RESPIGHI, Lorenzo
RESPIGHI, Lorenzo. – Nacque a Cortemaggiore, in provincia di Piacenza, il 7 ottobre 1824 da Luigi Respighi, segretario comunale di Besenzone, un comune limitrofo, e da Giuseppa Rossetti.
Dopo aver studiato lettere e filosofia a Parma, compì gli studi universitari a Bologna, dove conseguì la laurea in filosofia e matematica nel 1847. Nel 1849 fu nominato sostituto alla cattedra di meccanica e di idraulica di quell’Università; nel 1851 fu nominato professore ordinario di ottica e astronomia, e nel 1853 direttore del locale osservatorio, prendendo il posto di Ignazio Calandrelli, chiamato nel 1848 da Pio IX all’osservatorio del Campidoglio. Respighi continuò l’opera di rinnovamento dell’osservatorio di Bologna intrapresa dal suo illustre predecessore: completò la dotazione strumentale con l’acquisto di nuovi telescopi, riprese la pubblicazione delle effemeridi con il titolo di Annuario astronomico, e riavviò il rilevamento giornaliero dei dati meteorologici. Tra la fine del 1862 e del 1863, scoprì tre comete: la 1862-IV (C/1862 W1), poi la brillante cometa 1863-III (C/1863 G2), di cui calcolò per primo anche l’orbita parabolica, e infine la cometa 1863-V (C/1863 Y1). Nel 1863 introdusse un metodo semplificato per misurare la posizione delle stelle circumzenitali. A Bologna Respighi si occupò anche di ricerche sul clima e sul campo magnetico locali ed effettuò alcuni studi di fisiologia sull’occhio umano.
Nel 1860 un plebiscito aveva intanto sancito l’annessione dei territori bolognesi, prima appartenenti allo Stato pontificio, al Regno d’Italia. Il governo unitario aveva in un primo momento confermato Respighi alla cattedra universitaria di ottica e astronomia e quindi alla direzione dell’osservatorio di Bologna. Tuttavia, verso la fine del 1864, Respighi venne destituito per non aver voluto giurare fedeltà al governo sabaudo.
Questo rifiuto, motivato non da ostilità al re e allo Statuto, ma da motivi di coscienza, fu probabilmente dettato dalla lealtà di Respighi, cattolico praticante, alla causa del Papato, ma forse anche dalla riconoscenza personale nei confronti di Pio IX che lo aveva messo alla direzione dell’osservatorio di Bologna e gli aveva dato i mezzi per farne un osservatorio moderno e ben attrezzato.
Non è chiaro se Respighi avesse già in prospettiva la posizione che poi gli sarà offerta a Roma, anche per premiarlo di questa lealtà: è certo però che Calandrelli, ammalatosi gravemente ai primi del 1865, suggerì il nome dell’ex collega bolognese come suo successore. Nell’agosto del 1865 Respighi fu nominato da Pio IX professore di ottica e astronomia all’Università La Sapienza e direttore dell’osservatorio del Campidoglio. Dopo la proclamazione di Roma capitale, nel 1872 il governo italiano lo confermò nell’incarico, questa volta dispensandolo di fatto dal prestare giuramento; Respighi rimarrà poi a vita, per oltre vent’anni, alla direzione dell’osservatorio del Campidoglio.
Roma, però, non era Bologna. L’astronomia romana aveva radici nella tradizione gesuitica del Collegio romano, il cui osservatorio era in quel momento sotto la direzione del celebre Angelo Secchi, che lo aveva trasferito in nuovi locali ricavati sul tetto della chiesa di S. Ignazio; da qualche anno aveva iniziato i pionieristici studi che lo porteranno a formulare la sua nota classificazione spettrale delle stelle. I rapporti tra i due direttori degli osservatori romani furono inizialmente buoni: al suo arrivo a Roma, Respighi fu iniziato alla spettroscopia astronomica proprio da Secchi, in spirito di collaborazione. Ben presto, anche per motivi caratteriali, emerse una rivalità – smorzata solo negli ultimi anni di vita di Secchi – che deteriorò i loro rapporti. L’apice dello scontro si ebbe nel 1872, quando esplose una polemica aperta tra Respighi e Secchi sulla priorità nell’uso del prisma obiettivo, un dispositivo che consiste in un prisma di vetro posto davanti all’obiettivo del telescopio e che permette di osservare contemporaneamente gli spettri di tutte le stelle nel campo visivo dell’obiettivo. Tra il 1868 e il 1869 Respighi aveva fatto realizzare un simile strumento per effettuare alcuni studi sulla scintillazione delle stelle. Quando Secchi utilizzò un dispositivo analogo per estendere la sua classificazione spettrale e nel 1869 pubblicò i suoi risultati senza menzionare i lavori di Respighi, questi reagì con accuse di plagio che ebbero eco internazionale.
