RAGNINA, Lorenzo
RAGNINA (Ranjina), Lorenzo. – Nacque intorno al 1470 a Dubrovnik (Ragusa) da Nicola e da Nicoleta Zrieva.
La famiglia apparteneva al locale patriziato almeno dalla fine del XIV secolo e aveva già inviato i suoi giovani a formarsi nella penisola. Matteo di Marino (nato nel 1397) aveva studiato giurisprudenza a Padova e un altro Matteo, nato intorno al 1444, aveva frequentato l’Università di Roma o un diverso Studio, comunque nello Stato della Chiesa.
Il 13 febbraio 1489 Ragnina entrò nel Consilium maior, organo di governo della Repubblica ragusea e fu incluso nell’albo nobiliare cittadino (denominato Il Specchio del Maggior Consiglio). Trasferitosi in Italia, verosimilmente a Perugia, conseguì la laurea in utroque iure, per intraprendere infine la carriera curiale in corte di Roma.
Qui era arrivato anche il citato Matteo, suo zio (peraltro dopo essere stato accusato di avere fatto rubare argenteria, calice e libri dalla chiesa ragusana di S. Biagio, di cui era rettore). Matteo Ragnina aveva quindi velocemente guadagnato i favori del cardinale Giuliano Della Rovere, nipote di Sisto IV, diventando suo «familiaris et continuus commensalis» (cit. in Lonza, 2011, p. 20). Era stato un personaggio di spessore. Nel 1479 aveva indirizzato a papa Sisto IV un trattato sugli accordi seguiti alla guerra di Morea, il De contentione super pace Venetorum cum Magno Turco… (Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat. 4858), criticando la consegna di città e territori quali Scutari, l’isola di Lemos, la Morea e il versamento alla Porta di forti contributi in denaro.
Dello zio Matteo Ragnina prese il posto a fianco del cardinale Della Rovere nell’ultimo scorcio del XV secolo; in particolare, assunse le mansioni di segretario. Dopo l’ascesa del cardinale Della Rovere al soglio pontificio (con il nome di Giulio II, il 1° novembre 1503), fu quindi nominato governatore di Tolentino, terra marchigiana entrata definitivamente sotto il diretto dominio temporale della Chiesa nell’ottobre del 1445.
Non restò molto nell’incarico. Nel 1504, dopo un viaggio nella città natale, fu nominato avvocato della Repubblica fiorentina, restaurata nel 1494 e retta dal gonfaloniere di giustizia a vita Pier Soderini. La carica di avvocato, ufficio straordinario annuale, era stata istituita con provvisione del 10 gennaio 1495. Insieme con un collegio di sindaci e procuratori, l’avvocato del Comune e della Repubblica fiorentina, doveva verificare tutti i pagamenti e le entrate avute dagli uffici e dalle magistrature fiorentine dall’anno 1478 in poi.
A Firenze Ragnina esercitò anche incarichi di giudice civile, nel 1505 e nel 1508.
Con provvisione del 15 aprile 1502, infatti, era stata decisa a Firenze l’istituzione di un Consiglio di giustizia composto da cinque giudici (di cui uno con titolo di podestà), con stipendio di 500 fiorini d’oro, in carica per tre anni. Due di questi erano deputati competenti sul contenzioso civile, sia di prima istanza che di appello. Una riforma era intervenuta con provvisione del 6 agosto 1505: i giudici (sempre forestieri) passarono a sei e la durata dell’ufficio fu limitata a un anno. Norme furono altresì dettate per l’appello prevedendo l’assegnazione ai giudizi di seconda e terza istanza di un giudice fra quelli del Consiglio di giustizia.
Il legame di Ragnina con Pier Soderini – come del resto quello fra la Repubblica fiorentina e quella dalmata – fu certamente solido. Perso il potere, l’ex gonfaloniere di giustizia dovette abbandonare il capoluogo toscano e sbarcò a Dubrovnik il 19 settembre 1512. Qui possedeva anche un’abitazione (regalata a sua moglie Argentina Malaspina da un mercante fiorentino, Gregorio Draghi, nel novembre del 1507). Soderini preferì però prendere dimora in un castello sopra la costa di Valdinoce (Orašac).
Ragnina conobbe probabilmente anche Niccolò Machiavelli, segretario a Firenze della Seconda cancelleria e dei Dieci. Data infatti al 1521 un progetto di farlo diventare segretario della Repubblica ragusea. Dopo la caduta della Repubblica fiorentina, egli era comunque tornato in patria. A Dubrovnik occupò per tre volte la carica mensile di knez, ovvero rettore della Repubblica (assimilabile a quella di doge): nel settembre 1515, nel giugno 1518 e nell’agosto 1520. Nel 1515 e nel 1518 fu altresì eletto nel Consilium Rogatorum (il Senato, composto da 45 membri con compiti consultivi e di sorveglianza sui pubblici magistrati). Fu anche, nel 1519, membro del Consilium Minus, organo formato da undici componenti che deteneva il potere esecutivo ed era eletto dallo knez.
Si incaricò altresì di missioni diplomatiche, nel 1511-12 a Venezia per dirimere alcuni contenziosi relativi al commercio marittimo, e nel 1517 presso papa Leone X. Se ancora dimorava nella città lagunare nel settembre del 1512 (ma non è certo), fu proprio a lui che furono rivolte le prime richieste di Giulio II di negare ospitalità a Pier Soderini. Ragnina fu infine attivo come procuratore di ordini religiosi, in particolare dei francescani nel 1517 e dei benedettini nel 1515.
Morì il 3 novembre 1521 in luogo ignoto.
Nel testamento dispose che i suoi libri (valutati complessivamente 200 ducati d’oro) fossero depositati nella cattedrale ragusana di S. Maria e che fossero consegnati – dietro fideiussione di portare a termine gli studi fino alla laurea – al primo patrizio raguseo che si fosse iscritto nelle università di Perugia o di Padova. Nel febbraio del 1525 i libri furono effettivamente consegnati a Michele Francesco de Restis (Restić).
Fonti e Bibl.: F.M. Apprendini, Notizie istorico-critiche sulle antichità, storia e letteratura de’ ragusei, II, Ragusa [Dubrovnik] 1803, p. 323; G. Gelcich, Piero Soderini profugo a Ragusa, Ragusa [Dubrovnik] 1894; S.M. Cerva, Bibliotheca Ragusina: in qua Ragusini scriptores eorumque gesta et scripta recensentur, II-III, Zagreb 1977, pp. 347 s.; B. Krekić, Miscellanea from the cultural life of Renaissance Dubrovnik, in Byzantinische Forschungen, XX (1994), pp. 137 s.; N. Lonza, Studenti giuristi ragusei del tardo medioevo: una analisi prosopografica, in Quaderni per la storia dell’Università di Padova, XLIV (2011), pp. 3-43 (in partic. pp. 29-31).