RATTI, Lorenzo
RATTI, Lorenzo. – Nacque a Perugia da Girolamo e da Isapaola Ugolini nel 1589-1590.
Gian Vittorio Rossi (16452, pp. 170-173) lo dice infatti quattordicenne nel riferire un episodio miracoloso occorsogli a Roma il 7 settembre 1604, in seguito al quale avrebbe preso i voti come francescano (cfr. Dixon, 1984).
Intorno ai sette anni era andato ad abitare a Roma presso lo zio Vincenzo Ugolini, il quale, se più tardi intraprese una fortunata carriera di maestro di cappella e compositore, all’epoca aveva meno di vent’anni ed era ancora in via di formazione: Ratti stesso si qualificò poi «nepote e discepolo» di Ugolini sul frontespizio della sua prima pubblicazione. Dal 2 settembre 1598 al 30 aprile 1599 il ragazzo cantò da soprano nella Cappella Giulia di S. Pietro in Vaticano, diretta allora da Ruggiero Giovannelli; più tardi, nel novembre del 1609, funse da terzo organista per la festa della dedicazione della basilica. Fu al servizio di Benedetto Giustiniani, cardinal legato a Bologna dal 1606 al 1611, indi vescovo di Palestrina: così risulta dalla sua primizia a stampa, Il primo libro de madrigali a cinque voci (Venezia 1615). I 21 brani, tenuti in uno stile moderatamente grave e osservato, sono composti in parte su sonetti di Battista Guarini e di Francesco Petrarca, in parte su più lepidi madrigali di Torquato Tasso, di Giovan Battista Marino, dello stesso Guarini e di Scipione Caetano (dalle Rime, Viterbo 1612).
Dal 1613 al 1616 Ratti ebbe un primo incarico stabile come organista nel duomo di Perugia. Al più tardi l’anno dopo fu di ritorno a Roma, maestro di musica nel Seminario Romano, dal quale dipendeva la cappella del Gesù: il 1° dicembre 1617 firmò la dedica dei Motecta [...] binis, ternis, quaternis et quinis vocibus ad organum accommodata, liber primus (Roma 1617) a Evangelista Torniolo, vescovo di Città di Castello e commendatario di S. Spirito in Saxia. Si tratta di mottetti nello stile concertato per poche voci messo in voga a Roma da compositori come Agostino Agazzari e Giovanni Bernardino Nanino: la musica aderisce con sollecitudine al testo latino, anche grazie all’uso mirato delle dissonanze e del dialogo tra voci diverse.
Dal 17 giugno 1619 al 31 luglio 1620 Ratti fu maestro di cappella nel Collegio Germanico e nell’annessa chiesa di S. Apollinare. Dal 1° agosto di quell’anno, e fino al febbraio del 1623, rimpiazzò lo zio come maestro di cappella in S. Luigi dei Francesi, non senza promuovere all’occasione le ‘musiche straordinarie’ per le solennità patronali d’altre chiese nel centro di Roma: nel novembre del 1622, per esempio, la chiesa della nazione tedesca, S. Maria dell’Anima, lo remunerò per le musiche fatte nella ricorrenza della dedicazione. Negli anni Venti si prestò anche come direttore in seconda per alcune funzioni solenni in S. Pietro in Vaticano, dando la battuta ai secondi cori. In seguito a una drastica ristrutturazione della cappella di S. Luigi nel 1622, che comportò una cospicua riduzione del suo salario, Ratti ritornò al Collegio Germanico, probabilmente nel marzo del 1623 e fino al dicembre del 1629. In quest’anno ricevette 125 scudi per le funzioni musicali dei cinque Venerdì di quaresima nell’oratorio dell’aristocratica Arciconfraternita del SS. Crocifisso in S. Marcello.
Ratti aveva dato fuori l’anno prima – senza veruna dedica – la sua pubblicazione più copiosa e al tempo stesso più divulgata, le Sacrae modulationes [...] una cum basso ad organum (Venezia 1628) in tre parti: 157 mottetti che coprono il graduale, l’offertorio e l’elevazione del proprium missae per l’intero anno liturgico. Gli organici vanno da una a 12 voci, ma la maggior parte dei brani è per due cori a 4, con sezioni in stile concertato. I testi dei mottetti per l’elevazione sono desunti da inni e da altre fonti di poesia devozionale (quasi tutti menzionano il nome di Gesù). Tra gli offertorii figurano sei componimenti dialogici tratti dai Vangeli, forme prodromiche del genere dell’oratorio, d’un tipo che Ratti potrebbe aver coltivato nelle funzioni del Ss. Crocifisso (cfr. l’ed. moderna di tre di essi in Oratorios of the Italian baroque, I, a cura di H.E. Smither, Laaber 1985, pp. 172-231).
Nello stesso anno Ratti compose ed eseguì con i musicisti del Collegio Germanico Il Ciclope overo Della vendetta d’Apolline, un «dramma harmonico» in cinque atti che rappresenta l’assunzione in cielo d’Esculapio figlio d’Apollo: testo e musica sono perduti, ma l’attribuzione è certificata dall’Argomento, stampato in foglio volante (Roma 1628).
Rossi (16452, pp. 173 s.; cfr. Dixon, 1984) riferisce un episodio occorso a Ratti in un anno imprecisato (forse il 1628) in occasione della festa patronale indetta nel convento delle benedettine in S. Ambrogio della Massima. Uno dei cantori pontifici che vi presero parte andò fuori tempo e sconcertò i compagni. Ratti lo ammonì con dolcezza, ma il cantore se n’ebbe a male, lo redarguì per aver egli osato richiamarlo, e nei giorni seguenti lo aggredì pubblicamente in piazza Navona. Diversamente dal loro solito, i cantori pontifici non solidarizzarono con il turbolento collega e non boicottarono Ratti, com’era invece avvenuto in precedenza tanto ad Agazzari quanto a Stefano Landi (cfr. C. Annibaldi, La cappella musicale pontificia nel Seicento. Da Urbano VII a Urbano VIII, Palestrina 2011, p. 126; il cantore in questione, identificabile con Pietro Giorgio Piccolini, fu radiato l’8 maggio 1629, senza motivi apparenti: cfr. Dixon, 1984, p. 16).