L’astronomo capitolino escluso, probabilmente per il mancato giuramento al re, dalla spedizione governativa italiana che aveva osservato l’eclisse totale di Sole del 1870 in Sicilia, ricevette invece dalla Royal Astronomical Society l’invito a unirsi alla spedizione inglese guidata da Norman Lockyer che si sarebbe recata nell’India sudorientale per studiare l’eclisse totale di Sole prevista nel dicembre 1871. Ottenuto il permesso e i fondi dal governo italiano, Respighi partecipò alla spedizione, osservando l’eclisse con il prisma obiettivo applicato al telescopio Merz dell’osservatorio del Campidoglio che aveva portato con sé. Analizzò lo spettro coronale e le righe in emissione (flash-spectrum) osservate per pochi istanti verso l’inizio e la fine della totalità, confermando quanto rilevato con mezzi spettroscopici nelle eclissi precedenti. In India, inoltre, Respighi studiò lo spettro della luce zodiacale e fu tra i primi ad analizzare lo spettro di alcune stelle dell’emisfero australe, in particolare quello di g Velorum.
A partire dal 1869 e fino al termine della sua carriera, Respighi si occupò molto di fisica solare, dando un notevole contributo allo sviluppo di questa disciplina grazie alle sistematiche osservazioni della cromosfera, delle protuberanze, delle macchie e del diametro del Sole, che pubblicò regolarmente negli Atti dell’Accademia dei Lincei. In particolare, applicando il metodo della ‘fenditura allargata’ per osservare allo spettroscopio l’intera protuberanza, introdusse l’uso di studiare la cromosfera disegnando giornalmente l’intero bordo solare. Fu tra i fondatori della Società degli spettroscopisti italiani, istituita nel 1871 per impulso di Secchi e di Pietro Tacchini, insieme ai quali Respighi è ricordato tra i pionieri dell’astrofisica in Italia. I dissapori insorti con Secchi, tuttavia, portarono di fatto a un suo tacito abbandono della Società, anche se il suo nome figurò tra i soci almeno fino all’anno prima della sua morte.
Negli ultimi anni della sua carriera Respighi tornò a occuparsi significativamente di astrometria, pubblicando, tra il 1878 e il 1885, un catalogo delle declinazioni di oltre 2700 stelle. Nel 1882, insieme a Giovanni Celoria, effettuò la determinazione della differenza di longitudine tra gli osservatori del Campidoglio e di Brera, e negli anni 1881-82 eseguì anche alcune ricerche gravimetriche a Roma.
Consapevole dei limiti dell’ubicazione dell’osservatorio da lui diretto, nel 1875 propose di utilizzare la cima di Monte Mario per edificare una sede più appropriata. Il progetto non fu realizzato, ma venne ripreso più tardi, quando nel 1923 gli osservatori del Campidoglio e del Collegio romano vennero fusi nel nuovo osservatorio di Roma, che venne costruito in quel sito e che attualmente ospita la sede centrale dell’Istituto nazionale di astrofisica.
Respighi fu membro dell’Accademia delle scienze dell’Istituto di Bologna (1851), socio dell’Accademia dei Lincei (1866) e dell’Accademia Tiberina (1868), della Società italiana delle scienze detta dei XL (1878) e del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti (1879), nonché membro della Commissione del grado europeo e della Commissione reale superiore dei pesi e delle misure. Fu anche membro di numerose istituzioni scientifiche estere, tra cui la Royal Astronomical Society (1872), e fu insignito di numerose onorificenze.
Morì a Roma il 10 dicembre 1889.
A Respighi – insieme a Secchi – nel 1953 fu dedicata la torre solare dell’osservatorio astronomico di Roma a Monte Mario.
Opere. Tra i suoi scritti si segnalano: Osservazioni degli spettri delle stelle per mezzo di un grande prisma applicato all’obiettivo del cannocchiale, in Atti dell’Accademia Pontificia de’ Nuovi Lincei, 1868-1869, vol. 22, pp. 124-126; Osservazione dell’eclisse totale del 12 decembre 1871 a Poodoocottah nell’Indostan, in Atti della R. Accademia dei Lincei, 1871-1872, vol. 25, pp. 163-183; Sullo spettro della luce zodiacale e della luce delle aurore polari, ibid., pp. 184-186.
Fonti e Bibl.: P. Tacchini, L. R., in Memorie della Società degli spettroscopisti italiani, XVIII (1889), pp. 199-203; W.T. Lynn, L. R., in Nature, XLI (1890), p. 254; P. Tacchini, L. R. Cenno necrologico, in Atti della Accademia nazionale dei Lincei. Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali. Rendiconti, VI (1890), 1, pp. 106-110; G.S. Ferrrari, L. R.: suo elogio nell’anniversario della sua morte, Roma 1891; A. Di Legge - F. Giacomelli - A. Prosperi, L. R. Una pagina di storia dell’astronomia romana, in Rivista di astronomia e scienze affini, VI (1912), pp. 625-640; F. Zagar, Piccola enciclopedia astronomica, in Coelum, IX (1939), pp. 6-7; Osservatori astrofisici-astronomici e vulcanologici italiani, Roma 1956, pp. 198, 214; G. Horn d’Arturo, Astronomia e politica, in Coelum, XXXI (1963), p. 109; G. Foderà Serio - D. Randazzo, Astronomi italiani dall’Unità d’Italia ai nostri giorni: un primo elenco, Cremona 1997, p. 90; F. Poppi - F. Bonoli, L’astronomia a Bologna nel XIX secolo, in Giornale di astronomia, 2002, n. 4, pp. 41-56; I. Chinnici - S. Maffeo, Angelo Secchi e gli astronomi del suo tempo, in Angelo Secchi. L’avventura scientifica del Collegio romano, a cura di A. Altamore - S. Maffeo, Foligno 2012, pp. 65-88.