in Memoirs of the American Academy in Rome, XLIII-XLIV (1998-1999), pp. 139-182. Per le Imagini: S. Agnoletto - E. Filipponi, La Fortuna come Giustizia: la "Calunnia" di Apelle nelle "Imagini" di Vincenzo Cartari, in Engramma, XCIII (settembre/ottobre 2011), http://www.engramma.it/eOS2/index.php?id_articolo=785 (22 febbraio 2016)]; A.J. Ødemark, Gud, djevelen og detaljens kulturelle sammenheng - om L. P., tidlig moderne mytografi og den sammenliknende religionsvitenskapens forhistorie, in DIN: Religionsvitenskapelig tidsskrift, II (2012,), pp. 32- 74; S. Maffei, Cartari e gli dèi del mondo. Il trattatello sulle “Imagini de gli dei indiani” di L. P., in Cartari e le direzioni del Mito nel Cinquecento, a cura di S. Maffei, Roma 2013, pp. 62-119. Sul de Servis: J. Vogt, La schiavitù antica nella storiografia moderna, in Quaderni Urbinati di Cultura classica, XVIII (1974), pp. 7-21; I. Herklotz, Das Museo Cartaceo des Cassiano dal Pozzo und seine Stellung in der antiquarischen Wissenschaft des 17. Jahrhunderts, in Documentary culture. Florence and Rome from grand-duke Ferdinand I to pope Alexander VII, a cura di E. Cropper et al., Bologna 1992, pp. 81-125; E. McGrath, Veronese, Callet and the Black Boy at the Feast, in Journal of the Warburg and Courtauld Institute, LXI (1998), pp. 272-276; F. Federici, Il triclinio nella letteratura antiquaria tra Cinque e Seicento, 2006, inedito in www.academia.edu, s.n.p. (16 giugno 2015); C. Ghirardini, Gli strumenti musicali dell’antichità nel "De servis" di L. P. e la trattatistica sugli strumenti musicali: circolazione di modelli iconografici e problemi interpretativi, in Quaderni estensi, I (2009), pp. 79-110. Sulla sua collezione: I. Favaretto, Arte antica e cultura antiquaria nelle collezioni venete al tempo della Serenissima, Roma 1990, pp. 165-166; D. Stolzenberg, Egyptian Oedipus. Athanasius Kircher and the Secrets of the Antiquity, Chicago-London 2013.