Nel dicembre del 1629 Ratti lasciò Roma, e il 13 del mese assunse il posto di maestro di cappella nella Santa Casa di Loreto, vacante per la morte di Antonio Cifra. Il rettore del Collegio Germanico ne lamentò la partenza «per le sue ben conosciute buone qualità» (Culley, 1970, p. 324).
Morì a Loreto il 10 agosto 1630, un mese dopo aver rinunziato al posto per malattia. Fu tumulato tra i sacerdoti.
Con la data 24 luglio 1630 uscirono a Venezia le Litaniae Beatissime Virginis Mariae a 5, 6, 7, 8 e 12 voci, parte concertate con l’organo e parte a cappella, dedicate al cardinal Scipione Borghese. Vi figurano nove cicli di litanie lauretane (compreso uno di Ugolini), di cui cinque in stile concertato, e le quattro antifone mariane. Una pars prima dei Cantica Salomonis a 2, 3, 4 e 5 voci con l’organo apparve postuma (Venezia 1632), ma con dedica al cardinal Giulio Roma, vescovo di Recanati e di Loreto, firmata dal defunto autore. I brani, in gran parte a 2 voci (in varie combinazioni), intonano passi del Cantico d’uso corrente nella liturgia, nello stile dei Motecta del 1617.
Un mottetto concertato a 4 voci figura nella collettanea Sacri affetti promossa da Francesco Sammaruco per il giubileo (Roma 1625); uno a 5, postumo, nella Sacrarum modulationum […] selectio prima curata da Domenico Bianchi (Roma 1642). Tra le opere di Ratti conservate manoscritte si segnalano la Missa Octavi toni e la Missa Vestiva i colli a 8 voci (Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Cappella Giulia, IV.113, 114), la Missa Zacharia a 16 (ibid., V.64), la Missa do re mi fa sol la a 4 (Roma, Archivio storico del Vicariato, S. Maria in Trastevere, 893, olim Mus.643.4) e i mottetti Ecce panis angelicus a 5 (Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Cappella Sistina, 410-417) e Tamquam sponsus a 8 (ibid., 354).
Fonti e Bibl.: G.V. Rossi (I.N. Erythraeus), Exempla virtutum et vitiorum, Colonia (recte Amsterdam) 16452, pp. 170-174; G. Tebaldini, L’archivio musicale della Cappella lauretana, Loreto 1921, pp. 80, 105, 176; U. Rolandi, Il Ciclope, dramma harmonico con musica di D. L. R. (Roma, 1628), in Note d’archivio per la Storia musicale, X (1933), pp. 253-260; R. Casimiri, “Disciplina musicae” e “mastri di capella” dopo il Concilio di Trento nei maggiori istituti ecclesiastici di Roma. Seminario Romano. Collegio Germanico. Collegio Inglese, ibid., XV (1938), pp. 13 s.; R.F. Chauvin, The Sacrae modulationes of L. R. (Rome 1628), diss., Tulane University, New Orleans 1970; Ead., Six Gospel dialogues for the Offertory by L. R., in Studien zur italienisch-deutschen Musikgeschichte, 7, a cura di F. Lippmann, Köln-Wien 1970, pp. 64-77; T.D. Culley, Jesuits and music: a study of the musicians connected with the German College in Rome during the 17th century, Roma 1970, pp. 128-130, 136 s., 168, 173, 324, 366, 369; G. Dixon, L. R. (1589/90-1630): “Exemplum virtutum”, in Note d’archivio per la Storia musicale, n.s., II (1984), pp. 7-20; J. Lionnet, La musique à Saint-Louis des Français de Rome au XVIIe siècle, ibid., n.s., III (1985), suppl., ad ind.; IV (1986), pp. 47 s., 53-55; S. Franchi, Drammaturgia romana, Roma 1988, p. 157; B. Brumana - G. Ciliberti, Musica e musicisti nella cattedrale di S. Lorenzo a Perugia (XIV-XVIII secolo), Firenze 1991, pp. 45, 151; F. Noske, Saints and sinners: the latin musical dialogue in the seventeenth century, Oxford 1992, ad ind.; The new Grove dictionary of music and musicians, XX, London-New York 2001, p. 849; Die Musik in Geschichte und Gegewart. Personenteil, XIII, Kassel 2005, coll. 1308-1310; F. Grimaldi, La cappella musicale di Loreto tra storia e liturgia: 1507-1976, Loreto 2007, pp. 43, 45 s., 580; B. Brumana, Vincenzo Ugolini. «Cum basso ad organum»: nuove fonti per lo studio della musica sacra, in Arte organaria e musica per organo nell’età moderna. L’Umbria nel quadro europeo, Perugia 2008, pp. 269-271, 275 s.; R. Heyink, Fest und Musik als Mittel kaiserlicher Machtpolitik. Das Haus Habsburg und die deutsche Nationalkirche in Rom S. Maria dell’Anima, Tutzing 2010, pp. 46, 59, 63, 156; G. Rostirolla, Musica e musicisti nella basilica di San Pietro. Cinque secoli di storia della Cappella Giulia, Roma 2014, pp. 280, 335, 348, 350 s., 358, 370, 1317.